IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘paese dei balocchi’ Category

27 Giugno 1980 – 27 Giugno 2010. Una tragedia italiana: dopo trent’anni i parenti delle vittime attendono ancora giustizia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 27 giugno 2010

Riporto di seguito l’articolo di Andrea Purgatori sul Corriere della Sera intitolato “Dai caccia fantasma al caffè di Gheddafi. E se la verità battesse la ragion di Stato?“.
Invito, inoltre, chi non l’ha mai visto a vedere il bellissimo film di Marco Risi del 1991 “Il muro di gomma” dove il giornalista è interpretato dal bravissimo Corso Salani scomparso proprio pochi giorni fa. Un film che ben rappresenta il coraggioso lavoro del giornalista d’inchiesta di fronte ai depistaggi, all’omertà, alle collusioni che hanno fatto sì che i parenti delle vittime, dopo trent’anni, ancora attendano giustizia con la non meno tragica conseguenza che nessuno sarà punito per una sciagura costata la vita a 81 persone, tra cui anche bambini, che, una sera d’estate, partite da Bologna e dirette a Palermo, non sono mai arrivate tra le braccia dei loro cari.
Segnalo, inoltre, l’interessante sito del mio amico ing. Luigi Di Stefano (cliccare
qui) che, nel 1995, è stato perito di parte civile della compagnia aerea Itavia proprietaria del DC9 precipitato al largo di Ustica.

Corriere della Sera.it
(27/06/2010) Trent’anni sono un tempo infinito per i familiari di quelle 81 vittime che devono ancora avere giustizia Leggi ancora

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Anche nel paradiso del Trentino Alto Adige ci sono vittime di usura. Sul mensile “Questo Trentino” un mio intervento.

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 6 marzo 2010

copertina Questo Trentino Febbraio 2010L'usura non conosce limiti territoriali. Colpisce ovunque. E' un male che non si riesce a sconfiggere, a mio avviso, anche a causa dell'inefficienza delle Istituzioni che non aiutano adeguatamente le vittime lasciate, il più delle volte, da sole anche dopo avere denunciato. L'usura bancaria, poi, è ancora più difficile da sconfiggere perchè, secondo la logica seguita da alcuni giudici (per fortuna, sempre di meno), alcune voci di costo non si computerebbero nel tasso effettivo per rilevare l'usurarietà degli interessi: chissà, forse, a parità di capitale erogato e di interessi pretesi, qualche giorno anche l'usuraio criminale si difenderà chiedendo l'assoluzione e lo stesso trattamento di cui è privilegiato il "collega" bancario. Non mi meraviglierei. Eppure, forse, l'usura bancaria è ancora più insidiosa perchè, chiudendo le porte in faccia a chi ne ha bisogno, è causa o complice, spesso, anche dell'usura criminale. E' per questo che ci vorrebbero, oltre a sanzioni ancora più elevate a carico dell'usuraio bancario, norme che assicurino tutela effettiva alle persone offese da tale riprovevole delitto. Non credo, in genere, all'aiuto alle vittime da parte di enti "vicini" a banche (o meglio: bisognerebbe studiare attentamente le condizioni applicate). E' lo Stato che deve aiutare: in applicazione di una normativa e di una struttura già esistente da oltre un decennio. 
Questo Trentino, mensile di approfondimento del Trentino Alto Adige, ha dedicato lo scorso Febbraio un servizio sull'usura cui sono esposte, soprattutto in questo periodo di crisi, varie vittime a causa di vari fattori. Vi è anche un mio intervento (cliccare qui per leggere l'articolo integrale) in cui ricordo l'importante ruolo che deve avere lo Stato a sostegno delle vittime che, dopo che denunciano, non devono essere lasciate da sole, abbandonate. Lo Stato, nelle more del processo e fino all'erogazione dei benefici economici promessi dalla legge, dovrebbe assicurarsi che le vittime abbiano da mangiare e un tetto sotto il quale porre al riparo la famiglia: altrimenti, "Denuncia l'usuraio. Ti conviene" rimarrà solo un bellissimo spot pubblicitario: nulla di più! Roberto Di Napoli

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26 giorni dopo Capodanno ……….. i miei (forse, poco tempestivi) auguri di Buon Anno!!!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 26 gennaio 2010

 A questo mio blog sono veramente affezionato. Mi ha fatto conoscere tantissime persone, spesso, purtroppo, vittime di usura (sia bancaria che criminale), di estorsione o, peggio ancora, di malagiustizia.

Aggiornarlo significa, per me, farmi sentire, sentire gli amici, comunicare; un po’ come avere voglia di alzare il telefono e parlare: proprio, però, come accade tra gli amici “reali” che, pur sempre nei reciproci pensieri, non hanno il tempo di contattarsi, così accade col blog. Non aggiornarlo ogni giorno od ogni mese non significa assolutamente averlo abbandonato. Il blog, d’altronde, è un diario on line e non un giornale o periodico. Si scrive quando si ha voglia o tempo: quello che, purtroppo, non ho avuto io, ultimamente, a causa di impegni professionali o di necessità di svago, soprattutto, durante i pochissimi giorni di “pausa” all’inizio del mese.

Non ho scritto il mio post di "auguri di buon anno". Ho rimandato ogni giorno. Non lo dico per giustificarmi ma credo, oltretutto, che chi, come me e molti amici, nella vita, ha sofferto o soffre, chi ha subito i più grandi dispiaceri, chi, mentre gli altri festeggiano spendendo soldi per un cenone o col “pensiero delle vacanze”, è preso dalla disperazione, sa bene che ricevere un tempestivo ma formale "Tanti auguri", a volte, può sembrargli solo una provocazione o determinare un senso di fastidio se, magari, "mentalmente" associato alla convinzione dell’assoluta "strafottenza" di chi fa (o meglio: sembra fare) gli auguri (senza, per educazione, nemmeno potere rispondere come si vorrebbe) o se non è accompagnato da gesti concreti, anche i più semplici, come un abbraccio, un incoraggiamento, una telefonata od un’opinione nel resto dell’anno.

A tutti i miei “amici del blog”, convinto che facciano pur sempre piacere -essendo, tra l’altro, ancora, a Gennaio- con notevole ritardo ma col cuore, faccio i miei più cari auguri di

BUON 2010

con la speranza (identica, a dire il vero, a quella dell’anno scorso, di due anni fa e dei precedenti) che sia l’anno della riforma (dicono che, questa volta, dovrebbe essere "vera"!) della giustizia, della modifica della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, della composizione del CSM, della normativa antiusura ed antiracket (come ho scritto l’anno scorso anche nella mia petizione inviata alla Camera dei Deputati, se non dovessero essere approvati gli emendamenti da me suggeriti e sottoscritti da vari deputati, credo che l’attuale disegno di legge serva ben poco a tutelare effettivamente le vittime) e con l’auspicio di ogni contributo utile a rendere questo Stato un Paese civile! Roberto Di Napoli
 

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Alle vittime di usura ed estorsione serve una tutela effettiva! Ho inviato la mia petizione al Parlamento. Ecco cosa suggerisco:

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 25 Maggio 2009

ParlamentoQuando si parla di usura ed estorsione, una affermazione che, costantemente, si legge o si ascolta da vari “soggetti” è l’insufficiente numero di denunce. Penso, invece, che le vittime denuncino e sarebbero, anzi, ancora, più numerose e pronte a denunciare se avessero la sicurezza di una tutela effettiva e in tempi ragionevoli! Penso che chi continui a sostenerne il numero esiguo rispetto alla vastità del fenomeno dovrebbe, innanzitutto, avviare delle indagini accertando il numero e la data di presentazione delle denunce -magari, anche leggendo le motivazioni di alcune ordinanze di archiviazione- e valutare la durata dei procedimenti finalizzati alla concessione dei benefici promessi dallo Stato; dovrebbe, poi, leggere sia le varie, disperate richieste d’aiuto inviate da quelle vittime che, denunciando e chiedendo i benefici di cui alla normativa antiusura ed antiracket, hanno creduto e vogliono continuare a credere allo Stato e alle Istituzioni sia, infine, le risposte (se ci sono) delle Prefetture o dell’ufficio del Commissario Straordinario del Governo e del Comitato di solidarietà. Ci sono stati casi (troppi, a mio avviso) nei quali le vittime (vd. caso “Orsini”, caso “Di Napoli”, caso “De Masi”) si sono dovuti rivolgere al giudice amministrativo per vedersi riconosciuto ciò che  un Paese civile e un’apposita struttura -i cui costi gravano su tutti i contribuenti, tra cui, proprio le vittime- dovrebbero assicurare con la massima tempestività!
L’impressione che ho avuto leggendo il disegno di legge di riforma della normativa antiusura (cliccare qui per leggere il testo) è che ci sia stato il tentativo (anche recependo principi ribaditi dai giudici amministrativi) di tutelare maggiormente la vittima. Sono stati inseriti, tuttavia, degli aggettivi e delle condizioni che, a mio avviso, oltre a poter determinare, nuovamente, equivoci dannosi per la vittima (non va dimenticato che quest’ultima, dopo aver presentato la denuncia, spesso, è da sola e deve far fronte a notevoli difficoltà, soprattutto, economiche), possono rendere vano ogni sforzo e, di fatto, esporre la normativa alle stesse difficoltà interpretative (a volte, interpretazioni "paradossali") che si sono registrate negli ultimi anni lasciando l’imprenditore- vittima disperato e senza alcun aiuto effettivo.
Avvalendomi della “quota di potere sovrano” attribuita dall’art. 1 della Costituzione e di quanto sancito dall’art. 50 Cost., secondo cui “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”, ho ritenuto di inviare al Presidente della Camera dei Deputati, alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati e ai suoi vari membri una petizione- proposta di emendamenti (cliccare qui per leggere il testo integrale e i motivi) al disegno di legge n. 307 approvato al Senato (cliccare qui per leggere il testo del ddl n. 307 Senato) e, ora, all’esame della Commissione Giustizia della Camera.
Riassumo, sinteticamente, ciò che ho proposto:
         eliminazione dell’aggettivo “individuale” laddove si consentirebbe anche all’”imprenditore individuale” fallito di ottenere il mutuo nel caso in cui questi sia vittima di usura; mi chiedo, infatti: “e se l’imprenditore svolge l’attività in forma di società?
         previsione di una norma, identica a quella di cui al punto precedente, che preveda analogo beneficio anche al fallito- vittima di estorsione;
         laddove si è previsto il parere del giudice delegato al fallimento, la sostituzione del termine “parere” con quello di “provvedimento; tale sostituzione, secondo me, si imporrebbe, innanzitutto, in quanto, tranne casi eccezionali previsti dalla legge (es: pareri del Consiglio di Stato), i giudici emanano provvedimenti e non pareri; l’utilizzo del termine “provvedimento”, poi, sarebbe più conforme ad un atto reclamabile, come sarebbe opportuno e come ho suggerito, davanti al Tribunale fallimentare;
          in virtù del principio di cui all’art. 27, secondo comma, Cost. e in considerazione del fatto che, in caso di fallimento, di fatto, è quasi sempre automatica l’apertura del procedimento per bancarotta semplice e il reato, dunque, potrebbe sussistere anche quando il soggetto successivamente fallito abbia compiuto operazioni imprudenti -che, a mio avviso, potrebbero essere anche la promessa o dazione di interessi usurari-, nonché, in considerazione della circostanza che l’usuraio o estorsore potrebbero depositare una contro-denuncia (sia pure infondata) contro la vittima, ho suggerito l’aggiunta della parola “definitive” dove si prevede che la condanna per tali reati potrebbe essere condizione ostativa alla concessione del mutuo; ho suggerito, infine, l’eliminazione della previsione secondo cui ulteriore condizione ostativa potrebbe essere il fatto che la vittima sia indagata o imputata per tali reati (credo che il 99% delle vittime-fallite non potrebbe giovarsi dell’apparente beneficio di cui all’art. 1 del ddl 308 Senato e che, comunque, ciò contrasterebbe col principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva);
          laddove si è previsto che il termine di sospensione di cui all’art. 20 l. 44/99 sarebbe prorogabile soltanto una volta, ho suggerito, in considerazione della ratio della normativa che è quella di evitare che la vittima si rivolga allo strozzino finché non abbia ottenuto il mutuo o l’elargizione ed in considerazione, oltretutto, dei tempi di durata (non sempre imputabile alla vittima) del procedimento amministrativo, che sia prevista la prorogabilità della sospensione fino alla definizione del procedimento; al fine di contemperare gli interessi della vittima con quelli di eventuali, veri, creditori, ho proposto, poi, di sancire, espressamente, il diritto della vittima, o del creditore che si assuma danneggiato, di proporre ricorso ex lege 89/2001 (legge Pinto) al fine di ottenere il risarcimento dei danni da "durata eccessiva" e, nel caso di accoglimento della domanda, che il provvedimento sia trasmesso al procuratore Generale presso la Corte dei Conti e al Ministro degli Interni per gli eventuali provvedimenti contro gli eventuali responsabili del ritardo ai danni della vittima e dei veri creditori.
         Laddove, infine, è stata prevista la competenza del Procuratore della Repubblica a pronunciarsi in merito alle sospensioni di cui all’art. 20 l.44/99 (e non più il Prefetto sentito il Presidente del Tribunale) ho proposto, anche a tal proposito, la sostituzione del termine “parere” con quello di “provvedimento”.
Ho scoperto che, attraverso il sito della Camera dei Deputati, è possibile seguire l’iter di approvazione alla Camera (attualmente il testo del disegno di legge è all’esame della Commissione Giustizia) e le posizioni espresse dai vari deputati. Mi sembra uno strumento molto utile, soprattutto, per verificare la sensibilità dei parlamentari a tali problemi e le loro "soluzioni" al fine di incentivare le vittime a denunciare senza che queste ultime possano avere il timore di essere lasciate disperate e senza validi aiuti da parte dello Stato! Il link del sito della Commissione della Giustizia da cui si può seguire l’iter del disegno di legge di modifica della normativa antiusura è il seguente: 
Roberto Di Napoli

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Sequestrata la villa all’ex magistrato

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 29 aprile 2009

So bene che è solo la notizia di un provvedimento cautelare, che ciò non significa condanna ed è ovvio che vige il principio di presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva. Mi chiedo, però, sempre se l’ipotesi accusatoria dovesse trovare conferma in una sentenza definitiva: è solo un caso singolare o ci sono altri soggetti simili, "in circolazione", in quei Palazzi nei quali il cittadino dovrebbe credere che regni soltanto la Giustizia? Credo che la vera riforma necessaria in questo Paese e di cui hanno bisogno i cittadini e la democrazia, se si vuole continuare a definire, il nostro, un Paese civile e democratico, sia la riforma dell’ordinamento giudiziario, l’introduzione di sanzioni più severe nei confronti del magistrato corrotto, di maggiori misure cautelari nel corso delle indagini preliminari (ritengo assurdo che, quasi sempre, se pendono indagini, il procedimento disciplinare venga sospeso e il magistrato "sospetto" possa continuare ad esercite le funzioni) e, prima ancora, la riforma della composizione del Consiglio Superiore della Magistratura, del foro competente a giudicare i magistrati (attualmente disciplinato dagli artt. 11 c.p.p. e 30 bis c.p.c.) e della legge sulla responsabilità civile (l. 117/1988). Finchè non ci saranno queste riforme, continuerò a credere che "la casta" non sia solo quella dei politici. Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
TORINO – La Guardia di Finanza ha eseguito in Piemonte una serie di sequestri nell’ambito dell’inchiesta che alcune settimane fa ha portato in carcere il magistrato (ora in pensione) Giuseppe Marabotto, ex procuratore di Pinerolo (Torino). IL SEQUESTRO – Le Fiamme Gialle del Gruppo Torino hanno messo i sigilli alla villa del giudice, che si trova a Cantalupa (Torino), ai terreni circostanti e a Leggi ancora

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Riforma della legge antiusura.Un passo in avanti ma non basta:le vittime vogliono tutela concreta e il rispetto delle sentenze!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 1 aprile 2009

L’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge di riforma della normativa antiusura ed antiracket (cliccare qui per leggere il testo), a prima vista, dovrebbe dare fiducia alle vittime finora non tutelate efficacemente dallo Stato ma, in realtà, appare poco idoneo a risolvere le reali difficoltà cui esse si trovano esposte fino al momento di erogazione dei benefici economici previsti dalla legge. Le vittime, una volta colto l’invito dello Stato -e, fra l’altro, il dovere morale di cittadini onesti, di denunciare l’usuraio e l’estorsore- non devono rimanere prive di tutela. Non basta promettere il mutuo o l’elargizione se, poi, non si consente alla vittime nemmeno di dormire per il terrore di vedersi sbattuti fuori casa dall’ufficiale giudiziario e dalle Forze dell’Ordine! La modifica dell’art. 20 della legge 44/99 o delle altre disposizioni riguardanti la concessione del mutuo o dell’elargizione, pur se positiva sotto alcuni aspetti, non risolve i veri problemi della vittima nè fa fronte alle esigenze che si rivelano immediate dopo aver denunciato l’usuraio o l’estorsore. Pur dopo la sentenza della Corte Costituzionale, sarebbe stato sufficiente lasciare la norma invariata, ossia, nel testo ritenuto corretto dalla Consulta e, al massimo, chiarire l’automaticità delle sospensioni delle esecuzioni in seguito -conditio sine qua non- al parere conforme del Presidente del Tribunale e del Prefetto. In difetto delle auspicate correzioni alla Camera, non si comprende quale sia l’agevolazione per la vittima che già potrebbe, attualmente, domandare la sospensione ex art. 624 cod. proc. civ."per gravi motivi". Col testo approvato al Senato, invece, il Presidente del Tribunale dovrebbe sentire il Prefetto e il Giudice dell’Esecuzione (o, meglio, come prevede la norma: "il giudice delegato per le procedure esecutive o concorsuali"). Basterebbe esaminare il tempo, finora, necessario, dalla domanda di sospensione da parte della vittima fino al provvedimento, per rendersi conto delle difficoltà. Quanto tempo comporterebbe, poi, l’acquisizione del parere del giudice dell’esecuzione (che sarà quello del luogo dove pende l’esecuzione) da parte del Presidente del Tribunale competente (che, invece, è quello del luogo dove pende il procedimento penale)? E, poi, ancora: la vittima, se riceve più di un precetto o di un atto di pignoramento, magari su beni mobili e immobili o situati in luoghi diversi (con giudici differenti), deve presentare diverse istanze  che comportano l’esame da parte di Prefetto, Presidente del Tribunale e giudici delle esecuzioni diversi e sparsi in ogni parte d’Italia? Credo che il testo di legge, così come approvato dal Senato, necessiti di ulteriori emendamenti da parte della Camera. Andrebbe assicurata, poi, maggiore celerità nella definizione del procedimento volto a concedere i benefici economici e introdotti ulteriori requisiti per garantire la massima professionalità nella nomina a membro del Comitato di solidarietà o di Commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket. Ci sono stati, in questi anni, troppi casi di imprenditori-vittime che si sono dovuti rivolgere ai giudici amministrativi per vedersi riconosciuto quello che dovrebbe essere loro garantito con la massima celerità da parte di una struttura -costosa per l’erario- che, invece, più di una volta, ha sostenuto "teoremi" che si sono rivelati abnormi o, comunque, errati davanti ai giudici: ciò, però, non incentiva, di certo, gli imprenditori a denunciare! Si è giunti, perfino, a sostenere che se a carico della vittima pende un fallimento, quest’ultima non possa ottenere i benefici economici (cliccare qui per leggere il mio post e vedere il servizio del TG5 sul caso di una vittima di usura e … di tale "teoria" prima della sentenza del Tar che, ovviamente, l’ha riconosciuta errata) . Il TAR Puglia, ovviamente, ha smentito tale singolare teoria di un precedente Commissario del Governo (Ferrigno): l’imprenditore, intanto, non solo è stato sbattuto fuori casa insieme alla sua famiglia ma, tuttora, malgrado la sentenza del Tar gli abbia dato ragione ordinando al Commissario del Governo (quello attuale) e al Comitato di solidarietà di erogare i benefici economici richiesti, sebbene sia trascorso un anno dalla notifica della sentenza (non impugnata), non ha ricevuto un centesimo e rischia un secondo sfratto. Ha dovuto, perfino, notificare un precetto e un atto di pignoramento al Commissario del Governo e al Ministero degli Interni. Non è questa, però, la tutela che chiedono le vittime e gli imprenditori, soprattutto, se colui che è iscritto nel registro degli indagati è un rappresentante di un istituto di credito: ciò significa che l’imprenditore, in questi casi, non avrà nemmeno accesso al normale mercato creditizio ed è maggiormente esposto al rischi di doversi rivolgere ai cravattari!!! Auspico, pertanto, una correzione del testo da parte della Camera. Se si vuole tutelare davvero la vittima e consentirle, tra l’altro, la ripresa dell’attività economica è necessario, prima ancora, che siano previste misure immediate per permettergli, dopo avere denunciato, di vivere dignitosamente in attesa dei benefici economici previsti dalla legge ma per i quali, di fatto, le vittime attendono anni prima di ottenere (quando lo ottengono) un centesimo. Roberto Di Napoli

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Bene la vigilanza sul credito dalle banche alle imprese.No agli aiuti alle banche responsabili di usura ed estorsione

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 9 marzo 2009

Condivido pienamente le dichiarazioni di Bossi e Tremonti sulla necessità che lo Stato controlli l’effettivo aiuto alle imprese da parte delle banche. Dubito, però, sull’efficienza delle prefetture nel garantire tale vigilanza e sull’utilità di eventuali accordi-quadro firmati dalla associazioni di categoria. Nel corso dell’ultimo decennio, in forza di quanto disposto dalla normativa antiusura ed antiracket, le prefetture hanno già svolto -e svolgono tuttora- l’attività istruttoria ai fini della concessione, da parte del Comitato di solidarietà, del mutuo decennale o dell’elargizione agli imprenditori-vittime di usura ed estorsione. La legge fissa un breve termine entro il quale il procedimento deve esaurirsi: lo scopo è quello di aiutare gli imprenditori-vittime evitando, soprattutto, che, nelle more dell’erogazione degli eventuali sussidi, la vittima si rivolga agli strozzini o soddisfi le pretese degli estorsori. Anni fa sono stati creati, perfino, dei mini pool (anche se, qualche volta, quale difensore di una vittima, ho rischiato di impazzire per far comprendere elementari principi di diritto); sono stati, poi, siglati accordi tra Ministero degli Interni, Abi e banche affinchè queste ultime agevolino gli imprenditori incappati nelle maglie dell’usura o dell’estorsione. Ma cosa avviene se l’indagato per usura è un rappresentante di una banca che, nel frattempo, abusando della normativa, ha segnalato alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia -precludendogli l’accesso al credito= strozzandolo- chi si rifiuta di pagare interessi usurari o altre pretese illegittime? E se la banca cui si rivolge la vittima, fiduciosa di quell’accordo, è la stessa i cui rappresentanti sono indagati per usura od estorsione? Insomma, ho la sensazione che, come le banche non rispettano quegli accordi-quadro per la prevenzione dell’usura quando l’indagato è un rappresentante di un istituto di credito, così, non rispetteranno nemmeno altri eventuali accordi per aiutare le imprese in crisi: nè, secondo me, le Prefetture sono adeguate a tale ulteriore compito. Ritengo che, in Italia, una buona parte di responsabilità della crisi e del fallimento di migliaia di imprese sia proprio degli istituti di credito. Ricordavo, a Novembre, in un mio post (cliccare qui per leggerlo), che pendono, in Italia, migliaia di esecuzioni immobiliari e procedure fallimentari prive di un valido titolo e instaurate da banche contro imprese o famiglie per debiti, talvolta, inesistenti o, quasi sempre, inferiori rispetto a quanto vantato: ciò, malgrado sia trascorso un decennio dalle nuove pronunce della Cassazione che, dopo trent’anni, hanno ribadito il principio della nullità della clausola che preveda l’applicazione di interessi su interessi (anatocismo) e nonostante siano, ormai, migliaia le sentenze che dichiarano la nullità delle commissioni di massimo scoperto o dei mutui stipulati unicamente per coprire conti correnti gravati da oneri illegittimi. Quante sono le imprese fatte fallire ingiustamente o le famiglie sbattute fuori casa? Ci sono, è vero, anche cause per il risarcimento dei danni ma, considerato il tempo necessario affinchè si arrivi ad una sentenza definitiva (dal primo grado fino alla Cassazione, spesso, trascorre oltre un decennio), il risultato è che l’impresa viene fatta fallire subito o la famiglia sbattuta fuori dal casa illegittimamente venduta (o questo, almeno, si è verificato il più delle volte fino ad ora) e, se l’imprenditore ha ancora la forza,  magari, può sperare di ottenere giustizia dopo dieci anni. Condivido, quindi, le affermazioni di Tremonti e Bossi. Perchè, però, non si delega alle Prefetture un controllo sulle imprese fatte fallire o, comunque, messe ingiustamente in difficoltà dalle banche e sulle soluzioni proposte? Credo che, in un Paese civile, andrebbe negato ogni aiuto non solo agli istituti di credito che si rifiutino di agevolare le imprese in crisi ma anche a quelli che, con un notevole contenzioso con i clienti, vantano, ancora, interessi usurari o pretese riconosciute illegittime dalla legge e dalla giurisprudenza. Andrebbe, poi, aumentato il controllo sulle stesse Prefetture, verificando l’efficienza (e, magari, anche l’educazione) degli stessi funzionari nel soddisfare le esigenze dell’utenza. Per quel poco che posso fare e con l’auspicio che possa servire anche quale "singolare esempio" affinchè non si verifichino paradossi simili, potrei proporre ai Ministri Tremonti, Bossi e Maroni di considerare se è degno di un Paese civile -e compatibile con le misure di controllo che si vorrebbero introdurre a salvaguardia delle imprese e delle famiglie- che il Comitato di solidarietà e il Commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura non rispetti una sentenza del TAR (non impugnata e, dunque, divenuta definitiva) con la quale si ordina di concedere i benefici economici in favore dell’imprenditore- vittima di usura ed estorsione commessa da parte di responsabili di banche: ciò, dopo oltre un anno dalla sentenza, dopo due anni da quando l’imprenditore è stato sbattuto fuori casa con la sua famiglia (anche a causa dell’inefficienza delle Prefetture) e pur dopo circa dieci anni dalle denunce contro i responsabili di istituti di credito (che pretendevano tassi di interesse accertati fino al 292%!!!!) Come si può credere nell’aiuto dello Stato quando è proprio lo Stato che non rispetta nemmeno le sentenze pur quando un cittadino e la sua famiglia, per aver creduto nel rispetto della legge, ha denunciato, ha visto la distruzione delle imprese e del patrimonio, è stato sbattuto fuori casa, ha avuto ragione da parte del TAR da oltre un anno e, cionostante, viene lasciato fuori di casa sottoposto a pericolo di ulteriori traumi??? Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
MILANO – «Non possiamo salvare i banchieri che hanno rubato, noi dobbiamo salvare le famiglie, il lavoro, le imprese, non possiamo partire dal salvataggio dei banchieri falliti non è accettabile, ma è quello che sta succedendo in tante parti del mondo». Lo ha detto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, nel corso di un convegno sulle Pmi a Busto Arsizio con il leader della Lega Umberto Leggi ancora

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Tangenti, arrestato ex capo della Procura

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 14 febbraio 2009

legge uguale x tuttiHo letto la notizia che riporto di seguito. L’adozione del provvedimento cautelare a carico di un ex procuratore, da una parte, conferma (sempre, ovviamente, col rispetto della presunzione d’innocenza) che esistono anche magistrati seri che non hanno remore o pregiudizi nell’indagare (e, perfino, arrestare) colleghi o ex colleghi; dall’altra parte, conferma che non esiste solo la casta dei politici. Oltre un anno fa, su questo mio blog, ho scritto alcune considerazioni e un mio commento ad un post pubblicato sul sito di Beppe Grillo: le avevo inserite in un mio post che avevo intitolato "La politica del nulla? e la giustizia in Italia?" (lo si può leggere cliccando qui). Scrivevo, in sostanza, che non mi meravigliavo se, come affermato dal comico, il politico italiano portasse il figlio in Parlamento per fargli vedere il seggio che gli avrebbe lasciato in eredità: ritenevo (e ritengo) altrettanto discutibili le consulenze affidate da magistrati ai loro parenti o a parenti dei colleghi. Ci sono alcune procedure fallimentari (posso fornire le prove) nelle quali il giudice affida consulenze o mandati difensivi a parenti di suoi stessi …. "amici" (senza che i giudici competenti territorialmente abbiano disposto misure analoghe a quelle adottate a carico dell’ex procuratore di Pinerolo). Ci sono giudici che convivono con mogli, amanti o figli che, indisturbati, esercitano nello stesso pianerottolo. Si cerca, però, tra libri, quotidiani e talk-show, di informare (e ritengo ciò apprezzabile e doveroso) sugli abusi, sui privilegi, sulla vita e sugli intrecci che hanno coinvolto e coinvolgono tanti politici ma non capisco perchè non si informi la gente, allo stesso modo, che insieme a tanti magistrati seri, onesti e preparati, esistono anche alcuni "personaggi" che non si comportano diversamente da quella che viene rappresentata, forse, come  l’unica "casta" esistente o la più scandalosa. L’accusa per la quale è stata disposta la misura cautelare di cui è stata data notizia nell’articolo (sempre se l’arresto, ovviamente, dovesse essere seguito da una condanna definitiva) potrebbe essere solo un esempio!!! Roberto Di Napoli 

Corriere della Sera.it
MILANO -Giuseppe Marabotto, l’ ex capo della Procura di Pinerolo (Torino), è stato arrestato con l’accusa di corruzione avrebbe incassato il 30% dei pagamenti effettuati sulle consulenze da lui disposte. Secondo quanto si è appreso a Milano, le consulenze ammontano a circa 10 milioni di euro e l’ex magistrato avrebbe avuto un ritorno, negli anni, di circa 3 milioni di euro. I pagamenti Leggi ancora

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