IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘giustizia giusta’ Category

«Sul carcere decidano tre giudici, non uno». Condivido la proposta ma non basta!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 gennaio 2009

Pur non condividendo in pieno, in genere, le proposte del Pd ma auspicando serie riforme della giustizia che non si riducano all’aumento delle risorse economiche o del personale (ritengo ciò, certamente, importante ma non fondamentale dal momento che, a mio avviso, vi sono vari sprechi anche nei Tribunali: dalle perizie, spesso, pagate oltre il giusto dovuto ai termosifoni accesi fino a temperatura tale da far sentire gli utenti ai Tropici …. alla faccia delle vittime della malagiustizia o dei difensori col patrocinio a spese dello Stato che devono attendere anni prima di avere i loro compensi), condivido la recente proposta avanzata da un esponente Pd di istituire un organo collegiale sulle decisioni in tema di misure cautelari personali e spero, vivamente, che venga approvata. Sarebbe una garanzia maggiore per la libertà dei cittadini e non comprendo quale problema possa essere ragionevolmente avanzato per ostacolare tale riforma dell’organo che decide su un diritto fondamentale della persona umana quale è quello della libertà. Ritengo, però, che sia giunta l’ora di affrontare anche altre questioni che possono essere superate solo con una modifica seria della disciplina vigente. Mi riferisco, in particolare, alla modifica dell’attuale legge sulla responsabilità civile del magistrato, alla modifica della disciplina del foro competente territorialmente, ossia, del giudice che deve giudicare quando un collega magistrato è attore o convenuto in un giudizio oppure, nei procedimenti penali, imputato o persona offesa. E’, infatti, a mio avviso, insufficiente a fugare ogni dubbio di imparzialità l’attuale disciplina di cui all’art. 11 c.p.p. secondo cui, in seguito ad una modifica del 1998, a giudicare il magistrato persona offesa o imputato è il Tribunale di un luogo diverso rispetto a quello in cui esercita le funzioni, individuato in quello previsto da una tabella prefissata e invariabile (es: sui magistrati di Roma, competenti sono i giudici di Perugia; su quelli di Catanzaro quelli di Salerno, su quelli di Milano i colleghi di Brescia, ecc.). E’ ovvio, infatti, che, col tempo, la ratio può essere vanificata: a maggior ragione se i distretti in cui ha sede il giudice competente sono vicini e ……. invariabili. Credo che, nell’attuale era di internet e dell’informatica, sarebbe più conforme ad assicurare l’imparzialità e l’apparenza di imparzialità un sistema informatico, ad esempio, che, volta per volta, magari al momento della conoscenza della notitia criminis da parte della polizia giudiziaria o dell’organo inquirente, individui l’autorità giudiziaria competente per territorio cui trasmettere la notitiaOvvio che, in tal caso, dovrebbe costituire indispensabile "corollario" o "appendice" (sempre a garanzia dell’imparzialità) una norma che obblighi, con sanzioni severe in caso di violazione, l’autorità che, per prima, abbia avuto conoscenza del fatto ad aprire il procedimento immediatamente e a richiedere l’individuazione del giudice competente: ciò per evitare che sorga il minimo sospetto che si possa "interrogare" più di una volta il sistema informatico facendo una specie di "forum shopping" Nel sistema vigente, ho apprezzato molto la lettura di un’ordinanza di rimessione degli atti alla Corte Costituzionale con la quale il Tribunale di Ferrara ha, recentemente, sollevato la questione di legittimità costituzionale del vigente art. 11 c.p.p. laddove non prevede che soggetti ad un giudice territorialmente diverso siano anche i parenti del magistrato che esercita funzioni nel luogo dove dovrebbero essere giudicati secondo le norme ordinarie. Spero che la Consulta, accogliendo la questione sollevata, dichiari incostituzionale la norma suddetta. Sarebbe già un ottimo passo in avanti a garanzia dell’immagine di assoluta imparzialità e prestigio di cui la magistratura deve godere presso l’opinone pubblica!!! Sarebbe, poi, correttissimo se, anche in Italia, si imitasse un sistema vigente in uno Stato dove, addirittura, i magistrati appaiono alla cittadinanza lontani da ogni sospetto di parzialità in quanto, dopo un certo numero di anni, vengono trasferiti  in luogo diverso in modo che non possa sorgere alcun rapporto di amicizia che possa destare sospetti. Non credo, però, che questo straordinario sistema possa essere imitato: lo Stato in cui è adottato e descritto da Tommaso Moro circa mezzo millennio fa, infatti, si chiama ……. Utopia.
Nel mio (pur involontario) "status" di cittadino della Repubblica Italiana e, dunque, titolare pro quota  della sovranità di cui all’art. 1 Cost. suggerirò, nei prossimi giorni, a vari politici il mio "pacchetto" di riforme (pur col timore che non venga letto). Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA — «Bene, alla fine è stata evitata un’ingiustizia contro Margiotta… Però è arrivata l’ora di affidare le decisioni sulla custodia cautelare a un collegio di magistrati e non più a un solo giudice». Lanfranco Tenaglia, ex magistrato, già consigliere togato del Csm, ora ministro ombra del Pd per la giustizia, ha solidi argomenti per lanciare una proposta al Pdl che potrebbe essereLeggi ancora

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BUON ANNO (sperando in un Paese più civile) !!!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 gennaio 2009

auguri buon anno 2009Con l’auspicio che il 2009 porti a tutti tanta serenità,
che sia anche l’anno della annunciate riforme
che permettano ad ogni cittadino di poter confidare
in un Paese più civile e in una giustizia più giusta,
amministrata da giudici che appaiano (oltre ad esserlo)
sempre imparziali, effettivamente responsabili e soggetti
alle leggi e alle sanzioni
come tutti i cittadini,
sperando che le promesse non restino solo
fuochi d’artificio,
i miei più cari auguri di
BUON ANNO!!!
Roberto Di Napoli

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Morta un’altra vittima dei “processi facili” e della malagiustizia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 29 dicembre 2008

Sono rimasto dispiaciuto nell’apprendere la notizia della morte di Claudio Vitalone. Non lo conoscevo come giudice ma l’ho conosciuto, quando ero bambino, come …. persona umana; pur non conoscendo gli atti del processo nel quale, anni fa, fu accusato insieme ad Andreotti, addirittura, di concorso nell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, non ho mai minimamente creduto alla tesi accusatoria nè, tanto meno, agli articoli sui quotidiani. Lo ricordo, oltre vent’anni fa, nel Salento dove, più volte, è stato eletto senatore, la sua passione per la pesca e l’affetto della sua famiglia molto unita. La sua morte e, soprattutto, la sua odissea giudiziaria che ne ha determinato l’esclusione dalla vita politica e che lo ha visto infangato sui giornali ed accusato di un delitto così grave, salvo, poi, essere assolto dopo essere stato diffamato, dovrebbe fare riflettere: ancora di più in questo momento in cui (a volte senza nemmeno immaginare cosa si provi  quando si è accusati ingiustamente, umiliati o privati della propria dignità) politici, magistrati, politici ex magistrati e magistrati che fanno politica parlano di "riforma della giustizia". Si parla o si scrive della casta dei politici, dei conflitti di interesse, degli abusi di alcuni in favore di parenti, ma si ha quasi imbarazzo (o paura?) di parlare o scrivere di analoghi (o, forse, più scandalosi) intrecci nella casta dei giudici (intendo, ovviamente, alcuni che screditano il lavoro di tanti altri, per fortuna, onesti magistrati). Si ha, perfino, paura, forse, di parlare e porre rimedio alle sempre più numerose sofferenze patite da persone sbattute in galera o sulle prime pagine e, poi, dopo avere perso il lavoro o "la faccia", assolte. Politici e magistrati dovrebbero avere una minima idea di quanto siano atroci le sofferenze che la malagiustizia puo’ determinare nell’esistenza della persona, nella sua famiglia, ma, soprattutto, nell’organismo umano. Puo’ finire tutto, puo’ arrivare la sentenza che chiarisce l’estraneita’ dell’accusato o la sentenza che definisce un giudizio civile ma i soprusi, i dispiaceri e le ingiustizie restano indelebili, impermeabili, indifferenti a qualsiasi risarcimento (se si ottiene). Chi difende, ad oltranza, l’attuale sistema di ir-responsabilita’ civile e disciplinare dei magistrati, il magistrato (o ex) che pensi di apparire estraneo alla casta dei politici salvo, poi, difendere altre caste o i suoi interessi personali dovrebbe avere una minima idea di quanto l’ingiustizia possa far soffrire.
Claudio Vitalone, dopo essere stato assolto, ha dovuto, perfino, lottare, davanti ai giudici amministrativi, contro il  CSM che gli negava i benefici previsti dalla cd. legge "Carnevale". Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA – Il magistrato ed ex senatore Dc Claudio Vitalone è morto a Roma la notte scorsa al policlinico Umberto I dove era stato ricoverato per problemi respiratori. Vitalone, 72 anni, al fianco di Giulio Andreotti, venne coinvolto in diversi procedimenti penali e indagini: omicidio Pecorelli per i suoi presunti collegamenti con la banda della Magliana (assolto), ricerca di informazioni nelle Leggi ancora

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Il 4 Ottobre anche io al BARCAMP 2008 sulla crisi della (non) democrazia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 2 ottobre 2008

Esperimenti democratici

 BarCamp sulla crisi della democrazia, le iniziative e le nuove forme di partecipazione politica necessarie per contrastarla.

Mesi fa, appena sono venuto a conoscenza dell’iniziativa, ho comunicato subito la mia partecipazione al BarCamp organizzato dai radicali e che si svolgerà dal 3 al 5 Ottobre a Roma. In un Paese in cui l’informazione non è, di fatto, pienamente garantita, dove, spesso, si tace ciò che può interessare i cittadini e dove, molte volte, i convegni sui temi più importanti si trasformano in occasioni di scambio di complimenti tra i relatori o in "vetrine" da cui tentare di affascinare, con le parole, i partecipanti -lasciando, raramente, spazio al confronto- l’ultima iniziativa dei radicali non può che essere condivisa. Il Barcamp (sul sito dei radicali viene spiegato il significato del termine: un "tipo di incontro caratterizzato dalla mancanza di una scaletta prefissata di relatori e in cui non esiste un pubblico passivo. I partecipanti all’evento hanno infatti la possibilità di proporre in prima persona una presentazione o un tema di discussione, a cui seguirà una discussione con i presenti) prevede una giornata (quella di Sabato, 4 Ottobre) nella quale verranno trattati tanti e diversi argomenti proposti dagli stessi partecipanti che saranno, dunque, i relatori. Tema sottostante, comunque, dovrebbe essere la crisi della democrazia e le iniziative per contrastarla. Non c’è una "scaletta" prefissata e, su ogni argomento, deve essere lasciato spazio al confronto con il pubblico.

Ho già proposto, come tema che mi piacerebbe trattare e che potrebbe interessare il pubblico, il problema della crisi delle imprese e il ruolo del sistema bancario tra usura, lentezza dei processi ed assenza di aiuti agli imprenditori vittime di usura bancaria.  Roberto Di Napoli

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In ogni città, una via dedicata a Tortora e alle vittime della malagiustizia come per Falcone, Borsellino e altri eroi

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 6 luglio 2008

Ho letto sul sito dell’associazione "Giustizia Giusta" (cliccare qui per leggere la notizia)che, dopo non poche difficoltà, a Genova è stata dedicata, recentemente, una Galleria ad Enzo Tortora. Non pensavo che, dopo oltre vent’anni, ci potesse essere, ancora, chi lo reputasse inopportuno (paura, timore o vergogna?). Riporto, di seguito, il mio commento pubblicato anche sul sito di Giustizia Giusta.

Sono molto contento che, alla fine, pur dopo non poche difficoltà, a Genova sia stata dedicata una Galleria ad Enzo Tortora. A mio avviso, deve essere maggiormente sensibilizzata l’opinione pubblica su ciò che può comportare un errore giudiziario o, talvolta, ….. una persecuzione giudiziaria. E’ inutile tentare di nasconderlo: il caso "Tortora" è stato un esempio clamoroso di errore giudiziario ma, dopo venticinque anni dal 17 Giugno 1983 (data dell’arresto di Tortora), mi pare che non sia cambiato molto nè siano stati adottati strumenti per evitare che si ripetano "errori" analoghi. Ci sono state e ci sono, tuttora, tante vittime di "malagiustizia" e di storie paradossali che, pur dopo avere dimostrato l’innocenza o l’ingiustizia dei danni subiti, non hanno ottenuto adeguato risarcimento nè la punizione dei resposabili. Sono trascorsi, poi, oltre vent’anni dal referendum col quale i cittadini avevano manifestato di volere una legge che, come in ogni Paese civile, prevedesse la punizione dei magistrati che sbagliano mentre, invece, grazie ad una legge poco conforme col risultato referendario, ancora oggi, … chi sbaglia non paga: al massimo, se il magistrato non ha un patrimonio idoneo a risarcire i danni maggiori causati, paga lo Stato, cioè, tutti i contribuenti.
In ogni città italiana, dovrebbe esserci una delle vie o piazze principali dedicata a Tortora (a Roma, mi pare che via Enzo Tortora sia una strada periferica) e alle vittime di malagiustizia. E’ giustissimo e doveroso che, sin dall’indomani della tragica uccisione di Falcone, Borsellino e di tanti altri eroi che hanno sacrificato la vita nell’adempimento del proprio dovere, sia stata dedicata una via, una piazza o un monumento. Giustissimo ricordare chi è morto al fine di assicurare la Giustizia. Non sarebbe, però, giusto ricordare anche chi è morto, chi ha sofferto o, comunque, ha pianto per un errore o per un uso distorto delle proprie funzioni da parte di soggetti che, per errore o con dolo, non si sono rivelati altrettanto eroi e, magari, sono ancora al loro posto manifestando un diverso senso della Giustizia, dello Stato e del rispetto delle leggi? Si può pensare che le vittime di "malagiustizia", le loro famiglie soffrano meno o non rischino la vita? Solo chi non ha mai subito un sopruso o un’azione giudiziaria ingiusta, chi non ha mai letto un articolo di giornale può restare indifferente ed insensibile. E’ per questo che, secondo me, sarebbe più rispondente alla realtà di questo Paese se, in ogni città in cui vi sia una strada dedicata ad un magistrato o pubblico ufficiale che eroicamente ha sacrificato la propria vita, sia anche dedicata una strada o un monumento (in una zona della città altrettanto principale) alle vittime delle "gesta" meno eroiche di chi, per colpa, dolo o in buona fede, ha, comunque, fatto soffrire ingiustamente senza, tra l’altro, avere dimostrato, minimamente, di volere riparare il danno provocato. Roberto Di Napoli

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La banca notifica decreto ingiuntivo pretendendo interessi su interessi?Fallito un altro tentativo di percepire somme non dovute

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 19 Maggio 2008

Tribunale Procura BresciaRitengo assurdo ed inconcepibile, come ho già scritto altre volte, che, malgrado sia consolidato il principio secondo cui le banche non possano richiedere il pagamento di interessi su interessi (soprattutto nei contratti stipulati prima del 2000), esse continuino, impunemente, a richiedere somme non dovute. E’ un comportamento, a mio giudizio, che meriterebbe l’applicazione di severe sanzioni non solo civilistiche ma anche penali ed amministrative. Non sempre, infatti, è possibile difendersi tempestivamente e scongiurare ogni pericolo determinato dall’attività dell’istituto di credito. Se quest’ultimo, infatti, presenta al Giudice un ricorso per decreto ingiuntivo, accade quasi sempre che il magistrato lo concede dietro la semplice esibizione degli estratti conto salvo, poi, ovviamente, l’opposizione da parte del correntista. Nel caso in cui questo sia un imprenditore, quel decreto ingiuntivo -anche se poi revocato- può determinare danni gravissimi all’impresa. Se, poi, è ottenuto dalla banca con la clausola di provvisoria esecuzione, ciò può determinare la distruzione della piccola-media impresa o il suo fallimento. E’ vero che il debitore (o meglio colui che appare tale) può opporsi ma, nel frattempo, la banca può agire pignorando beni mobili, immobili o i crediti verso terzi. Il codice di procedura civile e la giurisprudenza sono molto chiari: deve essere sospesa la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo nel caso in cui, successivamente all’opposizione, emerga il difetto di valida prova del credito ingiunto o della validità delle ragioni creditorie. Il problema è che non sempre ciò avviene.

A Brescia, lo scorso 15 Maggio, ho avuto, ancora una volta, la dimostrazione che esistono anche giudici sereni ed imparziali. Un’importante banca locale aveva ottenuto (il giorno dopo la spedizione della lettera con cui comunicava il recesso dal contratto) un decreto ingiuntivo contro un’ impresa ex correntista malgrado l’addebito, nel corso dell’intero rapporto, di interessi anatocistici, commissioni di massimo scoperto e differenza valuta che hanno alterato la posizione contabile a vantaggio dell’istituto di credito. Proposta opposizione, la banca si è continuata a difendere sostenendo la legittimità dell’anatocismo e, addirittura, manifestando di non condividere la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 21095/2004 (sarebbe valida, secondo la banca, la delibera della Confederazione Generale Fascista del 1929 e non il ragionamento della Corte di Cassazione del 2004). In udienza, addirittura, si è tentato di sostenere anche la legittimità della capitalizzazione trimestrale (anche prima del 2000) asserendosi la reciprocità. Il giudice, tuttavia, dopo avere ascoltato con molta pazienza ed attenzione i difensori di entrambe le parti (anche ciò va apprezzato considerato che ci sono giudici che, a causa del "carico del ruolo", decidono in pochi minuti questioni complesse che possono compromettere la vita delle imprese, delle persone o delle famiglie) non ha ritenuto legittima la giustificazione del potente istituto di credito e, accogliendo quanto richiesto, per conto degli opponenti, da me e i colleghi codifensori, ha sospeso la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo (clicca qui per leggere il provvedimento e una breve nota). Dovrebbe essere un esito ovvio ma non sempre, invece, è prevedibile. Leggo, quasi ogni giorno, la frase "La legge è uguale per tutti": il problema, forse, è l’interpretazione diversa (qualche volta "singolare" o abnorme) pur in casi identici

Può capitare, infatti, che per identiche questioni e magari tra le stesse parti, a pochi metri di distanza, un giudice provveda in modo completamente opposto da quanto deciso dal collega. Giorni fa, davanti a due diversi giudici, di fronte alla mia richiesta di concessione di un breve termine per consentire una difesa efficiente (essendosi, la controparte, costituita in udienza), diversi sono stati i provvedimenti emessi a distanza di circa dieci minuti e a meno di dieci metri. Un giudice ha concesso il termine ritenendo ciò un diritto ed un principio ovvio (come si fa a discutere se non si è avuto nemmeno un minuto per leggere quanto depositato, poco prima, dalla controparte?); l’altro, invece, non solo non ha concesso alcun termine (nemmeno dieci minuti che, comunque, sarebbero stati insufficienti essendo, il caso, complesso) ma ha manifestato di ritenere validissime alcune clausole contrattuali che, in ogni parte d’Italia, sono ritenute nulle. La mia difesa è stata identica in entrambi i casi (essendo identiche le parti e le ragioni di invalidità dei rapporti intercorsi) e non so quale "errore difensivo" possa avere commesso. Le porte delle aule dei due giudici si affacciano, una di fronte all’altra, sullo stesso corridoio; mi chiedo: avrò sbagliato porta? Roberto Di Napoli 

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Rialzati, Italia! Cominciamo a far rialzare gli imprenditori?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 Maggio 2008

Vota Berlusconi - Pdl - Popolo della Libertà

Uno degli slogan diffusi dal Pdl durante la campagna elettorale, attraverso manifesti e volantini sparsi in ogni parte d’Italia, è stato: "Rialzati, Italia!". Quale cittadino e quale legale di alcune imprese in contoversie contro istituti di credito vedo una tristissima realtà economica che, a mio modesto avviso, può compromettere ancora di più l’economia dell’intero Paese coi conseguenti, immaginabili effetti nocivi anche sull’occupazione. L’attuale crisi economica sta colpendo, infatti, le imprese e le famiglie dal Nord al Sud Italia. Uniche società che continuano a registrare utili incredibili e con guadagni ultramilionari ai dirigenti sembrano essere le banche. Com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che, in ogni Tribunale d’Italia, siano così numerosi i procedimenti per decreto ingiuntivo, le esecuzioni immobiliari e, talvolta, le istanze di fallimento presentate da banche nei confronti di imprese che non pagano? Sono davvero, queste ultime, tutte indebitate nei confronti degli istituti di credito? Non credo. La giurisprudenza, ormai da un decennio, ha stabilito e continua a riconoscere, ogni giorno, che le banche non possono pretendere (soprattutto relativamente ai contratti stipulati prima del 2000) il pagamento di interessi su interessi e devono restituire quanto, a tal titolo, percepito nel corso degli anni; varie sentenze hanno riconosciuto, poi, l’illegittimità di vari altri oneri. Non sempre, però, le ingiuste pretese sono contestate e, così, allora, nel corso del rapporto, il saldo di cui la banca richiede il pagamento aumenta; poi, l’istituto di credito presenta il ricorso per decreto ingiuntivo nei confronti dell’impresa che, a guardare l’estratto conto, potrebbe apparire "a debito" mentre, invece, come accade spesso all’esito del giudizio, o non è debitrice o lo è ma di importi ben inferiori. E’ a causa di questo meccanismo perverso che  le imprese vengono distrutte o fatte fallire! Ci sono tantissimi giudici attenti, rigorosi che, addirittura, non concedono il decreto ingiuntivo quando, dall’esame della documentazione esibita, emerge l’illegittimità della pretesa; altri giudici, addirittura, in alcuni casi, hanno trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica. Ci sono, però, anche altri giudici che, pur avendo un debito nei confronti di quella stessa banca o altre agevolazioni, non si astengono dal giudicare così come, invece, il codice di rito impone o giudici che, malgrado la giurisprudenza consolidatasi, sono restii o ritardano a sospendere la provvisoria esecuzione ad un provvedimento ottenuto inaudita altera parte pur quando si prova l’invalidità del rapporto. Così, però, si può correre il rischio di determinare il fallimento di un’impresa e, magari, il licenziamento dei dipendenti! Non occorrono nuove leggi affinchè conflitti d’interesse o provvedimenti abnormi siano scongiurati. Le norme ci sono e devono, soltanto, essere applicate allo stesso modo. Ci sarebbe, allora, un rimedio all’"eccessiva discrezionalità" o ad alcuni "conflitti d’interesse" per obbligare ad una più attenta valutazione e impedire che imprese possano essere distrutte pur quando dagli atti emerge l’illegittimità della pretesa della banca: una seria riforma dell’ordinamento giudiziario e della normativa sulla responsabilità civile dei magistrati. Aumenterebbe, innanzitutto, la fiducia dei cittadini nella Giustizia. Se si obbligasse ad applicare severamente l’attuale normativa e la giurisprudenza ormai consolidatasi in materia, sono certo, poi, che, nelle controversie con gli istituti, milioni di imprese respirerebbero un sospiro di sollievo: ne riceverebbero benefici effetti gli imprenditori ma anche i dipendenti e le loro famiglie. Lo slogan del Pdl, durante la campagna elettorale, è stato: "Rialzati, Italia!". Perchè non si comincia a consentire il rilancio delle imprese, delle industrie, degli imprenditori-datori di lavoro di milioni di occupati o di potenziali soggetti da assumere? Basterebbe far rispettare la normativa e introdurre severissime sanzioni a carico degli istituti di credito che minaccino il fallimento o azioni ingiuste a quegli amministratori che si rifiutano di pagare somme che la legge e la giurisprudenza riconosce non dovute. Non basta il plauso a qualche associazione che minaccia di espellere gli industriali che si rifiutano di pagare il pizzo! Ciò è doveroso e potrebbe essere sufficiente in un singolo ambiente contaminato dalla criminalità organizzata. Servono, però, efficaci misure per garantire sicurezza agli imprenditori che sono o sono state vittime di un racket o di una forma di usura altrettanto pericolosa: quella bancaria che, finora, da parte di alcuni giudici, è stata tollerata, finanche, quando sono risultati tassi d’interesse accertati dalle Procure fino al 300% mentre, da parte di altri  magistrati coraggiosi, seri ed equilibrati (ce ne sono tantissimi), è stata riconosciuta equiparabile all’usura criminale a tal punto da ordinare al Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle inziative antiracket l’accesso dell’imprenditore (vittima di usura bancaria) ai benefici previsti dalla normativa. Il partito del Popolo della Libertà -che (a quanto mi risulta dalla lettura di un recente servizio su un autorevole quotidiano economico finanziario) sarebbe l’unico partito non indebitato- non dovrebbe esitare a far rispettare l’attuale normativa. Sarebbe il primo passo per obbedire alle promesse fatte, fra cui, quella di rilanciare l’Italia. Il rilancio dell’economia e dell’amministrazione della giustizia dovrebbe essere la priorità; consentire alle imprese di respirare e di affrancarle dall’usura bancaria (anche attraverso una seria riforma dell’ordinamento giudiziario che limiti l’eccessiva discrezionalità o determinati conflitti d’interesse) dovrebbe essere l’indispensabile presupposto: aumentrebbe, quasi sicuramente, anche l’occupazione senza nemmeno necessità di far diminuire il gettito fiscale (attraverso le frequenti agevolazioni in favore di chi assume) che incide, di certo, sul bilancio delle imprese ma non di più di debiti non sempre effettivi verso gli istituti di credito! Roberto Di Napoli 

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AIUTIAMO IL PICCOLO FABULLO. INTERNET DEVE SERVIRE ANCHE A QUESTO!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 15 aprile 2008

Stavo quasi per andare a dormire. Dopo avere controllato le email, nel mio solito giro serale di siti e blog, mentre scorrevo velocemente quello di Beppe Grillo, mi ha colpito la fotografia di un bambino bellissimo, con il viso vivace che, a me, personalmente, mi è subito sembrato  quello di chi vuole, anzi, di chi chiede solo di poter tornare a giocare come faceva prima, di potere correre, di potere scherzare. Lo chiede a tutti noi che abbiamo avuto la possibilità di fare tutto ciò e che abbiamo l’obbligo, quindi, di dover dare una mano a chi si trova in difficoltà come quelle in cui si trova quel bambino. Ho letto il messaggio di aiuto (il problema si può risolvere se cerchiamo di non essere sempre indifferenti). Ho cliccato non so su quale parola e sono saltato sul sito dei genitori. Da quello che ho letto, mi pare di capire che Fabullo (si chiama Fabio e nel servizio del TG Rai Regionale [Piemonte] la mamma spiega il perchè viene chiamato Fabullo; non lo rivelo, però: chi vuole aiutarlo lo vada a vedere cliccando qui) deve affrontare un delicato e costosissimo intervento. E’ nato con una grave malattia cardiaca e, a soli tre anni e mezzo, ha avuto un ictus. Sul sito www.fabullo.it ci sono le coordinate bancarie dove chiunque può versare quanto può. Sono rimasto colpito dalla vicenda (lo so bene: è una delle tante!) e, secondo me, ognuno può fare anche il più piccolo gesto di solidarietà. Ho pensato, allora, innanzitutto, di divulgare anche io il messaggio di aiuto tramite questo mio pur modesto blog. Credo che internet, i siti e i blog debbano servire anche a questo! Non solo a scrivere le proprie storie o le proprie opinioni (o cavolate)! Dovrebbe, chiunque, tenere presente, secondo me, che non potrà mai risolvere i propri problemi se, pur potendolo, non comincia a dare un minimo aiuto a chi si trova in analoghe situazioni, se pensa di rinviare il pur minimo gesto di umanità al giorno in cui avrà risolto le proprie, pur altrettanto affannose giornate o, addirittura, se pretende di risolvere i suoi problemi abbandonando o dimenticando volutamente chi, come lui, si trova in identiche situazioni. Questi sono ragionamenti da egoisti e da indifferenti (li ho visti anche io, "personaggi" del genere, ma ritengo di avere imparato a contribuire alla loro "cura" ricordandomi, poi, di loro …. allo stesso modo). Sono sicuro che, se tutti gli diamo la possibilità (è un dovere di tutte le persone umane), Fabullo riuscirà a volare in Florida e a tornare sano e salvo. Ha tanti amici e gli piace stare in compagnia per cui ……. sbrighiamoci! Deve partire per l’intervento e deve tornare, subito, in Italia perchè deve giocare con gli amichetti, deve correre, deve vivere sereno! Faccia, ognuno di noi, quel che può! Sul sito di Fabullo ci sono le coordinate bancarie dei genitori. Penso che si possa versare qualsiasi importo anche via internet. Roberto Di Napoli

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