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Archive for the ‘Consumatori’ Category

“Cento domeniche” …..e tanti abusi bancari rimasti impuniti

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 1 Maggio 2024

Aggiornamento del 4 maggio 2024: nel mio post del 1° maggio -sotto riprodotto- avevo ricordato ed evidenziato la solita bravura di Antonio Albanese confermata, ancora una volta, nel film “Cento domeniche”. Il 3 maggio è risultato tra i primi 5 nella categoria “miglior attore protagonista” del Premio David di Donatello. Sul sito dell’Ansa l’intervista ad Antonio Albanese che ha, tra l’altro, dichiarato di avere “voluto fortemente” questo film “per denunciare un‘ingiustizia che era stata dimenticata e questa ingiustizia non si deve più ripetere”.

La riproduzione anche parziale del contenuto del blog è riservata. E’ consentita la riproduzione solo citando la fonte o il link del blog o del singolo post

Ho visto, qualche sera fa, “Cento domeniche“, il film diretto e interpretato da Antonio Albanese sui risparmiatori vittime dei crac bancari. In verità, lo avrei voluto vedere, al cinema, a fine novembre, la stessa sera in cui è uscito nelle sale. Ci ho provato ma, a causa del traffico, quando sono arrivato nelle vicinanze ero già in ritardo. Avendo visto il trailer e letto le recensioni, sapevo che si trattava di un bel film grazie anche alla bravura di Antonio Albanese. Pensandoci meglio, nei giorni successivi, ho preferito, però, rinviarne la visione per un timore che, nel frattempo, mi era sopraggiunto: quello di uscire dal cinema ancora più “rattristato” o “disgustato” nel “vedere” la storia e la rappresentazione così veritiera di quanto subito dai tanti risparmiatori “traditi” dalla banca “di fiducia” in cui pensavano che i loro risparmi sarebbero stati al sicuro ma che, invece, da un giorno all’altro, hanno visto “azzerato” il valore delle azioni, a volte, magari, nemmeno volute realmente, bensì, “sollecitate” dalla banca stessa o firmate in mancanza delle necessarie informazioni . Giorni fa, nel vedere il catalogo di film su una delle più note piattaforme streaming, ho rivisto la locandina e, questa volta, mi sentivo “pronto”. Non sono certamente un critico cinematografico ma considero il film non soltanto ben fatto -con un soggetto così aderente alla realtà e al dramma vissuto, recentemente, da tanti onesti risparmiatori- ma anche (purtroppo) “istruttivo” ; forse dovrebbe essere fatto vedere (uso il condizionale anche se vorrei sbagliarmi e sapere che già lo si stia facendo) anche nelle scuole in cui si vorrebbero impartire (come si legge, talvolta) lezioni di “educazione finanziaria” (a volte, sono rimasto perplesso nel leggere iniziative o progetti in collaborazione proprio con chi già dovrebbe -o avrebbe dovuto- impedire abusi bancari).

Antonio Albanese, nel film, è Antonio Riva, un onesto lavoratore e risparmiatore che, felicissimo appena la figlia Emilia gli annuncia che si sarebbe sposata, si reca in banca per sapere come poter avere, al più presto, a disposizione l’importo necessario per vedere realizzato quello che riteneva essere il suo sogno da padre: quello di provvedere a tutto per festeggiare l’amata figlia che avrebbe portato all’altare. Il direttore gli consiglia di non toccare le azioni che viaggiavano “a vele spiegate“. Antonio resta stupito già nello scoprire di essere azionista della stessa banca piuttosto che obbligazionista. Gli viene consigliato, quindi, di lasciare viaggiare le sue azioni e di sottoscrivere un finanziamento per ottenere quanto gli sarebbe servito (circa 30 mila euro) visto che il costo -a dire del direttore- sarebbe stato pagato con lo stesso rendimento delle azioni. La fiducia nella propria banca è tale che, inizialmente, rifiuta di leggere anche il giornale che gli viene messo sotto agli occhi con la notizia della grave crisi in cui versava “l’istituto” . Le informazioni cominciano a diffondersi e un suo amico si ritrova in un letto di ospedale per il dolore dopo avere visto in fumo il frutto di una vita di lavoro e sacrifici anche di domenica. Il film rappresenta esattamente non solo quanto, più di una volta, avvenuto negli ultimi 10-15 anni a causa del dissesto di banche, delle conseguenti perdite economiche subite da risparmiatori “truffati”, ma anche i danni alla salute, dall’insonnia al vero e proprio danno biologico o psichico. Non mancano, poi, gli “amici” che, da una parte, pensano di “aiutarlo” e, dall’altra, lo fanno sentire un “deficiente” come se avesse compiuto “una fesseria”. Non manca, nemmeno, chi lo consiglia di stare “tranquillo” rassicurandolo che la banca mai sarebbe potuta fallire e fosse solo in momentanea difficoltà sottacendo, però, che la propria tranquillità derivava dall’essersi già, lui, messo al sicuro vendendo le azioni prima dell’inizio della tempesta.

Credo che il film vada particolarmente apprezzato anche per il coraggio di chi lo ha scritto, prodotto e distribuito, soprattutto in un Paese in cui spesso si avverte -pure da chi avrebbe il dovere di informare- un timore che si possa sospettare o mettere in dubbio la correttezza delle banche (finanziatrici di imprese o di giornali se non, addirittura, negli stessi c.d.a.) e, al contrario, sembra più frequente e facile vedere attribuite colpe e responsabilità in capo all’utente bancario. Un film, oltre che con una storia ispirata dalla triste e recente realtà, “coraggioso” fino ai titoli di coda preceduti, in sequenza, dalle scritte e da una dedica “Negli ultimi anni decine di miliardi di euro sono andati in fumo nei crac bancari” – “Pochi privilegiati sono riusciti a mettere al riparo i loro soldi“- “Centinaia di migliaia di persone non ci sono riuscite. Questo film è destinato a loro“.

Non nascondo che il film mi è piaciuto molto anche per ragioni “professionali”, oltre che per avere “provato”, purtroppo, da vicino, esperienze e sofferenze familiari non molto diverse a causa di gravissimi abusi bancari rimasti finora impuniti. Quale difensore, da oltre 20 anni, di utenti, ho visto e vedo, quasi quotidianamente, le difficoltà o i drammi determinati da abusi aventi un’origine diversa da quella del “risparmio tradito” -ossia, dagli addebiti illegittimi su rapporti bancari- e, dunque, da un angolo visuale differente ma con un elemento comune: quello degli irrimediabili danni non solo patrimoniali ma a vari altri diritti fondamentali della persona. Storie di imprenditori o consumatori distrutti a causa di pretese bancarie che si sono rivelate indebite, all’esito dei giudizi, fino a rivelare che il saldo era a credito piuttosto che a debito o che gli interessi richiesti erano “manifestamente usurari” e che, nel frattempo, hanno visto lo stravolgimento della propria vita, la distruzione della propria impresa e l’esclusione dal mercato, l’ingiusta perdita del patrimonio, la compromissione della propria immagine, la compromissione della vita familiare o l’insorgenza di patologie. A tale ultimo proposito, sin dal 2015, a partire dalla quinta edizione del mio manuale “Anatocismo bancario e vizi nei contratti“, ho dedicato alcuni paragrafi proprio ai danni alla salute da abusi bancari. La giurisprudenza civile, per fortuna e grazie alla competenza e serietà di tanti magistrati, è, da una parte, confortante per le innumerevoli pronunce con le quali si è rideterminata la posizione contabile o si è restituito il maltolto sebbene, dall’altra parte, non manchino, sotto alcuni profili, contrasti interpretativi della legge che nemmeno dovrebbero sussistere. Ma quanti sono gli abusi bancari rimasti impuniti? E’ possibile che, a fronte di tanti risparmiatori che hanno ingiustamente sofferto o perso i propri risparmi, o di imprenditori che hanno visto la distruzione o il fallimento della propria impresa -non potendosi dimenticare, peraltro, qualcuno che “non ha retto”, sentendo come una vergogna il non riuscire ad affrontare le necessità economiche dopo, magari, una ingiusta revoca del conto- o di quanti hanno ingiustamente perso anche la casa, a fronte perfino di pronunce civili che hanno accertato la responsabilità della banca per la perdita subita dal risparmiatore o l’illegittimità della pretesa non vi siano stati funzionari bancari severamente puniti con sentenze definitive?

Consiglio vivamente la visione di “Cento domeniche” (Regia: Antonio Albanese. Cast: Antonio Albanese, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Donatella Bartoli, Bebo Storti, Giulia Lazzarini, Elio De Capitani, Liliana Bottone, Carlo Ponta). Lo si può vedere ancora sulle principali piattaforme streaming: un film che spero continui ad essere visto e che faccia riflettere.

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Interessante iniziativa di Adicu a difesa dei cittadini e degli utenti bancari

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 13 Maggio 2023

Fa sempre piacere constatare l’impegno e la sensibilità delle associazioni dei consumatori a difesa dei cittadini e degli utenti bancari. E’ anche per questo che apprezzo l’iniziativa di Adicu, da anni nota per l’attività a difesa dei consumatori, di aprire uno sportello a cui potranno rivolgersi i cittadini per avere informazioni o assistenza.

Riporto di seguito il link della notizia, pubblicata sul sito del quotidiano Paeseroma:

Apertura nuovo sportello Adicu: Difendersi dal Fisco e dalle Banche – PaeseRoma

Apertura nuovo sportello Adicu: Difendersi dal Fisco e dalle Banche – PaeseRoma

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Ospite del portale Foroeuropeo per una rassegna di recenti pronunce giurisprudenziali relative al contenzioso bancario

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 22 giugno 2022

Ringrazio il portale Foroeuropeo per avermi invitato, ancora una volta, ieri 21 giugno 2022, per fornire un aggiornamento sulle più recenti pronunce in merito ad alcune questioni che emergono, frequentemente, nel contenzioso tra banche e utenti. Il seminario è stato trasmesso in videoconferenza di gruppo a distanza. E’ stato accreditato dal CNF con riconoscimento, ai partecipanti, di due crediti per la formazione continua degli avvocati. Insieme al collega avv. Daniele Rossi abbiamo parlato delle seguenti tematiche:

Tan e Teg creditore identici: recenti pronunce giurisprudenziali riguardo alla verifica dell’effettiva reciprocità della capitalizzazione
La prescrizione dell’azione di ripetizione degli indebiti
La nullità delle fideiussioni con clausole in violazione della normativa antitrust dopo Cass. S.U. 41994/21
Cessione e prova della titolarità del credito
Rifiuto della banca al dialogo in fase di mediazione ed effetti sul decreto ingiuntivo opposto
Sovrafinanziamento e riflessi sostanziali e processuali sul rapporto di mutuo. In attesa della decisione delle Sezioni Unite
Un utile strumento a tutela dell’abitazione del consumatore: la sospensione della procedura esecutiva ex art. 41 bis d.l. 124/2019 come modificato dall’art. 40 ter della legge n. 69/21 di conversione del d.l. n. 41/21

Pubblico di seguito la videoregistrazione estratta dal canale Youtube del foroeuropeo

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La sospensione dell’esecuzione sull’abitazione del consumatore per rinegoziazione del mutuo – Webinar il 6 maggio 2022, organizzato da GM Giuridica

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 Maggio 2022

Parteciperò volentieri, anche quest’anno, all’attività formativa organizzata da G.M. Giuridica.

Venerdì 6 maggio p.v., dalle 15,30 alle 17, il ciclo di webinar sul diritto bancario inizierà con un incontro su “La sospensione dell’esecuzione sull’abitazione del consumatore per rinegoziazione del mutuo“: strumento, previsto dall’art. 41 bis del d.l. 124/2019, così come modificato dall’art. 40 ter d.l. 41/2021 convertito in legge n. 69/2021, che, in presenza di alcuni presupposti, consente al “consumatore” di chiedere ed ottenere la sospensione della procedura esecutiva al fine di salvaguardare la propria abitazione e richiedere la rinegoziazione del mutuo o un finanziamento finalizzato all’estinzione del debito. Vari provvedimenti giurisprudenziali hanno già fornito importanti chiarimenti sulle condizioni necessarie e sufficienti per l’ammissibilità dell’istanza e riconosciuto il diritto del consumatore a beneficiare del periodo di sospensione disposta dal Giudice. L’applicazione pratica dello strumento recentemente introdotto dal legislatore ha, però, fatto emergere anche alcuni interrogativi. Per informazioni sulle modalità di iscrizione è possibile scrivere all’indirizzo email dell’organizzatore riportato nella locandina. E’ stato richiesto l’accredito per la formazione continua professionale.

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Una mia nota pubblicata su Diritto.it: Nei rapporti di conto corrente bancario, è illegittima la capitalizzazione se il tasso nominale e il tasso effettivo annuo creditore coincidono

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 18 febbraio 2022

Pubblico di seguito il link alla mia nota a Cass. civ., Sez. VI, ord. 10 febbraio 2022, pubblicata su Diritto.it. Per leggere o scaricare, invece, la nota in formato pdf, cliccare qui.

Nei rapporti di conto corrente bancario, è illegittima la capitalizzazione se il tasso nominale e il tasso effettivo annuo creditore coincidono

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Il lupo perde il pelo ma non “il vizio”. Ancora una volta, dopo le condanne da parte dei Giudici, gli intermediari bancari bussano alla porta del legislatore

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 22 agosto 2020

La riproduzione anche parziale del contenuto del blog è riservata. E’ consentita la riproduzione solo citando la fonte o il link del blog o del singolo post

La Corte di Giustizia, con sentenza dell’11 settembre 2019 (ormai nota come “sentenza Lexitor“), nel decidere sul quesito “Se la disposizione contenuta nell’articolo 16, paragrafo 1, in combinato disposto con l’articolo 3, lettera g), della direttiva [2008/48], debba essere interpretata nel senso che il consumatore, in caso di adempimento anticipato degli obblighi che gli derivano dal contratto di credito, ha diritto ad una riduzione del costo totale del credito, compresi i costi il cui importo non dipende dalla durata del contratto di credito in questione” ha dichiarato che: “L’articolo 16, paragrafo 1, della direttiva 2008/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, relativa ai contratti di credito ai consumatori e che abroga la direttiva 87/102/CEE del Consiglio, deve essere interpretato nel senso che il diritto del consumatore alla riduzione del costo totale del credito in caso di rimborso anticipato del credito include tutti i costi posti a carico del consumatore“.

Sull’inserto settimanale Plus de Il Sole 24 Ore di sabato 22 agosto è pubblicato un interessante articolo (di A. Criscione) dal titolo “Lexitor, ora si profila l’intervento legislativo” e sottotitolo: “Gli intermediari premono per evitare l’applicazione della sentenza al passato. Soluzione allo studio” nel quale è ricordato il contrasto sorto, nella giurisprudenza di merito, riguardo agli effetti della pronuncia emessa, lo scorso anno, dalla Corte di Giustizia UE. I Giudici di Lussemburgo hanno deciso, in sostanza, che, in caso di estinzione anticipata di contratti di credito al consumo (tra i quali rientra il contratto con cessione del V dello stipendio), il consumatore ha diritto alla restituzione, in rapporto alla restante durata del contratto, non solo delle spese “recurring” ma anche di quelle non dipendenti dalla durata del contratto (up front).

Sebbene l’ABF (Arbitro Bancario e Finanziario), con pronuncia del Collegio di coordinamento dell’11 dicembre 2019, abbia recepito il principio affermato dai Giudici sovranazionali, nella giurisprudenza di merito si è registrato un contrasto tra un orientamento che ha escluso la diretta applicabilità della pronuncia dei Giudici lussemburghesi e un altro che l’ha invece ritenuta vincolante nell’interpretazione della norma di cui all’art. 125 sexies del Testo Unico bancario .

A fronte della possibilità (visto anche l’aumento di pronunce, soprattutto dei Giudici di secondo grado, con le quali sono state accolte le domande, proposte dai consumatori, di restituzione sia dei costi up front che di quelli recurring) che gli intermediari siano costretti a restituire gli ulteriori importi richiesti dai consumatori che abbiano estinto anticipatamente il finanziamento -secondo quanto riportato nell’articolo su Plus-Sole 24 Ore- sarebbe stato richiesto un intervento normativo: il Ministero dell’Economia starebbe cominciando a istruire la pratica con la possibilità di un intervento nella prossima manovra finanziaria. Secondo quanto si desume dalla notizia riportata sull’inserto settimanale, l’intervento legislativo sarebbe stato sollecitato con la giustificazione che gli intermediari italiani avrebbero agito “in buona fede” in conformità alle indicazioni delle autorità nazionali, secondo le quali il rimborso andava limitato alle spese recurring.

Un simile tentativo di chiedere soccorso al legislatore dopo pronunce, da parte di Giudici sovranazionali e nazionali, che possano risultare sfavorevoli al settore bancario-creditizio, non meraviglia ma, di certo, rattrista: può suscitare al cittadino la sensazione che vi siano politici o “tecnici”, magari nemmeno eletti, disponibili ad assecondare le istanze di lobbies cambiando le regole, magari con efficacia retroattiva, in contrasto con le decisioni dei Giudici.

Se così fosse si assisterebbe a qualcosa di già visto, un dejavu. Reazione analoga a quanto già avvenuto in seguito alle pronunce della Corte di Cassazione, nel marzo 1999, con le quali si riconobbe l’inesistenza di un uso normativo idoneo a derogare al divieto di anatocismo e a cui seguì, dopo meno di cinque mesi, l’intervento del legislatore che, col decreto legislativo n. 342, modificò l’art. 120 Tub legittimando, sia pure a determinate condizioni, la capitalizzazione. Ma non solo. Si tentò di legittimarla anche per il passato: tentativo di sanatoria che, tuttavia, falli’ visto che la Corte Costituzionale, con sentenza del 17 ottobre 2000, dichiarò incostituzionale il terzo comma dell’art. 120 (quello che, appunto, sanciva la “sanatoria” per il passato).

Ancora. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, con sentenza 2 dicembre 2010, si pronunciò in merito alla decorrenza del termine di prescrizione del diritto alla ripetizione degli importi indebitamente corrisposti nel rapporto di conto corrente riconoscendo che la prescrizione inizia a decorrere dal “pagamento” e non dall’annotazione degli oneri non dovuti e, se il versamento è avvenuto nell’ambito di un rapporto di affidamento, deve essere verificata la natura ripristinatoria o solutoria dell’importo corrisposto: nella prima ipotesi, la prescrizione inizierebbe a decorrere dalla chiusura del rapporto. Ancora una volta, la decisione, probabilmente, non fu particolarmente gradita. Dopo meno di due mesi, in sede di conversione del decreto legge 29 dicembre 2010 (c.d. “milleproroghe”) fu inserito un emendamento e introdotta una norma di interpretazione autentica dell’art. 2935 cod. civ. prevedendosi che, nei rapporti di conto corrente, la prescrizione relativa a diritti nascenti dall’annotazione iniziasse a decorrere dall’annotazione stessa e, “in ogni caso”, non si sarebbe fatto luogo alla restituzione degli importi già versati. Anche in questo caso, la Corte Costituzionale, con sentenza del 5 aprile 2012, n. 78 dichiarò incostituzionale la norma di cui all’art. 2, comma 61, del d.l. 225/2010.

Ora, dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’11 settembre 2019 e l’aumento delle pronunce dei Giudici italiani che ritengono vincolante l’interpretazione fornita dai Giudici di Lussemburgo relativamente alla quota delle voci di costo che dovrebbero essere restituite al consumatore il quale abbia estinto anticipatamente il contratto di credito al consumo, sembrerebbe richiesto nuovamente aiuto al Legislatore. La giustificazione del richiesto aiuto -secondo quanto si desume dalla lettura dell’articolo del settimanale- sembrerebbe fondata sul rispetto di quanto indicato dalle Autorità nazionali, ossia, che sarebbe dovuto il rimborso solo del costo dipendente dalla durata del contratto. Si vedrà nei prossimi mesi se, davvero, vi sarà l’ennesimo intervento normativo a favore di banche o finanziarie, in contrasto con quanto deciso dalla Corte di Giustizia UE e da vari Giudici nazionali, oppure, se il “Governo del cambiamento” e il Parlamento vorranno dimostrare che non vi può essere valida giustificazione fondata su istruzioni di Autorità che siano in contrasto con le fonti di diritto sovranazionale, con la Costituzione e con la Legge. Una “sanatoria” per il passato, oltre ad essere in contrasto con il principio di irretroattività della Legge, non terrebbe conto, poi, che, come ricordato nella motivazione della pronuncia della Corte di Giustizia, l’articolo 22 della Direttiva 2008/48 CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008 intitolato «Armonizzazione e obbligatorietà della direttiva», stabilisce che “«1. Nella misura in cui la presente direttiva contiene disposizioni armonizzate, gli Stati membri non possono mantenere né introdurre nel proprio ordinamento disposizioni diverse da quelle in essa stabilite“.

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Dal sito Corriere.it: “Amazon responsabile per prodotti difettosi venduti online” 

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 21 agosto 2020

Una decisione che potrebbe costituire un precedente, a tutela dei consumatori, anche dinanzi alle giurisdizioni dell’U.E.

Pubblico di seguito il link dell’articolo pubblicato sul sito Corriere.it

Sorgente: Amazon responsabile per prodotti difettosi venduti online – Corriere.it

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