
La lettura di vari siti internet, i servizi dedicati da quotidiani e telegiornali (anche nazionali) a casi di usura ed estorsione suscitano l’impressione che, nel corso degli ultimi anni, non sono state poche le vittime che, dopo avere denunciato, si sono trovate prive delle tutela che si aspettavano dallo Stato e dalle Istituzioni. In alcuni casi, addirittura, sono state costrette a rivolgersi ai giudici amministrativi per ottenere il riconoscimento dei diritti previsti dalla legge e che un’apposita struttura dovrebbe assicurare con tempestività senza costringere le vittime, dopo avere denunciato gli usurai o estorsori, a chiedere giustizia anche nei confronti della pubblica amministrazione. La lentezza sia della giustizia che nella definizione del procedimento per la concessione dei previsti benefici economici, in vari casi, ha non solo aggravato la loro situazione economica ma, addirittura, determinato il paradosso di causare il fallimento dell’imprenditore, con la conseguente distruzione dell’impresa o, finanche, la vendita della propria abitazione a causa della stessa condotta degli imputati. Credo che, a volte, sarebbe sufficiente l’applicazione del criterio di interpretazione cd. "sistematica" della legge o la riflessione sulla ratio, ossia, sullo scopo che la legge intende perseguire, per applicarla nella maniera più corretta. In un Paese con un numero elevatissimo di condanne per la durata eccessiva dei processi, si dovrebbe assicurare all’imprenditore- professionista vittima che denuncia gli usurai ed estorsori una pronta tutela per evitare che la sua impresa od attività, nelle more della definizione del procedimento per la concessione dei benefici economici previsti dalla legge, sia distrutta e che, magari, a distruggerla siano gli stessi imputati. Ho sempre ritenuto che un’applicazione attenta della legge (non solo della normativa speciale cd. antiusura ed antiracket ma, soprattutto, del codice penale, di procedura penale, civile e di procedura civile, della legge fallimentare, ecc.) già consentirebbe di assicurare una tutela efficiente ed evitare alcuni assurdi paradossi che si sono verificati nel corso degli ultimi anni. Più di una volta, infatti, già i giudici amministrativi hanno affermato il principio che i benefici economici di cui alle leggi 44/99 e 108/96 sono dovuti anche all’imprenditore-vittima a cui carico pende una sentenza di fallimento; altre volte i giudici ordinari hanno anche affermato il principio che non può essere dichiarata fallita la vittima che abbia richiesto ed ottenuto il provvedimento di sospensione per trecenti giorni ex art. 20 l. 44/99. E’ ovvio che se una legge di riforma della normativa vigente può servire a sancire espressamente i diritti già riconosciuti dalla giurisprudenza -in modo da evitare il ripetersi di errori interpretativi contribuendo, così, ad una tutela effettiva delle vittime- essa non può che essere apprezzata. Ho già scritto nei precedenti post che il disegno di legge approvato al Senato ed, attualmente, all’esame della Camera dei Deputati costituisce, di certo, un apparente passo in avanti. Ritengo, tuttavia, che siano necessari alcuni emendamenti al fine di evitare che, ancora una volta, erronee interpretazioni possano rivelarsi dannose per le vittime. E’ per questo che, come consentito dall’art. 50 della Costituzione e dai Regolamenti parlamentari, ho redatto ed inviato alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati la mia proposta-petizione di emendamenti. Penso che sarebbe molto utile che non solo ogni vittima ma anche ogni cittadino che condivida la mia proposta la sostenga con un gesto semplicissimo: una firma; un gesto, anzi, che, per i pratici di "internet", richiede ancora meno tempo rispetto a quello che si impiega per prendere carta e penna. Vari amici (ma anche persone con cui, ormai, condividiamo lo scambio di opinioni su facebook o sui vari siti e blog) l’hanno fatto un minuto dopo averli avvisati di aver predisposto "l’elenco virtuale". La mia petizione è già pervenuta alla Camera dei Deputati. Sarebbe utile, però, il sostegno di tutti raccogliendo quante più firme possibile. Ho inserito la mia petizione (oltre che nel precedente post si può leggere anche cliccando qui) sulla piattaforma firmiamo.it. Chiunque intenda leggerla e, se condivisa, sottoscriverla, può cliccare qui o sullo striscione scorrevole sopra, all’inizio della pagina di questo mio blog. Dopo avere inserito ed inviato i dati seguendo le semplicissime istruzioni, ricordo di andare nella casella di email che si è indicata e cliccare sul link indicato (altrimenti il proprio nome non comparirà nell’elenco). Un’ulteriore modo per sostenere la mia petizione, infine, è, ovviamente, il commento a questo post o a quello immediatamente precedente ricordando, magari, di inserire il proprio nome e cognome (che, tra l’altro, è un gesto di educazione quando si lascia un commento e non si vuole restare "anonimo"). Chi ha un sito o un blog, poi, può diffondere la raccolta di firme incollando uno dei due banner come quelli indicati qui sotto e di cui trova i codici cliccando su "diffondi" nella pagina della petizione (clicca qui o su www.firmiamo.it/tutelaeffettivadellevittimediusuraedestorsione). Varie persone mi hanno chiesto di conoscere le posizioni assunte dai parlamentari in merito alle proposte suggerite. Ho inserito nel post precedente il link della pagina del sito della Camera dei Deputati da cui è possibile leggere i lavori e gli interventi dei parlamentari sul disegno di legge in questione. Ringrazio sin da ora tutti coloro che, dimostrando sensibilità alle vittime e la necessità di una vera riforma (che non sia solo "sulla carta"), hanno già contribuito o contribuiranno a diffondere la mia, anzi, la nostra petizione. Roberto Di Napoli
P.S.: ho notato che, da ieri 5 Giugno, non risultano nell’elenco su firmiamo.it alcune delle firme di amici che avevano firmato il giorno prima (che, tuttavia, risultano nella mappa). Credo che si tratti, soltanto, di un errore temporaneo della piattaforma (le firme, comunque, non sono andate perse e saranno tutte inoltrate alla Camera) ed, in ogni caso, chi non dovesse trovare il proprio nome nell’elenco può lasciare, eventualmente, anche un commento qui, oltre, ovviamente, a stampare la petizione e inviarla autonomamente, via fax, alla Camera dei Deputati.
Per copiare e incollare sul sito o blog il codice dei banner per diffondere la petizione, clicca qui


















Quando si parla di usura ed estorsione, una affermazione che, costantemente, si legge o si ascolta da vari “soggetti” è l’insufficiente numero di denunce. Penso, invece, che le vittime denuncino e sarebbero, anzi, ancora, più numerose e pronte a denunciare se avessero la sicurezza di una tutela effettiva e in tempi ragionevoli! Penso che chi continui a sostenerne il numero esiguo rispetto alla vastità del fenomeno dovrebbe, innanzitutto, avviare delle indagini accertando il numero e la data di presentazione delle denunce -magari, anche leggendo le motivazioni di alcune ordinanze di archiviazione- e valutare la durata dei procedimenti finalizzati alla concessione dei benefici promessi dallo Stato; dovrebbe, poi, leggere sia le varie, disperate richieste d’aiuto inviate da quelle vittime che, denunciando e chiedendo i benefici di cui alla normativa antiusura ed antiracket, hanno creduto e vogliono continuare a credere allo Stato e alle Istituzioni sia, infine, le risposte (se ci sono) delle Prefetture o dell’ufficio del Commissario Straordinario del Governo e del Comitato di solidarietà. Ci sono stati casi (troppi, a mio avviso) nei quali le vittime (vd. caso “Orsini”, caso “Di Napoli”, caso “De Masi”) si sono dovuti rivolgere al giudice amministrativo per vedersi riconosciuto ciò che un Paese civile e un’apposita struttura -i cui costi gravano su tutti i contribuenti, tra cui, proprio le vittime- dovrebbero assicurare con la massima tempestività! 

