
Il mio intervento circa a 22 minuti dall’inizio.
Parlare di usura bancaria, fino a pochi anni fa, era rischiosissimo: si rischiava di apparire ridicoli. Ancora oggi c’è molta ignoranza sul tema e, a volte, nemmeno chi ne è vittima è consapevole della precisa causa della sua rovina. Esiste e si conosce l’usura ma ho la sensazione che ci siano “soggetti” che avvertono un certo fastidio nel sentire l’aggettivo “bancaria”. Come può accadere che una banca sia accusata di usura od estorsione? Quando l’interesse applicato dalla banca è usurario? Come fa una banca a richiedere interessi usurari? Perchè gli imprenditori che denunciano non ricevono immediata tutela?
Poche volte giornali o trasmissioni televisive si sono occupati di quello che ritengo il motivo principale della crisi economica italiana. Ancora più raramente se ne occupano i partiti politici (indebitati, “vincolati” da rapporti di anticipazione e cessione del credito di quanto a loro spettante a titolo di rimborso elettorale o, per quale altro motivo?) Eppure, dalla lettura di riviste o testi giuridici, emerge, almeno a partire dal 1999, il crescente numero di condanne nei confronti degli istituti di credito per restituzione del maltolto o per risarcimento dei danni derivanti dalle indebite segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Continuano a crescere, poi, anche da parte dei magistrati penali, le richieste di rinvio a giudizio e già ci sono state alcune condanne per “usura bancaria”.
E’ stata interessantissima la puntata de “L’Italia in diretta” andata in onda, lunedì 15 Febbraio, su La9, canale visibile anche su sky 876 o sul sito internet dell’emittente (cliccare qui per vedere il video integrale della puntata).
Eccellente la conduzione da parte del direttore Fabio Massimo Scelpi che, oltre che per il coraggio e la professionalità, ringrazio della considerazione avendomi invitato a partecipare con un collegamento telefonico (si può ascoltare il mio intervento spostando il cursore dopo circa 22 minuti).
Molto interessanti, oltre agli interventi telefonici e alle testimonianze di vari imprenditori e professionisti, tra cui il dott. Giovanni De Matteis che ha rappresentato casi di usura bancaria derivante da mutui, gli interventi degli ospiti presenti, ossia, del dott. Gaetano Baldi e della dottoressa Daniela Russo, rispettivamente, direttore responsabile e direttrice editoriale di
Libero Reporter(forse, l’unico mensile che, da tempo, si occupa costantemente del problema dell’usura bancaria), del dott. Gianni Frescura e dell’imprenditore- vittima ing. Battistello. Nel corso della puntata sono state ricordate le più frequenti cause di usura, tra cui l’anatocismo, ossia, l’applicazione di interessi su interessi, nonchè le difficoltà in cui si possono trovare, da un giorno all’altro, le imprese a causa delle indebite segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Molto interessanti anche gli interventi di vari cittadini o imprenditori che hanno lamentato anche la scarsa tutela da parte di alcuni magistrati o delle Istituzioni.
E’ possibile vedere l’intervento per intero e l’intera puntata dell’interessante trasmissione accedendo al sito internet di La9 (all’interno della trasmissione “Italia in diretta”) oppure, direttamente, cliccando qui.
Spero che anche altri canali o media nazionali, esercitando il diritto- dovere di informazione, con lo stesso coraggio manifestato da La9, da Libero Reporter o da altri giornalisti, continuino ad occuparsi del gravissimo problema. Roberto Di Napoli



















La dichiarazione odierna del Ministro Tremonti non può che essere apprezzata e costituire un motivo di speranza per quanti, risparmiatori, consumatori o imprenditori, hanno subito i più gravi soprusi da parte delle banche. La precisazione del Ministro dell’Economia secondo cui i prossimi interventi statali devono essere intesi quali aiuti a tutela del risparmio e non delle banche e che, in caso di fallimento degli istituti di credito, i manager devono andare o a casa o in galera, sarebbe, tuttavia, ancora più apprezzabile se il Ministro prendesse atto che l’attuale crisi in Italia è aggravata anche da altri fatti che costituirebbero il presupposto, già ora, per mandare in galera vari manager se la Giustizia funzionasse correttamente. L’economia italiana nonchè migliaia di famiglie sono state e sono, infatti, gravemente danneggiate a causa di pretese che, sebbene la parte sana, imparziale, onesta e preparata della magistratura, da oltre un decennio, ritiene illegittime, le banche continuano ad avanzare nei confronti delle imprese, di certo, più deboli rispetto alla potenza dei colossi bancari e ai conflitti di interesse presenti in molti magistrati quando si trovano a giudicare. La legittimità di tali pretese, purtroppo, non sempre viene vagliata dai giudici tempestivamente e prima che danneggino gli imprenditori o i clienti bancari. Le banche, infatti, abusando di una norma (art. 50 d.lgs 385/1993) e certificando quali "certi, liquidi ed esigibili" crediti che, invece, tutto sono tranne che certi visto che, spesso, poi, si rivelano infondati all’esito del giudizio (molte volte eccessivamente lungo con costi anche per lo Stato), riescono, spesso, ad ottenere decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi sufficienti a distruggere un’impresa -con conseguente licenziamento dei dipendenti- o a distruggere la serenità, la salute e la dignità di una persona o di famiglie. Non può essere dimenticato -e il Ministro dell’Economia e della Giustizia sanno benissimo- che, nonostante sin dal 1999, la giurisprudenza unanime continua a ribadire il divieto di interessi su interessi, delle commissioni di massimo scoperto non validamente pattuite e il diritto alla restituzione di quanto ingiustamente pagato dalle imprese nel corso del rapporto, le banche, probabilmente certe dell’impunità e della loro onnipotenza, continuano, indisturbate, a richiedere decreti ingiuntivi o istanze di fallimento. A concederli, più di una volta, sono stati magistrati in situazioni, a mio avviso, simili o forse più gravi dei conflitti di interesse di cui quotidianamente si accusa trovarsi Berlusconi o chi, comunque, è stato eletto dal popolo. Posso fornire la prova, infatti, di una sentenza di fallimento emessa, alcuni anni fa, da un collegio composto da un magistrato parte mutuataria (al 4% circa nel 1999), e da un altro giudice, invece, correntista, di quelle stesse banche (rapppresentate da funzionari indagati per usura ed estorsione) che la richiedevano; è nota e, qualche volta, pubblicizzata anche negli uffici giudiziari l’esistenza di convenzioni tra determinate banche e magistrati che, solo per questo motivo, avrebbero l’obbligo, piuttosto che giudicare laddove parte è quella banca, di astenersi e far assegnare la causa ad altro giudice. Solo per avere un’idea di quanto incide il solo addebito di interessi su interessi e di come, spesso, il saldo del conto corrente (soprattutto relativi a rapporti sorti prima del 2000) non coincide con quello che la legge e la giurisprudenza ritengono lecito, faccio un esempio ipotizzando un tipico contratto di conto corrente con apertura di credito ad un tasso "normale" fino a non molti anni fa: l’utilizzo di un affidamento di 100.000.000 di vecchie lire al tasso del 20% annuo dovrebbe diventare, in dieci anni, circa trecentomilioni di vecchie lire; secondo i calcoli della banca, ossia, a causa dell’anatocismo, ne diventerebbero oltre settecento; in vent’anni, si trasformerebbero in oltre un miliardo; se si applica anche la commissione di massimo scoperto dell’1% diventano oltre quattromiliardi. Si pensi a quante imprese fatte fallire, a quante persone o famiglie, ancora oggi, private della serenità e a quanti mutui con ipoteca immobiliare stipulati per coprire debiti, in realtà, insussistenti verso le stesse banche. La pretesa di somme non dovute con la minaccia di azioni legali esercitate per fini diversi da quelli consentiti dall’ordinamento costituisce l’elemento di un grave reato. Sarebbe sufficiente, dunque, Illustre Ministro, che i giudici applicassero severamente le leggi già esistenti per spedire in galera o per mandare a casa -sospendendone le funzioni – vari dirigenti che, ancora in circolazione, continuano, invece, a contribuire alla crisi dell’economia e alla distruzione di tante imprese e famiglie. Sono sicuro che se le banche fossero costrette a rinunciare a pretese illecite e se gli amministratori o direttori fossero severamente puniti -previa sospensione delle funzioni- in caso di richiesta di somme non dovute, si otterrebbero benefici, innanzitutto, nel funzionamento della giustizia civile (e, in primo luogo, nel settore delle esecuzioni immobiliari e mobiliari che verrebbe "depurato" a vantaggio, anche in termini di durata delle procedure, dei creditori effettivi ed onesti); ne deriverebbe, inoltre, di sicuro, un sensibile rilancio dell’economia e della voglia degli imprenditori di "fare impresa" con garanzia della certezza del diritto piuttosto che dell’impunità di tanti estorsori ed usurai impuniti. Roberto Di Napoli