Qualche settimana fa, nel mio precedente post, avevo espresso alcune mie considerazioni su alcuni recenti interventi legislativi che, ancora una volta, appaiono a tutto vantaggio per le banche. Tra questi, la modifica del meccanismo di determinazione del tasso soglia oltre il quale, come è noto, si configurerebbe l'elemento oggettivo del reato di usura (sempre che il cosiddetto decreto sviluppo dovesse essere convertito in legge nel testo approvato dal Governo).
Non credendo alla giustificazione pubblicizzata (che ritengo inverosimile) -ossia, quella di consentire alle banche di concedere, a tassi più elevati e senza incorrere nel rischio di commettere il reato di usura, mutui alla clientela prima esclusa dal mercato del credito- avevo manifestato la triste sensazione che, ancora una volta, i politici si disinteressano della situazione gravissima in cui versano le famiglie e le imprese, rivelando una maggiore "sensibilità" agli interessi delle banche e dei più potenti.
Ancora più sorpeso resto nel leggere alcune dichiarazioni del Ministro dell'Economia Tremonti.
Ricordo, innanzitutto, che circa tre anni fa, all'inizio della crisi economica (o meglio, secondo me, della pubblicizzazione del nuovo alibi di una crisi che, in Italia, c'è da decenni anche per colpa degli abusi e delle pretese bancarie, spesso infondate), il Ministro aveva dichiarato qualcosa del tipo "Se le banche falliscono, banchieri a casa o in galera". In questo mio modestissimo spazio del blog avevo scritto ciò che tuttora penso , ossia, che forse, alcuni, in galera, dovrebbero starci da tempo, e spiegavo le ragioni (cliccare qui per leggere il post del 12 novembre 2008).
Due mesi fa, non essendo cambiata (ma, al massimo, peggiorata) la situazione nella quale si trovano migliaia di imprenditori e consumatori (costretti, spesso, a difendersi da pretese delle banche che, all'esito di lunghi e costosi giudizi, si rivelano infondate o ben inferiori a quelle all'inizio vantate nei confronti dei più deboli), l'on. Scilipoti, di fronte alle sue proteste nei confronti di quanto inserito nel decreto "milleproroghe", subì una durissima reazione del Ministro Tremonti (cliccare qui per leggere uno dei tanti articoli riportanti la notizia) che, a differenza di quanto da oltre un decennio ininterrottamente dichiarato dai giudici, manifestò di preferire le ragioni delle banche. Ecco quale sarebbe stata la risposta del Ministro all'on. Scilipoti: "Basta con questa storia! Mi avete rotto con questo anatocismo! Anche le banche hanno le loro ragioni".
Il decreto milleproroghe è stato approvato ma i giudici, per fortuna, a distanza di pochissimi giorni, non hanno esitato a chiarire l'inapplicabilità in materia di interessi anatocistici o a sollevare la questione di legittimità costituzionale della norma.
Nei giorni scorsi, invece, dopo la diffusione di notizie da parte di giornali e televisioni delle migliaia di proteste del popolo di vessati dagli abusi di Equitalia, il Ministro ha manifestato preoccupazione di fronte alle "troppe ganasce fiscali" e a sanzioni da parte del fisco che assomigliano …. all'anatocismo.
Due giorni fa, ancora, durante un convegno organizzato dall'Abi, avrebbe affermato "In altri Paesi le banche hanno avuto bisogno della mano pubblica (…) Da noi il sistema non è dovuto ricorrere a denaro pubblico. Questo ci è riconosciuto ed è considerato". Capisco, forse, le ragioni e ho aggiunto su facebook la mia opinione: "Certo. Le banche, con anatocismo e oneri non dovuti, hanno rubato a imprese e famiglie. Non hanno avuto bisogno dello Stato che le aiuta "solo" con leggi come il d.l. "sviluppo" che alza tassi usura. I cittadini aspettano prox elezioni." . Non capisco, invece, quale sia la vera opinione di Tremonti sull'anatocismo, ossia, sulla capitalizzazione degli interessi che, pur dichiarata illegittima dai giudici di merito e di legittimità, ha distrutto imprese e famiglie, spesso, private del proprio patrimonio . Lo considera illegittimo a giorni alterni? O si è rotto le scatole del sentire parlare di anatocismo quando si accusano le banche (come sembrerebbe dalla reazione alle giustissime polemiche, nei mesi scorsi, dell'on. Scilipoti) ritenendo giusto che i banchieri, pur non facendo rispettare dalle banche da loro amministrate la legge e la giurisprudenza e senza mai andare un giorno in galera, continuino a guadagnare decine di milioni euro, a ricevere premi speciali alla carriera e gli imprenditori, invece, che siano ridotti in uno stato di "quasi schiavitù"?
Non voglio esprimere mie opinioni politiche nè voglio rischiare, soprattutto in questi giorni di campagna elettorale, di fornire il ben che minimo contributo -che, comunque, lo so bene, proverrebbe da un "quisque de populo"- a nessun politico pur di schieramenti opposti.
Di fronte, però, ad un simile scenario, nel quale, in poco più di due mesi, prima, l'attuale maggioranza parlamentare con la conversione in legge del cd. "milleproroghe" e, dopo, il governo, hanno approvato due tentativi di regali alle banche (li considero tentativi visto che la maggior parte dei giudici, per fortuna, ha già dichiarato l'irrilevanza della norma, salvaguardando gli interessi e diritti dei correntisti), se i cittadini, imprenditori e lavoratori onesti devono continuare ad assistere non solo a simili violazioni del diritto ma anche all'operato di personaggi (non mi riferisco solo al Ministro Tremonti) che, a giorni alterni, dicono una cosa e ne fanno un'altra opposta, non resta che sperare in una cosa: che li mandino a casa!!!
Sono consapevole del rischio: che l'attuale opposizione, qualora al governo, possa fare ancora peggio visto che, già nel 1999, con un governo di sinistra, furono approvate le più grandi norme "filobancarie" come la legge 130/1999 sulla cartolarizzazione dei crediti o il d. lgs. 342/1999 che legittimerebbe la capitalizzazione trimestrale (in parte, poi, vanificato dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 425/2000).
Di fronte ad un governo che continua ad aiutare le banche e al rischio che una diversa maggioranza faccia lo stesso se non peggio, allora, nell'attesa di tempi migliori e con il sogno di politici seri, realmente vicini alle esigenze della collettività, da cittadino, ritengo più equa una soluzione: che chi, negli ultimi mesi, ha continuato ad aiutare le banche a discapito del diritto -e, soprattutto, dei cittadini- prenda atto della costante perdita di consenso e prepari le valigie incamminandosi verso casa a godersi lo stipendio o la pensione strappata (già un lusso dal momento che alcuni farebbero meglio a prendere la zappa e capire cosa significhi il lavoro duro). Arriverebbero altri peggiori? Non fa niente. I cittadini vedrebbero almeno un'alternanza nel farsi fregare! Roberto Di Napoli
P.S.: Il 16 Giugno p.v., a Roma, Federcontribuenti e altre associazioni hanno organizzato una grande manifestazione contro gli abusi di Equitalia e delle banche (cliccare qui per leggere notizie sull'evento). Spero che partecipino migliaia di cittadini in modo che i politici possano ricordare che la sovranità appartiene al popolo, capace, se continuano a favorire le banche, di mandarli a casa. Nel mio precedente post, in fondo, ho pubblicato il link alla pagina dei siti della Camera e del Senato coi nomi dei parlamentari che hanno votato la conversione in legge del decreto "milleproroghe".




















L’anno scorso, grazie anche al prezioso aiuto dei miei amici "grafici" Diego, Laura e Antonio, nasceva (anzi facevo nascere) questo mio blog (cliccare
Il 18 Ottobre del 2006 lo sapevo che la mia famiglia, il giorno dopo, avrebbe, quasi sicuramente, perso il possesso della casa in cui io sono “nato”, salvo, come, ancora, auspichiamo, recuperarla all’esito dei giudizi. Ero, certamente, nervoso ma non disperato. Credo di sapere e dovere distinguere le situazioni di “fatto” da quelle di “diritto”. Le prime mi turbavano, ancora una volta, perchè conoscevo "il contesto" e "i precedenti"; perchè è da quando avevo 11 anni che ho visto che si può essere sparati con una pistola e, successivamente, se si insiste nella punizione dei responsabili, fornendo prove o indizi ai fini della loro individuazione, che si può essere sparati, una seconda volta, anche con l’inchiostro: da parte di chi pensavi ti tutelasse e, invece, procioglie i presunti mandanti non solo mettendoti sotto processo ma, pur dopo essere stato accertato che la fonte di prova non era affatto manomessa, non continuando (riaprendo) nemmeno le indagini per scoprire chi voleva farti fuori! Ho visto che si possono (e un cittadino dovrebbe avere il dovere) chiamare le Forze dell’ordine affinchè impediscano la fissazione di reti metalliche da parte di chi intenda ostacolare l’accesso lungo la battigia e, poi, che tu stesso sia denunciato per minacce salvo, poi, essere assolto in Cassazione …. perchè il fatto non sussiste. Ho capito che questo botta e risposta, questo triste "ping-pong", questo rovesciamento della realtà può ripetersi per 22 volte e per 22 volte puoi avere ragione. Ma, solo, sulla carta perchè, se continui a dare fastidio, a fare il "guastafeste", il "gioco" ricomincia e il cattivo giocatore, l’imbroglione, pur sapendo di perdere, cercherà di farti capire che tu sai difenderti col diritto ma lui sa distruggerti di fatto! Questo è il "sistema" che ho visto a Gallipoli, la bella città, e a Lecce, la "patria del balocco"! E’ per questo che, anche il 18 Ottobre 2006, immaginando quello che si sarebbe verificato, continuavo a tenere distinto il "fatto" dal "diritto" che, come finora avvenuto, grazie ad altrettanti magistrati imparziali, spero riemerga ancora una volta . E’ il senso di legalità che mi imponeva di ragionare, di ascoltare, di parlare e fare verbalizzare. Sapevo, però, che quest’ultima attività –sebbene, apparentemente, la più facile- sarebbe stata la più delicata e la più difficile. Pensavo, poi, ingenuamente, che ci sarebbero stati anche testimoni a nostro favore: chi sa di comportarsi secondo legge, non dovrebbe avere paura di verbalizzare ciò che accade e di lasciare che gli altri, semplicemente, guardino e ascoltino. Ciò che ho visto e capito nei miei trent’anni di vita, penso che l’abbiano visto in pochi: non me ne vanto e non ne sono fiero! E’ per questo che, più che preoccupato, ero preso dalla rabbia nel pensare che, forse, quella sera del 18 Ottobre, mentre io non riuscivo a prendere sonno durante il viaggio sulla lussuosa …. autolinea "Marozzi" da Roma per Gallipoli, qualcuno si stesse organizzando per compiere ogni gesto, ogni attività pur di “non dare ascolto a Di Napoli”. Ed, infatti, non mi sbagliavo! Il precedente 25 Settembre, a casa mia, c’erano vari amici, -avvocati e non-, di mio padre e di mia sorella. Una giornalista di Telenorba aveva anche fatto un’intervista alla vittima che faceva vedere i provvedimenti in virtù dei quali l’esecuzione per rilascio non poteva essere proseguita. Uscita fuori, la cronista, però, è stata “intervistata” da un tale che indossava la divisa di Carabiniere; quest’ultimo soggetto intimava di consegnargli la videocassetta o, altrimenti, avrebbe sequestrato la telecamera. Sosteneva di fare il suo dovere? Da avvocato mi domandavo –me lo domando tuttora- quali potessero essere i presupposti. So, però, che la giornalista stava esercitando il suo diritto di cronaca. Ho avuto modo di constatare che, evidentemente, ha fatto anche, molto bene, il suo dovere perché il servizio fu mandato in onda quando ancora l’esecuzione era in corso. Il successivo 19 Ottobre, invece, a casa mia non c’era nessuno. Vari amici, materialmente lontani, mi erano vicini telefonicamente e col pensiero; altri, invece, compreso qualche rappresentante di associazioni antiusura locali e altri giornalisti sono venuti e volevano assistere –silenziosamente- allo “scandalo”. Volevano assistere e verificare se, davvero, una vittima, attualmente persona offesa nei processi penali per usura ed estorsione, con le stampelle a causa di
Immaginavo, quindi, che nei confronti della mia famiglia non si sarebbe avuta pietà né, d’altronde, l’avremmo mai chiesta. Pretendevamo, però, lo pretendiamo tuttora e lo pretenderemo sempre, il pieno rispetto della legalità. Ci sono norme che disciplinano l’attività di esecuzione per rilascio di immobili. E’ doveroso osservarle e farle osservare. Ripeto: in questo caso si sostiene (ci sono giudizi in corso) l’invalidità dello stesso titolo (la vittima, tra i vari motivi, sostiene che il giudice che ha venduto avrebbe avuto l’obbligo di astenersi o di essere sostituito in accoglimento di istanze di ricusazione). Pur prescindendo da ciò, ritengo, comunque, “SCANDALOSO” che, a Gallipoli, non si sia rispettato il provvedimento reso dal Prefetto di Roma, dal Presidente del Tribunale di Roma -“sentito” il Procuratore della Repubblica- che concordavano nella concessione del beneficio. Perché? Perché la famiglia Di Napoli non poteva beneficiarne? Quali sono gli unici presupposti? Un giudice dell’esecuzione del Tribunale di Marsala, mesi fa, in un caso -per molti aspetti- simile (pur se, contrariamente al “caso Di Napoli”, non è stato chiesto, ancora, il rinvio a giudizio degli usurai ed estorsori), ha dimostrato la massima imparzialità e serenità: premesso che la vittima aveva chiesto l’accesso al Fondo antiusura; che aveva ottenuto il parere –identico a quello ottenuto da Di Napoli Luigi- da parte dell’autorità giudiziaria ed amministrativa e che, solo questi, sono i presupposti richiesti dalla legge, si è pronunciato, testualmente, così: “dichiara sospesa la procedura esecutiva”. Perché la famiglia Di Napoli, invece, doveva essere sbattuta fuori casa? I medici intervenuti, dal momento che Di Napoli ha la staffa metallica ed il femore spezzato in due parti, non volevano assumersi la responsabilità di trascinarlo con la forza se non dopo avere effettuato degli accertamenti radiologici! Perché lo hanno fatto, da soli, i poliziotti e i Carabinieri??? Con quali competenze medico-scientifiche? Perché lo hanno fatto urlare di dolori fino a farlo entrare in stato catatonico facendolo risvegliare dopo oltre 6 ore? Un parlamentare, l’anno scorso, pur non conoscendo né me né la mia famiglia,
Oggi sono profondamente commosso per l’efficienza dello Stato nella lotta all’usura e all’estorsione. Ho letto su Lecce Prima.it (quotidiano on line), all’indirizzo