IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘porcate’ Category

Si può continuare a chiamare “Parco della legalità” un parco sorto su un bene illegittimamente confiscato?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 19 novembre 2010

La riproduzione anche parziale del contenuto del blog è riservata. E’ consentita la riproduzione solo citando la fonte o il link del blog o del singolo post

La demolizione degli “ecomostri” non può che fare rallegrare i cittadini che, tuttavia, credo, sarebbero ben più felici se simili scempi fossero impediti “sin dalle fondamenta”, dal momento dello scavo o della posa della prima pietra. E, invece, quante costruzioni “mostruose” o quanto cemento deturpa il paesaggio nel silenzio omertoso o compiacente di chi dovrebbe impedirle o distruggerle? La scorsa estate il sito del Corriere della Sera ha dedicato un’ interessante rubrica con raccolta di foto inviate dai lettori e relative a spiagge sottratte ingiustamente o deturpate (cliccare qui per vedere le foto raccolte sul sito). E’ emerso un Paese sempre più vergognoso: cemento armato o ruspe sulla spiaggia, recinzioni arruginite che separano, addirittura, il mare per costringere i bagnanti a pagare il biglietto o costruzioni quasi sulla riva.

Non entro nel merito della vicenda “Punta Perotti“, il complesso edilizio sul lungomare di Bari demolito pochi anni fa: anche perchè non conosco gli atti della complessa vicenda processuale.

Una domanda, però, da cittadino indignato per gli abusi edilizi nella stessa misura di quanto lo sono per gli “scempi giudiziari” o dei paradossi italiani me la sono fatta quando ho letto, mesi fa, su una rivista giuridica, la decisione della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (sentenza del 20 Gennaio 2009). La confisca del suolo -anche in virtù del fatto che gli imputati erano stati assolti e che la sanzione penale della confisca nemmeno era chiaramente prevista dalla legge- è stata ritenuta sproporzionata e riconosciuta una lesione al diritto di proprietà riconosciuto come fondamentale dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali (precisamente: art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione).

Giorni fa, su tutti gli organi di informazione (cliccare qui per leggere quanto riportato su Il Corriere del Mezzogiorno), è stata riportata la notizia che il GUP del Tribunale di Bari ha revocato la confisca. Nel frattempo, su quel suolo ove prima sorgevano i palazzi, poi, demoliti, è sorto il “Parco della Legalità“: nome bellissimo, straordinario, fantastico. Anzi: farebbe venire in mente un Paese immaginario, una specie di Utopia, un Paese civile estraneo alla retorica, non inquinato dalle gesta tutt’altro che eroiche o dalle belle parole di tanti politici e, davvero, attento alla legalità e alla prevenzione, al di là delle chiacchere, spesso, provenienti proprio da quei soggetti che avrebbero ogni potere ed obbligo per tutelare i cittadini.

Ma ora mi chiedo: premesso che gli abusi edilizi devono essere contrastati ed, anzi, ancor prima, previsti ed impediti; senza volere entrare nel merito della vicenda Punta Perotti ma non potendosi ignorare che il massimo organo comunitario ha riconosciuto la lesione ad un diritto fondamentale dell’Uomo, può in uno Stato di diritto continuare a chiamarsi “Parco della Legalità” un parco sorto su un suolo illegittimamente sottratto a tal punto che la confisca è stata riconosciuta eccessiva dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo?

E se un bambino portato a giocare chiedesse perchè si chiama così quel parco? Si può rispondere: “perchè il parco è stato confiscato illegittimamente al proprietario e lo Stato, il Comune, ha deciso di chiamarlo così”? Penso che non gli si darebbe un gran contributo allo sviluppo della logica e del ragionamento.

Perchè non si dedica quel parco o una piazza o via di Bari alle “alla legalità e alle vittime della malagiustizia“? Pericolo di ledere il dogma “dell’infallibilità dei magistrati“?

Riporto quanto ho pubblicato, giorni fa, su facebook, a tal proposito dopo aver “linkato” la notizia sulla restituzione dei beni ai Matarrese appresa dal Corriere del Mezzogiorno: “Prescindo dal merito, ossia, dalla necessaria tutela del paesaggio ma mi chiedo: si può continuare a chiamare “Parco della legalità” un parco sorto su terreni la cui confisca è stata riconosciuta ingiusta ed eccessiva dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo? Propongo al sindaco di Bari o ai legittimi proprietari: perchè non si dedica quel parco o una piazza o via di Bari alle “vittime della malagiustizia”? Pericolo di ledere il dogma “dell’infallibilità dei magistrati”? Roberto Di Napoli

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Anche il giudice arrestato va considerato innocente …… ma non più innocente di ogni altro cittadino!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 9 aprile 2010

Mi sembra ovvio che anche questo giudice arrestato debba essere considerato innocente fino a sentenza definitiva. Di certo, però, non di più di un semplice cittadino che, pur privato della libertà e quand'anche accusato di gravi delitti, deve sempre essere considerato, allo stesso modo, innocente fino a condanna definitiva. Ho, poi, una profonda convinzione: credo che ci vorrebbero controlli effettivi nelle sezioni esecuzioni immobiliari dei Tribunali dove, spesso, gravissime denunce da parte di soggetti, a torto o a ragione, esecutati o "falliti" sono state ignorate ed essi, più di una volta, ingiustamente umiliati o ridicolizzati. Ci sono altri Tribunali dove fatti altrettanto gravi sono stati denunciati da anni. Per ora, col rispetto della presunzione di innocenza, ancora una volta, resto, comunque, SENZA PAROLE e con una speranza: che le accuse siano del tutto infondate! Per una ragione, principalmente: per evitare di dovermi convincere, ancora di più, che siamo in un Paese talmente corrotto e che ci possano essere "personaggi" che, affetti da delirio di onnipotenza, approfittino delle funzioni ricoperte per compiere gesta tutt'altro che eroiche nell'ingenua convinzione di essere "potenti" uomini d'affari impunibili o "santi senza peccato"  e il resto del mondo, tutti gli altri cittadini, una massa di incapaci, di delinquenti se non cretini!!! Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
(04/06/2008) Avrebbero chiesto una tangente di 40mila euro ad una società in cambio di una sentenza favorevole Leggi ancora

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Anche nel paradiso del Trentino Alto Adige ci sono vittime di usura. Sul mensile “Questo Trentino” un mio intervento.

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 6 marzo 2010

copertina Questo Trentino Febbraio 2010L'usura non conosce limiti territoriali. Colpisce ovunque. E' un male che non si riesce a sconfiggere, a mio avviso, anche a causa dell'inefficienza delle Istituzioni che non aiutano adeguatamente le vittime lasciate, il più delle volte, da sole anche dopo avere denunciato. L'usura bancaria, poi, è ancora più difficile da sconfiggere perchè, secondo la logica seguita da alcuni giudici (per fortuna, sempre di meno), alcune voci di costo non si computerebbero nel tasso effettivo per rilevare l'usurarietà degli interessi: chissà, forse, a parità di capitale erogato e di interessi pretesi, qualche giorno anche l'usuraio criminale si difenderà chiedendo l'assoluzione e lo stesso trattamento di cui è privilegiato il "collega" bancario. Non mi meraviglierei. Eppure, forse, l'usura bancaria è ancora più insidiosa perchè, chiudendo le porte in faccia a chi ne ha bisogno, è causa o complice, spesso, anche dell'usura criminale. E' per questo che ci vorrebbero, oltre a sanzioni ancora più elevate a carico dell'usuraio bancario, norme che assicurino tutela effettiva alle persone offese da tale riprovevole delitto. Non credo, in genere, all'aiuto alle vittime da parte di enti "vicini" a banche (o meglio: bisognerebbe studiare attentamente le condizioni applicate). E' lo Stato che deve aiutare: in applicazione di una normativa e di una struttura già esistente da oltre un decennio. 
Questo Trentino, mensile di approfondimento del Trentino Alto Adige, ha dedicato lo scorso Febbraio un servizio sull'usura cui sono esposte, soprattutto in questo periodo di crisi, varie vittime a causa di vari fattori. Vi è anche un mio intervento (cliccare qui per leggere l'articolo integrale) in cui ricordo l'importante ruolo che deve avere lo Stato a sostegno delle vittime che, dopo che denunciano, non devono essere lasciate da sole, abbandonate. Lo Stato, nelle more del processo e fino all'erogazione dei benefici economici promessi dalla legge, dovrebbe assicurarsi che le vittime abbiano da mangiare e un tetto sotto il quale porre al riparo la famiglia: altrimenti, "Denuncia l'usuraio. Ti conviene" rimarrà solo un bellissimo spot pubblicitario: nulla di più! Roberto Di Napoli

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Un passo indietro e, ancora una volta, “cento passi” verso il buio dell’oblio

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 11 settembre 2009

La scelta di togliere, in provincia di Bergamo, una targa dedicata a Peppino Impastato mi pare scandalosa. Ecco perchè la gente e le nuove generazioni dimenticano, poi, tutti quegli eroi che, pur non essendo magistrati o politici, ma, semplici cittadini, hanno, analogamente, combattuto la mafia: spesso, nel silenzio o con gli ostacoli frapposti proprio dalle Istituzioni. Togliere una targa che ricorda Peppino Impastato significa un passo indietro e, ancora una volta, …. "cento passi" verso il buio dell’oblio comodo a tanti, mafiosi e non solo. Come rappresentato nello straordinario film di M. T. Giordana "I cento passi", già all’indomani dell’uccisione di Peppino Impastato, d’altronde, fu comodo, all’inizio, tentare di scambiarla per un "incidente", peraltro, passato inosservato, nel silenzio dell’informazione, occupata, il 9 Maggio 1978, a narrare l’epilogo di un’altra, ancora oggi oscura, tragedia italiana.

Corriere della Sera.it
MILANO – Da biblioteca Peppino Impastato a biblioteca comunale di Ponteranica. Accade a Ponteranica, Comune in provincia di Bergamo. Il nuovo sindaco leghista, Cristiano Aldegani, ha fatto rimuovere la targa voluta un anno e mezzo fa dal suo precedessore di centrosinistra che aveva dedicato la biblioteca civica al giovane siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. Una iniziativa motivata dal Leggi ancora

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Delara, l’ultima chiamata ai genitori: «Mi impiccano fra poco, aiutatemi»

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 4 Maggio 2009

Riporto la notizia che ho letto su Corriere.it . Penso che, di fronte a simili crudeltà ancora presenti su questo pianeta, ogni mio commento sia superfluo ed è immaginabile il dispiacere di tutto il mondo per questo ennesimo

SCHIFO!

Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
TEHERAN – Un’ultima disperata richiesta di aiuto alle persone più care. «Mi impiccano fra pochi secondi, aiutatemi!»: così, alle 06.00 di venerdì mattina Delara Darabi, la 23enne pittrice iraniana condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni, ha informato per telefono i genitori che la stavano portando sul patibolo. Poco dopo, è stata giustiziata. Ora, come ha raccontato il suo Leggi ancora

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La ragazza-pittrice al patibolo in Iran

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 17 aprile 2009

Leggere i rapporti sul numero di esecuzioni di condanne a morte nel mondo, di certo, fa riflettere. Leggere che ci sono Paesi che trascinano sul patibolo, perfino, minorenni, credo che faccia rabbrividire ed indignare ogni persona umana. Eppure sono convinto che se il governo di ogni Paese minacciasse di tagliare qualsiasi rapporto -soprattutto commerciale- con quello Stato che preveda la condanna a morte, …. probabilmente, verrebbe eliminata la più grave forma di inciviltà che una Nazione è capace di manifestare mascherandola sotto le sembianze di una sanzione giuridica. So bene, tuttavia, che la mia convinzione è solo un ingenuo desiderio e ci sono rapporti commerciali che nessun governo ha il coraggio di risolvere facilmente. Ho letto la notizia che riporto di seguito sulla ragazza iraniana di 17 anni che rischia, fra tre giorni, di finire sul patibolo pur essendo innocente. Su alcuni siti (ad esempio: sul sito dell’associazione Amnesty International; cliccare qui per leggere la storia e firmare sul sito dell’associazione) è possibile sottoscrivere l’appello per tentare di salvarla. Con un gesto di pochi secondi, ognuno può contribuire nel tentativo di salvare una persona: di certo, può unirsi nel grido contro una VERGOGNA! Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
Delara Darabi (a sinistra nella foto) è una iraniana di 23 anni con la passione per la pittura. Fra tre giorni sarà impiccata: nel 2003 aiutò il fidanzato in una rapina, Delara si dichiarò poi colpevole per difenderlo. Anche Roxana Saberi (a destra nella foto) è in carcere: giornalista americana-iraniana, è accusata di spionaggio. «Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Leggi ancora

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Tangenti, arrestato ex capo della Procura

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 14 febbraio 2009

legge uguale x tuttiHo letto la notizia che riporto di seguito. L’adozione del provvedimento cautelare a carico di un ex procuratore, da una parte, conferma (sempre, ovviamente, col rispetto della presunzione d’innocenza) che esistono anche magistrati seri che non hanno remore o pregiudizi nell’indagare (e, perfino, arrestare) colleghi o ex colleghi; dall’altra parte, conferma che non esiste solo la casta dei politici. Oltre un anno fa, su questo mio blog, ho scritto alcune considerazioni e un mio commento ad un post pubblicato sul sito di Beppe Grillo: le avevo inserite in un mio post che avevo intitolato "La politica del nulla? e la giustizia in Italia?" (lo si può leggere cliccando qui). Scrivevo, in sostanza, che non mi meravigliavo se, come affermato dal comico, il politico italiano portasse il figlio in Parlamento per fargli vedere il seggio che gli avrebbe lasciato in eredità: ritenevo (e ritengo) altrettanto discutibili le consulenze affidate da magistrati ai loro parenti o a parenti dei colleghi. Ci sono alcune procedure fallimentari (posso fornire le prove) nelle quali il giudice affida consulenze o mandati difensivi a parenti di suoi stessi …. "amici" (senza che i giudici competenti territorialmente abbiano disposto misure analoghe a quelle adottate a carico dell’ex procuratore di Pinerolo). Ci sono giudici che convivono con mogli, amanti o figli che, indisturbati, esercitano nello stesso pianerottolo. Si cerca, però, tra libri, quotidiani e talk-show, di informare (e ritengo ciò apprezzabile e doveroso) sugli abusi, sui privilegi, sulla vita e sugli intrecci che hanno coinvolto e coinvolgono tanti politici ma non capisco perchè non si informi la gente, allo stesso modo, che insieme a tanti magistrati seri, onesti e preparati, esistono anche alcuni "personaggi" che non si comportano diversamente da quella che viene rappresentata, forse, come  l’unica "casta" esistente o la più scandalosa. L’accusa per la quale è stata disposta la misura cautelare di cui è stata data notizia nell’articolo (sempre se l’arresto, ovviamente, dovesse essere seguito da una condanna definitiva) potrebbe essere solo un esempio!!! Roberto Di Napoli 

Corriere della Sera.it
MILANO -Giuseppe Marabotto, l’ ex capo della Procura di Pinerolo (Torino), è stato arrestato con l’accusa di corruzione avrebbe incassato il 30% dei pagamenti effettuati sulle consulenze da lui disposte. Secondo quanto si è appreso a Milano, le consulenze ammontano a circa 10 milioni di euro e l’ex magistrato avrebbe avuto un ritorno, negli anni, di circa 3 milioni di euro. I pagamenti Leggi ancora

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Morta un’altra vittima dei “processi facili” e della malagiustizia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 29 dicembre 2008

Sono rimasto dispiaciuto nell’apprendere la notizia della morte di Claudio Vitalone. Non lo conoscevo come giudice ma l’ho conosciuto, quando ero bambino, come …. persona umana; pur non conoscendo gli atti del processo nel quale, anni fa, fu accusato insieme ad Andreotti, addirittura, di concorso nell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, non ho mai minimamente creduto alla tesi accusatoria nè, tanto meno, agli articoli sui quotidiani. Lo ricordo, oltre vent’anni fa, nel Salento dove, più volte, è stato eletto senatore, la sua passione per la pesca e l’affetto della sua famiglia molto unita. La sua morte e, soprattutto, la sua odissea giudiziaria che ne ha determinato l’esclusione dalla vita politica e che lo ha visto infangato sui giornali ed accusato di un delitto così grave, salvo, poi, essere assolto dopo essere stato diffamato, dovrebbe fare riflettere: ancora di più in questo momento in cui (a volte senza nemmeno immaginare cosa si provi  quando si è accusati ingiustamente, umiliati o privati della propria dignità) politici, magistrati, politici ex magistrati e magistrati che fanno politica parlano di "riforma della giustizia". Si parla o si scrive della casta dei politici, dei conflitti di interesse, degli abusi di alcuni in favore di parenti, ma si ha quasi imbarazzo (o paura?) di parlare o scrivere di analoghi (o, forse, più scandalosi) intrecci nella casta dei giudici (intendo, ovviamente, alcuni che screditano il lavoro di tanti altri, per fortuna, onesti magistrati). Si ha, perfino, paura, forse, di parlare e porre rimedio alle sempre più numerose sofferenze patite da persone sbattute in galera o sulle prime pagine e, poi, dopo avere perso il lavoro o "la faccia", assolte. Politici e magistrati dovrebbero avere una minima idea di quanto siano atroci le sofferenze che la malagiustizia puo’ determinare nell’esistenza della persona, nella sua famiglia, ma, soprattutto, nell’organismo umano. Puo’ finire tutto, puo’ arrivare la sentenza che chiarisce l’estraneita’ dell’accusato o la sentenza che definisce un giudizio civile ma i soprusi, i dispiaceri e le ingiustizie restano indelebili, impermeabili, indifferenti a qualsiasi risarcimento (se si ottiene). Chi difende, ad oltranza, l’attuale sistema di ir-responsabilita’ civile e disciplinare dei magistrati, il magistrato (o ex) che pensi di apparire estraneo alla casta dei politici salvo, poi, difendere altre caste o i suoi interessi personali dovrebbe avere una minima idea di quanto l’ingiustizia possa far soffrire.
Claudio Vitalone, dopo essere stato assolto, ha dovuto, perfino, lottare, davanti ai giudici amministrativi, contro il  CSM che gli negava i benefici previsti dalla cd. legge "Carnevale". Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA – Il magistrato ed ex senatore Dc Claudio Vitalone è morto a Roma la notte scorsa al policlinico Umberto I dove era stato ricoverato per problemi respiratori. Vitalone, 72 anni, al fianco di Giulio Andreotti, venne coinvolto in diversi procedimenti penali e indagini: omicidio Pecorelli per i suoi presunti collegamenti con la banda della Magliana (assolto), ricerca di informazioni nelle Leggi ancora

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