IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘paese dei balocchi’ Category

Errore nei tagli, diventa reato difendersi dagli abusi degli agenti

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 13 gennaio 2009

In un Paese, come l’Italia, dove, purtroppo, non e’ impensabile che un pubblico ufficiale abusi delle proprie funzioni compiendo atti arbitrari ai danni del cittadino (la cronaca e la giurisprudenza non sono prive di "precedenti"), una norma, pur varata anteriormente all’entrata in vigore della Costituzione e all’indomani dalla liberazione dal Regime, costituiva una garanzia di liberta’ e di rispetto della legge da parte di ogni pubblico ufficiale, ossia, di chi dovrebbe essere il tutore dell’ordinamento. Auspico che, in sede di conversione, il Parlamento ponga rimedio a quello che spero sia stato solo un errore: altrimenti, mi verrebbe da pensare che, questa volta, il Ministro Calderoli abbia, quanto meno, "semplificato" un pò troppo. Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
MILANO — Lavorare di lima, suggerirebbe il buon senso quando si interviene sul cristallo degli assetti normativo. E invece, a forza di mulinare allegramente l’accetta per disboscare la giungla di leggi stratificatesi nei decenni, e nella foga di troppo vantare la semplificazione normativa, il governo del ministro «semplificatore» Roberto Calderoli ha semplificato troppo. Così tanto da calare Leggi ancora

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«Sul carcere decidano tre giudici, non uno». Condivido la proposta ma non basta!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 gennaio 2009

Pur non condividendo in pieno, in genere, le proposte del Pd ma auspicando serie riforme della giustizia che non si riducano all’aumento delle risorse economiche o del personale (ritengo ciò, certamente, importante ma non fondamentale dal momento che, a mio avviso, vi sono vari sprechi anche nei Tribunali: dalle perizie, spesso, pagate oltre il giusto dovuto ai termosifoni accesi fino a temperatura tale da far sentire gli utenti ai Tropici …. alla faccia delle vittime della malagiustizia o dei difensori col patrocinio a spese dello Stato che devono attendere anni prima di avere i loro compensi), condivido la recente proposta avanzata da un esponente Pd di istituire un organo collegiale sulle decisioni in tema di misure cautelari personali e spero, vivamente, che venga approvata. Sarebbe una garanzia maggiore per la libertà dei cittadini e non comprendo quale problema possa essere ragionevolmente avanzato per ostacolare tale riforma dell’organo che decide su un diritto fondamentale della persona umana quale è quello della libertà. Ritengo, però, che sia giunta l’ora di affrontare anche altre questioni che possono essere superate solo con una modifica seria della disciplina vigente. Mi riferisco, in particolare, alla modifica dell’attuale legge sulla responsabilità civile del magistrato, alla modifica della disciplina del foro competente territorialmente, ossia, del giudice che deve giudicare quando un collega magistrato è attore o convenuto in un giudizio oppure, nei procedimenti penali, imputato o persona offesa. E’, infatti, a mio avviso, insufficiente a fugare ogni dubbio di imparzialità l’attuale disciplina di cui all’art. 11 c.p.p. secondo cui, in seguito ad una modifica del 1998, a giudicare il magistrato persona offesa o imputato è il Tribunale di un luogo diverso rispetto a quello in cui esercita le funzioni, individuato in quello previsto da una tabella prefissata e invariabile (es: sui magistrati di Roma, competenti sono i giudici di Perugia; su quelli di Catanzaro quelli di Salerno, su quelli di Milano i colleghi di Brescia, ecc.). E’ ovvio, infatti, che, col tempo, la ratio può essere vanificata: a maggior ragione se i distretti in cui ha sede il giudice competente sono vicini e ……. invariabili. Credo che, nell’attuale era di internet e dell’informatica, sarebbe più conforme ad assicurare l’imparzialità e l’apparenza di imparzialità un sistema informatico, ad esempio, che, volta per volta, magari al momento della conoscenza della notitia criminis da parte della polizia giudiziaria o dell’organo inquirente, individui l’autorità giudiziaria competente per territorio cui trasmettere la notitiaOvvio che, in tal caso, dovrebbe costituire indispensabile "corollario" o "appendice" (sempre a garanzia dell’imparzialità) una norma che obblighi, con sanzioni severe in caso di violazione, l’autorità che, per prima, abbia avuto conoscenza del fatto ad aprire il procedimento immediatamente e a richiedere l’individuazione del giudice competente: ciò per evitare che sorga il minimo sospetto che si possa "interrogare" più di una volta il sistema informatico facendo una specie di "forum shopping" Nel sistema vigente, ho apprezzato molto la lettura di un’ordinanza di rimessione degli atti alla Corte Costituzionale con la quale il Tribunale di Ferrara ha, recentemente, sollevato la questione di legittimità costituzionale del vigente art. 11 c.p.p. laddove non prevede che soggetti ad un giudice territorialmente diverso siano anche i parenti del magistrato che esercita funzioni nel luogo dove dovrebbero essere giudicati secondo le norme ordinarie. Spero che la Consulta, accogliendo la questione sollevata, dichiari incostituzionale la norma suddetta. Sarebbe già un ottimo passo in avanti a garanzia dell’immagine di assoluta imparzialità e prestigio di cui la magistratura deve godere presso l’opinone pubblica!!! Sarebbe, poi, correttissimo se, anche in Italia, si imitasse un sistema vigente in uno Stato dove, addirittura, i magistrati appaiono alla cittadinanza lontani da ogni sospetto di parzialità in quanto, dopo un certo numero di anni, vengono trasferiti  in luogo diverso in modo che non possa sorgere alcun rapporto di amicizia che possa destare sospetti. Non credo, però, che questo straordinario sistema possa essere imitato: lo Stato in cui è adottato e descritto da Tommaso Moro circa mezzo millennio fa, infatti, si chiama ……. Utopia.
Nel mio (pur involontario) "status" di cittadino della Repubblica Italiana e, dunque, titolare pro quota  della sovranità di cui all’art. 1 Cost. suggerirò, nei prossimi giorni, a vari politici il mio "pacchetto" di riforme (pur col timore che non venga letto). Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA — «Bene, alla fine è stata evitata un’ingiustizia contro Margiotta… Però è arrivata l’ora di affidare le decisioni sulla custodia cautelare a un collegio di magistrati e non più a un solo giudice». Lanfranco Tenaglia, ex magistrato, già consigliere togato del Csm, ora ministro ombra del Pd per la giustizia, ha solidi argomenti per lanciare una proposta al Pdl che potrebbe essereLeggi ancora

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BUON ANNO (sperando in un Paese più civile) !!!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 gennaio 2009

auguri buon anno 2009Con l’auspicio che il 2009 porti a tutti tanta serenità,
che sia anche l’anno della annunciate riforme
che permettano ad ogni cittadino di poter confidare
in un Paese più civile e in una giustizia più giusta,
amministrata da giudici che appaiano (oltre ad esserlo)
sempre imparziali, effettivamente responsabili e soggetti
alle leggi e alle sanzioni
come tutti i cittadini,
sperando che le promesse non restino solo
fuochi d’artificio,
i miei più cari auguri di
BUON ANNO!!!
Roberto Di Napoli

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Morta un’altra vittima dei “processi facili” e della malagiustizia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 29 dicembre 2008

Sono rimasto dispiaciuto nell’apprendere la notizia della morte di Claudio Vitalone. Non lo conoscevo come giudice ma l’ho conosciuto, quando ero bambino, come …. persona umana; pur non conoscendo gli atti del processo nel quale, anni fa, fu accusato insieme ad Andreotti, addirittura, di concorso nell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, non ho mai minimamente creduto alla tesi accusatoria nè, tanto meno, agli articoli sui quotidiani. Lo ricordo, oltre vent’anni fa, nel Salento dove, più volte, è stato eletto senatore, la sua passione per la pesca e l’affetto della sua famiglia molto unita. La sua morte e, soprattutto, la sua odissea giudiziaria che ne ha determinato l’esclusione dalla vita politica e che lo ha visto infangato sui giornali ed accusato di un delitto così grave, salvo, poi, essere assolto dopo essere stato diffamato, dovrebbe fare riflettere: ancora di più in questo momento in cui (a volte senza nemmeno immaginare cosa si provi  quando si è accusati ingiustamente, umiliati o privati della propria dignità) politici, magistrati, politici ex magistrati e magistrati che fanno politica parlano di "riforma della giustizia". Si parla o si scrive della casta dei politici, dei conflitti di interesse, degli abusi di alcuni in favore di parenti, ma si ha quasi imbarazzo (o paura?) di parlare o scrivere di analoghi (o, forse, più scandalosi) intrecci nella casta dei giudici (intendo, ovviamente, alcuni che screditano il lavoro di tanti altri, per fortuna, onesti magistrati). Si ha, perfino, paura, forse, di parlare e porre rimedio alle sempre più numerose sofferenze patite da persone sbattute in galera o sulle prime pagine e, poi, dopo avere perso il lavoro o "la faccia", assolte. Politici e magistrati dovrebbero avere una minima idea di quanto siano atroci le sofferenze che la malagiustizia puo’ determinare nell’esistenza della persona, nella sua famiglia, ma, soprattutto, nell’organismo umano. Puo’ finire tutto, puo’ arrivare la sentenza che chiarisce l’estraneita’ dell’accusato o la sentenza che definisce un giudizio civile ma i soprusi, i dispiaceri e le ingiustizie restano indelebili, impermeabili, indifferenti a qualsiasi risarcimento (se si ottiene). Chi difende, ad oltranza, l’attuale sistema di ir-responsabilita’ civile e disciplinare dei magistrati, il magistrato (o ex) che pensi di apparire estraneo alla casta dei politici salvo, poi, difendere altre caste o i suoi interessi personali dovrebbe avere una minima idea di quanto l’ingiustizia possa far soffrire.
Claudio Vitalone, dopo essere stato assolto, ha dovuto, perfino, lottare, davanti ai giudici amministrativi, contro il  CSM che gli negava i benefici previsti dalla cd. legge "Carnevale". Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA – Il magistrato ed ex senatore Dc Claudio Vitalone è morto a Roma la notte scorsa al policlinico Umberto I dove era stato ricoverato per problemi respiratori. Vitalone, 72 anni, al fianco di Giulio Andreotti, venne coinvolto in diversi procedimenti penali e indagini: omicidio Pecorelli per i suoi presunti collegamenti con la banda della Magliana (assolto), ricerca di informazioni nelle Leggi ancora

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Tremonti:«Se le banche falliscono banchieri a casa.. o in galera».La mia opinione:”…Tanti dovrebbero stare già da tempo”

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 12 novembre 2008

ParlamentoLa dichiarazione odierna del Ministro Tremonti non può che essere apprezzata e costituire un motivo di speranza per quanti, risparmiatori, consumatori o imprenditori, hanno subito i più gravi soprusi da parte delle banche. La precisazione del Ministro dell’Economia secondo cui i prossimi interventi statali devono essere intesi quali aiuti a tutela del risparmio e non delle banche e che, in caso di fallimento degli istituti di credito, i manager devono andare o a casa o in galera, sarebbe, tuttavia, ancora più apprezzabile se il Ministro prendesse atto che l’attuale crisi in Italia è aggravata anche da altri fatti che costituirebbero il presupposto, già ora, per mandare in galera vari manager se la Giustizia funzionasse correttamente. L’economia italiana nonchè migliaia di famiglie sono state e sono, infatti, gravemente danneggiate a causa di pretese che, sebbene la parte sana, imparziale, onesta e preparata della magistratura, da oltre un decennio, ritiene illegittime, le banche continuano ad avanzare nei confronti delle imprese, di certo, più deboli rispetto alla potenza dei colossi bancari e ai conflitti di interesse presenti in molti magistrati quando si trovano a giudicare. La legittimità di tali pretese, purtroppo, non sempre viene vagliata dai giudici tempestivamente e prima che danneggino gli imprenditori o i clienti bancari. Le banche, infatti, abusando di una norma (art. 50 d.lgs 385/1993) e certificando quali "certi, liquidi ed esigibili" crediti che, invece, tutto sono tranne che certi visto che, spesso, poi, si rivelano infondati all’esito del giudizio (molte volte eccessivamente lungo con costi anche per lo Stato), riescono, spesso, ad ottenere decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi sufficienti a distruggere un’impresa -con conseguente licenziamento dei dipendenti- o a distruggere la serenità, la salute e la dignità di una persona o di famiglie. Non può essere dimenticato -e il Ministro dell’Economia e della Giustizia sanno benissimo- che, nonostante sin dal 1999, la giurisprudenza unanime continua a ribadire il divieto di interessi su interessi, delle commissioni di massimo scoperto non validamente pattuite e il diritto alla restituzione di quanto ingiustamente pagato dalle imprese nel corso del rapporto, le banche, probabilmente certe dell’impunità e della loro onnipotenza, continuano, indisturbate, a richiedere decreti ingiuntivi o istanze di fallimento. A concederli, più di una volta, sono stati magistrati in situazioni, a mio avviso, simili o forse più gravi dei conflitti di interesse di cui quotidianamente si accusa trovarsi Berlusconi o chi, comunque, è stato eletto dal popolo. Posso fornire la prova, infatti, di una sentenza di fallimento emessa, alcuni anni fa, da un collegio composto da un magistrato parte mutuataria (al 4% circa nel 1999), e da un altro giudice, invece, correntista, di quelle stesse banche (rapppresentate da funzionari indagati per usura ed estorsione) che la richiedevano; è nota e, qualche volta, pubblicizzata anche negli uffici giudiziari l’esistenza di convenzioni tra determinate banche e magistrati che, solo per questo motivo, avrebbero l’obbligo, piuttosto che giudicare laddove parte è quella banca, di astenersi e far assegnare la causa ad altro giudice. Solo per avere un’idea di quanto incide il solo addebito di interessi su interessi e di come, spesso, il saldo del conto corrente (soprattutto relativi a rapporti sorti prima del 2000) non coincide con quello che la legge e la giurisprudenza ritengono lecito, faccio un esempio ipotizzando un tipico contratto di conto corrente con apertura di credito ad un tasso "normale" fino a non molti anni fa: l’utilizzo di un affidamento di 100.000.000 di vecchie lire al tasso del 20% annuo dovrebbe diventare, in dieci anni, circa trecentomilioni di vecchie lire; secondo i calcoli della banca, ossia, a causa dell’anatocismo, ne diventerebbero oltre settecento; in vent’anni, si trasformerebbero in oltre un miliardo; se si applica anche la commissione di massimo scoperto dell’1% diventano oltre quattromiliardi. Si pensi a quante imprese fatte fallire, a quante persone o famiglie, ancora oggi, private della serenità e a quanti mutui con ipoteca immobiliare stipulati per coprire debiti, in realtà, insussistenti verso le stesse banche. La pretesa di somme non dovute con la minaccia di azioni legali esercitate per fini diversi da quelli consentiti dall’ordinamento costituisce l’elemento di un grave reato. Sarebbe sufficiente, dunque, Illustre Ministro, che i giudici applicassero severamente le leggi già esistenti per spedire in galera o per mandare a casa -sospendendone le funzioni – vari dirigenti che, ancora in circolazione, continuano, invece, a contribuire alla crisi dell’economia e alla distruzione di tante imprese e famiglie. Sono sicuro che se le banche fossero costrette a rinunciare a pretese illecite e se gli amministratori o direttori fossero severamente puniti -previa sospensione delle funzioni- in caso di richiesta di somme non dovute, si otterrebbero benefici, innanzitutto, nel funzionamento della giustizia civile (e, in primo luogo, nel settore delle esecuzioni immobiliari e mobiliari che verrebbe "depurato" a vantaggio, anche in termini di durata delle procedure, dei creditori effettivi ed onesti); ne deriverebbe, inoltre, di sicuro, un sensibile rilancio dell’economia e della voglia degli imprenditori di "fare impresa" con garanzia della certezza del diritto piuttosto che dell’impunità di tanti estorsori ed usurai impuniti. Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA – Lo strumento allo studio del governo per finanziare l’economia e aiutare il sistema bancario ad affrontare la crisi dei mercati sarà quello dell’emissione da parte del Tesoro di prestiti obbligazionari. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, durante un’audizione al Senato, sottolineando che la misura entrerà nel prossimo decreto in via di emanazione. «Uno strumento – Leggi ancora

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Il 4 Ottobre anche io al BARCAMP 2008 sulla crisi della (non) democrazia

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 2 ottobre 2008

Esperimenti democratici

 BarCamp sulla crisi della democrazia, le iniziative e le nuove forme di partecipazione politica necessarie per contrastarla.

Mesi fa, appena sono venuto a conoscenza dell’iniziativa, ho comunicato subito la mia partecipazione al BarCamp organizzato dai radicali e che si svolgerà dal 3 al 5 Ottobre a Roma. In un Paese in cui l’informazione non è, di fatto, pienamente garantita, dove, spesso, si tace ciò che può interessare i cittadini e dove, molte volte, i convegni sui temi più importanti si trasformano in occasioni di scambio di complimenti tra i relatori o in "vetrine" da cui tentare di affascinare, con le parole, i partecipanti -lasciando, raramente, spazio al confronto- l’ultima iniziativa dei radicali non può che essere condivisa. Il Barcamp (sul sito dei radicali viene spiegato il significato del termine: un "tipo di incontro caratterizzato dalla mancanza di una scaletta prefissata di relatori e in cui non esiste un pubblico passivo. I partecipanti all’evento hanno infatti la possibilità di proporre in prima persona una presentazione o un tema di discussione, a cui seguirà una discussione con i presenti) prevede una giornata (quella di Sabato, 4 Ottobre) nella quale verranno trattati tanti e diversi argomenti proposti dagli stessi partecipanti che saranno, dunque, i relatori. Tema sottostante, comunque, dovrebbe essere la crisi della democrazia e le iniziative per contrastarla. Non c’è una "scaletta" prefissata e, su ogni argomento, deve essere lasciato spazio al confronto con il pubblico.

Ho già proposto, come tema che mi piacerebbe trattare e che potrebbe interessare il pubblico, il problema della crisi delle imprese e il ruolo del sistema bancario tra usura, lentezza dei processi ed assenza di aiuti agli imprenditori vittime di usura bancaria.  Roberto Di Napoli

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Svendita (o fallimento?) ALITALIA: quando saranno accertate le cause e i responsabili della crisi? e se anche le banche…..

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 19 settembre 2008

Giorni fa mi è capitato di leggere i dati di un sondaggio relativo alle opinioni dei cittadini sulle possibili soluzioni della crisi Alitalia. La maggioranza, se ho capito bene, avrebbe preferito il salvataggio della compagnia di bandiera e sarebbe stata favorevole all’acquisizione da parte della Cai. Una percentuale inferiore avrebbe preferito il fallimento. Oggi, secondo le ultime notizie, la Cai avrebbe ritirato l’offerta. Quale cittadino non mi dispiace: ciò non significa che mi farebbe piacere il fallimento di Alitalia. Anzi. Se avessi dovuto esprimere la mia preferenza, la mia opinione sarebbe stata compresa tra i "Non so".  L’acquisizione della compagnia da parte della cordata di imprenditori sarebbe stata (e sarebbe, se dovessero permanere le stesse condizioni anche nei confronti di altri, eventuali offerenti), secondo me, la soluzione peggiore, la più scandalosa. Non mi riferisco solo alle conseguenze per  i lavoratori: mi riferisco, soprattutto, alla possibilità di fare acquisire da una società solo la parte "sana", solo l’"attivo", lasciando i debiti agli azionisti! Credo che soltanto in Italia sia stata trovata -e si sarebbe potuta trovare- una soluzione del genere: un affare per un gruppetto di imprenditori! La legge che consente una simile soluzione, a mio avviso, sembra una distrazione "legalizzata" di beni di un’impresa in dissesto piuttosto che lo strumento giuridico per salvaguardare un’azienda, i creditori, i lavoratori e gli azionisti. Il mio vero desiderio, quale cittadino, è che l’inchiesta, che, a quanto pare, sarebbe stata aperta dai competenti magistrati penali, continui nella maniera più efficiente; che si accertino, magari, le cause e i responsabili (se ce ne sono) della situazione economica in cui l’azienda è precipitata negli ultimi anni. Mi pongo, poi, alcune domande che mi farebbe piacere si ponesse anche qualche parlamentare e, soprattutto, chi può (e dovrebbe) individuare le cause dell’insolvenza. Faccio alcune premesse: ogni impresa ha, in genere, la necessità di essere finanziata da istituti di credito; è noto che, in Italia, per oltre cinquant’anni, sono stati applicati dagli istituti di credito ad ogni cliente-impresa interessi su interessi e altri oneri di cui la legge e la giurisprudenza vieta l’addebito. Ci sono (e tantissime sono state già vinte) migliaia di cause contro banche per la restituzione di quanto pagato in più, nel corso del rapporto, rispetto al giusto dovuto e, in alcuni casi, anche per il risarcimento dei danni. Mi chiedo: è possibile che Alitalia non abbia mai avuto rapporti con le banche? Se la compagnia di bandiera, nel corso di una storia durata mezzo secolo, ha intrattenuto rapporti con gli istituti di credito, è certo che non debba avere soldi indietro o che non abbia diritto ad ottenere una riduzione dell’eventuale passivo verso il sistema creditizio? Nell’ipotesi in cui Alitalia, effettivamente, sia stata trattata, in cinquant’anni, come ogni impresa italiana (ossia, con addebiti di interessi, commissioni, oneri, ecc. non dovuti), gli amministratori hanno esercitato tutte le azioni previste dalla legge al fine di rideterminare l’esatta posizione debitoria? Può darsi che la compagnia sarebbe ugualmente nella situazione di insolvenza in cui si trova (anche a causa di sprechi, di scelte aziendali sbagliate, della concorrenza di altri vettori, del costo del petrolio, ecc.). Ho la sensazione, però, che la situazione economico-patrimoniale, oggi, sarebbe, comunque, diversa. Credo che ogni cittadino abbia il diritto di aspettarsi (dal Parlamento, dalla magistratura, dal Commissario Straordinario e da qualsiasi pubblico ufficiale abbia il potere-dovere di indagare) la massima chiarezza sulle ragioni che hanno determinato la crisi di un’impresa, di un’azienda che appartiene (o apparteneva) al Paese e che avrebbe avuto, sicuramente, ogni potenzialità da suscitare l’interesse dei maggiori vettori aerei. Finchè non emergerà una tale chiarezza, finchè non saranno individuate le cause e gli eventuali responsabili della situazione in cui è precipitata nel corso degli ultimi anni, resteranno i dubbi se sia stato fatto davvero tutto per salvaguardare la compagnia; aumenteranno, anzi, nei cittadini, i sospetti che non sia stato fatto tutto il possibile per evitare una svendita ad affaristi interessati o, ancora peggio, il fallimento. Rimarrà, come sempre, l’unica certezza: che siamo in Italia, nel Bel Paese! Roberto Di Napoli

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Sud, Sud, Sud, profondo Sud-Est. Fino a quando?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 26 aprile 2008

littorina Lecce Gallipoli

Solo 1 ora

L’altro ieri ho viaggiato, non per la prima volta, da Brindisi a Gallipoli in treno. Sarei potuto essere il turista che, giunto in aeroporto a Brindisi, pensi di arrivare nella località ionica, in poco tempo, con normali treni regionali o con un servizio navetta in autobus. Viaggiando in automobile e percorrendo la superstrada, da Brindisi si può arrivare a Gallipoli in circa tre quarti d’ora o un’ora al massimo. In treno, invece, non c’è un collegamento diretto. Bisogna prendere il treno fino a Lecce. Qui, però, comincia l’avventura per il turista "ecologico" o, comunque, impossibilitato a viaggiare in automobile o in taxi (si spenderebbero da Brindisi oltre cento euro). Perchè? Il capoluogo di provincia salentino dista poco più di 40 km dalla “perla dello Ionio”, dalla bella città. In automobile è sufficiente una ventina di minuti o, al massimo, una mezzoretta. Col treno, il viaggio è un ritorno ……. al passato. Potrebbe essere affascinante per chi ama l’avventura, per gli amanti dei treni d’epoca ma non, di certo, per chi si trova a viaggiare per lavoro, per gli studenti o per chi pretende la qualità dei servizi. A me fa solo innervosire e credo che servizi del genere non incentivano i turisti a tornare. Ritengo incredibile e vergognoso che un turista il quale, senza usufruire dell’automobile, voglia visitare il Salento debba affrontare un’odissea e, d’estate, correre il rischio di svenire in un vagone privo di aria condizionata e coi sedili infuocati dopo essere stati esposti, al sole, ad una temperatura di 40 gradi. Ho preso, dicevo, verso le 7, il treno da Brindisi per Lecce. Giunto qui, ho chiesto se, per miracolo, fosse stato messo in servizio qualche treno nuovo. Ed, invece, sul binario, era pronta la brillante e “sempre arancione” ……… littorina. Ho chiesto conferma, prima di salire, che quello fosse il treno per Gallipoli. Un addetto ha annuito precisandomi, mentre salivo il gradino e dandomi “del tu” (è radicata, secondo me, nel Salento l’errata convinzione che per dare “del Lei” bisogna chiedere il permesso), che: “Giovane, che devi cambiare a Zollino”. Dimenticavo, infatti, questo “scalo”. La littorina è una vecchia locomotiva a motore diesel. E’ davvero caratteristica e avendo, questa volta, programmato di raggiungere Gallipoli in treno (non per piacere ma per non accettare piccole gentilezze da parte di chi, ultimamente, ha adottato, nei miei riguardi, un comportamento che, a dir poco, non condivido), ho sopportato ugualmente il viaggio. Incredibile! Ho notato, in una stazione, una lavagnetta con la cornice di legno (sembrava scolorita dal sole al quale sarà esposta da una trentina d’anni) sulla quale c’erano le scritte, in gesso, di vari comuni. Non so quale sia la funzione ma immagino che sia l’antenata del display. A Zollino (stazione centrale?) sono sceso. Il treno era di fronte. Stavo per vedere dove fosse il sottopassaggio ma, dopo pochi secondi, vedendo gli altri passeggeri che attraversavano il binario, ho capito che alla stazione di Zollino….. si fa così . Il treno Zollino- Gallipoli, a quanto pare, è molto più nuovo della littorina. Sarà, di sicuro, almeno, fine anni ’70-primi ’80. Un treno di lusso, insomma! Ero quasi dispiaciuto. Pensavo che fosse finita l’avventura. Ed, invece, no. Vagone diverso ma motore ed interni simili. Ho pensato che se pubblicizzassero questi servizi pubblici di trasporto con uno spot del tipo: “viaggia nel passato. Ecco il Salento” oppure “Viaggio selvaggio”, in modo da avvertire il passeggero sulle condizioni ferroviarie, sarebbe bellissimo! Quei vagoni, poi, secondo me, potrebbero essere facilmente attrezzati per la sauna: non occorrerebbe una grossa spesa! L’attuale costo del biglietto, allora, sarebbe equo! Lungo il tragitto si possono vedere i muretti a secco e le piante di fichi d’india. vegetazioneNei mesi estivi, soprattutto nelle fermate, il passeggero, se non è stravolto o svenuto per il caldo, può sentire anche il canto delle cicale. Dopo essere passato anche da Galatina, Nardò, Sannicola, Alezio, Gallipoli (Via Agrigento) sono arrivato, così, a Gallipoli (Stazione Centrale). Ma ai pendolari che già conoscono il paesaggio e utilizzano, ogni giorno, il treno quale mezzo di trasporto locale, ai turisti che avrebbero voglia di girare il Salento, è giusto fornire questo servizio in queste condizioni? E’ diritto fondamentale di ogni consumatore- utente quello alla salute, quello all’equilibrio e all’equità nei rapporti contrattuali e quello all’erogazione di servizi pubblici secondo standard di qualità ed efficienza (art. 2 del codice del consumo). Ho pagato il biglietto Lecce- Gallipoli oltre 3 euro: quanto quello per il tragitto Roma- Latina (mezz’ora per oltre 50 KM) con Trenitalia. I treni di oltre trent’anni fa, senza aria condizionata (è tanto, anzi, se si respira l’aria) e che impiegano oltre un’ora per percorrere Lecce- Gallipoli, secondo me, non rispettano nessuno di questi diritti fondamentali. Mi piacerebbe sapere, quale cittadino-utente, se rispettano tutti gli standard di sicurezza al fine di garantire anche l’incolumità fisica e la salute sia dei passeggeri sia di chi vi opera all’interno. Vorrei, poi, capire con quale criterio possano ritenersi conformi a standard di qualità ed efficienza. Credo, piuttosto, che servizi del genere siano l’esempio di assoluta inefficienza. Così si pensa di incentivare il turismo? Politici pugliesi, fate, ogni tanto, magari la domenica, quello che dite spesso: lasciate l’automobile in garage e usate i mezzi pubblici! Fatevi un giretto su questi treni e portatevi, magari, tutti i vostri familiari! Avreste il coraggio di consigliare ai vostri figli, nel periodo scolastico, di usufruire di questi treni così come fanno tanti altri studenti? Portateli, poi, magari d’estate, verso le 14, all’interno di un vagone del genere e, se si dovessero lamentare per il caldo, spiegate loro cosa avete fatto di buono per migliorare questi servizi! Fate attenzione, poi, anche alla caratteristica tromba della vecchia littorina! E se fosse una pernacchia uscita dalla locomotiva a nome dei passeggeri stanchi delle vostre chiacchiere? Roberto Di Napoli

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