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Archive for the ‘crisi’ Category

Benedetto XVI agli Stati: occupatevi anche dei poveri e non solo di spread – Il Messaggero

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 8 gennaio 2013

Benedetto XVI agli Stati: occupatevi anche dei poveri e non solo di spread – Il Messaggero.

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La fortuna dei due “marò”: accusati di omicidio ma accolti con tutti gli onori. Viva l’Italia!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 22 dicembre 2012

Ecco -tra i vari motivi- perchè questo Paese fa ridere il resto del mondo. Rispetto sempre il principio di non colpevolezza ma ritengo inconcepibile che un Capo dello Stato riceva due marò -per il momento- accusati di omicidio e che La Russa, addirittura, offra di candidarli. Due veri eroi non avrebbero dovuto avere paura di farsi processare in un altro Stato. Sono loro, tra l’altro, che hanno scelto quel mestiere che, come tanti, non è esente da rischi. Perchè, quando si scelgono missioni all’estero (a cui non sempre, se non sbaglio, i militari sono costretti ma, anzi, talvolta, vengono scelte per “altri motivi”), devono, poi, pagare i contribuenti il loro rientro? Ma, soprattutto: perchè i marò non si fanno processare? La mia personale opinione è che due marò, non dico eroi ma con un normale senso civico, a mio avviso, se ne sarebbero dovuti andare a casa -zitti, zitti- ricordando al Presidente della Repubblica che, forse, sarebbe stato il caso di attendere una definitiva chiarezza sulla loro condotta prima di visitare il Quirinale; rassicurando di rimborsare, un giorno, i costi sostenuti per il rientro (potrebbero, nel frattempo, concedere ipoteca sulla loro casa a beneficio della Repubblica Italiana) e, nel frattempo, ringraziando i poveri italiani e il Bel Paese. Ricordo, qualche anno fa, la storia di un cittadino disperato per il figlio che, partito in un viaggio, si era ritrovato detenuto (anche in quel caso, mi pare, in India) con l’accusa di spaccio di droga (grave, se vera, ma sempre di minore gravità rispetto ad un omicidio; cliccare qui per leggere una sintesi di quella vicenda): spese, credo, decine di migliaia di euro per andare a trovare il figlio e supplicò i vertici e i massimi rappresentanti delle Istituzioni. E i marò? Credo (e spero) che siano innocenti ma, finchè non si avrà certezza, per me lo sono non di più di tanti altri detenuti (per qualsiasi reato meno grave di un omicidio) in attesa di sentenza definitiva: i “marò” -anzi, per non generalizzare, quei due marò- li ritengo solo più fortunati! Viva l’Italia: tanto nessuno se ne accorge e i cittadini non si lamentano, soprattutto in questo periodo, impegnati a pensare alle partite di calcio, al panettone e ai regali natalizi. Gli indiani capiranno.

Riporto il link di TGCOM 24, uno dei tanti quotidiani on line nazionali con la notizia dei “festeggiamenti”: Roma, i due marò sono tornati in Italia – Cronaca – Tgcom24.

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Il ministro partecipa all’assemblea della società sua e dei fratelli e compra un altro albergo? E che fine hanno fatto tutti quelli che protestavano e scendevano in piazza contro Berlusconi e i conflitti di interesse?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 24 ottobre 2012

L’anno scorso, all’indomani della nascita del Governo Monti, molti si domandavano se non ci fossero conflitti di interesse col mondo bancario considerate le cariche ricoperte, in passato o fino al giorno prima, da molti ministri. Ricordo che ad una puntata di Porta a Porta, Passera, apparendo quasi stupito o infastidito, fece capire l’infondatezza di qualsivoglia dubbio in merito a potenziali conflitti di interesse essendo stato amministratore delegato di Intesa SanPaolo. Mi pare che rispose di avere venduto le azioni e che, comunque, …… aveva giurato (ricordo che sorrisi nel sentire una tale giustificazione; per questo principio, quindi, è sufficiente che un ministro abbia giurato per godere di un “dogma” sulla sua infallibilità e santità).

Dopo un anno, leggo l’articolo di Italia Oggi sulla partecipazione del ministro dell’economia e sviluppo all’assemblea della società di cui detiene il 33% delle azioni e che compra un altro albergo (cliccare qui per leggere l’articolo “Gli alberghi dei Passera passano da due a tre”). Mi domando: cosa ne pensano tutti i “moralisti” che, fino a ieri, non facevano altro che protestare contro i conflitti di interesse di Berlusconi? Non scendono più in piazza? Hanno perso la parola? Sarebbero questi i “tecnici e salvatori della patria”? Come diceva Totò ….. “ma mi faccia il piacere”!

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La banca si appropria di 135 mila euro e ingiunge di pagarne altri 43 mila ad un imprenditore che si oppone: ne restituisce 285 mila.

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 9 ottobre 2012

Difendendo, da anni, varie vittime di abusi bancari, ho sempre ritenuto che il problema cui sono costretti gli imprenditori non è solo il diniego o la difficoltà nell’accesso al credito, bensì, l’assurdità di doversi, spesso, difendere da pretese non dovute avanzate da banche che si preoccupano, ad esempio, di richiedere il pagamento del saldo del conto corrente senza previamente “depurarlo” da quegli addebiti che, con continuità da circa 15 anni, la giurisprudenza (dai giudici di merito alla Corte di Cassazione fino alla Corte Costituzionale) riconosce non dovuti o senza previamente verificare se, in qualche trimestre, si è oltrepassato il cosiddetto tasso soglia antiusura. Quasi sempre il motivo della revoca del conto corrente o del decreto ingiuntivo notificato all’imprenditore è il mancato pagamento del saldo debitore vantato dalla banca. E’ noto che –soprattutto quando si tratta di rapporti instaurati molti anni prima– all’esito dei giudizi cui l’imprenditore è costretto (ad esempio per difendersi, come accennavo, da decreti ingiuntivi o anche in cause promosse dallo stesso correntista), spesso, quel saldo si rivela inferiore alla pretesa originariamente vantata o, come è successo in vari casi, addirittura, inesistente con il diritto del correntista ad avere la restituzione di quanto pagato nel corso del lungo rapporto. Ho accennato spesso, su questo mio blog (oltre che su alcune mie modeste pubblicazioni), ai paradossi che, però, l’imprenditore è costretto a subire a causa di ingiuste segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia e, soprattutto, a causa dei noti tempi della giustizia affinché si pervenga ad una sentenza.

Pur dovendo costituire la normalità stupisce, quindi, vedere una banca che, “fatti bene i conti”, si ravveda e -non proprio  spontaneamente ma senza nemmeno costringere ad un lungo giudizio- restituisca il maltolto. Nel caso di un imprenditore da me recentemente assistito, la banca che si asseriva creditrice di circa 170 mila euro …. ne ha restituiti 280 mila. 

Nel Dicembre 2011, un piccolo industriale veneto si rivolgeva ad alcuni battaglieri imprenditori (poi riunitisi, con Alfredo Belluco e Raffaella Zanellato, nello studio “Robin” in provincia di Padova) che, da qualche anno, assistono chi è vittima di ingiuste pretese. Esaminati i rapporti di conto corrente da un commercialista, decurtando dal saldo vantato dalla banca gli importi addebitati a causa di anatocismo, commissioni di massimo scoperto, interessi oltre il tasso soglia antiusura, ecc., risultava un credito pari a circa 300 mila euro in favore dell’utente il quale, tuttavia, dopo avere chiamato la banca dinanzi ad un organismo di mediazione, non solo si vedeva rifiutata ogni soluzione transattiva, ma, dopo qualche giorno, si vedeva notificato un decreto ingiuntivo per circa 40 mila euro nei confronti suoi e dei parenti fideiussori. La banca, dunque, non solo negava il credito vantato dall’imprenditore ma si riteneva essa stessa creditrice per circa 170 mila euro di cui oltre 43 mila erano oggetto del decreto ingiuntivo notificato e degli altri 135 mila se ne era già appropriata escutendo un pegno concesso a garanzia di un altro rapporto (che nulla c’entrava col  conto corrente). Insomma, a fronte dei circa 300 mila richiesti dal correntista quale suo credito derivante dagli importi eccessivi pagati nel corso del lungo rapporto (iniziato oltre quindici anni fa), la banca se ne era appropriata di circa 135 mila richiedendone, ancora, circa 43 mila altre con decreto ingiuntivo e segnalando “a sofferenza” presso la Centrale Rischi il presunto credito.

Costretto a proporre opposizione avverso il decreto, l’imprenditore da me difeso ha eccepito le varie ragioni di illegittimità ed infondatezza del credito ingiunto e richiesto, non solo, la restituzione degli importi accertati dal commercialista cui si era rivolto (pari a circa 300 mila euro) ma anche il risarcimento dei danni derivanti dall’indebita segnalazione del proprio nominativo presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia.

A fine Agosto, dopo qualche mese di trattativa, si è raggiunto un accordo: l’imprenditore ha rinunciato a proseguire nel giudizio di opposizione -rimettendo, altresì, la querela per appropriazione indebita che aveva proposto- e la banca che si vantava creditrice, fatta esaminare evidentemente la consulenza e valutate le pretese ed eccezioni opposte dall’imprenditore, ha rinunciato al decreto ingiuntivo, restituito l’importo del pegno che aveva escusso nonché una somma ulteriore a titolo di composizione stragiudiziale per quanto illegittimamente addebitato nel corso del rapporto. A fronte, quindi, delle oltre 170 mila euro vantate …. ne ha restituite 285 mila.

Credo che se tutte le banche, rinunciando a persistere in quelle pretese riconosciute illegittime dalla legge e dalla giurisprudenza, facessero i conti coi corretti criteri metodologici e si impegnassero nel trovare delle soluzioni rispettose dei reciproci diritti ed interessi, restituendo quanto indebitamente trattenuto o rinunciando a quanto non è loro dovuto, ne trarrebbe beneficio l’intera economia e, probabilmente, risparmierebbero dal momento che eviterebbero di pagare, sia pure all’esito dei giudizi, importi maggiori e non si esporrebbero ad ulteriori giudizi per risarcimento dei danni.

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Agenzie rating: consumatori, punire S&P per attentato a integrita’ Stato – Dal sito del Corriere della Sera

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 3 luglio 2012

Apprezzo il coraggio e la preparazione di questi magistrati che, sono sicuro, non esiterebbero a indagare anche sui danni all’economia nazionale provocati anche da quelle banche che persistono nelle medesime pretese riconosciute illegittime ed illecite dalla legge e dalla giurisprudenza.

Riporto il link della notizia riportata dal sito del Corriere della sera (corriere.it).

Agenzie rating: consumatori, punire S&P per attentato a integrita’ Stato – Corriere della Sera.

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AAA può essere il rating dell’impresa che denuncia l’illegalità pure nei confronti di banche o può essere solo una sigla seguita da “cercasi banca sensibile verso chi contesta abusi bancari”?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 17 febbraio 2012

Ho letto che il delegato nazionale Confindustria per la legalità, Antonello Montante, si è fatto promotore di un’iniziativa soprannominata “rating di legalità” (per leggere l’articolo sul sito di Panorama, cliccare sul link indicato sotto al presente post): idea apprezzabile ma ancora più utile sarebbe, a mio avviso, se si tenesse maggiormente in considerazione ogni “illegale” o “illecito” ostacolo  all’attività imprenditoriale e il coraggio di chi denuncia. Di fronte a banche che, nell’istruttoria finalizzata alla concessione di finanziamenti o anticipazioni richieste, sono solite valutare il rating dell’azienda, attraverso, principalmente, l’analisi del bilancio e del rischio, il delegato di Confindustria ha proposto di ampliare i criteri con viene giudicata l’affidabilità sollecitando, in particolare, una maggiore attenzione affinché sia considerato il fatto che quell’azienda ha denunciato l’illegalità. Un’iniziativa, ripeto, che condivido sia per evitare che le imprese -come dichiarato da Montante in un’intervista a Panorama- si trovino di fronte ad un “drammatico dilemma: rivolgersi agli usurai o cessare l’attività” sia per l’obbligo che si dovrebbe avere di “tenere in vita le piccole e medie imprese che sono la memoria del Paese” .

Ho, però, la sensazione che non si tenga conto o si sottovaluti il fenomeno degli abusi bancari di cui sono -o sono state- vittime migliaia di imprese e famiglie. Non si può, ancora oggi, ignorare che in ogni parte d’Italia ci sono migliaia di esecuzioni immobiliari o cause di opposizione a decreti ingiuntivi aventi origine in pretese, da parte di banche, fondate su titoli nulli (come, ad esempio, i mutui stipulati per estinguere posizioni debitorie su conti corrente con la stessa banca mutuante) o su saldi passivi determinatisi a causa dell’addebito, nel corso degli anni (o di decenni), di interessi, commissioni od oneri non pattuiti coi criteri imposti dalla legge e capitalizzati trimestralmente fino a divenire usurari. Si è già verificato, più volte (e lo confermano le sentenze ottenute dal 1999 ad oggi), che, all’esito dei lunghi giudizi, l’impresa o l’utente bancario si rivela creditore e non debitore della banca. Nel frattempo, però, l’impresa è fallita o il cittadino è esausto e privo di forze dal momento che nemmeno riesce ad iniziare una nuova attività a causa di illegittime segnalazioni presso le “centrali rischi”.

Ci sono, già da anni, “accordi quadro” firmati da Abi, banche, Ministero dell’Interno e Prefetture per il sostegno alle vittime di usura ed estorsione. Quando il correntista, o, in genere, utente bancario, però, risponde alla lettera di revoca del fido chiedendo alla banca di rideterminare la posizione contabile applicando quanto sancito dalla legge o i principi affermati dalla giurisprudenza unanime, mi è capitato di vedere, al massimo, solite lettere standard con le quali si ignorano o si smentiscono gli stessi principi affermati dai giudici.  A cosa servono, allora, gli accordi quadro se l’utente, dopo essere stato costretto a denunciare per usura o estorsione i responsabili di una banca o, comunque, dopo avere contestato il saldo passivo perchè non lo ritiene validamente determinatosi, trova tutte le porte chiuse?

Condivido, quindi, e apprezzo la proposta del delegato nazionale della Confindustria di far tenere in considerazione, nella valutazione del rating, anche il fatto che quell’impresa ha denunciato l’illegalità.

Non leggendo alcun accenno agli abusi bancari mi chiedo, però: bisogna considerare, ancora, come se fosse un dogma, l’infallibilità della banca, l’impossibilità che questa commetta usura o estorsione, o si può (si deve), invece, prendere atto delle svariate denunce presentate da imprenditori coraggiosi e delle innumerevoli sentenze civili che, negli ultimi anni, hanno riconosciuto, spesso, il debito e non il credito delle banche per l’illegittimo addebito di interessi, commissioni ed oneri anatocistici od usurari? Eppure il Consiglio di Stato, anni fa, in un parere, ha ritenuto equiparabile l’usura bancaria a quella criminale! A volte, poi, sono le stesse pretese (giuste o meno che siano) che possono spingere l’utente più debole o disperato a rivolgersi agli usurai. Proprio giorni fa, ad esempio, su La Gazzetta del Mezzogiorno, è stata pubblicata la notizia di una storia comune a tanti: un imprenditore che, di fronte alle richieste perentorie di un direttore, si è chiesto se deve essere costretto a rivolgersi agli strozzini. Sul sito de “Il Corriere della Calabria”, oggi, poi, è stato pubblicato che a Roma lo storico “Cafè de Paris” di Via Veneto, “meta preferita non solo da Fellini negli anni della “Dolce Vita”  ma, evidentemente, anche della ‘ndrangheta nelle cui mani era finito, mentre prima trovava aperte le porte degli istituti bancari, ora, invece, che è stato confiscato e restituito allo Stato, ha difficoltà

E’ auspicabile, allora, che il rating delle imprese che si oppongono alle richieste di somme non dovute o superiori a quelle consentite, pur quando provengano da banche (o da banchieri), sia, un giorno, classificato con quella triplice AAA con cui, in genere, le agenzie classificano gli Stati o le imprese maggiormente affidabili e prive di rischio. In Italia, però, finchè la situazione resta come quella attuale in cui si consente alle banche e ai loro responsabili, impunemente (se non, addirittura, premiandoli con “premi alla carriera”), di distruggere o far fallire imprese con i conseguenti pregiudizi al diritto di proprietà degli imprenditori, al lavoro dei dipendenti e al risparmio o agli utili dei soci od investitori  (quando non, addirittura, alla salute e alla vita visto che non sono pochi gli imprenditori che si sono ammazzati, negli ultimi anni, a causa della crisi o del negato accesso al credito)- temo che AAA possa, soltanto, essere una sigla che preceda una richiesta: AAA cercasi banca disponibile a sostenere chi si ribella ad indebite richieste bancarie. 

Cliccare qui per leggere l’articolo pubblicato sul sito web di Panorama dal titolo “Confindustria: la tripla A delle imprese antimafia“;

cliccare qui per leggere la notizia pubblicata sul sito de La Gazzetta del Mezzogiorno “Imprenditore denuncia «Costretto dalla banca a rivolgermi agli usurai»“;

cliccare qui per leggere l’articolo sul sito de Il Corriere della Calabria “Banche avare con il “Café de Paris.

Posted in anatocismo, banche, Confindustria, crisi, estorsione, fainotizia, lotta alla mafia, mafie, protocolli imprese per contrasto a mafia e illegalità, stato sociale, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime, welfare | 7 Comments »

Le banche superano il tasso soglia usura previsto dalla legge? Nessun problema, si cambia la legge.

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 8 Maggio 2011

Le norme in materia bancaria recentemente varate dal Palazzo Chigi2governo credo che lascino ai cittadini e imprenditori onesti la sensazione che in Italia alcuni poteri forti intendano la legge come un elemento ornamentale, un optional non essenziale al Paese che, se e quando pregiudica alcuni grossi interessi (quasi sempre quelli dei pochi ma “potenti”), si può “ammorbidire”, modificare, se non proprio buttare del tutto, alla faccia dell'antico brocardo "dura lex sed lex". I giudici continuano a dire che l'anatocismo (specialmente nei conti correnti stipulati prima del 2000 o, sucessivamente in caso di mancato rispetto della delibera del Cicr) è vietato, che gli interessi anatocistici vanno restituiti e che i correntisti hanno dieci anni di tempo dalla chiusura del conto per domandare la restituzione? Che problema c'è? "Si cambia la legge" avranno pensato, forse, più volte, i banchieri. E se tale soluzione non sarebbe sufficiente a risolvere il problema dei rapporti bancari pregressi per i quali i correntisti – analogamente a tutti quelli che hanno già vinto- hanno iniziato la causa, non c'è idea migliore che qualificare la legge come "interpretativa" in modo da renderla retroattiva e trattenere i soldi di tutti i correntisti rispondendo loro, in sostanza, che il diritto si è prescritto.
Credo di avere riassunto nella maniera più semplice possibile quella che, secondo me, sarà stata la filosofia, lo spirito, l'invenzione del "legislatore" del cd. milleproroghe. Per fortuna, almeno per ora, l'invenzione non sembra essersi rivelata tanto "geniale" e, a distanza di meno di tre mesi dall'entrata in vigore, sono numerose le pronunce con le quali i giudici hanno ritenuto di disapplicare quella che un Tribunale, sia pure incidentalmente, in un'ordinanza, ha definito "norma monstre". La Corte d'Appello di Ancona, poi, con ordinanza del 3 Marzo 2011, oltre a ritenere la norma inapplicabile in materia di interessi anatocistici, ha confermato, al contrario di quanto speravano i banchieri, la natura innovativa della disposizione, chiarendo che, comunque, non potrebbe mai avere efficacia retroattiva. Il Tribunale di Benevento, con dettagliata motivazione, ha sollevato questione di legittimità costituzionale della norma ritenendola in contrasto con la Costituzione. Ma non è soltanto la questione "anatocismo" e le conseguenti restituzioni a preoccupare le banche.

In questi ultimi mesi vari quotidiani hanno riportato la notizia di ulteriori rinvii a giudizio e di una condanna per usura nei confronti di alcuni direttori (cliccare qui per leggere la notizia del rinvio a giudizio di alcuni direttori MPS). La Corte di Cassazione, sezione penale, con alcune sentenze, l'anno scorso ha confermato il principio -già più volte ribadito dai giudici di merito e contestato invano dalle banche- del necessario computo delle commissioni di massimo scoperto ai fini della determinazione del tasso effettivo globale e del raffronto di quest'ultimo col tasso soglia oltre il quale vi è usura.

Come si può, allora, evitare l'imputazione per usura se si è superato il tasso limite previsto dalla legge? Semplicissimo in Italia, evidentemente. Aumentando tale limite e legalizzando gli interessi che, sennò, sarebbero usurari. Questo, in sostanza, è ciò che è stato fatto col cosiddetto "decreto sviluppo" approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 Maggio 2011. Contenti i banchieri, ovviamente. La giustificazione riportata dagli organi di stampa sarebbe quella secondo cui, con la fastidiosa normativa antiusura, si rischiava di non poter concedere mutui o agevolazioni a parte della clientela nei confronti della quale l'applicazione di interessi più alti avrebbe determinato il rischio di superamento del tasso soglia. Si è pensato, così, di cambiare proprio il meccanismo di determinazione del tasso soglia cui rinvia l'art. 644 cod. pen. . La legge 108/96 prevedeva già, a dire il vero, un'agevolazione alle banche dal momento che il tasso soglia (oltre il quale sarebbe configurato il reato) sarebbe determinato, di fatto, dallo stesso ceto bancario visto che è il risultato del tasso medio rilevato dalla Banca d'Italia ogni tre mesi per categorie di operazioni, aumentato della metà. Ciononostante, in molti rapporti, il tasso è risultato superato con conseguenze immaginabili per l'imprenditore o il consumatore che si è visto privare, quindi, di somme superiori a quelle dovute. Ecco, allora, la necessità di cambiare, di fatto, la legge.
Il Presidente dell'Abi, Mussari, nel corso della trasmissione “La telefonata” di venerdì 6 Maggio 2011 avrebbe confermato al conduttore Maurizio Belpietro la giustificazione che ha reso indispensabile tali modifiche (cliccare
qui per leggere la notizia). Mussari, se non sbaglio, oltre che Presidente del Monte dei Paschi di Siena, è anche un penalista (cliccare qui per leggere un articolo de "Il Sole 24 ore" del 23 giugno 2010).
Un noto, vecchio politico diceva che “a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca”.
Ho la sensazione, pertanto, che il fine non sia stato solo quello “benefico” di concedere mutui a tutti (dubito, tra l'altro, che le banche sarebbero così elastiche nei confronti della clientela) ma un fine "un pò" diverso visto anche quello che, come dicevo sopra, hanno disposto recentemente vari giudici penali. Il cd. decreto sviluppo, dunque, qualora convertito in legge, cambierebbe – a tutto vantaggio per le banche- il meccanismo prevedendo che il tasso soglia sarebbe determinato sempre dal tasso medio applicato nel trimestre precedente aumentato non più della metà, bensì, del 25% ma con l'aggiunta …… di 4 punti percentuali e, comunque, con una tolleranza di ben 8 punti percentuali.
Mi riesce difficile comprendere, quindi, quando potrà essere configurata l'usura commessa dalla banca.
Ho voluto evitare, in questo semplice post, ogni riferimento giuridico a leggi e sentenze: ciò proprio per tentare di rendere più chiaro quello che, a mio avviso, ben lungi dall'essere una misura per agevolare la concessione di mutui (che, se così fosse, tra l'altro, aumenterebbe il numero di cittadini indebitati con tassi altissimi e difficilmente restituibili), sembra piuttosto costituire solo una garanzia di impunità per le banche.
Credo sia molto triste, soprattutto in questo momento di forte crisi economica nel quale specialmente gli imprenditori devono far fronte a migliaia di difficoltà (tra le quali, anche quelle determinate da Equitalia), assistere ad un indubbio dato di fatto: il silenzio dei politici sugli abusi delle banche ai danni degli imprenditori e, come se ciò non bastasse, questo nuovo “colpo di spugna”: il decreto legge che, se dovesse essere convertito senza alcuna modifica in favore delle vittime degli abusi bancari, comproverebbe la sensazione di essere in un Paese che, forse, davvero, ha bisogno di qualche modifica essenziale: formalizzare che la sovranità appartiene sì al popolo ma i cui rappresentanti, oltre che fregarsene dei cittadini, non mancano l'occasione di rivelarsi "i camerieri dei banchieri".
Conforta, però, vedere la gente sempre più informata. Internet consente sia di leggere ciò che gli organi di informazione tradizionali tacciono, sia la creazione di gruppi virtuali sempre più numerosi attraverso i social network, sia di vigilare se effettivamente i rappresentanti politici fanno il loro dovere. E, allora, le vittime di abusi bancari e, in generale, i cittadini devono fare una cosa molto semplice, a mio avviso: cominciare a cercare i nomi di chi tutela o meno gli interessi delle banche oppure degli utenti (i siti internet della Camera e Senato consentono la lettura dei lavori parlamentari) e mandare a casa chi fa solo chiacchiere nel tentativo, magari, di parlare sempre di alcuni problemi, senza mai risolverli, in modo da trasformare ogni giorno in un'eterna campagna elettorale. Penso che i cittadini, oggi, sono ancora più informati e spero davvero che le vittime degli abusi bancari non permettino ad alcun politico di spacciarsi come persona sensibile a tali problemi per, poi, aiutare i responsabili di ingiusti fallimenti di aziende, di sfratti, di espropriazioni illegittime e, qualche volta, della perdita della salute se non della vita di migliaia di persone.
Mi piacerebbe l'idea di una banca dati, di una sorta di centrale rischi sull'esempio di quella di cui (come comprovato da numerose pronunce) hanno, spesso, abusato le banche. Una “centrale rischi dei politici" con i provvedimenti votati a favore dei cittadini o dei poteri forti e con il luogo nel quale sono stati eletti (e nel quale torneranno esibendo le belle facce e continuando a promettere di fare il massimo per risolvere tutti i problemi): a futura memoria, in modo da conoscere la storia di alcuni soggetti prima di andare a votarli o di prenderli a pernacchie. Roberto Di Napoli

P.S.: grazie alla tecnologia e, soprattutto, ad internet, dal sito della Camera e del Senato è possibile conoscere "come votano i parlamentari" con le schede complete dei lavori preparatori, gli emendamenti e gli ordini del giorno. Chi vuole sapere, ad esempio, chi ha votato e come il testo finale del "milleproroghe" può cliccare, per la Camera dei Deputati, qui, mentre, per il Senato, qui . Possibile conoscere anche gli emendamenti e chi si è opposto. Ancora più semplice capire chi ha sostenuto il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri col quale si tenta, di fatto, di rendere più difficile l'imputazione per usura. Sapremo, dopo la legge di conversione, quali saranno i parlamentari sensibili alle vittime e quali correranno alla difesa delle banche.

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“Parliamo agli italiani di loro, non di noi”? No, onorevole, gli italiani sono stanchi delle parole: raccontate i “fatti”!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 25 settembre 2010

Leggendo la biografia pubblicata su internet, ho le sansazione, pur non conoscendolo personalmente, che l'on. Bersani sia una persona perbene, un politico onesto e che possa ricordare cosa significhino i sacrifici che affrontano quotidianamente migliaia di italiani: far trovare un piatto caldo alla famiglia, pagare le bollette delle utenze domestiche, le tasse, il desiderio di consentire ai figli la migliore istruzione e i costi per l'università, l'affitto o le rate del mutuo.
Temo, però, che, che gli impegni parlamentari, i comizi, gli scontri tra maggioranza e opposizione -se non, addirittura, all'interno dello stesso partito- allontanino quasi sempre i "politici" dalla triste realtà in cui si trovano milioni di cittadini e, spesso, quando appaiono onnipresenti, in ogni angolo del Paese, il loro stringere la mano o il pronunciare qualche "bella" frase (magari a voce un pò più alta), sia un tentativo ingenuo di affascinare il pubblico riuscendo, però, solo a far commuovere qualche elettore troppo sensibile.
La gente, invece, credo sia esasperata; eppure, con grande dignità e coraggio, affronta, ogni giorno, difficoltà incomprensibili o dimenticate dai politici.
Ho letto la sintesi dell'intervento dell'on. Bersani alla direzione del PD pubblicata su facebook e sul proprio blog. Ho pubblicato, su entrambi i siti, un mio commento che ritrascrivo di seguito.
Ripeto: non è una critica personale verso l'on. Bersani ma una mia opinione in merito all'attività di tutti i politici.
Credo che per poter parlare lealmente "agli italiani" e "di loro" bisognerebbe vivere un pò come vive la maggiorparte, condividerne le difficoltà e capire quali siano le loro reali ed immediate esigenze. Dovrebbero, forse, i politici, entrare e soggiornare qualche giorno in qualche casa (possibilmente senza far svuotare il frigorifero già povero) e vedere le difficoltà o i paradossi che affrontano, ogni giorno, imprenditori, operai, dipendenti, insomma, cittadini semplici ma che, in silenzio, con dignità, con coraggio e spinti dall'onestà, diventano, ogni giorno, i veri eroi sui quali, per fortuna, si fonda la parte sana del Paese: a prescindere dalle chiacchere!

Trascrivo di seguito il mio commento alla nota pubblicata dall'on. Bersani su facebook e sul suo blog sui quali anche altri cittadini hanno scritto la loro opinione. Ho chiesto, in particolare, al leader PD di occuparsi maggiormente della tutela di cui necessitano le vittime di usura ed estorsione bancaria. Sono certo che l'on. Bersani non resterà indifferente. Roberto Di Napoli
 

"Caro Onorevole, abbiamo scambiato qualche parola due anni fa a Castenedolo (BS) in occasione della presentazione di un libro di Cazzullo ma e' ovvio che non si ricorda di me e poco importa. Credo che gli italiani siano stanchi di sentire "parlare". Sarebbe piu' utile vedere il minimo contributo nella risoluzione dei loro problemi quotidiani. Lo sa che ci sono esecuzioni immobiliari o procedure fallimentari instaurate da banche per ottenere somme determinate da addebiti vietati dalla legge e dalla giurisprudenza ma che continuano a distruggere l'economia oltre alla serenita' e salute di imprenditori e famiglie costrette a lasciare l'azienda o sbattute fuori casa??? E poi gli amministratori delle banche, oltre ad essere impuniti e a godere di stipendi milionari, prendono liquidazioni da capogiro!!! Voi stessi politici incentivate le vittime a denunciare l'usuraio o l'estorsore! E poi? Esiste una struttura quale il Fondo di solidarieta' per le vittime dell'usura: dia un'occhiata su internet -o se vuole Le fornisco un pò di documenti- e si domandi se e' tollerabile che le vittime debbano ricorrere, spesso, ai giudici amministrativi per ottenere cio' che una costosa struttura dovrebbe dare in pochi mesi.Perche' non affrontate questi problemi concreti? E'all'esame della Camera dei Deputati un progetto di riforma della legge antiusura, gia' approvato al Senato, che potra' generare ancora piu' equivoci di quelli sorti con l'attuale legge. Nel mio piccolo, da giurista, avvocato e cittadino, ho proposto con petizione (n.672) trasmessa in Commissione Giustizia vari suggerimenti per emendamenti: vari suoi colleghi parlamentari li hanno condivisi firmandoli. Con un altro suo collega, on. Scilipoti (IDV), abbiamo fondato il Forum Nazionale Antiusura bancaria che unisce cittadini, imprenditori, professionisti ed e' aperto a qualunque altro politico o cittadino disposto a sostenere la comune battaglia. Perche' voi tutti parlamentari non cominciate a impedire che banche munite di titoli spesso riconoscuti invalidi dalla giurisprudenza distruggano persone o imprenditori? Finora solo leggi a tutela di banche e mai degli utenti vessati, vittime di anatocismo (consentito dal 2000 in poi a causa di un decreto legislativo approvato nell'agosto 1999 dal governo di centrosinistra)e usura. Cominciate anche voi realmente a dimostrarvi vicini ai cittadini e, soprattutto, alle vittime di usura bancaria e ai più deboli. Fate cio' che dite: anche voi politici, denunciate l'usuraio (bancario). Denunciare conviene, no??? Basta con le parole; siate del PDL o del PD, di qualsiasi partito, andate a vedere come vivono migliaia di persone; come vivono o cosa possono subire quanti pretendono giustizia e legalità e subiscono ritorsioni quando denunciano poteri forti o comitati d'affari. E' di questo che l'Italia ha bisogno: di politici che, davvero, perseguano l'interesse pubblico. Ma per farlo realmente credo che bisognerebbe immedesimarsi un pò nelle esigenze quotidiane dei comuni mortali. Dovreste, forse, rinunciare a qualche comizio e andare in casa di qualche italiano, di qualche vittima di malagiustizia o di malasanità o nelle imprese a vedere quali sono i problemi degli imprenditori (non sempre meno gravi di quelli dei dipendenti). Fermatevi qualche giorno in quelle case o in quelle imprese. Sono certo che se tutti i politici (di destra o di sinistra) facessero questo si tornerebbe ad una dialettica parlamentare realmente costruttiva e ne trarrebbero beneficio tutti gli italiani, soprattutto i più bisognosi. Roberto Di Napoli"
 

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