E’ incredibile! Fino a poco tempo fa avevo la convinzione che alcune vicende paradossali in materia di usura e, soprattutto, di quella bancaria si verificassero soltanto in alcuni centri periferici. Credevo che in alcune regioni economicamente più sviluppate (e, a maggior ragione, in quelle dove più numerose sono le industrie e, altrettante, sono state, nell’ultimo decennio, le sentenze contrarie ad alcune "prassi" bancarie), alcune "alchimie" contabili fossero più conosciute e i responsabili puniti più severamente. E, invece, no! Mi è crollato il "mito" di una parte d’Italia ancora "sana" e con un’economia "pulita". Associavo, evidentemente, la presenza di imprese apparentemente floride con la mia ignoranza, in alcune regioni, di "scandali" giudiziari e dell’esistenza, anche lì, dell’estorsione e dell’usura bancaria. Ho conosciuto una straordinaria e bellissima famiglia di Udine che mi onora di amicizia ed affetto e i cui beni, come capitato alla mia famiglia, sono stati toccati dai tentacoli della piovra bancaria e di chi, spesso, la agevola con colpevoli e, forse, interessate omissioni. Leggo, spesso, le affettuose email e i post degli amici di Savona, anch’essi, vittime di ordinaria ingiustizia. Mi ha sconvolto, poi, la storia di Antonella, la giovane, sveglia e intelligentissima architetto di Fermo, vittima di follie che, da quanto mi ha dato modo di capire, piuttosto che essere tutelata, è stata ingiustamente offesa nella dignità della persona (oltre che nella perdita della sua abitazione). A Modena, un’imprenditrice è stata dichiarata fallita nonostante avesse ottenuto la sospensione prevista dall’art. 20 l. 44/99. Emidio, imprenditore di Ascoli Piceno, poi, è stato vittima, come la mia famiglia e come chissà quanti altri, dell’usura ma anche "dell’antiusura" visto che ha dovuto, anche lui, instaurare un giudizio affinchè gli venisse riconosciuto (dal Consiglio di Stato) lo status di usurato bancario e, dunque, il diritto agli stessi benefici previsti per la vittima di usura criminale. Sono stato a Brescia, giorni fa, dove un altro imprenditore è oggetto di richieste di somme non dovute da parte di varie banche e dove, però, a dire il vero, mi pare che i giudici siano molto attenti a tali problematiche dimostrando grande senso di equilibrio. A Milano, come mi è dato di capire leggendo Libero Mercato del 29 Febbraio u.s., un famoso P.M. ha incentivato a denunciare alcune banche. Una signora del Trentino, proprio oggi, mi ha scritto di analoghe vicende di ingiuste pretese da parte di un istituto di credito. A Marsala e Ragusa altri imprenditori non dormono la notte per i pensieri dovuti ad analoghe vicende. Pur avendo visto da vicino, anche nella mia famiglia, singolari provvedimenti giudiziari per i quali mi risparmio ogni commento lasciandolo al giudizio dell’opinione pubblica e degli altri giudici (visto che ci sono varie azioni pendenti), devo riconoscere, però, la presenza di tantissimi magistrati preparati, equilibrati ed onesti che, quasi quotidianamente, condannano gli ingiusti comportamenti delle banche e, addirittura, di alcuni loro colleghi. Non sento una voce, però: quella dei politici! Mi farebbe piacere sentire, prima della chiusura delle liste elettorali o nel corso della prossima campagna elettorale, qualche politico (o aspirante tale) che, prendendo atto delle migliaia di persone vittime di usura bancaria e dei provvedimenti (ormai numerosi) che hanno riconosciuto espressamente, senza vergogna, che anche alcune banche hanno commesso il reato di usura (e le vittime devono essere tutelate), dica ai cittadini elettori in che modo intenda essere vicino (oltre che chiedendo il voto); quale disegno di legge intenda presentare per impedire che si ripetano scandali analoghi a quelli di cui sono state vittime varie persone con le loro famiglie (il candidato parlamentare dovrà, soltanto, stare seduto dieci minuti davanti al pc connesso a internet : i soldi per la connessione, tanto, gli verranno rimborsati!); per impedire, ad esempio, che rappresentanti di istituti di credito possano -una volta iscritti sul registro degli indagati in seguito ad una denuncia che si riveli non manifestamente infondata- oltre che circolare liberamente nel territorio italiano e continuare a percepire lo stipendio milionario, buttare fuori di casa, spacciandosi per creditori in base a titoli invalidi, quei cittadini o imprenditori che li hanno denunciati ma che, a causa della lunghezza dei processi, solo con notevole ritardo ottengono il riconoscimento delle loro ragioni. Ho una sensazione, però: che nessun candidato si permetterà mai di parlare di usura bancaria nè si adopererà seriamente per riforme serie ed efficaci! Perchè ho quest’impressione? Perchè ho letto su un importante quotidiano economico finanziario (ma già lo sapevo) l’indebitamento di vari partiti politici. Può darsi che ho capito male: anzi, lo spero! Desidererei una cosa, però, in ogni caso: che nessun cittadino, nessun funzionario, nessun burocrate, nessun politico il quale abbia, in passato, avuto la possibilità, in qualsiasi modo, (sia esso stato giudice, funzionario statale, prefetto, consigliere di amministrazione di una banca, sindaco, bancario, ecc.) di contrastare il fenomeno ed evitare il pianto di tante vittime, si permetta di candidarsi o di considerarsi "rappresentante" dei cittadini. Si consideri, eventualmente, rappresentante del sistema bancario e ringrazi l’attuale sistema elettorale (non la propria faccia o la professionalità che non ha dimostrato) se dovesse venire eletto! Un consiglio da cittadino- vittima, poi: se dovesse "parlare" in qualche comizio o incontro coi cittadini- elettori, non li illuda! Parli, magari, dell’usura bancaria e cerchi di non fare promesse da marinaio (o da vecchio burocrate) perchè potrebbe arrossire o trovarsi in difficoltà se, per caso, qualche cittadino deluso o qualche vittima, dopo avere raccolto le "figuracce" fatte in precedenza da quell’aspirante politico, le "colpevoli omissioni" ai danni di tante imprese o famiglie e dopo, magari, avere letto qualche recente sentenza, con coraggio, spiegando i motivi (e magari documentandoli), assumendosi, ovviamente, le proprie responsabilità, gli dovesse gridare: "Parlami d’usura bancaria, buffone! E dimmi cosa hai fatto finora e perchè non hai fatto ciò che avevi l’obbligo di fare!" Roberto Di Napoli
Archive for the ‘malagiustizia’ Category
Parlami d’usura (bancaria), buffone!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 2 marzo 2008
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A Lecce convegno con ospiti, tra cui Caselli, su legalità e usura. Ma, in 3 ore, nemmeno un cenno a quella bancaria.
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 17 febbraio 2008
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Mio intervento nel corso della trasmissione su “La Tv della Libertà” dedicata alla malagiustizia
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 31 gennaio 2008
E’ stata una puntata davvero interessante, secondo me, quella dedicata, oggi pomeriggio dalle 14 alle 16,30, da "La Tv della libertà" sulla casta dei giudici e sulla malagiustizia: un raro esempio di trasmissione televisiva dedicata a uno dei problemi principali di questo Paese. Ringrazio la redazione per avermi dato la possibilità di intervenire in diretta e in collegamento telefonico (cliccando sulla puntata del 31 Gennaio nell’"archivio delle puntate" sul sito della Tv della libertà, è presente l’intera trasmissione; oppure è possibile ascoltare il mio intervento è da 01.36.53 in poi). Ospiti della puntata, in studio, tra gli altri, vi erano l’amico e collega avv. Alessio Di Carlo (responsabile di Giustizia Giusta), l’on.le Jole Santelli (ex sottosegretario della Giustizia), l’avv. Tiziana Parenti (ex magistrato del pool Mani Pulite ed ex parlamentare) e Filippo Facci . Nel corso del collegamento, oltre ad un breve cenno su quanto accaduto alla mia famiglia, ho ricordato quelle che, a mio avviso, sono le cause e conseguenze principali della mancanza di trasparenza nell’amministrazione della Giustizia in Italia e della scarsa fiducia dei cittadini nell’operato di alcuni magistrati: la composizione del CSM, i rapporti di parentela tra alcuni magistrati e alcuni avvocati nello stesso foro, la poca trasparenza in alcune sezioni esecuzioni immobiliari e la necessità di una seria riforma della legge sulla resposabilità civile e disciplinare dei magistrati. Emblematiche le opinioni di comuni cittadini "sulla giustizia" nel corso del servizio mandato in onda durante la trasmissione. Roberto Di Napoli
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No alla “casta” …… ma nemmeno ai “clan”
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 27 gennaio 2008

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Tanti auguri (ai miei amici e ad ogni vittima) e, con la speranza di un cambiamento, tanti auguri scomodi (ad altri soggetti)
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 24 dicembre 2007
Non so se si tratti di una mia sensazione personale, oppure, se sia normale che capiti a chi ha avuto la "fortuna" di subire, almeno una volta nella vita, tristi giornate: a me, però, il Natale non riempie più di gioia. Anzi: mi rattrista. Non capisco come si possa, in Italia, conciliare una Festività che dovrebbe essere ricca di significati con l’indifferenza quotidiana che, puntualmente, (anche, a volte, nelle famiglie) riprende dopo le feste.
Il mio pensiero e, soprattutto, i miei veri e sinceri auguri, vanno a chiunque soffre, a chi, ogni giorno, viene ignorato o calpestato. E’ chiaro che, immedesimandomi, principalmente, nelle vittime di usura e di estorsione e immaginando con quali pensieri vivano le "feste", è a loro, innanzitutto, che mi sento vicino.
In meno di un mese, giornali, telegiornali, siti internet e Striscia la Notizia hanno affrontato il tema dell’usura e della mancata tutela delle vittime. Il 6 Novembre, in particolare, TG5 ha dedicato un servizio sull’assurda vicenda di cui è vittima la mia famiglia che, dopo essere stata sbattuta fuori casa pur in presenza della sospensione ex art. 20 l. 44/99 (in seguito ad una vendita illegittima per molteplici motivi, disposta in una procedura instaurata unicamente dagli imputati ed, ovviamente, oggetto di impugnazione nelle competenti sedi), non ha ricevuto nemmeno un centesimo dell’elargizione prevista dallo Stato. Probabile motivo? Un’errata interpretazione della normativa da parte degli organi competenti: vedremo, quindi, cosa diranno i giudici!
La settimana scorsa, Striscia La Notizia ha dedicato un servizio sulla vicenda che vede coinvolta un’ imprenditrice la quale, dopo avere ottenuto, da parte del Prefetto di Modena e del Presidente del Tribunale, i pareri previsti dall’art. 20 l. 44/99 (normativa antiusura ed antiracket) per potere godere della sospensione per 300 giorni delle vendite giudiziarie, delle scadenze di rate di mutui e dei termini esecutivi (la stessa sospensione calpestata nel caso che ha coinvolto la mia famiglia), è stata dichiarata “fallita”.
Pochi giorni fa, infine, sempre “Striscia La Notizia” si è occupata del caso di Emidio Orsini, l’imprenditore anch’esso vittima di usura bancaria, che ha ottenuto, da parte del Consiglio di Stato, il riconoscimento delle proprie ragioni e, d’altra parte, la smentita della bizzarra interpretazione da parte del Comitato di solidarietà che aveva tentato di sostenere una differenziazione della vittima di usura bancaria rispetto all’usura criminale.
Questi casi sono stati portati a conoscenza grazie alla pazienza e alla professionalità di chi, come i giornalisti del TG5 e di Striscia la Notizia, ha ritenuto opportuno informare in merito a tali vicende paradossali.
Nel caso che coinvolge la mia famiglia così come, sicuramente, negli altri casi, non si è persa, ancora, la voglia di combattere. Tante vittime, però, hanno preferito mollare tutto! Qualcuno, poi, ha subito la perdita più grande: la vita.
Penso che se chi ha la responsabilità della tutela delle vittime (non solo, di certo, il Comitato di solidarietà) avesse una minima idea di quali siano i sacrifici, i disagi materiali cui è sottoposta la vittima di usura ed estorsione (di quella bancaria e di quella criminale), le umiliazioni e le sofferenze, i procedimenti andrebbero più spediti e non si verificherebbero le “fini” interpretazioni giuridiche puntualmente smentite dalla giurisprudenza (su Puglia Live è stato pubblicato, il 20 Dicembre u.s., un mio comunicato “E’ emergenza….. antiusura”).
Mi chiedo, insomma: si ha un’idea di ciò che può accadere ad una vittima?
Nel caso che ha coinvolto la mia famiglia, così come in tanti altri casi ai danni di persone ancora più sfortunate, chi si è preoccupato, finora, di conoscere lo stato di salute o di sapere se i miei familiari avessero bisogno di qualcosa in attesa della definizione di quel procedimento a tutela delle vittime che, per legge, dovrebbe esaurirsi in pochi mesi ma che lo Stato, dopo avere incentivato a denunciare, ha dimostrato di non essere in grado di controllare?
Chi si preoccupa di tutte quelle vittime che stanno soffrendo in silenzio, che non hanno più lacrime, che hanno perso la speranza di vedere un aiuto magari anche convinte che l’usura bancaria non esista o sia diversa e meno grave di quella criminale (così come si voleva far credere prima del recente parere del Consiglio di Stato) o che, addirittura, hanno rinunciato a lottare (se non, addirittura, a vivere) pensando che se sono state dichiarate “fallite” su istanza degli stessi imputati non potranno ricevere i benefici dello Stato (così come sembrerebbe da un’altra singolare interpretazione di un Comitato che non mi pare sia stato, in molti casi, “di solidarietà”)?
Qualcuno potrebbe pensare che, tanto, così come noi, tutte le vittime, se hanno interesse, possono rivolgersi al giudice e, oltre a vedere puniti gli estorsori o gli usurai, avere i benefici richiesti dalla legge. Non è così, invece, a mio avviso: non può ragionare in questo modo chi ha il potere-dovere di applicare la normativa interpretandola in conformità ai vigenti canoni ermeneutici e, prima ancora, considerando che “in claris non fit interpretatio”.
Tante persone non hanno la possibilità di attendere, a fronte di singolari interpretazioni, l’ulteriore riconoscimento, da parte dei giudici, di ciò che emerge chiaramente dalla normativa. La gente deve lottare coi bisogni quotidiani oltre che con le esigenze della propria impresa o con la tutela dei propri beni e, pertanto, deve confidare nell’ottenimento di quanto promesso e pubblicizzato dallo Stato.
Mi farebbe piacere sapere se qualcuno “dell’antiusura” si sia occupato delle sorti di Antonella e dei suoi familiari che, dopo avere denunciato gli usurai, mesi fa, durante l’esecuzione per il rilascio della sua abitazione, mentre speravano di ottenere i provvedimenti idonei ad ottenere la sospensione e, in lacrime, minacciavano di dare fuoco, hanno ottenuto, invece, il ricovero coatto in ospedale e qui trattenuti per vari giorni (forse senza che ne ricorressero i presupposti e con metodi, a mio avviso, secondo quanto mi è stato raccontato, discutibili): sbattuti fuori casa con la nonna malata di Alzheimer.
Sono convinto che se, in ogni settore, dalla giustizia alla tutela delle vittime d’usura e di reati mafiosi, nella sanità, nella politica, si agisse con un minimo di buon senso interpretando ogni norma giuridica così come la Costituzione impone, ossia, nel prioritario e fondamentale rispetto della persona umana e della sua dignità (i diritti di credito, anche laddove esistenti, non possono mai prevalere su tali valori), vedremmo un sorriso in più e meno persone soffrire ingiustamente.
TANTI AUGURI!
E’ a tutte le vittime sconosciute di usura e di estorsione, così come ai parenti delle vittime di tutte le mafie, ai parenti dei lavoratori morti sul posto di lavoro, ai piccoli figli di una giovane ragazza che, poche settimane fa, sono stati messi a letto dalla propria mamma senza mai poterla più rivedere avendo, la povera madre (vittima, a Gallipoli, di una probabile disperazione interiore o psicologica), pensato di scappare via da questo mondo e da questa società nel modo più tragico possibile, a tutti coloro che soffrono, a tutti coloro che, sedendosi a tavola domani, vedono una sedia vuota o un volto triste, ai rappresentanti di tutte le associazioni che, ogni giorno, lavorano davvero per aiutare chi ha bisogno, a quei volontari che, a Roma, a Milano, nelle grandi città, affrontando il gelo, svegliano i barboni per donare loro un piatto caldo, a tutti coloro i quali, al di là delle "chiacchiere", insegnano in silenzio, ogni giorno, quale sia la vera solidarietà, a tutti i miei veri amici, che rivolgo i miei più sinceri auguri di Buon Natale con la speranza che, nella loro vita -e, soprattutto, nei momenti più tristi-, ci sia, sempre, qualcuno a loro vicino in grado di abbracciarle, di ospitarle, di stringere la mano: scopriranno la ricchezza della bontà, di quella vera solidarietà che solo poche persone sono, realmente, in grado di offrire.
A tutti coloro che, invece, restano insensibili, a chi -di fronte a qualsiasi tipo di richiesta di aiuto- continua a filosofeggiare, ai donabbondio, agli ominicchi e ai quaquaraquà, agli “indifferenti”, ai corrotti, ai mafiosi, agli “impotenti” o a chi preferisce apparire tale senza, così, rischiare di offendere qualcuno, a chi, semplicemente, pensa che Natale sia soltanto un giorno da festeggiare o nel quale scambiarsi i regali; a chi, abituato a vivere nel lusso o, comunque, senza mai avere “assaporato” le amare difficoltà della gente comune, nemmeno avverte quali possano essere i bisogni primari di una persona auguro che la loro coscienza, prima o poi, turbi il loro sonno o i loro festeggiamenti (in qualche caso anche con soldi non sudati) fino a determinarli a cambiare. A questi personaggi auguro, davvero, Buon Natale con la speranza che, riflettendo, solo un minuto, sul significato di tale Festività, il loro cuore li costringa a riflettere sul loro operato, sulle loro potenzialità, sulle possibilità che hanno nei confronti di chi sta soffrendo.
A queste persone consiglio tantissimo una breve lettura di alcune parole di Don Tonino Bello nella lontana (ma sembra così vicina) notte di Natale del 1985: sono sicuro che, a persone con un minimo di buona volontà, basterebbe poco per farli riflettere a cambiare. Roberto Di Napoli.
Per agevolare la lettura di un passo che a me piace ricordare, lo inserisco qui sperando sia letto con attenzione:
TANTI AUGURI SCOMODI!
“Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire.
Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario. Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunziano la pace portino guerra nella vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.
I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una grande luce», dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. Che il numero 167 non è la cifra matricola data ai condannati dal sistema. Che i ricorsi a tutti i T.A.R. della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente. Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.
I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza”.
(da Antonio Bello, "Oltre il Futuro- Perchè sia Natale" edizioni La Meridiana)
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Non c’è soltanto la “malagiustizia”: una normale impresa e un colosso bancario di fronte ad un Giudice imparziale
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 15 dicembre 2007

Ho letto e leggo tutti i giorni storie assurde di malagiustizia, di vittime di usura, di estorsione e, in genere, di persone calpestate o abbandonate dalle stesse Istituzioni nella cui presenza e funzionamento avevano confidato.
Un Paese che, prima, impone il rispetto delle norme ed invita a denunciare chi le violi e, poi, anche per un solo momento (o, come si verifica spesso, per anni o decenni) lascia nella disperazione le vittime è uno Stato che, di fatto, si comporta come un “vigliacco”.
Ho scritto, più di una volta, in questo e in altri blog, mie sensazioni, opinioni personali e tristi esperienze di malagiustizia.
Sono convinto, però, che l’Italia sia rappresentata anche da persone perbene, da magistrati scrupolosi che lavorano con passione e da agenti delle Forze dell’Ordine che rispettano e fanno rispettare la legge da chiunque.
Ritengo doveroso, quindi, ricordare non solo gli episodi tristi o le “gesta” di qualche impiegato “Furioso” che perde il senno o lo utilizza per turpi scopi personali, ma anche l’attività, gli atti eroici o normali (ma che, in un sistema distorto, appaiono eroici) di chi, invece, lavora con serietà (è, ovvio, comunque, che errare humanum est e poche parole si possono dire quando l’errore è commesso in buona fede e si adoperi per porre rimedio).
Ho preso atto, in più di un’occasione, per fare un esempio, della professionalità ed immagine di imparzialità di vari magistrati del Tribunale di Latina. Chi, pur giovane come me, ha assistito ad atti, quantomeno, "singolari" e, sentendosi particolarmente vicino alle vittime di usura ed estorsione, ha notato quanto sia difficile la loro tutela quando tali delitti siano commessi non dal "delinquente di strada" ma dal cravattaro “in giacca e cravatta”, apprezza ancora di più la serietà ed imparzialità di quei magistrati che, oltre ad essere onesti, lo appaiono.
Ecco un recente caso di giustizia "normale", o, meglio (ricordando il nome di un’associazione di cui apprezzo moltissimo l’attività), di giustizia giusta: una società, nell’Agosto 2005, si rivolge a me e al mio amico collega avv. Federico Bianchi per instaurare una causa, a Latina, nei confronti del più importante istituto di credito italiano al fine di ottenere la restituzione di quanto illegittimamente addebitatole nel corso di un lungo rapporto di conto corrente. Prima ancora della udienza di prima comparizione delle parti, purtroppo, muore un socio amministratore e la causa si interrompe. La banca, senza alcuno scrupolo, nelle more della riassunzione, "bussa ad un’altra porta" proponendo ricorso per decreto ingiuntivo “inaudita altera parte” al fine di ottenere le somme da essa vantate nei confronti di quella stessa società che, mesi prima, l’aveva convenuta in giudizio. Ottiene il provvedimento senza accennare, ovviamente, alla causa già pendente nè al fatto che ogni singola clausola contrattuale da cui traeva origine il presunto credito era stata contestata. Anzi: menziona la pendenza di alcune ipoteche volontarie (alcune anche per mutui, con quella stessa banca, estinti tanti anni fa) a carico della società (solo apparentemente) debitrice in modo da ottenere il titolo provvisoriamente esecutivo e, intanto, sfuggire all’immediato contraddittorio. In seguito alla notifica del titolo alla nostra assistita, proponiamo opposizione e la procedura, anche al fine di decidere sulla riunione da noi richista, viene assegnata alla stessa giudice designata a trattare la causa a cognizione piena da noi preventivamente instaurata. Chiediamo, oltre alla riunione delle cause, l’immediata sospensione della provvisoria esecutorietà per vari motivi esposti in oltre trenta pagine di opposizione. Il giudice concede termine per note ma, all’esito, nega la sospensione ritenendo che le somme vantate dalla banca non fossero state contestate. Nell’atto di opposizione, invece, era stata contestata ogni singola clausola, negata la fondatezza di ogni pretesa creditoria e chiesta (si dice: in via riconvenzionale) la condanna della banca alla restituzione degli importi spettanti alla società. Le cause vengono, tuttavia, riunite come da noi richiesto e rinviate ad Ottobre 2007.
Nel frattempo la banca avrebbe potuto iniziare un’esecuzione ritenendosi creditrice di oltre duecentotrentamila euro. Proponiamo, allora, un ricorso per provvedimento d’urgenza ex art. 700 cod. proc. civ. in corso di causa al fine di ottenere (così come riconosciuto ammissibile da alcuni giudici), previa consulenza tecnico-contabile, l’immediata restituzione delle somme indebitamente corrisposte dalla società correntista. Insistiamo, inoltre, nella revoca dell’ordinanza con cui era stata negata la sospensione chiedendo, altresì, vari provvedimenti, quali la cancellazione delle segnalazioni “a sofferenza” alla Centrale Rischi, al fine di evitare che la società, fino all’esito della causa, fosse ulteriormente pregiudicata.
L’udienza si è tenuta il 1° Agosto 2007. La banca sosteneva l’inammissibilità della domanda di revoca dell’ordinanza che, negandola, aveva già deciso sulla sospensione. Il giudice, invece, pur non concedendo gli ulteriori provvedimenti d’urgenza richiesti (ritenendo che la complessità della vicenda non consentisse la trattazione col ricorso al procedimento ex art. 700 cod. proc. civ.), ha revocato, accogliendo le nostre richieste ed eccezioni, la precedente ordinanza e, “per gli effetti”, sospeso la provvisoria esecutorietà del titolo.
E’ molto interessante la motivazione nella quale il giudice ha, espressamente, ricordato come la non modificabilità o revocabilità dell’ordinanza che decide sulla sospensione, si riferisce soltanto al provvedimento col quale sia stata già concessa la sospensione (che sarebbe, appunto, non modificabile) e non, come era avvenuto nel caso di specie, all’ordinanza con la quale sia stata negata.
Provvedimenti del genere, oltre ad incoraggiare il cittadino che deve continuare ad avere fiducia nella giustizia, confermano l’equilibrio di cui deve essere dotato ogni magistrato. Quel giudice ha dimostrato di avere esaminato con attenzione –pure ad Agosto– le eccezioni, le richieste della piccola impresa, la “fondatezza” della pretesa della banca e dei pericoli prospettati da entrambe le parti.
Non deve mai essere dimenticato, infatti, che “titoli” agevolmente ottenuti “inaudita altera parte” sottacendo circostanze importanti che, probabilmente, ne avrebbero impedito la concessione, hanno determinato, in tanti casi, la distruzione di imprese essenziali, invece, all’economia nazionale o la compromissione della salute, della vita, della serenità di tante persone e di tante famiglie.
I procedimenti sommari sono previsti dal codice di rito e hanno una struttura e funzione tale da garantire, comunque, la difesa. La giustizia sommaria, intesa come “giustizia” superficiale e disattenta alla tutela di entrambe le parti, invece, tutto è tranne che giustizia: è arbitrio.
Il giudice che, nell’ambito di un procedimento d’urgenza, ha revocato la sua stessa precedente ordinanza dopo avere valutato la fondatezza delle eccezioni delle parti, ha dimostrato di essere un giudice in grado di esercitare con serietà e imparzialità le proprie funzioni: quelle di ius dicere, di fare giustizia. Roberto Di Napoli
Ringrazio gli amici di Giustizia Giusta per avere pubblicato questo post.
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Libera manifestazione (e formazione) del pensiero
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 5 dicembre 2007
Questo cartello l’ho trovato affisso sulla parete di un corridoio di un ufficio giudiziario. Non ci sarebbe nulla di strano, a mio avviso. Agevolazioni sono previste da banche, assicurazioni e chissà quante altre imprese a favore di tante categorie di professionisti. L’impresa, nell’esercizio della sua attività, è libera di determinare le condizioni economiche da applicare alla clientela così come meglio ritiene (sia pure, ovviamente, entro determinati limiti). Il professionista è altrettanto libero di accettare. Non vedrei niente di strano, dunque, in simili agevolazioni. Mi chiedo, però: se il giudice, un giorno, dovesse giudicare in una causa nella quale sia parte la stessa banca di cui è cliente o, addirittura, delle cui agevolazioni lui stesso usufruisca, è giusto che possa non astenersi? Un simile comportamento sarebbe idoneo a garantire il prestigio e l’immagine di trasparenza ed imparzialità di cui deve godere il magistrato? L’art. 51 del codice di procedura civile disporrebbe (dirò subito perché uso il condizionale):
"Il giudice ha l’obbligo di astenersi:
1) se ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto;
(………)
3) se egli stesso o la moglie ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori;
In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il giudice può richiedere al capo dell’ufficio l’autorizzazione ad astenersi (….) ".
Quasi sicuramente la norma viene rigorosamente applicata e, comunque, il giudice che abbia ottenuto condizioni particolarmente agevolate (non può negarsi, d’altronde, il diritto di chiunque di chiedere ed ottenere le condizioni più convenienti), nella realtà, si astiene dal trattare e decidere la cause in cui sia coinvolta quella stessa banca quanto meno per ragioni di trasparenza, correttezza e serietà.
Ecco, però, anche cosa si è verificato in un caso: un giudice facente parte di un collegio si trovava a giudicare, nel 2000, su una richiesta di fallimento avanzata da una banca nei confronti di un imprenditore. La banca che chiedeva il fallimento dell’imprenditore era la stessa con la quale il giudice aveva contratto, nel 1998, un mutuo decennale ad un tasso inferiore al 5%. L’apparente "debitore" , (particolarmente noto in quel luogo per le denunce nei confronti dei magistrati fino, addirittura, nel 2005, da essere ritenuto, in un singolare provvedimento, "persona socialmente pericolosa" in quanto solito frequentare le cancellerie e presentare denunce e ricusazioni nei confronti dei magistrati), secondo quel giudice, avrebbe dovuto corrispondere a quella banca tassi di interesse con capitalizzazione trimestrale (ritenuta illegittima dalla Cassazione, da tutti i Tribunali d’Italia e, probabilmente, ormai, anche nei Paesi in via di sviluppo) per cui, anche per questo motivo, ordinò di dichiarare il fallimento dell’imprenditore. Il giudice, quindi, "giudicò" la pretesa della stessa banca di cui era cliente e con cui aveva contratto un mutuo (a quel tasso) senza avvertire alcun obbligo di astenersi o di chiedere di astenersi per "gravi ragioni di convenienza".
A prescindere dal rispetto della norma processuale, secondo me, in casi simili, devono sempre prevalere ragioni di opportunità o deontologiche che impongano di astenersi al fine di scongiurare ogni sospetto di qualsivoglia coinvolgimento: anche emotivo o psicologico!
Nel momento in cui l’art. 51 n. 3 c.p.c. viene applicato nella sua interpretazione letterale, il cittadino non può avere alcun valido motivo di "sospettare". La rigorosa e costante applicazione della norma garantirebbe sempre il prestigio nonchè l’immagine di serietà ed imparzialità che ogni magistrato deve avere da parte dei cittadini. Roberto Di Napoli
Ringrazio gli amici di Giustizia Giusta e La conoscenza rende liberi per avere pubblicato questo post.
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19.10.2006-19.10.2007. Dopo l’interrogazione parlamentare e una lettera aperta scrive anche il Presidente della Repubblica
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 18 ottobre 2007
Il 18 Ottobre del 2006 lo sapevo che la mia famiglia, il giorno dopo, avrebbe, quasi sicuramente, perso il possesso della casa in cui io sono “nato”, salvo, come, ancora, auspichiamo, recuperarla all’esito dei giudizi. Ero, certamente, nervoso ma non disperato. Credo di sapere e dovere distinguere le situazioni di “fatto” da quelle di “diritto”. Le prime mi turbavano, ancora una volta, perchè conoscevo "il contesto" e "i precedenti"; perchè è da quando avevo 11 anni che ho visto che si può essere sparati con una pistola e, successivamente, se si insiste nella punizione dei responsabili, fornendo prove o indizi ai fini della loro individuazione, che si può essere sparati, una seconda volta, anche con l’inchiostro: da parte di chi pensavi ti tutelasse e, invece, procioglie i presunti mandanti non solo mettendoti sotto processo ma, pur dopo essere stato accertato che la fonte di prova non era affatto manomessa, non continuando (riaprendo) nemmeno le indagini per scoprire chi voleva farti fuori! Ho visto che si possono (e un cittadino dovrebbe avere il dovere) chiamare le Forze dell’ordine affinchè impediscano la fissazione di reti metalliche da parte di chi intenda ostacolare l’accesso lungo la battigia e, poi, che tu stesso sia denunciato per minacce salvo, poi, essere assolto in Cassazione …. perchè il fatto non sussiste. Ho capito che questo botta e risposta, questo triste "ping-pong", questo rovesciamento della realtà può ripetersi per 22 volte e per 22 volte puoi avere ragione. Ma, solo, sulla carta perchè, se continui a dare fastidio, a fare il "guastafeste", il "gioco" ricomincia e il cattivo giocatore, l’imbroglione, pur sapendo di perdere, cercherà di farti capire che tu sai difenderti col diritto ma lui sa distruggerti di fatto! Questo è il "sistema" che ho visto a Gallipoli, la bella città, e a Lecce, la "patria del balocco"! E’ per questo che, anche il 18 Ottobre 2006, immaginando quello che si sarebbe verificato, continuavo a tenere distinto il "fatto" dal "diritto" che, come finora avvenuto, grazie ad altrettanti magistrati imparziali, spero riemerga ancora una volta . E’ il senso di legalità che mi imponeva di ragionare, di ascoltare, di parlare e fare verbalizzare. Sapevo, però, che quest’ultima attività –sebbene, apparentemente, la più facile- sarebbe stata la più delicata e la più difficile. Pensavo, poi, ingenuamente, che ci sarebbero stati anche testimoni a nostro favore: chi sa di comportarsi secondo legge, non dovrebbe avere paura di verbalizzare ciò che accade e di lasciare che gli altri, semplicemente, guardino e ascoltino. Ciò che ho visto e capito nei miei trent’anni di vita, penso che l’abbiano visto in pochi: non me ne vanto e non ne sono fiero! E’ per questo che, più che preoccupato, ero preso dalla rabbia nel pensare che, forse, quella sera del 18 Ottobre, mentre io non riuscivo a prendere sonno durante il viaggio sulla lussuosa …. autolinea "Marozzi" da Roma per Gallipoli, qualcuno si stesse organizzando per compiere ogni gesto, ogni attività pur di “non dare ascolto a Di Napoli”. Ed, infatti, non mi sbagliavo! Il precedente 25 Settembre, a casa mia, c’erano vari amici, -avvocati e non-, di mio padre e di mia sorella. Una giornalista di Telenorba aveva anche fatto un’intervista alla vittima che faceva vedere i provvedimenti in virtù dei quali l’esecuzione per rilascio non poteva essere proseguita. Uscita fuori, la cronista, però, è stata “intervistata” da un tale che indossava la divisa di Carabiniere; quest’ultimo soggetto intimava di consegnargli la videocassetta o, altrimenti, avrebbe sequestrato la telecamera. Sosteneva di fare il suo dovere? Da avvocato mi domandavo –me lo domando tuttora- quali potessero essere i presupposti. So, però, che la giornalista stava esercitando il suo diritto di cronaca. Ho avuto modo di constatare che, evidentemente, ha fatto anche, molto bene, il suo dovere perché il servizio fu mandato in onda quando ancora l’esecuzione era in corso. Il successivo 19 Ottobre, invece, a casa mia non c’era nessuno. Vari amici, materialmente lontani, mi erano vicini telefonicamente e col pensiero; altri, invece, compreso qualche rappresentante di associazioni antiusura locali e altri giornalisti sono venuti e volevano assistere –silenziosamente- allo “scandalo”. Volevano assistere e verificare se, davvero, una vittima, attualmente persona offesa nei processi penali per usura ed estorsione, con le stampelle a causa di un attentato rimasto impunito (clicca per sintesi vicende subite) (il processo, pur essendoci, secondo me, i presupposti giuridici per la riapertura, riposa (per l’eternità???) sepolto in qualche archivio del Tribunale di Lecce anche se non mi meraviglierei se si trovassero solo……. le ceneri [mesi fa, si è scoperto che scatoloni contenenti carte importanti “custodite” presso il Tribunale di Gallipoli e relative ad altre vicende sono state vittime di un “nubifragio”]) potesse essere sbattuta fuori casa; volevano sapere come sarebbe potuto accadere ciò se, tra l’altro, la stessa persona aveva già ottenuto (clicca per leggere il testo) i pareri conformi del Presidente del Tribunale competente (quello di Roma ove pende uno dei processi), del Procuratore della Repubblica e del Prefetto (sempre di Roma) necessari e sufficienti per beneficiare della sospensione di cui all’art. 20 l. 44/99 per 300 giorni. Pur omettendo ogni valutazione in merito alla validità della vendita (pendono ricorsi per Cassazione per ogni singolo bene venduto), come si poteva non prendere atto della sospensione? Il 19 Ottobre tutte le persone intervenute sono state lasciate sotto il porticato e il portone è stato sorvegliato, dalle 9 alle 17, da Carabinieri e poliziotti. Questa volta non c’erano testimoni. Ciò che è accaduto lo ha confermato, in un giudizio possessorio, un bravissimo e coraggioso avvocato presente sul “luogo dei fatti”(ma varie persone, ovviamente, potrebbero affermare di non essere potute salire). Una dozzina circa di agenti (poliziotti e carabinieri) erano sparpagliati anche nelle stanze da letto (non conosco la norma che, nelle esecuzioni per rilascio, preveda queste modalità). Qualcuno, più di una volta, ha inseguito mia madre anche fino alla porta del bagno e qualcun altro voleva sequestrare il videofonino di mia sorella temendo che stesse filmando. Un altro ispettore, mentre imballavo alcuni miei oggetti personali, mi manifestava –con tono pacato – la sua disapprovazione per la mia difesa, per la mia insistenza nel fare verbalizzare varie dichiarazioni; cercavo di spiegargli che ciò mi veniva imposto dai miei obblighi morali oltre che giuridici. Cercavo di fargli capire (ma, probabilmente, da ignorante, non so spiegarmi e, di conseguenza, farmi comprendere da tutti) che la difesa delle vittime di usura ed estorsione rientra, tra l’altro, nella mia attività professionale; sono onorato di godere dell’amicizia di professori universitari, di rappresentanti di associazioni antiusura e di vittime che, finora, non mi hanno rimproverato né per le mie scelte né per le mie modalità difensive.
Immaginavo, quindi, che nei confronti della mia famiglia non si sarebbe avuta pietà né, d’altronde, l’avremmo mai chiesta. Pretendevamo, però, lo pretendiamo tuttora e lo pretenderemo sempre, il pieno rispetto della legalità. Ci sono norme che disciplinano l’attività di esecuzione per rilascio di immobili. E’ doveroso osservarle e farle osservare. Ripeto: in questo caso si sostiene (ci sono giudizi in corso) l’invalidità dello stesso titolo (la vittima, tra i vari motivi, sostiene che il giudice che ha venduto avrebbe avuto l’obbligo di astenersi o di essere sostituito in accoglimento di istanze di ricusazione). Pur prescindendo da ciò, ritengo, comunque, “SCANDALOSO” che, a Gallipoli, non si sia rispettato il provvedimento reso dal Prefetto di Roma, dal Presidente del Tribunale di Roma -“sentito” il Procuratore della Repubblica- che concordavano nella concessione del beneficio. Perché? Perché la famiglia Di Napoli non poteva beneficiarne? Quali sono gli unici presupposti? Un giudice dell’esecuzione del Tribunale di Marsala, mesi fa, in un caso -per molti aspetti- simile (pur se, contrariamente al “caso Di Napoli”, non è stato chiesto, ancora, il rinvio a giudizio degli usurai ed estorsori), ha dimostrato la massima imparzialità e serenità: premesso che la vittima aveva chiesto l’accesso al Fondo antiusura; che aveva ottenuto il parere –identico a quello ottenuto da Di Napoli Luigi- da parte dell’autorità giudiziaria ed amministrativa e che, solo questi, sono i presupposti richiesti dalla legge, si è pronunciato, testualmente, così: “dichiara sospesa la procedura esecutiva”. Perché la famiglia Di Napoli, invece, doveva essere sbattuta fuori casa? I medici intervenuti, dal momento che Di Napoli ha la staffa metallica ed il femore spezzato in due parti, non volevano assumersi la responsabilità di trascinarlo con la forza se non dopo avere effettuato degli accertamenti radiologici! Perché lo hanno fatto, da soli, i poliziotti e i Carabinieri??? Con quali competenze medico-scientifiche? Perché lo hanno fatto urlare di dolori fino a farlo entrare in stato catatonico facendolo risvegliare dopo oltre 6 ore? Un parlamentare, l’anno scorso, pur non conoscendo né me né la mia famiglia, appresa la notizia (cliccando è possibile accedere alla versione on line de "L’Avanti" del 22 Ottobre 2006; Vd. anche Il Tempo del 25 e 26 Settembre che dedicò un servizio durante il mio sciopero della fame), ha dimostrato enorme sensibilità (e lo chiamano ex terrorista!) nel domandarlo, mediante interrogazione scritta, al Ministro della Giustizia e degli Interni (cliccando è possibile leggere il testo). Ho ancora fiducia nella Giustizia e sarà l’autorità giudiziaria, comunque, a stabilire eventuali responsabilità. Credo di avere capito quali siano gli unici presupposti per godere dei benefici richiesti dalla legge 44/99. La giurisprudenza ha riconosciuto, poi, che la vittima vi ha diritto pure se “fallita”. Nel caso di mio padre, la sentenza di fallimento è stata ottenuta, fra l’altro, proprio dagli stessi indagati e imputati. Il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura è una persona straordinariamente gentile. Mi ha dato "l’impressione" di essere molto sensibile ed educato. Ho letto che, quando fu nominato, alcune vittime non erano contente della sua nomina. Un giornalista, scrivendo in merito ad uno degli ultimi atti del governo Berlusconi, ossia alla designazione del Commissario, intitolò la notizia con un titolo: “L’ultima porcata”. Il Commissario Straordinario deve essere una persona di competente professionalità in materia di usura ed estorsione. Credo, quindi, nella sua massima esperienza. Anzi: credo pure nella sua professionalità e, proprio per questo, quale legale, avevo depositato -aiutato dai miei grandi amici dello SNARP che mi sono stati molto vicino- un’apposita ed analitica istanza sin dal 15 Settembre 2006. Credo tutto ciò a tal punto che, per adesso, lo credo come un dogma. Vorrei chiedergli: “Perché, in oltre un anno e mezzo dall’istanza, il Comitato di solidarietà non ha dato, ancora, un centesimo a Di Napoli? Come mai nessuno, nè della Prefettura di Lecce nè di quella di Roma, si è preoccupato di chiedere alla vittima e alla sua famiglia se aveva da mangiare? Entrambe le prefetture, sbaglio o potrebbero essere coordinate dall’apposito ufficio del Commissario Straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura? Quali sono, ai sensi della legge vigente e della giurisprudenza attuale, i motivi ostativi alla concessione dei benefici? Lo sa che, nel caso specifico, gli unici istanti il fallimento (la cui sentenza, tra l’altro, è stata impugnata) sono gli stessi imputati di usura ed estorsione? Ricorda che la legge prevede che i benefici debbano essere concessi alla vittima e -pena la revoca (oltre che, forse, qualche reato)- non agli usurai ed estorsori? Mi scusi per quest’ultima domanda! Comprenda, però, la mia preoccupazione! Non vorrei, dopo tutto quello che ho visto finora (ho menzionato qualcosa all’inizio) che qualcuno si confonda e dia i soldi, piuttosto che alla vittima, agli imputati!” Un mese fa, con mio padre avevo scritto una lettera aperta al Capo dello Stato, nella sua qualità di Presidente del CSM, ponendo alcune questioni. Sapevo, ovviamente, quali fossero le sue prerogative e i limiti previsti dalla Costituzione. Devo riconoscere la correttezza del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica (l’Italia, per fortuna, ha anche eccellenti funzionari, straordinari giudici ed eroici agenti delle Forze dell’Ordine che onorano il Paese) che, tramite il direttore dell’Ufficio, ha dimostrato sensibilità e correttezza rispondendomi per iscritto con una lettera breve e cortese (cliccare per leggere il testo). Ha risposto, tra l’altro, ricordandomi ciò che già sapevo. La mia intenzione, quale legale e quale cittadino, era solo quella di informare del caso il Presidente della Repubblica anche quale garante della Costituzione. Ritengo che nella vicenda che ha riguardato la mia famiglia siano stati lesi vari diritti previsti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo. Lo accerterà, eventualmente, l’autorità giudiziaria competente per materia e per territorio, sperando che non sia necessario adire la Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo! E’passato un’altro anno di qeust’odissea giudiziaria; il primo -e spero l’ultimo- fuori dalla casa che non ci stancheremo di pretendere indietro (pende l’azione possessoria e quella di accertamento della nullità della vendita). Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto giustizia. Andremo alla ricerca del leggendario giudice di Berlino. Dall’entrata in vigore della Conv. Europea dei diritti dell’Uomo, dovrebbe stare a Strasburgo, in realtà! Spero, nel mio caso, di trovarlo, un pò prima, nelle sedi italiane competenti e presso le quali sono, ancora, pendenti i giudizi. Mi farebbe piacere, però, se, intanto, il Commissario Straordinario dimostrasse, ancora una volta, la sua usuale gentilezza e rispondesse alle mie domande! Roberto Di Napoli
Della vicenda "Di Napoli" si sono occupati, oltre a vari siti internet, anche i seguenti media: Il Giornale del 31 Marzo 2007; Il Meridiano del 1 Aprile 2007; radioincontri all’interno della trasmissione radiofonica del 20 Settembre 2007, ore 11, 30; Il Tempo del 25 e del 26 Settembre 2006; Telenorba con servizi mandati in onda il 19 Ottobre 2006, il 25 Settembre 2006 e il 21 Settembre 2005.
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