IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

………. per la difesa dei diritti civili

  • Segui il blog dal canale Whatsapp

    Dalla pagina del canale, premi sul pulsante “Iscriviti” posto sulla schermata in alto a destra. Se vuoi ricevere la notifica della pubblicazione di un post, premi sulla campanella (premere nuovamente se, invece, non si desidera essere avvisati). Col pulsante “condividi”, potrai divulgare il canale ad altri contatti
  • Seguimi sui social

  • Traduci nella tua lingua

  • Cerca per parole

  • Cerca i post per data

  • Vedi gli altri argomenti

  • Articoli recenti

  • In libreria …….per chi vuole sapere come difendersi dagli abusi bancari

  • .

  • ………. per chi vuole conoscere i suoi diritti dal viaggio al soggiorno

  • STUDIO LEGALE

  • Puoi seguirmi su Facebook

  • …… o su Twitter

  • Abbonati

Archive for the ‘giustizia giusta’ Category

Anche il giudice arrestato va considerato innocente …… ma non più innocente di ogni altro cittadino!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 9 aprile 2010

Mi sembra ovvio che anche questo giudice arrestato debba essere considerato innocente fino a sentenza definitiva. Di certo, però, non di più di un semplice cittadino che, pur privato della libertà e quand'anche accusato di gravi delitti, deve sempre essere considerato, allo stesso modo, innocente fino a condanna definitiva. Ho, poi, una profonda convinzione: credo che ci vorrebbero controlli effettivi nelle sezioni esecuzioni immobiliari dei Tribunali dove, spesso, gravissime denunce da parte di soggetti, a torto o a ragione, esecutati o "falliti" sono state ignorate ed essi, più di una volta, ingiustamente umiliati o ridicolizzati. Ci sono altri Tribunali dove fatti altrettanto gravi sono stati denunciati da anni. Per ora, col rispetto della presunzione di innocenza, ancora una volta, resto, comunque, SENZA PAROLE e con una speranza: che le accuse siano del tutto infondate! Per una ragione, principalmente: per evitare di dovermi convincere, ancora di più, che siamo in un Paese talmente corrotto e che ci possano essere "personaggi" che, affetti da delirio di onnipotenza, approfittino delle funzioni ricoperte per compiere gesta tutt'altro che eroiche nell'ingenua convinzione di essere "potenti" uomini d'affari impunibili o "santi senza peccato"  e il resto del mondo, tutti gli altri cittadini, una massa di incapaci, di delinquenti se non cretini!!! Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
(04/06/2008) Avrebbero chiesto una tangente di 40mila euro ad una società in cambio di una sentenza favorevole Leggi ancora

Posted in collusioni, fainotizia, fanatici, giorno del giudizio, giustizia giusta, malagiustizia, porcate, portatori di mafia, racket, responsabilità magistrati, riforma ordinamento giudiziario, vittime | Leave a Comment »

Mio intervento nel corso dell’interessante puntata de “L’Italia in diretta” (La9) sull’usura bancaria

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 18 febbraio 2010

foto intervento la9

Il video integrale della puntata può essere visto sul sito de “La9” cliccando qui
Il mio intervento circa a 22 minuti dall’inizio.

Parlare di usura bancaria, fino a pochi anni fa, era rischiosissimo: si rischiava di apparire ridicoli. Ancora oggi c’è molta ignoranza sul tema e, a volte, nemmeno chi ne è vittima è consapevole della precisa causa della sua rovina. Esiste e si conosce l’usura ma ho la sensazione che ci siano “soggetti” che avvertono un certo fastidio nel sentire l’aggettivo “bancaria”. Come può accadere che una banca sia accusata di usura od estorsione? Quando l’interesse applicato dalla banca è usurario? Come fa una banca a richiedere interessi usurari? Perchè gli imprenditori che denunciano non ricevono immediata tutela?

Poche volte giornali o trasmissioni televisive si sono occupati di quello che ritengo il motivo principale della crisi economica italiana. Ancora più raramente se ne occupano i partiti politici (indebitati, “vincolati” da rapporti di anticipazione e cessione del credito di quanto a loro spettante a titolo di rimborso elettorale o, per quale altro motivo?) Eppure, dalla lettura di riviste o testi giuridici, emerge, almeno a partire dal 1999, il crescente numero di condanne nei confronti degli istituti di credito per restituzione del maltolto o per risarcimento dei danni derivanti dalle indebite segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Continuano a crescere, poi, anche da parte dei magistrati penali, le richieste di rinvio a giudizio e già ci sono state alcune condanne per “usura bancaria”.

E’ stata interessantissima la puntata de “L’Italia in diretta” andata in onda, lunedì 15 Febbraio, su La9, canale visibile anche su sky 876 o sul sito internet dell’emittente (cliccare qui per vedere il video integrale della puntata).


Eccellente la conduzione da parte del direttore Fabio Massimo Scelpi che, oltre che per il coraggio e la professionalità, ringrazio della considerazione avendomi invitato a partecipare con un collegamento telefonico (si può ascoltare il mio intervento spostando il cursore dopo circa 22 minuti).

Molto interessanti, oltre agli interventi telefonici e alle testimonianze di vari imprenditori e professionisti, tra cui il dott. Giovanni De Matteis che ha rappresentato casi di usura bancaria derivante da mutui, gli interventi degli ospiti presenti, ossia, del dott. Gaetano Baldi e della dottoressa Daniela Russo, rispettivamente, direttore responsabile e direttrice editoriale di

Libero Reporter(forse, l’unico mensile che, da tempo, si occupa costantemente del problema dell’usura bancaria), del dott. Gianni Frescura e dell’imprenditore- vittima ing. Battistello. Nel corso della puntata sono state ricordate le più frequenti cause di usura, tra cui l’anatocismo, ossia, l’applicazione di interessi su interessi, nonchè le difficoltà in cui si possono trovare, da un giorno all’altro, le imprese a causa delle indebite segnalazioni alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Molto interessanti anche gli interventi di vari cittadini o imprenditori che hanno lamentato anche la scarsa tutela da parte di alcuni magistrati o delle Istituzioni.

E’ possibile vedere l’intervento per intero e l’intera puntata dell’interessante trasmissione accedendo al sito internet di La9 (all’interno della trasmissione “Italia in diretta”) oppure, direttamente, cliccando qui.
Spero che anche altri canali o media nazionali, esercitando il diritto- dovere di informazione, con lo stesso coraggio manifestato da La9, da Libero Reporter o da altri giornalisti, continuino ad occuparsi del gravissimo problema. Roberto Di Napoli

Posted in banca ditalia, banche, estorsione, fainotizia, giustizia giusta, informazione, la9, malagiustizia, racket, responsabilità magistrati, stato di diritto, stato sociale, urgente solidarietà, usura ed estorsione bancaria, vittime | 2 Comments »

Un corto “Come si deve” sull’estremo gesto di umanità al condannato a morte: il suo ultimo pasto

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 12 febbraio 2010

cop comeHo visto, in “anteprima assoluta”, “Come si deve”, il bel cortometraggio del mio amico regista, Davide Minnella, che sarà proiettato il prossimo 14 Febbraio al 60° Festival del Cinema di Berlino.

Un corto che, probabilmente, farà riflettere, visto il tema di attualità in un Paese dove, spesso, si discute della condizione dei detenuti nelle carceri (basti pensare al numero di suicidi, quest’anno, in Italia) e che dovrebbe far meditare pensando, soprattutto, a quei Paesi, ancora più incivili, dove vige la pena di morte.

Come si deve” è ambientato, infatti, nella cucina di un carcere di massima sicurezza di un’ipotizzata e “non auspicabile” Italia nella quale è stata ripristinata la pena di morte. E’ un corto sull’importanza e sull’umanità del gesto che, nella vita quotidiana, potrebbe sembrare il più banale: cucinare. Sì, perché l’anziana cuoca del carcere (Piera degli Esposti), addetta a preparare l’ultimo pasto per il condannato a morte, prima di lasciare il posto, si vuole assicurare che la giovane che la sostituirà (l’unica che ha “risposto all’annuncio” e si è presentata per il colloquio: come dire che, alcuni lavori umili o gesti di umanità sono trascurati o ritenuti non importanti) sia preparata a cucinare “come si deve” rispettando scrupolosamente ogni dettaglio e badando alla sostanza anche nello scegliere gli ingredienti. La cuoca, così, non si limita a fornire alla giovane le sue ricette, ma insieme ad insegnamenti di etica ed umanità, le fornisce una rubrica coi menu, ossia, con le ultime richieste dei condannati e si premura che non siano “deluse le aspettative”, gli ultimi desideri del condannato a morte: non interessa chi sia e cosa abbia fatto il reo, è “l’ultimo pasto della loro vita” ed “è un fatto etico”!

Un cortometraggio fatto molto bene, oltre che per l’interpretazione delle famose attrici Piera degli Esposti e Diane Fleri, anche per la musica, i suoni e la scenografia.

Davide Minnella è stato anche regista di altri corti con Sergio Rubini ed ha partecipato al set dell’Isola dei Famosi, La Talpa, Amori.

Recensioni del cortometraggio sono pubblicate sul sito del Corriere della Serae su La Gazzetta del Mezzogiorno del 20 Gennaio 2010 (sezione Puglia- Lecce). Roberto Di Napoli

Posted in cinema, condanna a morte, fainotizia, giustizia giusta, pazzi, persone straordinarie, radicali, solidarietà, stato di diritto, stato sociale, storie semplici, tortura e pena di morte | Leave a Comment »

Lo Stato, ancora, condannato per la durata di un fallimento.I politici prendano atto dei veri problemi della giustizia civile!!!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 31 gennaio 2010

ParlamentoNon so se i parlamentari, i politici, abbiano davvero compreso la gravità della situazione in cui si trova, in Italia, la giustizia civile. Credo che molti, soprattutto i parlamentari-avvocati, dovrebbero tornare più spesso nelle aule di giustizia ed assistere, magari, alle udienze prestando particolare attenzione ai rinvii tra un’udienza e la successiva.

I tempi infiniti e la durata “irragionevole” di una causa civile, privando, spesso, la parte dei diritti fondamentali della persona umana, possono comportare pregiudizi gravissimi: il fallimento di un’impresa, la perdita di un patrimonio o, perfino, la compromissione dei mezzi di sussistenza.

Ancora più insidiosa è la durata irragionevole di una procedura fallimentare. In alcuni casi, anzi, oltre che irragionevole, è scandalosa perché, mentre il “fallito” attende di tornare “in bonis”, intorno alla procedura gravitano consulenti, legali, curatori, custodi, ausiliari ben pagati ma il cui operato non sempre, a mio avviso, è ineccepibile.

Giorni fa, mentre mi trovavo in una cancelleria a consultare un fascicolo, ho chiesto ad una cancelliera se, anche in quel Tribunale, ci fossero procedure eccessivamente lunghe. Ha risposto, sorridendo, che pende una procedura fallimentare da oltre trent’anni. Mi è venuto in mente un bellissimo aneddoto raccontato, oltre cinquant’anni fa, da Piero Calamandrei ne “L’elogio dei giudici” che, ricordando come dai tempi di Giustiniano il processo venisse immaginato come un organismo vivente che nasce, cresce e si estingue col giudicato, racconta come di una tale “personificazione” fosse consapevole un contadino toscano che gli chiedeva di assisterlo per un appello in una causa che, in primo grado, era durata sei anni. Diceva il contadino, con un accento di tenerezza -racconta Calamandrei- simile ad un nonno che presenta la nipotina alla maestra: “Sor avvocato, a questa causa mi ci sono affezionato. La metto nelle sue mani. Vede, l’ha sei anni: l’è digià grandina. La si può cominciare a mandare a scuola”.

Chissà cosa penserebbe Calamandrei oggi, nel vedere procedure fallimentari pendenti da oltre trent’anni e chissà, al posto del contadino, chi sarebbe il soggetto preoccupato ed intento a non farla “morire”. Di certo, non il fallito che, quasi sempre, coi vincoli personali e patrimoniali che lo colpiscono, soffre della durata.

Nonostante l’Italia sia tra i Paesi più volte condannati dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per la durata eccessiva dei processi e malgrado i costi a carico dell’erario derivanti dalle condanne al risarcimento dell’equo indennizzo previsto dalla legge 24 marzo 2001 n. 89 (cd. legge Pinto), non tutti i cittadini lesi sanno di potere essere risarciti per la durata eccessiva del processo. E’, tuttavia, una magra consolazione se si considera che ciò che può essere risarcito è solo il danno non patrimoniale e patrimoniale conseguente alla durata eccessiva e non, ovviamente, il danno già oggetto del giudizio cosiddetto “presupposto”. Un’ulteriore anomalia e differenza rispetto a quanto affermato dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo che, in caso di violazione del termine ragionevole, riconosce l’equo indennizzo per ogni anno di durata del processo, è rappresentata dal fatto che la giurisprudenza italiana, sia di merito che di legittimità, riconosce, invece, l’”equo indennizzo”, per un modesto importo compreso tra 1000 e 1500 euro, solo per gli anni eccedenti quella durata che, secondo una valutazione complessiva della causa, sarebbe stata normale e ragionevole.

In materia fallimentare, come confermato in una recentissima pronuncia della Cassazione, la procedura semplice, con un solo creditore, dovrebbe durare tre anni o, se più complessa, al massimo, sette.Palazzaccio

A Roma, una coppia di anziani coniugi sottoposti a procedura fallimentare dal 1997 ha subito, negli anni, le più profonde umiliazioni. Titolari di un’attività commerciale avente ad oggetto vendita di mobili per arredamenti, per colpa, principalmente, di due noti istituti di credito, hanno perso l’intero patrimonio senza neppure (così, a loro dire, consigliava il “difensore”) potere proporre causa di opposizione alla sentenza di fallimento. Hanno perso la casa e sono dovuti emigrare dall’Abruzzo nel Lazio, a casa dei figli. Hanno chiesto più volte al precedente giudice delegato e al curatore un sussidio alimentare: nonostante la presenza di un non indifferente attivo derivante dalla vendita del patrimonio gli è stato negato. Nessuno, né curatore né creditori né giudice, malgrado sollecitati, hanno inteso proporre cause di risarcimento dei danni alle banche responsabili dell’applicazione di interessi su interessi ed oneri illegittimi. Lui ha oltre ottant’anni e, da persona umile ed onesta, si sveglia di notte perché vorrebbe vestirsi e andare a lavorare. Mi ha chiesto più volte, disperato, di volere andare a Strasburgo per essere risarcito per la durata eccessiva della procedura. Gli ho spiegato che, dal 2001, bisogna adire il giudice nazionale, ossia, bisogna iniziare la causa in Italia e così, infatti, abbiamo fatto proponendo, con la mia difesa e con il prezioso aiuto del collega Giuseppe Pennino di Perugia, una causa per il risarcimento dell’equo indennizzo. Il mio povero amico e cliente ha rischiato di dovere preparare una nuova causa: quella per l’eccessiva durata anche di questo processo perchè, proposto il ricorso a Giugno, l’udienza era stata fissata …. a Marzo!!! Grazie alla sensibilità della Corte che ha accolto la mia richiesta di anticipazione, l’udienza è stata anticipata a Novembre. Ora, finalmente, la povera coppia, sperando di potere, un giorno, ottenere anche il risarcimento dalle banche responsabili, ha ottenuto un pur modesto riconoscimento in quanto la Corte d’Appello di Perugia (cliccare qui per leggere il decreto) ha riconosciuto, effettivamente, la durata eccessiva della procedura fallimentare prendendo atto anche del diritto al ristoro per il “protrarsi degli effetti personali del fallimento, vale a dire per la compressione che ne consegue per i diritti fondamentali della sfera giuridica del fallito”  . A prescindere dall’importo riconosciuto (conforme a quanto riconoscibile secondo gli standard europei e leggermente aumentato a causa dei particolari pregiudizi alla sfera personale del fallito), non appare del tutto condivisibile la durata ritenuta ragionevole che, nel caso di specie, è stata riconosciuta in dieci anni a causa della pendenza di azioni revocatorie (discostandosi, dunque, da quanto affermato dalla Cassazione). Credo, tuttavia, che le continue condanne a carico dello Stato dovrebbero fare riflettere maggiormente i politici non solo sul conseguente esborso a carico dell’erario ma, principalmente, sulla circostanza che, dietro ad ogni procedura, ad ogni causa durata eccessivamente, ci sono delle persone che soffrono a causa della persistente lesione ai loro diritti che, come si evince dai vari decreti “ex lege 89/2001”, nessuna condanna (per importi modestissimi e solo “simbolici”) può risarcire efficacemente in quanto le umiliazioni, la perdita della serenità, la compromissione della salute insite in ogni causa dai tempi infiniti sono pene indelebili ed irrisarcibili: e, spesso, a carico anche di chi, dopo venti o trent’anni, si scopre che aveva ragione. Roberto Di Napoli

Posted in banche, degrado pubblica amministrazione, Durata eccessiva processi, fainotizia, giustizia giusta, malagiustizia, riforma ordinamento giudiziario, rimborsi, ritardi, stato di diritto, stato sociale, vittime | 2 Comments »

Crisi economica, usura bancaria e crisi della giustizia: quando i giudici tutelano le vittime

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 23 dicembre 2009

Ritengo -e l’ho sempre scritto su questo mio blog fino, probabilmente, a rischiare di essere considerato noioso e monotono da chi legge le mie pur modeste opinioni- che le cause dell’attuale crisi economica italiana, al contrario di quanto comunemente affermato sui media, possano, solo in minima parte, ricondursi alle medesime ragioni che hanno determinato la crisi che, da circa un anno, si trascina in varie parti del mondo, principalmente, a causa del fallimento di banche ed assicurazioni negli Stati Uniti.
La crisi economica italiana, a mio avviso, è fortemente determinata, da una parte, dallo strapotere e dall’impunità del sistema bancario e, dall’altra, dalla crisi della giustizia e della politica i cui responsabili, amministratori e rappresentanti, per diversi motivi, non sempre hanno saputo o voluto far rispettare le norme di legge: talvolta, probabilmente, non lo possono fare dal momento che, come le imprese, anche i partiti, i movimenti o i loro rappresentanti sono indebitati.
Esistono, oltre che il codice penale e il codice civile, migliaia di sentenze che ribadiscono alle banche il divieto di pretendere interessi su interessi o richiedere il saldo determinatosi, nel corso degli anni, a causa dell’addebito di interessi anatocistici, commissioni di massimo scoperto non dovute ed altri oneri illegittimi. Eppure, nelle aule di giustizia, continuano a circolare impunemente soggetti che richiedono ed ottengono decreti ingiuntivi al fine di ottenere somme che, per legge e giurisprudenza, non sono dovute, costringendo, così, la controparte a difendersi. Ci sono, poi, esecuzioni immobiliari fondate su mutui "suggeriti", spesso, dagli stessi funzionari di banche per estinguere apparenti saldi di conto corrente già gravati dall’addebito di interessi su interessi ed altri oneri illegittimi.
Se uno spacciatore di droga, con una cambiale o un decreto ingiuntivo esecutivo, minacciasse un’esecuzione immobiliare, il giudice civile non farebbe altro che sospendere il titolo per evitare che si concretizzi la minaccia trasmettendo gli atti alla Procura della Repubblica; se non fosse possibile sospendere il titolo (ad esempio, perchè divenuto definitivo per difetto di opposizione), probabilmente, resterebbe ferma la definitività del titolo ma (almeno, si spera) la pretesa illecita non troverebbe, comunque, tutela nelle aule di giustizia. Diversamente accade, a volte, se, invece, una pretesa illecita viene avanzata da un rappresentante della banca che, con un titolo rappresentativo di una pretesa che l’ordinamento analogamente vieta, minaccia la vendita di una casa, di un’impresa o di un intero patrimonio.
Ci sono tanti magistrati attentissimi, ormai preparati nella materia, che sanno distinguere il saldo vantato dalla banca da una pretesa ineccepibile e così scongiuarare i pericoli insiti in un titolo esecutivo illegittimo o illecito: ce ne sono anche altri, però, che non sempre hanno dimostrato sensibilità nel comprendere il pericolo per l’impresa o per quella persona che, di fronte ad un decreto ingiuntivo esecutivo, ad una sentenza di fallimento o ad un pignoramento ingiusto, potrà vedere riconosciute le sue ragioni solo quando è troppo tardi e dopo che la sua casa o il suo patrimonio sono stati venduti all’asta.
Mi è capitato qualche volta di notare che laddove, all’esito della consulenza tecnico contabile, non sia emerso il superamento del tasso soglia (ossia, l’usura) qualche pubblico ministero abbia chiesto agevolmente l’archiviazione senza valutare attentamente i criteri adottati dal consulente tecnico contabile (e, magari, i possibili motivi dell’indulgenza verso il comportamento della banca); in qualche altro caso di evidentissima e innegabile usura, invece, qualche pubblico ministero ha richiesto l’archiviazione ritenendo l’ assenza del dolo (come dire: il direttore della banca è un professionista ma non sa o non sapeva che il tasso di interesse effettivo è usurario) o la sopravvenuta prescrizione pur laddove si insiste nella pretesa usuraria o estorsiva e, come dicono i penalisti, vi è permanenza nel reato. Poi, però, ci si scandalizza quando si parla di processo breve o di abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale!!!
Pur con il rispetto per il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva
, leggendo la notizia relativa alla richiesta di rinvio a giudizio, per il reato di usura aggravata,  di alcuni responsabili di un noto istituto di credito, da cittadino e difensore di varie vittime di usura ed estorsione bancaria, non posso che apprezzare il lavoro, la preparazione e la serietà di quei magistrati che, in tal modo, incentivano a denunciare ogni pretesa illecita nella convinzione che, in un’aula di giustizia, non troveranno differenza di trattamento nè lo strozzino, il cravattaro, nè il funzionario della sia pur potente (o prepotente) banca.
Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
NUORO – Concorso in usura con l’aggravante dell’esercizio dell’attività bancaria. Sono raccolte nelle 363 pagine della relazione del perito Francesco Leo, uno dei massimi esperti in Italia di contenzioso bancario, le motivazioni che hanno portato il sostituto procuratore di Nuoro, Mariangela Passanisi, a chiedere il rinvio a giudizio di 11 persone, tra cui i vertici attuali e passati del Banco Leggi ancora

Posted in anatocismo, banche, crisi, estorsione, fainotizia, giustizia giusta, intrecci, malagiustizia, racket, restituzione somme da capitalizz, sospensione esecuzione vittime u, stato di diritto, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime | 3 Comments »

Illustre Governatore, l’usura e l’estorsione sono un pericolo ma le banche …………..

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 27 luglio 2009

La settimana scorsa il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, nel corso di un’audizione dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia, ha manifestato la sua preoccupazione che, nel corso dell’attuale crisi, le imprese siano maggiormente esposte al rischio di fenomeni criminali, tra cui, l’usura. Condivido ma credo che l’analisi sarebbe stata più completa se si fosse anche preso atto che le difficoltà cui sono esposte le aziende o le famiglie derivano anche dalle stesse pretese di molti istituti di credito che, a mio avviso, in alcuni casi, non sono meno illecite e meno pericolose.
Pubblico di seguito la mia "lettera aperta" al Governatore della Banca d’Italia che provvedo anche ad inviare formalmente: 

Al sig. Governatore della Banca d’Italia
Dott. Mario Draghi
Palazzo Koch
Via Nazionale
ROMA
Illustre Governatore,
sia quale difensore di imprenditori-vittime di usura ed estorsione sia quale figlio di una vittima della criminalità e della malagiustizia, condivido –sia pure ritenendole, come dirò, lacunose- le Sue recenti dichiarazioni con le quali ha manifestato la preoccupazione che, in questo periodo di crisi, le imprese siano più soggette a fenomeni criminali, tra cui, in primis, l’usura. Mi permetto, però, di evidenziarLe che, a mio avviso, tale rischio è, di certo, uno dei possibili effetti (forse, il più ovvio) in carenza di una seria attività di contrasto -e sostegno a chi denuncia- che, in Italia, secondo quanto si evince da vari provvedimenti, non può, di certo, ritenersi efficiente visto che le vittime, spesso, hanno dovuto fare ricorso ai giudici amministrativi per ottenere il riconoscimento dei diritti negato da un’apposita e costosa struttura statale.
In considerazione della Sua serietà ed autorevolezza, ritengo, tuttavia, inspiegabile l’assenza di un pur minimo cenno, nelle medesime dichiarazioni, alle gravissime responsabilità di moltissimi istituti di credito nell’aggravamento della situazione economico-patrimoniale di molte imprese o famiglie e nell’esposizione delle stesse al rischio, dapprima, dell’usura criminale e, poi, magari, del fallimento o della perdita di serenità o della vita di molti imprenditori. Non si può ignorare, infatti, che è da tempo che tantissime imprese sono esposte ai rischi da Lei stesso paventati –o ne hanno già subito le nefaste conseguenze- non solo a causa della recente crisi, bensì, soprattutto, a causa proprio del comportamento degli istituti di credito!!!
Mi risulta impossibile credere che Lei non sia a conoscenza che nei tribunali italiani -malgrado, da oltre un decennio, siano migliaia le sentenze (perfino della Suprema Corte di Cassazione a Sezioni Unite) che, quotidianamente, ribadiscono l’illegittimità, sui conti correnti, dell’addebito di interessi su interessi, di commissioni di massimo scoperto, di valuta o di spese in assenza di valida pattuizione- pendono migliaia di esecuzioni immobiliari fondate su titoli aventi ad oggetto la pretesa di saldi determinati, negli anni, dall’addebito illecito di tali somme.
Ciò significa –e Lei lo sa meglio di chiunque altro- che: sebbene la giurisprudenza confermi l’illegittimità dell’anatocismo (quantomeno fino al 2000 e, successivamente, in mancanza del rispetto della nota delibera del Cicr), degli altri addebiti sopramenzionati, nonché il conseguente diritto dell’imprenditore alla restituzione di quanto pagato indebitamente; sebbene la giurisprudenza continui a ribadire che le commissioni di massimo scoperto, le spese ed ogni altro onere concorrono a determinare il tasso annuo effettivo globale ai fini della valutazione dell’eventuale usurarietà degli interessi -e, in molti casi, il tasso d’interesse si è rivelato usurario quanto quello applicato dai criminali (posso dimostrarLe che, in alcuni casi oggetto di processi pendenti, si è applicato finanche il 292%)-, nonostante tutto ciò le banche continuano a non rispettare la legge e la giurisprudenza persistendo nel sostenere la liceità di quanto richiesto (così come potrebbe continuare a difendersi lo strozzino che, ingenuamente, tenti di difendersi sostenendo di non conoscere la legge o affermando l’errore in cui incorrerebbero, a suo dire, i giudici)!!!
Ma non solo. E’ stato accertato, in vari casi, l’abuso da parte degli istituti di credito delle segnalazioni “a sofferenza” presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia: strumento, questo, di cui gli istituti di credito hanno fatto uso non per i fini per i quali sarebbe stato preposto e nel rispetto delle stesse delibere della Banca d’Italia che ne imporrebbero l’utilizzo solo in seguito all’accertamento di una situazione paragonabile all’insolvenza, bensì ne hanno fatto abuso anche in seguito al semplice inadempimento da parte del correntista che, magari, abbia scelto di non soddisfare le pretese avanzate dalla banca e determinate dall’addebito di importi che la legge e la giurisprudenza riconoscono non dovuti !!!
Sono note le nefaste e distruttive conseguenze di tali “segnalazioni”: la preclusione, per il soggetto segnalato, all’accesso a qualsiasi altra banca o finanziaria per aprire un altro conto corrente, l’impossibilità, finanche, di riscuotere un assegno (con vera esposizione agli strozzini) o di ottenere qualsivoglia prestito, attraverso i “canali legali”, per assicurarsi i mezzi di sussistenza!!! La Suprema Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riconosciuto la legittimazione passiva anche della Banca d’Italia nei giudizi instaurati dal soggetto ingiustamente segnalato e, dunque, anche la responsabilità della banca centrale.
Si possono ritenere, allora, pretese che la legge e la giurisprudenza riconoscono illecite, idonee a segnalare, i relativi importi, tra le poste attive di un bilancio di un istituto di credito e, in caso di inadempimento del correntista che magari scelga di rivolgersi al giudice, quale posizione “a sofferenza” presso la Centrale dei Rischi della Banca d’Italia con le conseguenze, sopra ricordate, distruttive per l’azienda e per ogni diritto inviolabile dell’imprenditore e della persona umana?
Si può pensare che tali condotte e tali effetti siano meno pericolosi di quelli posti in essere e derivanti dal comportamento dell’usuraio?
Credo che, esercitando ogni Sua prerogativa e controllo, sia doveroso un Suo severo e pubblico richiamo agli istituti di credito a non persistere nelle medesime pretese aventi, comunque, ad oggetto saldi di conto corrente determinati dall’addebito, nel corso dei rapporti, di somme che la legge e la giurisprudenza riconoscono illecite o aventi ad oggetto mutui stipulati all’unico fine di estinguere le predette, viziate, posizioni di conto corrente.
Ne deriverebbero, innanzitutto, bilanci conformi a legge e una “pulizia” negli istituti di credito da titoli che, a mio avviso, celando, talvolta, tassi di interesse oltre il 200% o, comunque, pretese che, ripeto, la legge e la giurisprudenza vieta, non si possono ritenere meno pericolosi delle cambiali in possesso dello strozzino o dell’usuraio; identici, infatti, quand’anche derivanti dall’utilizzo di “modalità esecutive” differenti, sono, in molti casi, gli effetti a carico di chi non paga quanto richiesto: la distruzione dell’azienda, il conseguente licenziamento dei lavoratori, la perdita, magari, dell’abitazione dell’imprenditore oltre che della serenità e della salute (se non della vita) anche della famiglia.
Credo, inoltre, che un auspicato Suo severo richiamo a desistere da pretese illecite -pena l’applicazione delle sanzioni previste a carico degli istituti che violano la legge o la cui amministrazione è viziata da irregolarità- fugherebbe ogni dubbio di chi, pur consapevole della responsabilità giuridica del Governatore o della Banca d’Italia (anche alla luce della recente pronuncia della Cassazione), dubita sull’imparzialità del controllo “amministrativo” da parte di chi vigila sugli istituti di credito aventi partecipazioni azionarie nell’istituto presieduto dal “controllore”; determinerebbe, infine, proprio in seguito alle Sue recenti affermazioni sul rischio di usura a cui sono sottoposte le imprese in periodo di crisi, il rafforzamento della fiducia che gli imprenditori devono continuare ad avere nelle Istituzioni e, certi del sostegno che si dovrebbe avere dalle banche che non possono essere ritenuti dei soggetti che, di fatto, avanzano pretese parimenti illecite e con conseguenze simili, un incoraggiamento a denunciare l’usuraio o l’estorsore “criminale”. Avv. Roberto Di Napoli
 

Posted in banca ditalia, banche, draghi, estorsione, fainotizia, giustizia giusta, lotta alla mafia, mafie, malagiustizia, racket, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime, welfare | 4 Comments »

La mia opinione su:”Credito alle imprese e massimo scoperto, pressing di Draghi sulle banche”

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 8 luglio 2009

Ho letto su Corriere.it le recenti dichiarazioni del Governatore della Banca d’Italia che riporto di seguito. Credo, tuttavia, e l’ho scritto anche nei miei precedenti post (clicca qui per leggere il mio post del 12  Novembre), che le imprese abbiano non solo bisogno di credito da parte delle banche ma anche di una tutela effettiva e celere di fronte a persistenti pretese di somme non dovute (e sarebbe già un progresso per un Paese che deve riacquistare la massima fiducia dei cittadini nella Giustizia). Malgrado la giurisprudenza sia ormai unanime nel ribadire il divieto imposto dalla legge di richiedere -soprattutto per il periodo antecedente al 1° Luglio 2000- il pagamento di interessi anatocistici (interessi su interessi), di commissioni di massimo scoperto non validamente pattuite o di altri oneri non validi, molte banche, invece, continuano a presentare ed ottenere ricorsi per decreti ingiuntivi finalizzati ad ottenere il pagamento del saldo di conto corrente lievitato, negli anni, proprio a causa di tali addebiti; pendono, poi, addirittura, migliaia di esecuzioni per espropriazione immobiliare fondate su mutui stipulati all’unico fine di estinguere apparenti posizioni debitorie su conti correnti ma, in realtò, viziate da addebiti di somme che, come detto, la legge sancisce come non dovute; oppure, ancora, esecuzioni fondate su decreti ingiuntivi che, sebbene, magari, non impugnati, hanno ad oggetto una pretesa che, in alcuni casi, potrebbe essere penalmente illecita e che in un’aula di giustizia, a mio avviso, non dovrebbe trovare alcun ausilio. E’ vero che, all’esito dei giudizi, probabilmente, l’impresa risulterà vittoriosa e sarà accertata l’illegittimità di simili richieste ma è altrettanto nota la durata dei processi in Italia. Non sono poche le imprese fallite o, comunque, danneggiate anche per colpa di pretese rivelatesi, all’esito delle cause, insussistenti o per crediti inferiori a quelli effettivamente tutelabili. E’ auspicabile, quindi, che il Governatore della Banca d’Italia, dopo le pur apprezzabili, recenti dichiarazioni, raccomandi agli istituti di credito -esercitando ogni sua prerogativa o potere-dovere- di non persistere nelle richieste di pagamento di somme che la legge e la giurisprudenza unanime riconoscono non dovute. Ne deriverebbe, sono certo, un grande e fondamentale aiuto agli imprenditori -che non sarebbero costretti a chiudere i battenti licenziando i lavoratori, a rivolgersi agli usurai o, addirittura, ad ammazzarsi (ho letto che alcuni imprenditori non hanno avuto il coraggio di mandare a casa i dipendenti)- e, di conseguenza, ne trarrebbe beneficio l’intera economia italiana. Roberto Di Napoli

Corriere della Sera.it
ROMA – La Banca d’Italia ha «costituito una task force per valutare gli effettivi meccanismi di remunerazione» dei manager bancari «e chiedere correttivi dove necessario». Lo ha annunciato il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi intervenendo all’Assemblea dell’Abi nella quale ha spiegato che, a livello internazionale, il legame con risultati a breve ha favorito una «una falsa Leggi ancora

Posted in anatocismo, banca ditalia, banche, crisi, draghi, fainotizia, giustizia giusta, malagiustizia, racket, regolamento di conti, restituzione somme da capitalizz, stato di diritto, stato sociale, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime, welfare | Leave a Comment »

Firmiamo tutti insieme per una tutela effettiva delle vittime di usura ed estorsione!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 7 giugno 2009

invito petizione

La lettura di vari siti internet, i servizi dedicati da quotidiani e telegiornali (anche nazionali) a casi di usura ed estorsione suscitano l’impressione che, nel corso degli ultimi anni, non sono state poche le vittime che, dopo avere denunciato, si sono trovate prive delle tutela che si aspettavano dallo Stato e dalle Istituzioni. In alcuni casi, addirittura, sono state costrette a rivolgersi ai giudici amministrativi per ottenere il riconoscimento dei diritti previsti dalla legge e che un’apposita struttura dovrebbe assicurare con tempestività senza costringere le vittime, dopo avere denunciato gli usurai o estorsori, a chiedere giustizia anche nei confronti della pubblica amministrazione. La lentezza sia della giustizia che nella definizione del procedimento per la concessione dei previsti benefici economici, in vari casi, ha non solo aggravato la loro situazione economica ma, addirittura, determinato il paradosso di causare il fallimento dell’imprenditore, con la conseguente distruzione dell’impresa o, finanche, la vendita della propria abitazione a causa della stessa condotta degli imputati. Credo che, a volte, sarebbe sufficiente l’applicazione del criterio di interpretazione cd. "sistematica" della legge o la riflessione sulla ratio, ossia, sullo scopo che la legge intende perseguire, per applicarla nella maniera più corretta. In un Paese con un numero elevatissimo di condanne per la durata eccessiva dei processi, si dovrebbe assicurare all’imprenditore- professionista vittima che denuncia gli usurai ed estorsori una pronta tutela per evitare che la sua impresa od attività, nelle more della definizione del procedimento per la concessione dei benefici economici previsti dalla legge, sia distrutta e che, magari, a distruggerla siano gli stessi imputati. Ho sempre ritenuto che un’applicazione attenta della legge (non solo della normativa speciale cd. antiusura ed antiracket ma, soprattutto, del codice penale, di procedura penale, civile e di procedura civile, della legge fallimentare, ecc.) già consentirebbe di assicurare una tutela efficiente ed evitare alcuni assurdi paradossi che si sono verificati nel corso degli ultimi anni. Più di una volta, infatti, già i giudici amministrativi hanno affermato il principio che i benefici economici di cui alle leggi 44/99 e 108/96 sono dovuti anche all’imprenditore-vittima a cui carico pende una sentenza di fallimento; altre volte i giudici ordinari hanno anche affermato il principio che non può essere dichiarata fallita la vittima che abbia richiesto ed ottenuto il provvedimento di sospensione per trecenti giorni ex art. 20 l. 44/99. E’ ovvio che se una legge di riforma della normativa vigente può servire a sancire espressamente i diritti già riconosciuti dalla giurisprudenza -in modo da evitare il ripetersi di errori interpretativi contribuendo, così, ad una tutela effettiva delle vittime- essa non può che essere apprezzata. Ho già scritto nei precedenti post che il disegno di legge approvato al Senato ed, attualmente, all’esame della Camera dei Deputati costituisce, di certo, un apparente passo in avanti. Ritengo, tuttavia, che siano necessari alcuni emendamenti al fine di evitare che, ancora una volta, erronee interpretazioni possano rivelarsi dannose per le vittime. E’ per questo che, come consentito dall’art. 50 della Costituzione e dai Regolamenti parlamentari, ho redatto ed inviato alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati la mia proposta-petizione di emendamenti. Penso che sarebbe molto utile che non solo ogni vittima ma anche ogni cittadino che condivida la mia proposta la sostenga con un gesto semplicissimo: una firma; un gesto, anzi, che, per i pratici di "internet", richiede ancora meno tempo rispetto a quello che si impiega per prendere carta e penna. Vari amici (ma anche persone con cui, ormai, condividiamo lo scambio di opinioni su facebook o sui vari siti e blog) l’hanno fatto un minuto dopo averli avvisati di aver predisposto "l’elenco virtuale". La mia petizione è già pervenuta alla Camera dei Deputati. Sarebbe utile, però, il sostegno di tutti raccogliendo quante più firme possibile. Ho inserito la mia petizione (oltre che nel precedente post si può leggere anche cliccando qui) sulla piattaforma firmiamo.it. Chiunque intenda leggerla e, se condivisa, sottoscriverla, può cliccare qui o sullo striscione scorrevole sopra, all’inizio della pagina di questo mio blog. Dopo avere inserito ed inviato i dati seguendo le semplicissime istruzioni, ricordo di andare nella casella di email che si è indicata e cliccare sul link indicato (altrimenti il proprio nome non comparirà nell’elenco). Un’ulteriore modo per sostenere la mia petizione, infine, è, ovviamente, il commento a questo post o a quello immediatamente precedente ricordando, magari, di inserire il proprio nome e cognome (che, tra l’altro, è un gesto di educazione quando si lascia un commento e non si vuole restare "anonimo").  Chi ha un sito o un blog, poi, può diffondere la raccolta di firme incollando uno dei due banner come quelli indicati qui sotto e di cui trova i codici cliccando su "diffondi" nella pagina della petizione (clicca qui o su www.firmiamo.it/tutelaeffettivadellevittimediusuraedestorsione). Varie persone mi hanno chiesto di conoscere le posizioni assunte dai parlamentari in merito alle proposte suggerite. Ho inserito nel post precedente il link della pagina del sito della Camera dei Deputati da cui è possibile leggere i lavori e gli interventi dei parlamentari sul disegno di legge in questione. Ringrazio sin da ora tutti coloro che, dimostrando sensibilità alle vittime e la necessità di una vera riforma (che non sia solo "sulla carta"), hanno già contribuito o contribuiranno a diffondere la mia, anzi, la nostra petizione. Roberto Di Napoli 

P.S.: ho notato che, da ieri 5 Giugno, non risultano nell’elenco su firmiamo.it alcune delle firme di amici che avevano firmato il giorno prima (che, tuttavia, risultano nella mappa). Credo che si tratti, soltanto, di un errore temporaneo della piattaforma (le firme, comunque, non sono andate perse e saranno tutte inoltrate alla Camera) ed, in ogni caso,  chi non dovesse trovare il proprio nome nell’elenco può lasciare, eventualmente, anche un commento qui, oltre, ovviamente, a stampare la petizione e inviarla autonomamente, via fax, alla Camera dei Deputati.

 Per copiare e incollare sul sito o blog il codice dei banner per diffondere la petizione, clicca qui

http://www.firmiamo.it/flash/180150black.swf

http://www.firmiamo.it/flash/46860black.swf

Posted in anatocismo, disegno legge centaro modifica n, fainotizia, giustizia giusta, lotta alla mafia, petizioni, raccolta firme, racket, solidarietà, sospensione esecuzione vittime u, urgente solidarietà, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime | 1 Comment »