IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘amici veri’ Category

AUGURI!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 23 marzo 2008

A tutte le vittime di ingiustizie,

alle vittime di usura ed estorsione,

alle vittime della tipica arroganza e presunzione degli ignoranti,

a chi si sente solo ed è, quotidianamente, umiliato dai prepotenti,

dai corrotti, dagli "indifferenti",

a chi, ogni giorno, non si vergogna

 e lotta, dovunque, per la difesa della legalità,

a tutti i miei veri amici

i miei più semplici ma sinceri auguri di

BUONA PASQUA.

Roberto Di Napoli

Posted in amici veri, auguri alle vittime, cattolici, estorsione, indifferenti, lotta alla mafia, mafie, pasqua 2008, persone straordinarie, solidarietà, storie semplici, usura, vittime | 1 Comment »

21 Marzo 2007- 21 marzo 2008. Un anno di vera ricchezza: migliaia di amici in più!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 21 marzo 2008

il blog per la difesa dei diritti civiliL’anno scorso, grazie anche al prezioso aiuto dei miei amici "grafici" Diego, Laura e Antonio, nasceva (anzi facevo nascere) questo mio blog (cliccare qui per leggere il mio primo post). Nel 2007, la data del 21 Marzo coincideva -oltre che con l’inizio della primavera, come quest’anno, a Roma, salutata con la pioggia- con la giornata in memoria delle vittime delle mafie: giornata, quest’anno, anticipata al 15 Marzo. Pur avendo, sin dall’inizio, l’idea di utilizzare questo mega- spazio per scrivere mie piccole considerazioni sulle mafie, sui soprusi ai danni dei più deboli, sulla difesa dei diritti civili, non avrei mai immaginato che, in poco tempo, sarei riuscito a far leggere le mie pur banali opinioni da tante persone che, a loro volta, mi scrivono lasciandomi un messaggio, un commento o, ancora più spesso, email. Sono contento di ricevere manifestazioni di apprezzamento di questo blog -pur così spartano e semplice nella grafica- da parte di tanti che, evidentemente, condividono ciò che penso e s’immedesimano in quanto capitato a me, alla mia famiglia e a chissà quanti altri cittadini. Ho preferito e preferisco non pubblicare – per "buon gusto" e senso del pudore- qualche racconto di soprusi inauditi commessi da "personaggi" simili a quelli che hanno fatto soffrire la mia famiglia. Anzi: paragonandoli, mi rendo conto che non si può mai immaginare fin dove può arrivare la follia umana! Il 26 Settembre 2006, su un quotidiano nazionale (Il Tempo) che dedicò un articolo al mio sciopero della fame e a quanto stava succedendo alla mia famiglia (vittima di usura, estorsione bancaria e, soprattutto, di malagiustizia), dichiarai che quanto verificatosi il giorno prima (ancora non sapevo quanto -di ancora peggio- sarebbe accaduto il 16 Ottobre) non lo avevo mai "(…) visto nè mai letto essere avvenuto in altre epoche e in altri Stati". Ho letto, invece, in questi mesi, quanto accaduto a qualche altra vittima che ha subito, addirittura, offese più gravi paragonabili, secondo me, a quei metodi "subdoli" che, da quanto raccontato sui libri di storia o nei documentari, mi pare siano stati, talvolta, utilizzati soltanto nel regime nazista contro gli oppositori o contro le vittime delle leggi razziali. Si vergogni chi, in qualsiasi veste, ha fatto ingiustificato uso della violenza o della tortura fisica o psichica solo per paura di compromettere la (forse non sempre brillante) carriera oppure, "approfittando del momento", per vendicarsi contro qualche soggetto antipatico (o odiato) o, ancora, seguendo la propria inclinazione a piegarsi e rispondendo alla logica (a volte confusa) del "signorsì", per accontentare il prepotente di turno. Si vergognino tali "personaggi"! Potranno avere goduto qualche ora di gioia ma io (proprio come tante persone civili che, per fortuna, ancora esistono) sono più forte: perchè sono un cittadino e continuerò sempre a credere nella giustizia amministrata dal Giudice terzo ed imparziale; sono e mi ritengo, poi, anche un cristiano per cui credo, voglio e devo credere in quella vera, unica Giustizia amministrata dal Giudice davanti al quale tutti siamo…. citati nel Giorno del Giudizio. Si ricordi, quindi, chiunque, abusando illegittimamente delle proprie prerogative, funzioni o di una determinata situazione, faccia o abbia fatto soffrire  il più debole o, comunque, la persona onesta, che, oltre ad essere un delinquente, è ridicolo. Anzi: è piccolo, piccolo, piccolo! Ci rifletta! Prima o poi, perde! Potrà essere favorito ogni giorno, potrà avere accontentato qualcuno ma …… esiste, pur sempre, il famoso Giudice a Berlino e dovrebbe esserci un Altro Giudice ancora più in Alto: ed è con Lui che, di certo, tutti, faremo i conti!

Sono davvero contento, insomma, di avere conosciuto, tramite il blog, tanti "amici" sparsi in ogni parte d’Italia: molti, come dicevo, vittime di malagiustizia o, comunque, di soprusi. Leggere, scrivere, parlare, confrontarsi, d’altronde, è il peggior dispetto che si possa fare a chi, ogni giorno, tenta di fare del male e di rubare in silenzio. Continui pure (finchè la Giustizia non se ne accorga e lo punisca)! Non riuscirà mai, però, a rubare del tutto o ad impedire la parola: tanto meno le idee delle persone oneste! Roberto Di Napoli

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L’informazione “fai da te” delle vittime

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 30 dicembre 2007

20 Settembre 2005 sit-in di solidarietà e protesta in favore di una famiglia vittima di usura ed estorsioneDa circa un anno ho scoperto le svariate possibilità offerte da internet “a chi vuole parlare”. Il mondo dei blog viene criticato, a volte ingiustamente, per le sciocchezze che, a volte, si scrivono. Ma ciò è fisiologico in una democrazia. Spetta a chi legge o a chi ascolta “discernere”. Credo che sia, però, ancora peggio non avere la possibilità di parlare e di farsi sentire: soprattutto nei momenti più difficili. I blog, i siti internet, i quotidiani on line sono un’enorme ricchezza. Servono anche per conoscere ed essere informati su ciò che, per mille motivi (a volte giustificati, a volte meno “nobili”), i media tradizionali (radio, televisione, giornali) tacciono. Pur avendo, ciascuno, l’obbligo di non varcare i limiti imposti a tutela dell’onore e della reputazione altrui (visto che, in Italia, esistono ancora i cd. reati d’opinione), ritengo che le possibilità concesse dalla rete costituiscano la vera attuazione del diritto alla libera manifestazione del pensiero sancito dall’art. 21 della Costituzione. Chi non comprende l’importanza di questa risorsa –o non ne fa buon uso- deve sapere che se, un giorno, volesse far conoscere un dramma oppure un’idea o i motivi di una protesta, non è per niente facile, in mancanza di internet e di qualsivoglia strumento d’informazione, manifestare “il proprio pensiero” pubblicamente, al di fuori del proprio condominio. Se, poi, ci sono “fattori esterni” cui può dare fastidio una determinata voce o il contenuto, ci si accorgerà che dovrà lottare anche per potere parlare.

Fino all’anno scorso, volevo anche io far conoscere il dramma che stava vivendo la mia famiglia. Pensavo –e ne ho avuto conferma negli ultimi mesi- che la paradossale vicenda potesse servire anche per far capire quanto fosse –e sia- inefficiente il “sistema dell’antiusura” a causa, probabilmente, anche della scarsa informazione determinata, in molti casi, dalla rassegnazione delle vittime o dalla complessità di alcune vicende.

Tipica la risposta di molti giornalisti contattati telefonicamente (pur cavandomela col pc non conoscevo la potenza del mondo dei blog, delle email e dei quotidiani on line): “Mi mandi una sintesi e la ricontattiamo”. Tipica anche la risposta di parlamentari o giornalisti che avevo motivo di credere più sensibili (alcuni amici, d’altronde, sono come gli ombrelli: quando ti servono non li trovi mai): “Roberto, fammi una sintesi che la “giro” a chi si occupa di vicende simili”. Insomma: avevo capito che nessuno se ne sarebbe occupato. E’ probabile che, secondo il loro ragionamento, “la vittima calpestata dalla “malagiustizia” non fa più notizia”.

Qualcuno può pensare che, siccome l’art. 21 della Costituzione sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, chiunque, soprattutto in modo pacifico, possa scendere in mezzo alla strada con un cartellone. Invece, no. Neppure questo è scontato. Per essere “in regola” bisogna avvertire la Questura in anticipo: tre giorni prima, mi pare. Il 20 Settembre 2005, con l’aiuto di un mio amico collega che, più volte, aveva manifestato per la tutela delle vittime della strada, avevo iniziato a capire come si organizzi un sit-in. In quella circostanza, però, avevo avuto il tempo di avvertire la Questura, di stampare i manifesti e di procurarmi catene per incatenarmi simbolicamente. Prima lezione: se vuoi manifestare sotto qualche Palazzo (sede di qualche Istituzione) è difficile che la Questura ti autorizzi a stazionare –pure se sei solo o, comunque, in modo pacifico- a distanza inferiore a cento- duecento metri.

Come fai a farti notare da chi, talvolta, non vede le cose nemmeno con la lente d’ingrandimento? Questo ancora non l’ho capito. Protestai, con alcuni amici colleghi, in Via Arenula a distanza di vari metri dal Ministero della Giustizia (credo ancora nelle istituzioni e non condivido l’espressione di un comico che l’ha ribattezzato Ministero di Casta e Ingiustizia). Non ero ancora pratico di internet per cui soltanto Telenorba riprese il sit-in mandando in onda un servizio.

L’anno scorso, invece, a Settembre, il tempo correva veloce e volevo far conoscere quello che stava per capitare a Gallipoli. Volevo manifestare subito, senza, però, violare la legge e facendo conoscere il motivo della mia determinazione. Non facevo in tempo a farmi stampare i manifesti per cui mi armai di carta velina bianca, pennarelli, spago gommato e cartone. Iniziai lo sciopero della fame informando dei motivi vari giornali. Una giornalista de “Il Tempo” mi telefonò chiedendomi informazioni più dettagliate e, con grande pazienza, appuntò i punti principali della assurda vicenda. In pochissimi minuti e, tra l’altro, per telefono, la giornalista –pur non avendo fatto studi giuridici- comprese le assurdità della vicenda giudiziaria provocata dalle pretese di usurai ed estorsori “dai colletti bianchi”: per due giorni consecutivi, il quotidiano dedicò un servizio ed ebbi la prova dell’errore che avevo commesso ritenendo “più sensibili” coloro i quali avevo contattato precedentemente.

Ho imparato, poi, dicevo, che, se una persona vuole manifestare sotto la sede di qualche Istituzione, oltre a dovere informare la Questura con vari giorni d’anticipo (se non vuole incorrere in una contravvenzione), non può posizionarsi nelle immediate vicinanze. Esempio: volendo protestare sotto al Quirinale, la Questura mi avrebbe consentito il sit- in solo all’angolo tra Via del Mazzarino e via del Quirinale, ossia, in un posto perfetto per non farsi vedere nemmeno dai passanti; per protestare, invece, sotto al Ministero della Giustizia, il limite massimo di distanza è “Piazza Cadorna”, uno slargo su Via Arenula distante almeno cento metri dal Ministero. Insomma: ritenevo ridicolo ed inutile manifestare in un posto dove nessuno mi avrebbe ca…. capito! Rinunciai.

Non capisco come si possa conciliare il termine di preavviso con un’esigenza – come nel mio caso- che può sorgere da un momento all’altro. Una persona potrebbe essere vittima del più grande abuso e, ciononostante, subire i limiti alla libera manifestazione del pensiero. Quale ragione di ordine pubblico può prevalere nel caso di un sit-in organizzato con poche persone –se non da solo- sorvegliate da agenti col mitra? Niente da fare: bisogna avvisare con anticipo.

In meno di un anno, dopo avere fatto lo sciopero della fame e da quando ho creato questo mio modesto blog, della mia vicenda (sia pure in maniera sintetica e senza evidenziare molti altri abusi) si sono occupati giornali nazionali, telegiornali locali e nazionali e vari siti internet.

Ho letto su Panorama on line, in un articolo che invito a leggere (vi è anche un mio commento), che, grazie anche ad internet e ai blog, la magistratura ha aperto un’inchiesta sfociata, finora, nel rinvio a giudizio di vari poliziotti accusati di avere provocato la morte di Federico Aldovrandi; sempre attraverso i blog si è offerto sostegno a molte altre vittime. L’indifferenza, quindi, vince se prevale il silenzio. Chi legge alcune storie su internet è difficile, però, che resti a guardare o che cambi …… indirizzo. Interessante anche lo spazio “virtuale” concesso da Radio Radicale in cui chiunque, aprendo un blog, può “fare notizia” o, addirittura, quello su Tocque-villela città dei liberi”. Per non parlare delle infinite possibilità, per i professionisti e, soprattutto, per gli avvocati, di aggiornarsi.

Alcuni temono che internet possa fare perdere il contatto con la realtà o che chi navighi si affezioni alle amicizie virtuali isolandosi dal mondo reale. Nel mio piccolo, grazie anche alla maggiore facilità nel far conoscere la mia esperienza attraverso questo blog, in meno di un anno, ho conosciuto e fatto vera amicizia con alcuni allievi del prof. Franco Tritto a cui i miei amici hanno dedicato un sito straordinario degno di una persona, altrettanto, straordinaria (lo dimostra il ricordo che hanno conservato gli allievi); ho conosciuto (e spero, presto, di conoscerli anche personalmente) il gruppo di amici di Savona vittime, anch’essi, di un’ordinaria ingiustizia; Emidio Orsini che considero un “alleato” nella lotta contro l’usura bancaria; un commercialista di Sora, anch’esso vittima di usura ed estorsione bancaria; ho conosciuto, poi, anche la tragedia raccontata, nel suo sito, da Antonella, anch’essa vittima di usura e isolata dallo Stato; Franca Corradini che, pur non avendo avuto, ancora, il piacere di conoscerla personalmente, ha dedicato, al mio caso e a quello di tante altre vittime di usura, una puntata della sua trasmissione radio oltre a vari articoli sul blog “laconoscenzarendeliberi”; altri, ancora, continuando a leggere le mie –forse, a volte, banali e ripetitive- considerazioni mi fanno compagnia e hanno aumentato il numero dei miei veri amici. E’ dell’informazione, forse, che ha paura chi tenta di limitare i blog con appositi disegni di legge o chi, qualche volta, ha impedito ai giornalisti di assistere a vari abusi. Roberto Di Napoli

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Tanti auguri (ai miei amici e ad ogni vittima) e, con la speranza di un cambiamento, tanti auguri scomodi (ad altri soggetti)

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 24 dicembre 2007

Roma, Natale 2007, Piazza San PietroNon so se si tratti di una mia sensazione personale, oppure, se sia normale che capiti a chi ha avuto la "fortuna" di subire, almeno una volta nella vita, tristi giornate: a me, però, il Natale non riempie più di gioia. Anzi: mi rattrista. Non capisco come si possa, in Italia, conciliare una Festività che dovrebbe essere ricca di significati con l’indifferenza quotidiana che, puntualmente, (anche, a volte, nelle famiglie) riprende dopo le feste.

Il mio pensiero e, soprattutto, i miei veri e sinceri auguri, vanno a chiunque soffre, a chi, ogni giorno, viene ignorato o calpestato. E’ chiaro che, immedesimandomi, principalmente, nelle vittime di usura e di estorsione e immaginando con quali pensieri vivano le "feste", è a loro, innanzitutto, che mi sento vicino.

In meno di un mese, giornali, telegiornali, siti internet e Striscia la Notizia hanno affrontato il tema dell’usura e della mancata tutela delle vittime. Il 6 Novembre, in particolare, TG5 ha dedicato un servizio sull’assurda vicenda di cui è vittima la mia famiglia che, dopo essere stata sbattuta fuori casa pur in presenza della sospensione ex art. 20 l. 44/99 (in seguito ad una vendita illegittima per molteplici motivi, disposta in una procedura instaurata unicamente dagli imputati ed, ovviamente, oggetto di impugnazione nelle competenti sedi), non ha ricevuto nemmeno un centesimo dell’elargizione prevista dallo Stato. Probabile motivo? Un’errata interpretazione della normativa da parte degli organi competenti: vedremo, quindi, cosa diranno i giudici!

La settimana scorsa, Striscia La Notizia ha dedicato un servizio sulla vicenda che vede coinvolta un’ imprenditrice la quale, dopo avere ottenuto, da parte del Prefetto di Modena e del Presidente del Tribunale, i pareri previsti dall’art. 20 l. 44/99 (normativa antiusura ed antiracket) per potere godere della sospensione per 300 giorni delle vendite giudiziarie, delle scadenze di rate di mutui e dei termini esecutivi (la stessa sospensione calpestata nel caso che ha coinvolto la mia famiglia), è stata dichiarata “fallita”.

Pochi giorni fa, infine, sempre “Striscia La Notizia” si è occupata del caso di Emidio Orsini, l’imprenditore anch’esso vittima di usura bancaria, che ha ottenuto, da parte del Consiglio di Stato, il riconoscimento delle proprie ragioni e, d’altra parte, la smentita della bizzarra interpretazione da parte del Comitato di solidarietà che aveva tentato di sostenere una differenziazione della vittima di usura bancaria rispetto all’usura criminale.

Questi casi sono stati portati a conoscenza grazie alla pazienza e alla professionalità di chi, come i giornalisti del TG5 e di Striscia la Notizia, ha ritenuto opportuno informare in merito a tali vicende paradossali.

Nel caso che coinvolge la mia famiglia così come, sicuramente, negli altri casi, non si è persa, ancora, la voglia di combattere. Tante vittime, però, hanno preferito mollare tutto! Qualcuno, poi, ha subito la perdita più grande: la vita.

Penso che se chi ha la responsabilità della tutela delle vittime (non solo, di certo, il Comitato di solidarietà) avesse una minima idea di quali siano i sacrifici, i disagi materiali cui è sottoposta la vittima di usura ed estorsione (di quella bancaria e di quella criminale), le umiliazioni e le sofferenze, i procedimenti andrebbero più spediti e non si verificherebbero le “fini” interpretazioni giuridiche puntualmente smentite dalla giurisprudenza (su Puglia Live è stato pubblicato, il 20 Dicembre u.s., un mio comunicato “E’ emergenza….. antiusura”).

Mi chiedo, insomma: si ha un’idea di ciò che può accadere ad una vittima

Nel caso che ha coinvolto la mia famiglia, così come in tanti altri casi ai danni di persone ancora più sfortunate, chi si è preoccupato, finora, di conoscere lo stato di salute o di sapere se i miei familiari avessero bisogno di qualcosa in attesa della definizione di quel procedimento a tutela delle vittime che, per legge, dovrebbe esaurirsi in pochi mesi ma che lo Stato, dopo avere incentivato a denunciare, ha dimostrato di non essere in grado di controllare?

Chi si preoccupa di tutte quelle vittime che stanno soffrendo in silenzio, che non hanno più lacrime, che hanno perso la speranza di vedere un aiuto magari anche convinte che l’usura bancaria non esista o sia diversa e meno grave di quella criminale (così come si voleva far credere prima del recente parere del Consiglio di Stato) o che, addirittura, hanno rinunciato a lottare (se non, addirittura, a vivere) pensando che se sono state dichiarate “fallite” su istanza degli stessi imputati non potranno ricevere i benefici dello Stato (così come sembrerebbe da un’altra singolare interpretazione di un Comitato che non mi pare sia stato, in molti casi, “di solidarietà”)?

Qualcuno potrebbe pensare che, tanto, così come noi, tutte le vittime, se hanno interesse, possono rivolgersi al giudice e, oltre a vedere puniti gli estorsori o gli usurai, avere i benefici richiesti dalla legge. Non è così, invece, a mio avviso: non può ragionare in questo modo chi ha il potere-dovere di applicare la normativa interpretandola in conformità ai vigenti canoni ermeneutici e, prima ancora, considerando che “in claris non fit interpretatio.

Tante persone non hanno la possibilità di attendere, a fronte di singolari interpretazioni, l’ulteriore riconoscimento, da parte dei giudici, di ciò che emerge chiaramente dalla normativa. La gente deve lottare coi bisogni quotidiani oltre che con le esigenze della propria impresa o con la tutela dei propri beni e, pertanto, deve confidare nell’ottenimento di quanto promesso e pubblicizzato dallo Stato.

Mi farebbe piacere sapere se qualcuno “dell’antiusura” si sia occupato delle sorti di Antonella e dei suoi familiari che, dopo avere denunciato gli usurai, mesi fa, durante l’esecuzione per il rilascio della sua abitazione, mentre speravano di ottenere i provvedimenti idonei ad ottenere la sospensione e, in lacrime, minacciavano di dare fuoco, hanno ottenuto, invece, il ricovero coatto in ospedale e qui trattenuti per vari giorni (forse senza che ne ricorressero i presupposti e con metodi, a mio avviso, secondo quanto mi è stato raccontato, discutibili): sbattuti fuori casa con la nonna malata di Alzheimer.

Sono convinto che se, in ogni settore, dalla giustizia alla tutela delle vittime d’usura e di reati mafiosi, nella sanità, nella politica, si agisse con un minimo di buon senso interpretando ogni norma giuridica così come la Costituzione impone, ossia, nel prioritario e fondamentale rispetto della persona umana e della sua dignità (i diritti di credito, anche laddove esistenti, non possono mai prevalere su tali valori), vedremmo un sorriso in più e meno persone soffrire ingiustamente.

                                      TANTI AUGURI!

E’ a tutte le vittime sconosciute di usura e di estorsione, così come ai parenti delle vittime di tutte le mafie, ai parenti dei lavoratori morti sul posto di lavoro, ai piccoli figli di una giovane ragazza che, poche settimane fa, sono stati messi a letto dalla propria mamma senza mai poterla più rivedere avendo, la povera madre (vittima, a Gallipoli, di una probabile disperazione interiore o psicologica), pensato di scappare via da questo mondo e da questa società nel modo più tragico possibile, a tutti coloro che soffrono, a tutti coloro che, sedendosi a tavola domani, vedono una sedia vuota o un volto triste, ai rappresentanti di tutte le associazioni che, ogni giorno, lavorano davvero per aiutare chi ha bisogno, a quei volontari che, a Roma, a Milano, nelle grandi città, affrontando il gelo, svegliano i barboni per donare loro un piatto caldo, a tutti coloro i quali, al di là delle "chiacchiere", insegnano in silenzio, ogni giorno, quale sia la vera solidarietà, a tutti i miei veri amici, che rivolgo i miei più sinceri auguri di Buon Natale con la speranza che, nella loro vita -e, soprattutto, nei momenti più tristi-, ci sia, sempre, qualcuno a loro vicino in grado di abbracciarle, di ospitarle, di stringere la mano: scopriranno la ricchezza della bontà, di quella vera solidarietà che solo poche persone sono, realmente, in grado di offrire.

A tutti coloro che, invece, restano insensibili, a chi -di fronte a qualsiasi tipo di richiesta di aiuto- continua a filosofeggiare, ai donabbondio, agli ominicchi e ai quaquaraquà, agli “indifferenti”, ai corrotti, ai mafiosi, agli “impotenti” o a chi preferisce apparire tale senza, così, rischiare di offendere qualcuno, a chi, semplicemente, pensa che Natale sia soltanto un giorno da festeggiare o nel quale scambiarsi i regali; a chi, abituato a vivere nel lusso o, comunque, senza mai avere “assaporato” le amare difficoltà della gente comune, nemmeno avverte quali possano essere i bisogni primari di una persona auguro che la loro coscienza, prima o poi, turbi il loro sonno o i loro festeggiamenti (in qualche caso anche con soldi non sudati) fino a determinarli a cambiare. A questi personaggi auguro, davvero, Buon Natale con la speranza che, riflettendo, solo un minuto, sul significato di tale Festività, il loro cuore li costringa a riflettere sul loro operato, sulle loro potenzialità, sulle possibilità che hanno nei confronti di chi sta soffrendo.

A queste persone consiglio tantissimo una breve lettura di alcune parole di Don Tonino Bello nella lontana (ma sembra così vicina) notte di Natale del 1985: sono sicuro che, a persone con un minimo di buona volontà, basterebbe poco per farli riflettere a cambiare. Roberto Di Napoli.

Per agevolare la lettura di un passo che a me piace ricordare, lo inserisco qui sperando sia letto con attenzione:

 

TANTI AUGURI SCOMODI!

 

“Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.

 Io, invece, vi voglio infastidire.

Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario. Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

 Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunziano la pace portino guerra nella vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.

 

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una grande luce», dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. Che il numero 167 non è la cifra matricola data ai condannati dal sistema. Che i ricorsi a tutti i T.A.R. della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente. Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.

I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza”.

(da Antonio Bello, "Oltre il Futuro- Perchè sia Natale" edizioni La Meridiana) 

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Per non dimenticare (e per non essere egoisti): chiediamo la proclamazione della giornata per le vittime dell’ingiustizia!!!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 4 agosto 2007

legge uguale x tuttiGiustizia Giusta, la famosa associazione per la difesa della giustizia presieduta da Mauro Mellini, ancora una volta, ha proposto un’iniziativa a cui, ovviamente, ho già aderito:

la raccolta delle firme per domandare la proclamazione della giornata per le vittime dell’ingiustizia.

Aderire è semplicissimo (ho inserito sotto, sul lato sinistro, il relativo banner su cui basta cliccare). Basta scrivere i propri dati sull’apposita pagina! Ho chiesto alla redazione di Giustizia Giusta di potere inserire il banner sul mio blog. Cliccandovi sopra, chiunque può inserire i dati. Credo che ogni cittadino razionale dovrebbe aderire alla proposta. L’Italia, per essere un Paese civile, così come ricorda le vittime cadute sul luogo di lavoro, le vittime dei lager nazisti di sessant’anni fa, del fascismo di ieri e della mafia, dovrebbe ricordare anche le vittime del fascismo “di oggi”, quelle che ogni giorno vengono colpite dalle Istituzioni ingiustamente. Non sono poche, per un Paese civile quale vorrebbe essere l’Italia, le persone giustiziate, fatte soffrire –se non, addirittura, fatte morire- e, poi, assolte. Si pensa che, con un’assoluzione, si risolve ogni problema! E i problemi della giustizia civile??? Niente di più sbagliato, in molti casi, che definirla civile!!! Ci sono, in molti Tribunali, esecuzioni “civili” per crediti, spesso, inesistenti o di gran lunga inferiori a quelli legittimamente tutelabili. Una giustizia civile dovrebbe avere gli strumenti per rendere Giustizia sin da subito o, quanto meno, per non portare “al patibolo” l’esecutato. L’Italia, anche secondo il vigente codice, ha gli strumenti ma non sempre dimostra di essere civile. Ci sono giudici straordinari che emettono pronunce legittime e motivano i provvedimenti in maniera coerente alla nobile funzione da loro ricoperta, dando dimostrazione di eccellente preparazione ed aggiornamento. Nel mio piccolo, leggendo “storie” –anche su Giustizia Giusta- di persone note e non note, frequentando i Tribunali, ascoltando le persone –clienti e non-, mi rendo conto che ci sono anche giudici, poliziotti, carabinieri, uomini di legge che straordinari non sono ma che lo diventano proprio per i loro provvedimenti o per i loro atti. Straordinari nel vero significato della parola la cui etimologia dovrebbe essere, appunto, extra ordinem, fuori l’ordine comune.

Sono stati anche –e vengono tuttora- istituiti apparati “straordinari” con uffici, impiegati stipendiati, con costose strutture, auto blu, ecc., per la lotta contro vari fenomeni. Penso, ad esempio, ancora una volta, alla figura del Commissario Straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura. Considerato il numero altissimo di vittime di usura, di estorsione, di malagiustizia, di persone suicidate o che minacciano folli gesti, immagino che la notte non dorma (io, almeno, non riuscirei a dormire solo a pensare alla responsabilità derivante dal fatto che dalle mie decisioni possa dipendere la serenità o la vita pur di un solo uomo) per dimostrare la Straordinarietà nel rispondere tempestivamente – e far rispondere in maniera legittima ai membri del Comitato da lui presieduto- alle migliaia di richieste che pervengono alla straordinaria struttura.

Vittime dell’ingiustizia, secondo me, ce ne sono troppe per passare inosservate. A mio avviso, devono essere i cittadini a pretendere che siano ricordate! Non è necessario -e non lo auguro a nessuno- che si aspetti di “provare” cosa significhi essere vittima del più piccolo abuso. Ognuno è libero di restare spensierato e pensare che tutto funzioni “alla perfezione” se risulta più comodo stare sotto l’ombrellone o in acqua e non pensare cosa, in quel momento, qualcuno sta subendo; ognuno è libero di pensare e pontificare: “tanto se gli hanno fatto quello, qualcosa di vero ci sarà”. Idioti del genere ci sono sempre stati e ci sono in ogni Paese (è noto che anche ai tempi del processo a Tortora pensieri del genere abbiano toccato la testa di tanti ignoranti tanto da provocare l’attenzione di Enzo Biagi nel suo famoso articolo “E se Tortora fosse innocente?”). Sappia, però, chi ragiona (anzi: non ragiona) così che il suo egoismo o la sua indifferenza, un giorno, gli si può ripercuotere contro!!! Non ribellarsi contro i soprusi ai danni di persone che nemmeno si conoscono -o restare indifferenti- non è una forma “intelligente” per non ricevere fastidi! E’ una forma vergognosa perché manifesta l’ignoranza, l’inutilità sociale ed il cinismo. Auguro che chiunque si trovi a leggere queste mie modeste considerazioni –pur banali- firmi subito l’iniziativa di Giustizia Giusta: si sentirà più utile e saprà di avere contribuito a rendere questo Paese più civile!!!

Un’ultima considerazione e una richiesta: ho la grande fortuna di conoscere migliaia di persone, di avere tantissimi amici e di godere dell’amicizia delle persone più sfortunate, più bisognose ma che, ciononostante, meritano il più profondo rispetto da parte di tutti. Chiedo cortesemente a quanti, ancora, non conosco (ma l’invito è esteso anche a quanti conosco o, sbagliando, si reputano miei amici), a quanti amano soltanto la propria tranquillità e non hanno voglia di pensare agli altri “perché sennò si possono ricevere fastidi e ……..chi ce lo fa fare?” di ricordare, sempre, una cosa -se ha letto o se già conosce le mie considerazioni ricordate qui sopra-:  di appuntarsi il mio nome e cognome, di ricordare il mio viso (spero possa servire la foto sopra) e se mai, un giorno, dovessimo trovarci “faccia a faccia” -o se già ci conosciamo- di ricordare come la penso; sappia, soltanto, che, persone del genere, gli "indifferenti", non stanno nella mia mente e la mia educazione vuole che mi fermi qui, senza altro aggiungere né svelare dove siano o in quale spazio dell’attività quotidiana possano meritare qualche considerazione! Rispetto le opinioni altrui ma non i giustizialisti e quanti calpestano, anche solo col pensiero, il principio di presunzione d’innocenza, soprattutto quando non conoscono gli atti processuali!!!

Roberto Di Napoli

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Il mio ricordo di Franco TRITTO: un esempio di straordinaria umanità (anche all’interno degli Atenei!!!)

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 5 giugno 2007

Il 9 Agosto 2005, all’improvviso, è volata in Cielo una persona straordinaria ed unica. Un Professore che, a leggere quanto scritto dai suoi affezionati allievi i quali, ancora oggi, lo ricordano con fotografie e testimonianze -in un sito dove, nei minimi particolari, è riprodotta la cattedra da cui continuava le lezioni impartitegli da Aldo Moro-, è stato amato da tantissime persone. Un amico che, all’improvviso, è volato via senza tornare più in quell’aula dove i Suoi allievi, pur dopo avere seguito le lezioni e superato l’esame, erano contenti di ritrovare. Chi non ha avuto il piacere e l’onore di conoscerlo può vedere le fotografie pubblicate sul sito (www.aulaxi.it) o leggere i racconti dei suoi studenti per avere un’idea della straordinarietà di Franco Tritto. Credo che nell’attuale “mondo” universitario, un Professore che ami gli studenti a tal punto da fornire loro i propri recapiti telefonici e da preoccuparsi, quando assenti, fino a chiamarli al telefono, non può che destare meraviglia. Sarebbe, quindi, superflua ogni ulteriore parola per descrivere la sua UMANITA’. E’ stato assistente di Aldo Moro e uno dei suoi più fedeli collaboratori fino a divenire, il 9 Maggio 1978, il destinatario della telefonata con cui le Brigate Rosse gli comunicavano di avergli strappato il suo Maestro chiedendogli di portare la notizia ai familiari. E’, involontariamente, “passato nella storia” per essere stato testimone dell’ultimo folle atto dei brigatisti ma molti (io compreso prima che leggessi quanto contenuto nel sito www.aulaxi.it) non conoscono le numerose e straordinarie virtù del Prof. Tritto manifestate anche nelle sue lezioni universitarie. Ha insegnato diritto e procedura penale in varie università fino a ritornare a Roma, alla Facoltà di scienze politiche dell’Università “La Sapienza”, per potere tenere le sue lezioni nell’aula XI intitolata a Moro: aula in cui –come affermato dai suoi allievi nel sito internet- potevano nascere amori e amicizie durature. Pur scomparso prematuramente, dura ancora, infatti, l’amicizia con i suoi studenti che non l’hanno dimenticato ed, anzi, continuano ad onorarlo così come merita un uomo che, evidentemente, ha saputo manifestare, in ogni momento, la sua bontà nonché “la magia” –come, giustamente, mi ha scritto una sua allieva- "nel far sì che le cose giuste e la ricerca della verità, necessariamente ricondotte al dato umano, non si arrestino".

Avendo io studiato giurisprudenza, non ho avuto il piacere di assistere alle lezioni ma ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo a casa mia quando avevo sei anni. Lo ricordo, come se fosse ieri, intento a giocare -con la stessa meraviglia e semplicità di un bambino- con un mio videogame, uno“scacciapensieri”, aiutando Topolino a raccogliere, senza romperle, le uova lanciategli da Minnie. Mi regalò, quell’estate, una piccola macchina fotografica che ho utilizzato fino a pochi anni fa e che custodisco, tuttora, quale ricordo di una persona straordinaria. L’ho incontrato qualche altra volta e speravo, anni fa, di rivederlo con l’immaginabile desiderio di chi, da piccolo, ha conosciuto una persona e ne conserva ricordi bellissimi per il resto della vita. Non ho fatto in tempo ma, nella sua aula virtuale, i Suoi gentilissimi allievi mi hanno accolto scrivendo sulla lavagna il link con il mio blog dopo avere loro chiesto il permesso di inserire il loro link nel mio. Mi hanno riferito che dedicava particolare attenzione, nei Suoi insegnamenti, all’usura, all’estorsione e al riciclaggio. Sono, quindi, ancora più dispiaciuto di avere perso un amico e un grande Professore che mi avrebbe potuto insegnare tanto in questa materia e che, soprattutto coi suoi insegnamenti, avrebbe potuto contribuire al contrasto a tali fenomeni. Le sue lezioni sulla centralità della persona umana nel sistema giuridico avrebbero, sicuramente, potuto contribuire a sensibilizzare le Istituzioni sull’attuale mancanza di tutela delle vittime che, attualmente, subiscono i paradossi e le conseguenze di una ambigua normativa e, spesso, di interpretazioni assurde contro ogni principio costituzionale. Consiglio a chiunque di cliccare sul link al sito www.aulaxi.it per conoscere un esempio di straordinaria umanità e un grande Professore rimasto umile fino a farsi disinteressatamente amare dai suoi studenti ma che -come accade, forse, a persone perfette costrette a vivere in un mondo dove tutto funziona “alla rovescia”-, ci ha, improvvisamente, lasciati. Con la consapevolezza che “i giusti” non scompaiono mai e che la loro assenza, pur triste, è soltanto apparente in quanto continuano a guardarci da un Luogo sicuramente migliore, ho scritto a Franco Tritto una lettera che i miei amici “imbucheranno” nello spazio appositamente creato sul sito della sua Aula XI. Roberto Di Napoli

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