Ringrazio tutti coloro che, condividendola, hanno firmato o diffuso la mia petizione (sul portale firmiamo.it o attraverso email di sostegno) contribuendo, così, al tentativo di far riflettere i parlamentari sulla necessità degli emendamenti nei termini da me suggeriti. Le vittime di usura ed estorsione (sia di quella criminale sia di quella bancaria), fino ad oggi, non sono state efficacemente tutelate. La mia petizione (cliccare qui per leggere il testo inviato alla Camera; annunciata alla seduta del 18 Giugno u.s. e trasmessa alla Commissione Giustizia) che tutti voi, dimostrando sensibilità, intelligenza ed affetto, avete condiviso, evidentemente, non è stata ignorata. L’esame del disegno di legge è ripreso dopo la pausa estiva e lo scorso 30 Settembre è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti da parte dei deputati membri della Commissione Giustizia. Ho appreso che l’on. Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, storica leader, insieme a Marco Pannella, dei Radicali, si è dimostrata sensibile al problema recependo quasi tutti gli emendamenti da me suggeriti con la petizione n. 672. Spero che anche gli altri deputati (che da quanto si legge dal resoconto dei lavori, finora, a dire il vero, non mi pare abbiano compreso l’importanza delle modifiche al testo approvato al Senato) facciano analogamente tutelando le vittime. Spero che dimostrino una sensibilità e competenza pari a quella dimostrata dall’on. Bernardini. Oggi è previsto, all’ordine del giorno della Commissione, l’esame degli emendamenti . Vi terrò informati e, comunque, si può seguire l’iter dei lavori sul sito della Camera dei Deputati. Roberto Di NapoliArchive for the ‘usura’ Category
Ultimi giorni per gli emendamenti al d.d.l. antiusura … sperando che i parlamentari ascoltino i suggerimenti delle vittime!!!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 25 settembre 2009
Credo che, affinchè le vittime di usura ed estorsione siano effettivamente tutelate, così come per ogni efficace riforma che coinvolga la giustizia o i diritti dei cittadini, i parlamentari dovrebbero, oltre che conoscere il problema, cercare di capire quali siano, realmente, le necessità quotidiane e, soprattutto, gli ostacoli che queste incontrano dopo avere denunciato. Dovrebbero, inoltre, ascoltarne maggiormente le proposte, leggere le loro denunce od opposizioni a richieste di archiviazione e alcuni singolari provvedimenti emessi, in questi ultimi anni, dall’apposito ufficio del Comitato di solidarietà e del Commissario Straordinario del Governo; struttura, quest’ultima, che -nei casi in cui sussistano i presupposti- dovrebbe assicurare una pronta risposta ai bisogni degli imprenditori vittime, innanzitutto, non facendo aspettare anni prima di emettere un qualsiasi provvedimento; in secondo luogo, considerata l’altissima competenza in materia che, per essere nominati, hanno i membri di quell’ufficio, evitare, possibilmente, di emettere provvedimenti, così come si è verificato in alcuni casi di cui ho diretta conoscenza, così paradossali ed illegittimi da essere annullati dal TAR: le vittime, in sostanza, già disperate dopo avere denunciato lo strozzino o l’estorsore, non devono essere costrette a rivolgersi ai giudici per chiedere l’annullamento delle decisioni di una struttura appositamente istituita "per il coordinamento delle iniziative antiusura ed antiracket".
Si è già verificato (basta leggere vari casi pubblicati su internet), circa tre anni fa, che una giovane ragazza figlia di vittime, a Fermo, piuttosto che ottenere la sospensione dallo sfratto dall’abitazione, sia stata oggetto di un provvedimento di ricovero coatto in ospedale e la sua famiglia sbattuta fuori casa; che, in provincia di Lecce, una vittima, dopo avere subito un attentato dinamitardo per il quale era stata costretta a chiudere il ristorante, ha dovuto richiedere ed ottenere dal Tar l’annullamento della decisione del Commissario Straordinario secondo cui non poteva ottenere i benefici economici richiesti non esercitando più attività imprenditoriale (il Tar, invece, con una recente ed interessante pronuncia, ha riconosciuto il diritto all’elargizione in quanto non aveva potuto riaprire l’attività proprio a causa dell’insufficienza delle anticipazioni erogate); ed, ancora, sempre in provincia di Lecce, che un’altra vittima, dopo avere denunciato dieci anni prima e, ancora, in attesa del processo contro gli usurai ed estorsori (bancari), sia stata sbattuta fuori casa malgrado il blocco degli sfratti e la sospensione di cui all’art. 20 l. 44/99 e, pur dopo avere ottenuto la sentenza del TAR che ha riconosciuto il suo diritto ai benefici economici prima negati dal Commissario Straordinario, non ha ancora ricevuto un centesimo malgrado la sentenza sia, ormai, definitiva; che, a Napoli, ad un giovane imprenditore, pur dopo una sentenza di condanna a carico degli estorsori da lui denunciati, gli è stata negata la provvisionale richiesta con la motivazione che la tentata estorsione non gli avrebbe prodotto danni. Ed, intanto, fra un provvedimento e l’altro, fra la domanda di aiuto allo Stato e l’effettivo contributo, cosa fa la vittima? e la sua impresa, i suoi beni, la sua casa?
Ho letto, quest’estate, che più di un imprenditore, per colpa della crisi economica, si è tolto la vita. Il Governatore della Banca d’Italia, in un’audizione al Senato, ha sostenuto che le imprese, in periodi di crisi, sono maggiormente esposte al rischio di usura e, anche per questo, dunque, devono essere aiutate.
Ho già scritto, nei post di Aprile e dei mesi successivi, la mia opinione sul disegno di legge, approvato dal Senato, di riforma della normativa antiusura: sotto alcuni aspetti, un passo in avanti, ma, insufficiente, secondo me, ad evitare il reiterarsi di "contrasti interpretativi" simili a quelli che si sono verificati in questi anni ai danni delle vittime. E’ per questo che, dopo avere esaminato il testo del disegno di legge, ho ritenuto di suggerire ai deputati membri della Commissione Giustizia alcuni emendamenti che, a mio avviso, sarebbero necessari "per una tutela effettiva". Ho inviato, quindi, alla Camera dei Deputati una proposta- petizione che è stata annunciata alla seduta del 18 Giugno u.s. (n. 672) e trasmessa alla Commissione Giustizia (cliccare qui per leggere il testo).
Non so se almeno un deputato membro della Commissione mi abbia onorato della lettura. Io, anzi, noi, continueremo a leggere dal sito della Camera (o, comunque, dagli atti parlamentari) l’iter e gli interventi dei deputati (cliccare qui per andare, direttamente, alla scheda del disegno di legge all’esame della Camera e cliccare sulla data delle sedute sia per leggere i vari interventi, sia per cercare di capire i ……… "non interventi"). Potremo valutare, così, il loro effettivo interesse alla tutela delle vittime.
Mi fa piacere, intanto, leggere che l’on. Ferranti (Pd), alla seduta della Commissione del 16 Settembre 2009, si sia accorta di quanto ho rilevato anche io nella mia petizione, ossia, "(…) che le elargizioni previste per le vittime dell’usura dovrebbero essere estese anche alle vittime dell’estorsione (…)" e che anche l’on. Angela Napoli (PDL)ha assicurato di tenere in considerazione quanto suggerito da un’altra vittima dell’usura e della malagiustizia.
Spero che tutti i deputati membri della Commissione Giustizia recepiscano la necessità degli altri emendamenti suggeriti nella mia petizione.
Leggo dal sito della Camera che il termine per la presentazione degli emendamenti (originariamente fissato a Lunedì 28) scade il 30 Settembre p.v. .
Sono certo che le vittime continueranno a seguire l’iter di questa riforma sperando in una tutela effettiva. Ringrazio, intanto, chi, firmando sulla piattaforma www.firmiamo.it, ha condiviso la mia petizione. Per un evidente guasto della piattaforma, come ho già scritto in un mio precedente post, sembrano perse molte altre firme apposte tra il 4 e il 5 Giugno. In realtà, non sono affatto andate perse e sono state salvate. Cliccando su "statistiche", si apre la mappa dell’Italia e chi non vede, pur avendo firmato, il suo nome nell’elenco si accorgerà che il suo nome appare cliccando sulla bandierina nella mappa; sono, quindi, oltre un centinaio le persone che hanno firmato su firmiamo.it. Altri, come gli amici Domenico Bruni, Sergio Vigilante, Antonella Morsello e Beatrice hanno contribuito anche divulgando la mia petizione ai loro numerosi contatti o gruppi su facebook o mandando un fax o email alla Commissione Giustizia della Camera.
Insomma, spero che i parlamentari ascoltino ciò che è stato suggerito dalle stesse vittime! Roberto Di Napoli
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Un passo indietro e, ancora una volta, “cento passi” verso il buio dell’oblio
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 11 settembre 2009
La scelta di togliere, in provincia di Bergamo, una targa dedicata a Peppino Impastato mi pare scandalosa. Ecco perchè la gente e le nuove generazioni dimenticano, poi, tutti quegli eroi che, pur non essendo magistrati o politici, ma, semplici cittadini, hanno, analogamente, combattuto la mafia: spesso, nel silenzio o con gli ostacoli frapposti proprio dalle Istituzioni. Togliere una targa che ricorda Peppino Impastato significa un passo indietro e, ancora una volta, …. "cento passi" verso il buio dell’oblio comodo a tanti, mafiosi e non solo. Come rappresentato nello straordinario film di M. T. Giordana "I cento passi", già all’indomani dell’uccisione di Peppino Impastato, d’altronde, fu comodo, all’inizio, tentare di scambiarla per un "incidente", peraltro, passato inosservato, nel silenzio dell’informazione, occupata, il 9 Maggio 1978, a narrare l’epilogo di un’altra, ancora oggi oscura, tragedia italiana.
MILANO – Da biblioteca Peppino Impastato a biblioteca comunale di Ponteranica. Accade a Ponteranica, Comune in provincia di Bergamo. Il nuovo sindaco leghista, Cristiano Aldegani, ha fatto rimuovere la targa voluta un anno e mezzo fa dal suo precedessore di centrosinistra che aveva dedicato la biblioteca civica al giovane siciliano ucciso dalla mafia nel 1978. Una iniziativa motivata dal Leggi ancora…
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Illustre Governatore, l’usura e l’estorsione sono un pericolo ma le banche …………..
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 27 luglio 2009
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Firmiamo tutti insieme per una tutela effettiva delle vittime di usura ed estorsione!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 7 giugno 2009

La lettura di vari siti internet, i servizi dedicati da quotidiani e telegiornali (anche nazionali) a casi di usura ed estorsione suscitano l’impressione che, nel corso degli ultimi anni, non sono state poche le vittime che, dopo avere denunciato, si sono trovate prive delle tutela che si aspettavano dallo Stato e dalle Istituzioni. In alcuni casi, addirittura, sono state costrette a rivolgersi ai giudici amministrativi per ottenere il riconoscimento dei diritti previsti dalla legge e che un’apposita struttura dovrebbe assicurare con tempestività senza costringere le vittime, dopo avere denunciato gli usurai o estorsori, a chiedere giustizia anche nei confronti della pubblica amministrazione. La lentezza sia della giustizia che nella definizione del procedimento per la concessione dei previsti benefici economici, in vari casi, ha non solo aggravato la loro situazione economica ma, addirittura, determinato il paradosso di causare il fallimento dell’imprenditore, con la conseguente distruzione dell’impresa o, finanche, la vendita della propria abitazione a causa della stessa condotta degli imputati. Credo che, a volte, sarebbe sufficiente l’applicazione del criterio di interpretazione cd. "sistematica" della legge o la riflessione sulla ratio, ossia, sullo scopo che la legge intende perseguire, per applicarla nella maniera più corretta. In un Paese con un numero elevatissimo di condanne per la durata eccessiva dei processi, si dovrebbe assicurare all’imprenditore- professionista vittima che denuncia gli usurai ed estorsori una pronta tutela per evitare che la sua impresa od attività, nelle more della definizione del procedimento per la concessione dei benefici economici previsti dalla legge, sia distrutta e che, magari, a distruggerla siano gli stessi imputati. Ho sempre ritenuto che un’applicazione attenta della legge (non solo della normativa speciale cd. antiusura ed antiracket ma, soprattutto, del codice penale, di procedura penale, civile e di procedura civile, della legge fallimentare, ecc.) già consentirebbe di assicurare una tutela efficiente ed evitare alcuni assurdi paradossi che si sono verificati nel corso degli ultimi anni. Più di una volta, infatti, già i giudici amministrativi hanno affermato il principio che i benefici economici di cui alle leggi 44/99 e 108/96 sono dovuti anche all’imprenditore-vittima a cui carico pende una sentenza di fallimento; altre volte i giudici ordinari hanno anche affermato il principio che non può essere dichiarata fallita la vittima che abbia richiesto ed ottenuto il provvedimento di sospensione per trecenti giorni ex art. 20 l. 44/99. E’ ovvio che se una legge di riforma della normativa vigente può servire a sancire espressamente i diritti già riconosciuti dalla giurisprudenza -in modo da evitare il ripetersi di errori interpretativi contribuendo, così, ad una tutela effettiva delle vittime- essa non può che essere apprezzata. Ho già scritto nei precedenti post che il disegno di legge approvato al Senato ed, attualmente, all’esame della Camera dei Deputati costituisce, di certo, un apparente passo in avanti. Ritengo, tuttavia, che siano necessari alcuni emendamenti al fine di evitare che, ancora una volta, erronee interpretazioni possano rivelarsi dannose per le vittime. E’ per questo che, come consentito dall’art. 50 della Costituzione e dai Regolamenti parlamentari, ho redatto ed inviato alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati la mia proposta-petizione di emendamenti. Penso che sarebbe molto utile che non solo ogni vittima ma anche ogni cittadino che condivida la mia proposta la sostenga con un gesto semplicissimo: una firma; un gesto, anzi, che, per i pratici di "internet", richiede ancora meno tempo rispetto a quello che si impiega per prendere carta e penna. Vari amici (ma anche persone con cui, ormai, condividiamo lo scambio di opinioni su facebook o sui vari siti e blog) l’hanno fatto un minuto dopo averli avvisati di aver predisposto "l’elenco virtuale". La mia petizione è già pervenuta alla Camera dei Deputati. Sarebbe utile, però, il sostegno di tutti raccogliendo quante più firme possibile. Ho inserito la mia petizione (oltre che nel precedente post si può leggere anche cliccando qui) sulla piattaforma firmiamo.it. Chiunque intenda leggerla e, se condivisa, sottoscriverla, può cliccare qui o sullo striscione scorrevole sopra, all’inizio della pagina di questo mio blog. Dopo avere inserito ed inviato i dati seguendo le semplicissime istruzioni, ricordo di andare nella casella di email che si è indicata e cliccare sul link indicato (altrimenti il proprio nome non comparirà nell’elenco). Un’ulteriore modo per sostenere la mia petizione, infine, è, ovviamente, il commento a questo post o a quello immediatamente precedente ricordando, magari, di inserire il proprio nome e cognome (che, tra l’altro, è un gesto di educazione quando si lascia un commento e non si vuole restare "anonimo"). Chi ha un sito o un blog, poi, può diffondere la raccolta di firme incollando uno dei due banner come quelli indicati qui sotto e di cui trova i codici cliccando su "diffondi" nella pagina della petizione (clicca qui o su www.firmiamo.it/tutelaeffettivadellevittimediusuraedestorsione). Varie persone mi hanno chiesto di conoscere le posizioni assunte dai parlamentari in merito alle proposte suggerite. Ho inserito nel post precedente il link della pagina del sito della Camera dei Deputati da cui è possibile leggere i lavori e gli interventi dei parlamentari sul disegno di legge in questione. Ringrazio sin da ora tutti coloro che, dimostrando sensibilità alle vittime e la necessità di una vera riforma (che non sia solo "sulla carta"), hanno già contribuito o contribuiranno a diffondere la mia, anzi, la nostra petizione. Roberto Di Napoli
P.S.: ho notato che, da ieri 5 Giugno, non risultano nell’elenco su firmiamo.it alcune delle firme di amici che avevano firmato il giorno prima (che, tuttavia, risultano nella mappa). Credo che si tratti, soltanto, di un errore temporaneo della piattaforma (le firme, comunque, non sono andate perse e saranno tutte inoltrate alla Camera) ed, in ogni caso, chi non dovesse trovare il proprio nome nell’elenco può lasciare, eventualmente, anche un commento qui, oltre, ovviamente, a stampare la petizione e inviarla autonomamente, via fax, alla Camera dei Deputati.
Per copiare e incollare sul sito o blog il codice dei banner per diffondere la petizione, clicca qui
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Riforma della legge antiusura: sarebbe opportuna una piccola modifica …. per evitare ogni equivoco!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 12 aprile 2009
La lettura del disegno di legge di riforma della normativa antiusura ed antiracket di cui alle leggi 108/96 e 44/99, così come approvato al Senato il 1° Aprile scorso (per un errore nella ricerca del testo all’interno del sito del Senato –sito, secondo me, non proprio agevole nella ricerca dei testi normativi-, avevo letto e pubblicato, nel mio ultimo post, il testo precedente a quello trasmesso alla Camera) manifesta, evidentemente, l’intenzione del legislatore di superare le difficoltà interpretative che sono emerse nel corso del decennio dall’entrata in vigore della legge 108/96 e di colmare le lacune normative che, di certo, non hanno agevolato le vittime. Mi conforta, in particolare, rispetto alle perplessità che avevo manifestato leggendo il testo del disegno di legge precedente a quello approvato e, ora, trasmesso all’altro ramo del Parlamento, la modifica dell’art. 20 l. 44/99. Credo che sia condivisibile la scelta di attribuire al Procuratore della Repubblica la competenza a decidere sulla sospensione delle esecuzioni a carico della vittima che abbia richiesto l’accesso al Fondo. E’ stato previsto, infatti, all’art. 2 del disegno di legge, che il comma settimo dell’art. 20 l. 44/99 – in caso ovviamente di approvazione da parte della Camera- è sostituito dal seguente: "Le sospensioni dei termini di cui ai commi 1, 3 e 4 e la proroga di cui al comma 2 hanno effetto a seguito del parere favorevole del Procuratore della Repubblica competente per le indagini in ordine ai delitti che hanno causato l’evento lesivo di cui all’articolo 3, comma 1. In presenza di più procedimenti penali che riguardano la medesima parte offesa, anche ai fini delle sospensioni e della proroga anzidette, è competente il procuratore della Repubblica del procedimento iniziato anteriormente". Pur apprezzando la scelta del legislatore, sarebbe, però, auspicabile, a mio avviso, che il termine “parere” (utilizzato per indicare l’atto che dovrebbe emanare il Procuratore della Repubblica a seguito del quale “ (..) hanno effetto” le sospensioni dei termini o la proroga) sia sostituito con il termine “provvedimento”. Se lo scopo perseguito dal legislatore, infatti, è stato quello di modificare –rispetto a quella prevista finora – la competenza sulle decisioni in merito alle sospensioni delle esecuzioni a carico della vittima e di prevedere l’automaticità di tali benefici in seguito al parere favorevole del Procuratore della Repubblica, tale intento potrebbe essere vanificato dagli stessi equivoci che, talvolta, anche dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 457/2005, sono stati determinati –secondo me, comunque, irragionevolmente- dall’utilizzo del termine “parere” contenuto nell’art. 20 l. 44/99. Pur dopo la sentenza della Consulta, che si è limitata ad espungere dalla norma l’aggettivo “favorevole” per evitare (come accadeva anteriormente alla pronuncia) che il parere del Prefetto potesse intendersi come vincolante rispetto alla decisione del Presidente del Tribunale, si è registrato, in questi tre anni, accanto ad un orientamento giurisprudenziale (secondo me, il più corretto e conforme alla ratio della legge) che ritiene l’automaticità della sospensione richiesta dalla vittima-esecutata purché vi sia stato un parere concorde sia del Prefetto sia del Presidente del Tribunale (cui, in seguito alla predetta sentenza della Corte Costituzionale, spetterebbe la parola definitiva), un altro orientamento che ritiene, perfino, entrambi i pareri (sia quello del Presidente del Tribunale sia quello del Prefetto) non vincolanti rispetto alla decisione che spetterebbe, secondo tale filone interpretativo, al solo giudice dell’esecuzione. Tale interpretazione, a mio avviso, è contraria alla ratio della normativa speciale e non considera che, così opinando, la norma di cui all’art. 20 l. 44/99 sarebbe inutile e superflua dal momento che, già ai sensi dell’art. 624 cod. proc. civ., la vittima potrebbe domandare la sospensione dell’esecuzione a suo carico “per gravi motivi” (per leggere le mie osservazioni in merito all’interpretazione dell’art. 20 l. 44/99 nel testo vigente dopo la sent. Corte Cost. 457/2005, clicca qui). Pur condividendo il disegno di legge di riforma laddove (sempre, ovviamente, nel caso in cui dovesse essere confermato dalla Camera nel testo approvato, giorni fa, al Senato) si prevede la competenza del Procuratore della Repubblica, credo, quindi, che sarebbe opportuna la sostituzione del termine “parere” con quello di “provvedimento”. Si verificherebbe, diversamente, un contrasto (anche nell’espressione letterale) tra quanto sancito al comma settimo dell’art. 20 sopra ricordato (“Le sospensioni dei termini …..e la proroga …. hanno effetto a seguito del parere favorevole del Procuratore della Repubblica ….”) e quanto, invece, previsto nel comma 7 bis che verrebbe introdotto dalla legge di riforma. Tale ultimo comma, infatti, dopo aver previsto che il Prefetto, ricevuta la richiesta di elargizione “ (…) compila l’elenco delle procedure esecutive in corso a carico del richiedente e informa senza ritardo il Procuratore della Repubblica competente”, con un’espressione che, secondo me, ripeto, potrebbe, di nuovo, determinare equivoci nell’interpretazione e che, dunque, si porrebbe in contrasto con l’effetto automatico della sospensione che sembrerebbe derivare dal solo parere favorevole del Procuratore, prevede che quest’ultimo “trasmette il parere al giudice, o ai giudici, dell’esecuzione entro sette giorni dalla comunicazione del prefetto”. Se, da una parte, dunque, il settimo comma prevede, con chiarezza, che i benefici della sospensione in favore della vittima “(…) hanno effetto in seguito (…)” al parere favorevole del Procuratore, dall’altra, l’ulteriore utilizzo, nel comma successivo, del termine “parere” per indicare l’atto che verrebbe trasmesso al Giudice dell’esecuzione, potrebbe, a mio avviso, determinare nuovamente equivoci o interpretazioni non corrette della norma che (come avvenuto negli ultimi anni) potrebbero ritardare o, perfino, negare quel beneficio che, per particolari motivi, il legislatore, invece, vorrebbe assicurare alla vittima in attesa di ricevere il sussidio da parte dello Stato. Spero che alla Camera dei Deputati (dove è stato trasmesso il disegno di legge) si prenda atto dell’apparente contrasto tra i due commi e il termine “parere” sia sostituito con quello di “provvedimento”: una maggiore chiarezza della norma garantirebbe la vittima da ogni discrezione e da possibili diversità di trattamento (per esempio: rispetto allo stesso fatto estorsivo per il quale il Procuratore della Repubblica si è espresso favorevolmente alla sospensione, se tale atto non fosse vincolante e dovesse ritenersi un mero “parere”, potrebbe accadere che giudici delle esecuzioni diversi emettano contrastanti provvedimenti di accoglimento o di rigetto della domandata sospensione); assicurerebbe, infine, una tutela più efficiente dei suoi diritti fondamentali alla proprietà, al diritto di impresa e all’inviolabilità del domicilio nell’attesa di ottenere i benefici economici previsti all’esito di un procedimento che, in questi anni, si è rivelato particolarmente lungo e, spesso, di durata ben superiore rispetto a quella prevista dalla normativa. Roberto Di Napoli Posted in comitato solidarietà vittime us, disegno legge centaro modifica n, fainotizia, lotta alla mafia, mafie, maroni, sospensione esecuzione vittime u, urgente solidarietà, usura, usura ed estorsione bancaria, vittime | 1 Comment »


















