IL BLOG DI ROBERTO DI NAPOLI

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Archive for the ‘intrecci’ Category

Tanti auguri (ai miei amici e ad ogni vittima) e, con la speranza di un cambiamento, tanti auguri scomodi (ad altri soggetti)

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 24 dicembre 2007

Roma, Natale 2007, Piazza San PietroNon so se si tratti di una mia sensazione personale, oppure, se sia normale che capiti a chi ha avuto la "fortuna" di subire, almeno una volta nella vita, tristi giornate: a me, però, il Natale non riempie più di gioia. Anzi: mi rattrista. Non capisco come si possa, in Italia, conciliare una Festività che dovrebbe essere ricca di significati con l’indifferenza quotidiana che, puntualmente, (anche, a volte, nelle famiglie) riprende dopo le feste.

Il mio pensiero e, soprattutto, i miei veri e sinceri auguri, vanno a chiunque soffre, a chi, ogni giorno, viene ignorato o calpestato. E’ chiaro che, immedesimandomi, principalmente, nelle vittime di usura e di estorsione e immaginando con quali pensieri vivano le "feste", è a loro, innanzitutto, che mi sento vicino.

In meno di un mese, giornali, telegiornali, siti internet e Striscia la Notizia hanno affrontato il tema dell’usura e della mancata tutela delle vittime. Il 6 Novembre, in particolare, TG5 ha dedicato un servizio sull’assurda vicenda di cui è vittima la mia famiglia che, dopo essere stata sbattuta fuori casa pur in presenza della sospensione ex art. 20 l. 44/99 (in seguito ad una vendita illegittima per molteplici motivi, disposta in una procedura instaurata unicamente dagli imputati ed, ovviamente, oggetto di impugnazione nelle competenti sedi), non ha ricevuto nemmeno un centesimo dell’elargizione prevista dallo Stato. Probabile motivo? Un’errata interpretazione della normativa da parte degli organi competenti: vedremo, quindi, cosa diranno i giudici!

La settimana scorsa, Striscia La Notizia ha dedicato un servizio sulla vicenda che vede coinvolta un’ imprenditrice la quale, dopo avere ottenuto, da parte del Prefetto di Modena e del Presidente del Tribunale, i pareri previsti dall’art. 20 l. 44/99 (normativa antiusura ed antiracket) per potere godere della sospensione per 300 giorni delle vendite giudiziarie, delle scadenze di rate di mutui e dei termini esecutivi (la stessa sospensione calpestata nel caso che ha coinvolto la mia famiglia), è stata dichiarata “fallita”.

Pochi giorni fa, infine, sempre “Striscia La Notizia” si è occupata del caso di Emidio Orsini, l’imprenditore anch’esso vittima di usura bancaria, che ha ottenuto, da parte del Consiglio di Stato, il riconoscimento delle proprie ragioni e, d’altra parte, la smentita della bizzarra interpretazione da parte del Comitato di solidarietà che aveva tentato di sostenere una differenziazione della vittima di usura bancaria rispetto all’usura criminale.

Questi casi sono stati portati a conoscenza grazie alla pazienza e alla professionalità di chi, come i giornalisti del TG5 e di Striscia la Notizia, ha ritenuto opportuno informare in merito a tali vicende paradossali.

Nel caso che coinvolge la mia famiglia così come, sicuramente, negli altri casi, non si è persa, ancora, la voglia di combattere. Tante vittime, però, hanno preferito mollare tutto! Qualcuno, poi, ha subito la perdita più grande: la vita.

Penso che se chi ha la responsabilità della tutela delle vittime (non solo, di certo, il Comitato di solidarietà) avesse una minima idea di quali siano i sacrifici, i disagi materiali cui è sottoposta la vittima di usura ed estorsione (di quella bancaria e di quella criminale), le umiliazioni e le sofferenze, i procedimenti andrebbero più spediti e non si verificherebbero le “fini” interpretazioni giuridiche puntualmente smentite dalla giurisprudenza (su Puglia Live è stato pubblicato, il 20 Dicembre u.s., un mio comunicato “E’ emergenza….. antiusura”).

Mi chiedo, insomma: si ha un’idea di ciò che può accadere ad una vittima

Nel caso che ha coinvolto la mia famiglia, così come in tanti altri casi ai danni di persone ancora più sfortunate, chi si è preoccupato, finora, di conoscere lo stato di salute o di sapere se i miei familiari avessero bisogno di qualcosa in attesa della definizione di quel procedimento a tutela delle vittime che, per legge, dovrebbe esaurirsi in pochi mesi ma che lo Stato, dopo avere incentivato a denunciare, ha dimostrato di non essere in grado di controllare?

Chi si preoccupa di tutte quelle vittime che stanno soffrendo in silenzio, che non hanno più lacrime, che hanno perso la speranza di vedere un aiuto magari anche convinte che l’usura bancaria non esista o sia diversa e meno grave di quella criminale (così come si voleva far credere prima del recente parere del Consiglio di Stato) o che, addirittura, hanno rinunciato a lottare (se non, addirittura, a vivere) pensando che se sono state dichiarate “fallite” su istanza degli stessi imputati non potranno ricevere i benefici dello Stato (così come sembrerebbe da un’altra singolare interpretazione di un Comitato che non mi pare sia stato, in molti casi, “di solidarietà”)?

Qualcuno potrebbe pensare che, tanto, così come noi, tutte le vittime, se hanno interesse, possono rivolgersi al giudice e, oltre a vedere puniti gli estorsori o gli usurai, avere i benefici richiesti dalla legge. Non è così, invece, a mio avviso: non può ragionare in questo modo chi ha il potere-dovere di applicare la normativa interpretandola in conformità ai vigenti canoni ermeneutici e, prima ancora, considerando che “in claris non fit interpretatio.

Tante persone non hanno la possibilità di attendere, a fronte di singolari interpretazioni, l’ulteriore riconoscimento, da parte dei giudici, di ciò che emerge chiaramente dalla normativa. La gente deve lottare coi bisogni quotidiani oltre che con le esigenze della propria impresa o con la tutela dei propri beni e, pertanto, deve confidare nell’ottenimento di quanto promesso e pubblicizzato dallo Stato.

Mi farebbe piacere sapere se qualcuno “dell’antiusura” si sia occupato delle sorti di Antonella e dei suoi familiari che, dopo avere denunciato gli usurai, mesi fa, durante l’esecuzione per il rilascio della sua abitazione, mentre speravano di ottenere i provvedimenti idonei ad ottenere la sospensione e, in lacrime, minacciavano di dare fuoco, hanno ottenuto, invece, il ricovero coatto in ospedale e qui trattenuti per vari giorni (forse senza che ne ricorressero i presupposti e con metodi, a mio avviso, secondo quanto mi è stato raccontato, discutibili): sbattuti fuori casa con la nonna malata di Alzheimer.

Sono convinto che se, in ogni settore, dalla giustizia alla tutela delle vittime d’usura e di reati mafiosi, nella sanità, nella politica, si agisse con un minimo di buon senso interpretando ogni norma giuridica così come la Costituzione impone, ossia, nel prioritario e fondamentale rispetto della persona umana e della sua dignità (i diritti di credito, anche laddove esistenti, non possono mai prevalere su tali valori), vedremmo un sorriso in più e meno persone soffrire ingiustamente.

                                      TANTI AUGURI!

E’ a tutte le vittime sconosciute di usura e di estorsione, così come ai parenti delle vittime di tutte le mafie, ai parenti dei lavoratori morti sul posto di lavoro, ai piccoli figli di una giovane ragazza che, poche settimane fa, sono stati messi a letto dalla propria mamma senza mai poterla più rivedere avendo, la povera madre (vittima, a Gallipoli, di una probabile disperazione interiore o psicologica), pensato di scappare via da questo mondo e da questa società nel modo più tragico possibile, a tutti coloro che soffrono, a tutti coloro che, sedendosi a tavola domani, vedono una sedia vuota o un volto triste, ai rappresentanti di tutte le associazioni che, ogni giorno, lavorano davvero per aiutare chi ha bisogno, a quei volontari che, a Roma, a Milano, nelle grandi città, affrontando il gelo, svegliano i barboni per donare loro un piatto caldo, a tutti coloro i quali, al di là delle "chiacchiere", insegnano in silenzio, ogni giorno, quale sia la vera solidarietà, a tutti i miei veri amici, che rivolgo i miei più sinceri auguri di Buon Natale con la speranza che, nella loro vita -e, soprattutto, nei momenti più tristi-, ci sia, sempre, qualcuno a loro vicino in grado di abbracciarle, di ospitarle, di stringere la mano: scopriranno la ricchezza della bontà, di quella vera solidarietà che solo poche persone sono, realmente, in grado di offrire.

A tutti coloro che, invece, restano insensibili, a chi -di fronte a qualsiasi tipo di richiesta di aiuto- continua a filosofeggiare, ai donabbondio, agli ominicchi e ai quaquaraquà, agli “indifferenti”, ai corrotti, ai mafiosi, agli “impotenti” o a chi preferisce apparire tale senza, così, rischiare di offendere qualcuno, a chi, semplicemente, pensa che Natale sia soltanto un giorno da festeggiare o nel quale scambiarsi i regali; a chi, abituato a vivere nel lusso o, comunque, senza mai avere “assaporato” le amare difficoltà della gente comune, nemmeno avverte quali possano essere i bisogni primari di una persona auguro che la loro coscienza, prima o poi, turbi il loro sonno o i loro festeggiamenti (in qualche caso anche con soldi non sudati) fino a determinarli a cambiare. A questi personaggi auguro, davvero, Buon Natale con la speranza che, riflettendo, solo un minuto, sul significato di tale Festività, il loro cuore li costringa a riflettere sul loro operato, sulle loro potenzialità, sulle possibilità che hanno nei confronti di chi sta soffrendo.

A queste persone consiglio tantissimo una breve lettura di alcune parole di Don Tonino Bello nella lontana (ma sembra così vicina) notte di Natale del 1985: sono sicuro che, a persone con un minimo di buona volontà, basterebbe poco per farli riflettere a cambiare. Roberto Di Napoli.

Per agevolare la lettura di un passo che a me piace ricordare, lo inserisco qui sperando sia letto con attenzione:

 

TANTI AUGURI SCOMODI!

 

“Non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.

 Io, invece, vi voglio infastidire.

Non posso, infatti, sopportare l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla «routine» di calendario. Mi lusinga, addirittura, l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

 Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini o il bidone della spazzatura o l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunziano la pace portino guerra nella vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.

 

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere «una grande luce», dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. Che il numero 167 non è la cifra matricola data ai condannati dal sistema. Che i ricorsi a tutti i T.A.R. della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente. Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.

I pastori che vegliano nella notte, «facendo la guardia al gregge» e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore nasca la speranza”.

(da Antonio Bello, "Oltre il Futuro- Perchè sia Natale" edizioni La Meridiana) 

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Non c’è soltanto la “malagiustizia”: una normale impresa e un colosso bancario di fronte ad un Giudice imparziale

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 15 dicembre 2007

Tribunale di Latina

Ho letto e leggo tutti i giorni storie assurde di malagiustizia, di vittime di usura, di estorsione e, in genere, di persone calpestate o abbandonate dalle stesse Istituzioni nella cui presenza e funzionamento avevano confidato.

Un Paese che, prima, impone il rispetto delle norme ed invita a denunciare chi le violi e, poi, anche per un solo momento (o, come si verifica spesso, per anni o decenni) lascia nella disperazione le vittime è uno Stato che, di fatto, si comporta come un “vigliacco”.

Ho scritto, più di una volta, in questo e in altri blog, mie sensazioni, opinioni personali e tristi esperienze di malagiustizia.

Sono convinto, però, che l’Italia sia rappresentata anche da persone perbene, da magistrati scrupolosi che lavorano con passione e da agenti delle Forze dell’Ordine che rispettano e fanno rispettare la legge da chiunque.

Ritengo doveroso, quindi, ricordare non solo gli episodi tristi o le “gesta” di qualche impiegato “Furioso” che perde il senno o lo utilizza per turpi scopi personali, ma anche l’attività, gli atti eroici o normali (ma che, in un sistema distorto, appaiono eroici) di chi, invece, lavora con serietà (è, ovvio, comunque, che errare humanum est e poche parole si possono dire quando l’errore è commesso in buona fede e si adoperi per porre rimedio).

Ho preso atto, in più di un’occasione, per fare un esempio, della professionalità ed immagine di imparzialità di vari magistrati del Tribunale di Latina. Chi, pur giovane come me, ha assistito ad atti, quantomeno, "singolari" e, sentendosi particolarmente vicino alle vittime di usura ed estorsione, ha notato quanto sia difficile la loro tutela quando tali delitti siano commessi non dal "delinquente di strada" ma dal cravattaro “in giacca e cravatta”, apprezza ancora di più la serietà ed imparzialità di quei magistrati che, oltre ad essere onesti, lo appaiono.

Ecco un recente caso di giustizia "normale", o, meglio (ricordando il nome di un’associazione di cui apprezzo moltissimo l’attività), di giustizia giusta: una società, nell’Agosto 2005, si rivolge a me e al mio amico collega avv. Federico Bianchi per instaurare una causa, a Latina, nei confronti del più importante istituto di credito italiano al fine di ottenere la restituzione di quanto illegittimamente addebitatole nel corso di un lungo rapporto di conto corrente. Prima ancora della udienza di prima comparizione delle parti, purtroppo, muore un socio amministratore e la causa si interrompe. La banca, senza alcuno scrupolo, nelle more della riassunzione, "bussa ad un’altra porta" proponendo ricorso per decreto ingiuntivo “inaudita altera parte” al fine di ottenere le somme da essa vantate nei confronti di quella stessa società che, mesi prima, l’aveva convenuta in giudizio. Ottiene il provvedimento senza accennare, ovviamente, alla causa già pendente nè al fatto che ogni singola clausola contrattuale da cui traeva origine il presunto credito era stata contestata. Anzi: menziona la pendenza di alcune ipoteche volontarie (alcune anche per mutui, con quella stessa banca, estinti tanti anni fa) a carico della società (solo apparentemente) debitrice in modo da ottenere il titolo provvisoriamente esecutivo e, intanto, sfuggire all’immediato contraddittorio. In seguito alla notifica del titolo alla nostra assistita, proponiamo opposizione e la procedura, anche al fine di decidere sulla riunione da noi richista, viene assegnata alla stessa giudice designata a trattare la causa a cognizione piena da noi preventivamente instaurata. Chiediamo, oltre alla riunione delle cause, l’immediata sospensione della provvisoria esecutorietà per vari motivi esposti in oltre trenta pagine di opposizione. Il giudice concede termine per note ma, all’esito, nega la sospensione ritenendo che le somme vantate dalla banca non fossero state contestate. Nell’atto di opposizione, invece, era stata contestata ogni singola clausola, negata la fondatezza di ogni pretesa creditoria e chiesta (si dice: in via riconvenzionale) la condanna della banca alla restituzione degli importi spettanti alla società. Le cause vengono, tuttavia, riunite come da noi richiesto e rinviate ad Ottobre 2007.

Nel frattempo la banca avrebbe potuto iniziare un’esecuzione ritenendosi creditrice di oltre duecentotrentamila euro. Proponiamo, allora, un ricorso per provvedimento d’urgenza ex art. 700 cod. proc. civ. in corso di causa al fine di ottenere (così come riconosciuto ammissibile da alcuni giudici), previa consulenza tecnico-contabile, l’immediata restituzione delle somme indebitamente corrisposte dalla società correntista. Insistiamo, inoltre, nella revoca dell’ordinanza con cui era stata negata la sospensione chiedendo, altresì, vari provvedimenti, quali la cancellazione delle segnalazioni “a sofferenza” alla Centrale Rischi, al fine di evitare che la società, fino all’esito della causa, fosse ulteriormente pregiudicata.

L’udienza si è tenuta il 1° Agosto 2007. La banca sosteneva l’inammissibilità della domanda di revoca dell’ordinanza che, negandola, aveva già deciso sulla sospensione. Il giudice, invece, pur non concedendo gli ulteriori provvedimenti d’urgenza richiesti (ritenendo che la complessità della vicenda non consentisse la trattazione col ricorso al procedimento ex art. 700 cod. proc. civ.), ha revocato, accogliendo le nostre richieste ed eccezioni, la precedente ordinanza e, “per gli effetti”, sospeso la provvisoria esecutorietà del titolo. 

E’ molto interessante la motivazione nella quale il giudice ha, espressamente, ricordato come la non modificabilità o revocabilità dell’ordinanza che decide sulla sospensione, si riferisce soltanto al provvedimento col quale sia stata già concessa la sospensione (che sarebbe, appunto, non modificabile) e non, come era avvenuto nel caso di specie, all’ordinanza con la quale sia stata negata.

Provvedimenti del genere, oltre ad incoraggiare il cittadino che deve continuare ad avere fiducia nella giustizia, confermano l’equilibrio di cui deve essere dotato ogni magistrato. Quel giudice ha dimostrato di avere esaminato con attenzione –pure ad Agosto– le eccezioni, le richieste della piccola impresa, la “fondatezza” della pretesa della banca e dei pericoli prospettati da entrambe le parti.

Non deve mai essere dimenticato, infatti, che “titoli” agevolmente ottenuti “inaudita altera parte” sottacendo circostanze importanti che, probabilmente, ne avrebbero impedito la concessione, hanno determinato, in tanti casi,  la distruzione di imprese essenziali, invece, all’economia nazionale o la compromissione della salute, della vita, della serenità di tante persone e di tante famiglie.

procedimenti sommari sono previsti dal codice di rito e hanno una struttura e funzione tale da garantire, comunque, la difesa. La giustizia sommaria, intesa come “giustizia” superficiale e disattenta alla tutela di entrambe le parti, invece, tutto è tranne che giustizia: è arbitrio.

Il giudice che, nell’ambito di un procedimento d’urgenza, ha revocato la sua stessa precedente ordinanza dopo avere valutato la fondatezza delle eccezioni delle parti, ha dimostrato di essere un giudice in grado di esercitare con serietà e imparzialità le proprie funzioni: quelle di ius dicere, di fare giustizia. Roberto Di Napoli 

Ringrazio gli amici di Giustizia Giusta per avere pubblicato questo post.

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Libera manifestazione (e formazione) del pensiero

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 5 dicembre 2007

 

03-12-07_1311Questo cartello l’ho trovato affisso sulla parete di un corridoio di un ufficio giudiziario. Non ci sarebbe nulla di strano, a mio avviso. Agevolazioni sono previste da banche, assicurazioni e chissà quante altre imprese a favore di tante categorie di professionisti. L’impresa, nell’esercizio della sua attività, è libera di determinare le condizioni economiche da applicare alla clientela così come meglio ritiene (sia pure, ovviamente, entro determinati limiti). Il professionista è altrettanto libero di accettare. Non vedrei niente di strano, dunque, in simili agevolazioni. Mi chiedo, però: se il giudice, un giorno, dovesse giudicare in una causa nella quale sia parte la stessa banca di cui è cliente o, addirittura, delle cui agevolazioni lui stesso usufruisca, è giusto che possa non astenersi? Un simile comportamento sarebbe idoneo a garantire il prestigio e l’immagine di trasparenza ed imparzialità di cui deve godere il magistrato?  L’art. 51 del codice di procedura civile disporrebbe (dirò subito perché uso il condizionale):
"Il giudice ha l’obbligo di astenersi:

1) se ha interesse nella causa o in altra vertente su identica questione di diritto;
(………)

3) se egli stesso o la moglie ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori;
In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il giudice può richiedere al capo dell’ufficio l’autorizzazione ad astenersi (….)
".

Quasi sicuramente la norma viene rigorosamente applicata e, comunque, il giudice che abbia ottenuto condizioni particolarmente agevolate (non può negarsi, d’altronde, il diritto di chiunque di chiedere ed ottenere le condizioni più convenienti), nella realtà, si astiene dal trattare e decidere la cause in cui sia coinvolta quella stessa banca quanto meno per ragioni di trasparenza, correttezza e serietà.

Ecco, però, anche cosa si è verificato in un caso: un giudice facente parte di un collegio si trovava a giudicare, nel 2000, su una richiesta di fallimento avanzata da una banca nei confronti di un imprenditore. La banca che chiedeva il fallimento dell’imprenditore era la stessa con la quale il giudice aveva contratto, nel 1998, un mutuo decennale ad un tasso inferiore al 5%. L’apparente "debitore" , (particolarmente noto in quel luogo per le denunce nei confronti dei magistrati fino, addirittura, nel 2005, da essere ritenuto, in un singolare provvedimento, "persona socialmente pericolosa" in quanto solito frequentare le cancellerie e presentare denunce e ricusazioni nei confronti dei magistrati), secondo quel giudice, avrebbe dovuto corrispondere a quella banca tassi di interesse con capitalizzazione trimestrale (ritenuta illegittima dalla Cassazione, da tutti i Tribunali d’Italia e, probabilmente, ormai, anche nei Paesi in via di sviluppo) per cui, anche per questo motivo, ordinò di dichiarare il fallimento dell’imprenditore. Il giudice, quindi, "giudicò" la pretesa della stessa banca di cui era cliente e con cui aveva contratto un mutuo (a quel tasso) senza avvertire alcun obbligo di astenersi o di chiedere di astenersi per "gravi ragioni di convenienza".

A prescindere dal rispetto della norma processuale, secondo me, in casi simili, devono sempre prevalere ragioni di  opportunità o deontologiche che impongano di astenersi al fine di scongiurare ogni sospetto di qualsivoglia coinvolgimento: anche emotivo o psicologico!

Nel momento in cui l’art. 51 n. 3 c.p.c. viene applicato nella sua interpretazione letterale, il cittadino non può avere alcun valido motivo di "sospettare".  La rigorosa e costante applicazione della norma garantirebbe sempre il prestigio nonchè l’immagine di serietà ed imparzialità che ogni magistrato deve avere da parte dei cittadini.  Roberto Di Napoli

Ringrazio gli amici di Giustizia Giusta e La conoscenza rende liberi per avere pubblicato questo post.

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….ma chi sono questi?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 16 novembre 2007

 

Non capisco niente di calcio (se non che per "segnare un goal" bisogna dare un calcio al pallone tentando di farlo finire nella rete) e ho assitito, di persona, ad una partita solo una volta. Odio e ritengo incredibile la violenza all’interno e fuori dagli stadi. Un gioco che può essere trasformato in guerra o in un “regolamento di conti” da alcuni tifosi che diventano delinquenti. Quando ho appreso la notizia, al telegiornale, della morte del giovane laziale, anch’io ho ritenuto assurda la facilità con cui possano sorgono risse tra tifosi di squadre avversarie. Appena, però, ho appreso che un poliziotto avrebbe sparato all’aria ma che, per un errore, aveva colpito il tifoso, ho ritenuto non meno assurda la facilità con cui professionisti che dovrebbero ben sapere quando e come sparare (dovrebbe essere l’extrema ratio) si lascino "scappare" (sempre involontariamente?) un colpo mortale. Ma non esiste un addestramento? E’ possibile che una pistola vera, un’arma, sia utilizzata con la stessa superficialità di come si utilizzerebbe una pistola ad acqua? Leggo sul penultimo numero di una nota rivista giuridica che l’anno scorso il Tribunale di Milano ha condannato in solido il Ministero degli Interni ed un poliziotto. Il fatto: quest’ultimo (che si assumeva facesse uso di sostanze stupefacenti), mentre faceva un giro in macchina fuori dall’orario di servizio, notava, in una zona malfamata, un’autovettura sospetta. Decideva di avvicinarsi, col finestrino abbassato e con la pistola puntata. Si accorgeva che non vi era alcun pericolo in quanto, all’interno, vi erano due persone che conosceva; pensava, però,  di spaventarle per scherzo (che scherzo!) e, convinto che non ci fosse il colpo in canna, premeva il grilletto. Risultato: due persone ammazzate! (il poliziotto, poi, ovviamente, è stato condannato in solido col Ministero) 

Ho appena letto, su tgcom, la notizia dell’arresto di un dirigente di p.s. di Gorizia. E’ ovvio che tutto va dimostrato per cui essa resta una mera notizia. Il sottotitolo: “è accusato di avere favorito alcuni trafficanti”.

Mi domando: è possibile che dovremmo essere tutelati da soggetti simili? Non tutti sono così (per fortuna) e ci sono tanti eroi: sono d’accordo! Ma come fa un cittadino ad essere convinto di potersi fidare? Non può esserci una selezione più accurata? E poi: è possibile che non ci siano controlli efficaci (anche attraverso test psicoattitudinali), frequenti, al fine di verificare che chi, in ogni momento, è a contatto con armi conservi sempre un equilibrio mentale idoneo? E’ all’esito del primo controllo che andrebbe disposta, eventualmente, la sospensione o destituzione del sospettato! Non quando una persona sia già morta o dopo che sia già divenuto notorio l’ uso di droga: nel primo caso il danno irrimediabile sarebbe già provocato e, nel secondo, sarebbe determinato un pregiudizio non irrilevante: alla fiducia dei cittadini e al decoro delle Istituzioni! Roberto Di Napoli

 Commenti presenti anche sul sito la conoscenza rende liberi ove è stato gentilmente pubblicato il post (per leggerli clicca qui)

Posted in cartellino con troppo inchiostro, collusioni, degrado pubblica amministrazione, droga, esaltati, fanatici, idioti, intrecci, lotta alla mafia, mafie, paese dei balocchi, pazzi, porcate, regolamento di conti, uomini donore, vittime | 2 Comments »

19.10.2006-19.10.2007. Dopo l’interrogazione parlamentare e una lettera aperta scrive anche il Presidente della Repubblica

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 18 ottobre 2007

19 Ottobre 2006. Fuori di casa la vittima di usura ed estorsioneIl 18 Ottobre del 2006 lo sapevo che la mia famiglia, il giorno dopo, avrebbe, quasi sicuramente, perso il possesso della casa in cui io sono “nato”, salvo, come, ancora, auspichiamo, recuperarla all’esito dei giudizi. Ero, certamente, nervoso ma non disperato. Credo di sapere e dovere distinguere le situazioni di “fatto” da quelle di “diritto”. Le prime mi turbavano, ancora una volta, perchè conoscevo "il contesto" e "i precedenti"; perchè è da quando avevo 11 anni che ho visto che si può essere sparati con una pistola e, successivamente, se si insiste nella punizione dei responsabili, fornendo prove o indizi ai fini della loro individuazione, che si può essere sparati, una seconda volta, anche con l’inchiostro: da parte di chi pensavi ti tutelasse e, invece, procioglie i presunti mandanti non solo mettendoti sotto processo ma, pur dopo essere stato accertato che la fonte di prova non era affatto manomessa, non continuando (riaprendo) nemmeno le indagini per scoprire chi voleva farti fuori! Ho visto che si possono (e un cittadino dovrebbe avere il dovere) chiamare le Forze dell’ordine affinchè impediscano la fissazione di reti metalliche da parte di chi intenda ostacolare l’accesso lungo la battigia e, poi, che tu stesso sia denunciato per minacce salvo, poi, essere assolto in Cassazione …. perchè il fatto non sussiste. Ho capito che questo botta e risposta, questo triste "ping-pong", questo rovesciamento della realtà può ripetersi per 22 volte e per 22 volte puoi avere ragione. Ma, solo, sulla carta perchè, se continui a dare fastidio, a fare il "guastafeste", il "gioco" ricomincia e il cattivo giocatore, l’imbroglione, pur sapendo di perdere, cercherà di farti capire che tu sai difenderti col diritto ma lui sa distruggerti di fatto! Questo è il "sistema" che ho visto a Gallipoli, la bella città, e a Lecce, la "patria del balocco"! E’ per questo che, anche il 18 Ottobre 2006, immaginando quello che si sarebbe verificato, continuavo a tenere distinto il "fatto" dal "diritto" che, come finora avvenuto, grazie ad altrettanti magistrati imparziali, spero riemerga ancora una volta . E’ il senso di legalità che mi imponeva di ragionare, di ascoltare, di parlare e fare verbalizzare. Sapevo, però, che quest’ultima attività –sebbene, apparentemente, la più facile- sarebbe stata la più delicata e la più difficile. Pensavo, poi, ingenuamente, che ci sarebbero stati anche testimoni a nostro favore: chi sa di comportarsi secondo legge, non dovrebbe avere paura di verbalizzare ciò che accade e di lasciare che gli altri, semplicemente, guardino e ascoltino. Ciò che ho visto e capito nei miei trent’anni di vita, penso che l’abbiano visto in pochi: non me ne vanto e non ne sono fiero! E’ per questo che, più che preoccupato, ero preso dalla rabbia nel pensare che, forse, quella sera del 18 Ottobre, mentre io non riuscivo a prendere sonno durante il viaggio sulla lussuosa …. autolinea "Marozzi" da Roma per Gallipoli, qualcuno si stesse organizzando per compiere ogni gesto, ogni attività pur di “non dare ascolto a Di Napoli”. Ed, infatti, non mi sbagliavo! Il precedente 25 Settembre, a casa mia, c’erano vari amici, -avvocati e non-, di mio padre e di mia sorella. Una giornalista di Telenorba aveva anche fatto un’intervista alla vittima che faceva vedere i provvedimenti in virtù dei quali l’esecuzione per rilascio non poteva essere proseguita. Uscita fuori, la cronista, però, è stata “intervistata” da un tale che indossava la divisa di Carabiniere; quest’ultimo soggetto intimava di consegnargli la videocassetta o, altrimenti, avrebbe sequestrato la telecamera. Sosteneva di fare il suo dovere? Da avvocato mi domandavo –me lo domando tuttora- quali potessero essere i presupposti. So, però, che la giornalista stava esercitando il suo diritto di cronaca. Ho avuto modo di constatare che, evidentemente, ha fatto anche, molto bene, il suo dovere perché il servizio fu mandato in onda quando ancora l’esecuzione era in corso. Il successivo 19 Ottobre, invece, a casa mia non c’era nessuno. Vari amici, materialmente lontani, mi erano vicini telefonicamente e col pensiero; altri, invece, compreso qualche rappresentante di associazioni antiusura locali e altri giornalisti sono venuti e volevano assistere –silenziosamente- allo “scandalo”. Volevano assistere e verificare se, davvero, una vittima, attualmente persona offesa nei processi penali per usura ed estorsione, con le stampelle a causa di un attentato rimasto impunito (clicca per sintesi vicende subite) (il processo, pur essendoci, secondo me, i presupposti giuridici per la riapertura, riposa (per l’eternità???) sepolto in qualche archivio del Tribunale di Lecce anche se non mi meraviglierei se si trovassero solo……. le ceneri [mesi fa, si è scoperto che scatoloni contenenti carte importanti “custodite” presso il Tribunale di Gallipoli e relative ad altre vicende sono state vittime di un “nubifragio”]) potesse essere sbattuta fuori casa; volevano sapere come sarebbe potuto accadere ciò se, tra l’altro, la stessa persona aveva già ottenuto (clicca per leggere il testo) i pareri conformi del Presidente del Tribunale competente (quello di Roma ove pende uno dei processi), del Procuratore della Repubblica e del Prefetto (sempre di Roma) necessari e sufficienti per beneficiare della sospensione di cui all’art. 20 l. 44/99 per 300 giorni. Pur omettendo ogni valutazione in merito alla validità della vendita (pendono ricorsi per Cassazione per ogni singolo bene venduto), come si poteva non prendere atto della sospensione? Il 19 Ottobre tutte le persone intervenute sono state lasciate sotto il porticato e il portone è stato sorvegliato, dalle 9 alle 17, da Carabinieri e poliziotti. Questa volta non c’erano testimoni. Ciò che è accaduto lo ha confermato, in un giudizio possessorio, un bravissimo e coraggioso avvocato presente sul “luogo dei fatti”(ma varie persone, ovviamente, potrebbero affermare di non essere potute salire). Una dozzina circa di agenti (poliziotti e carabinieri) erano sparpagliati anche nelle stanze da letto (non conosco la norma che, nelle esecuzioni per rilascio, preveda queste modalità). Qualcuno, più di una volta, ha inseguito mia madre anche fino alla porta del bagno e qualcun altro voleva sequestrare il videofonino di mia sorella temendo che stesse filmando. Un altro ispettore, mentre imballavo alcuni miei oggetti personali, mi manifestava –con tono pacato – la sua disapprovazione per la mia difesa, per la mia insistenza nel fare verbalizzare varie dichiarazioni; cercavo di spiegargli che ciò mi veniva imposto dai miei obblighi morali oltre che giuridici. Cercavo di fargli capire (ma, probabilmente, da ignorante, non so spiegarmi e, di conseguenza, farmi comprendere da tutti) che la difesa delle vittime di usura ed estorsione rientra, tra l’altro, nella mia attività professionale; sono onorato di godere dell’amicizia di professori universitari, di rappresentanti di associazioni antiusura e di vittime che, finora, non mi hanno rimproverato né per le mie scelte né per le mie modalità difensive. I medici non ritengono di trascinare la vittima di usura col femore spezzato da 20 anni. Ci pensano alcuni poliziotti e carabiniImmaginavo, quindi, che nei confronti della mia famiglia non si sarebbe avuta pietà né, d’altronde, l’avremmo mai chiesta. Pretendevamo, però, lo pretendiamo tuttora e lo pretenderemo sempre, il pieno rispetto della legalità. Ci sono norme che disciplinano l’attività di esecuzione per rilascio di immobili. E’ doveroso osservarle e farle osservare. Ripeto: in questo caso si sostiene (ci sono giudizi in corso) l’invalidità dello stesso titolo (la vittima, tra i vari motivi, sostiene che il giudice che ha venduto avrebbe avuto l’obbligo di astenersi o di essere sostituito in accoglimento di istanze di ricusazione). Pur prescindendo da ciò,  ritengo, comunque, “SCANDALOSO” che, a Gallipoli, non si sia rispettato il provvedimento reso dal Prefetto di Roma, dal Presidente del Tribunale di Roma -“sentito” il Procuratore della Repubblica- che concordavano nella concessione del beneficio. Perché? Perché la famiglia Di Napoli non poteva beneficiarne? Quali sono gli unici presupposti? Un giudice dell’esecuzione del Tribunale di Marsala, mesi fa, in un caso -per molti aspetti- simile (pur se, contrariamente al “caso Di Napoli”, non è stato chiesto, ancora, il rinvio a giudizio degli usurai ed estorsori), ha dimostrato la massima imparzialità e serenità: premesso che la vittima aveva chiesto l’accesso al Fondo antiusura; che aveva ottenuto il parere –identico a quello ottenuto da Di Napoli Luigi- da parte dell’autorità giudiziaria ed amministrativa e che, solo questi, sono i presupposti richiesti dalla legge, si è pronunciato, testualmente, così: “dichiara sospesa la procedura esecutiva”. Perché la famiglia Di Napoli, invece, doveva essere sbattuta fuori casa? I medici intervenuti, dal momento che Di Napoli ha la staffa metallica ed il femore spezzato in due parti, non volevano assumersi la responsabilità di trascinarlo con la forza se non dopo avere effettuato degli accertamenti radiologici! Perché lo hanno fatto, da soli, i poliziotti e i Carabinieri??? Con quali competenze medico-scientifiche? Perché lo hanno fatto urlare di dolori fino a farlo entrare in stato catatonico facendolo risvegliare dopo oltre 6 ore? Un parlamentare, l’anno scorso, pur non conoscendo né me né la mia famiglia, appresa la notizia (cliccando è possibile accedere alla versione on line de "L’Avanti" del 22 Ottobre 2006; Vd. anche Il Tempo del 25 e 26 Settembre che dedicò un servizio durante il mio sciopero della fame), ha dimostrato enorme sensibilità (e lo chiamano ex terrorista!) nel domandarlo, mediante interrogazione scritta, al Ministro della Giustizia e degli Interni (cliccando è possibile leggere il testo). Ho ancora fiducia nella Giustizia e sarà l’autorità giudiziaria, comunque, a stabilire eventuali responsabilità. Credo di avere capito quali siano gli unici presupposti per godere dei benefici richiesti dalla legge 44/99. La giurisprudenza ha riconosciuto, poi, che la vittima vi ha diritto pure se “fallita”. Nel caso di mio padre, la sentenza di fallimento è stata ottenuta, fra l’altro, proprio dagli stessi indagati e imputati. Il Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura è una persona straordinariamente gentile. Mi ha dato "l’impressione" di essere molto sensibile ed educato. Ho letto che, quando fu nominato, alcune vittime non erano contente della sua nomina. Un giornalista, scrivendo in merito ad uno degli ultimi atti del governo Berlusconi, ossia alla designazione del Commissario, intitolò la notizia con un titolo: “L’ultima porcata”. Il Commissario Straordinario deve essere una persona di competente professionalità in materia di usura ed estorsione. Credo, quindi, nella sua massima esperienza. Anzi: credo pure nella sua professionalità e, proprio per questo, quale legale, avevo depositato -aiutato dai miei grandi amici dello SNARP che mi sono stati molto vicino- un’apposita ed analitica istanza sin dal 15 Settembre 2006. Credo tutto ciò a tal punto che, per adesso, lo credo come un dogma. Vorrei chiedergli: “Perché, in oltre un anno e mezzo dall’istanza, il Comitato di solidarietà non ha dato, ancora, un centesimo a Di Napoli? Come mai nessuno, nè della Prefettura di Lecce nè di quella di Roma, si è preoccupato di chiedere alla vittima e alla sua famiglia se aveva da mangiare? Entrambe le prefetture, sbaglio o potrebbero essere coordinate dall’apposito ufficio del Commissario Straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura? Quali sono, ai sensi della legge vigente e della giurisprudenza attuale, i motivi ostativi alla concessione dei benefici? Lo sa che, nel caso specifico, gli unici istanti il fallimento (la cui sentenza, tra l’altro, è stata impugnata) sono gli stessi imputati di usura ed estorsione? Ricorda che la legge prevede che i benefici debbano essere concessi alla vittima e -pena la revoca (oltre che, forse, qualche reato)- non agli usurai ed estorsori? Mi scusi per quest’ultima domanda! Comprenda, però, la mia preoccupazione! Non vorrei, dopo tutto quello che ho visto finora (ho menzionato qualcosa all’inizio) che qualcuno si confonda e dia i soldi, piuttosto che alla vittima, agli imputati!Un mese fa, con mio padre avevo scritto una lettera aperta al Capo dello Stato, nella sua qualità di Presidente del CSM, ponendo alcune questioni. Sapevo, ovviamente, quali fossero le sue prerogative e i limiti previsti dalla Costituzione. Devo riconoscere la correttezza del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica (l’Italia, per fortuna, ha anche eccellenti funzionari, straordinari giudici ed eroici agenti delle Forze dell’Ordine che onorano il Paese) che, tramite il direttore dell’Ufficio, ha dimostrato sensibilità e correttezza rispondendomi per iscritto con una lettera breve e cortese (cliccare per leggere il testo). Ha risposto, tra l’altro, ricordandomi ciò che già sapevo. La mia intenzione, quale legale e quale cittadino, era solo quella di informare del caso il Presidente della Repubblica anche quale garante della Costituzione. Ritengo che nella vicenda che ha riguardato la mia famiglia siano stati lesi vari diritti previsti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo. Lo accerterà, eventualmente, l’autorità giudiziaria competente per materia e per territorio, sperando che non sia necessario adire la Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo! E’passato un’altro anno di qeust’odissea giudiziaria; il primo -e spero l’ultimo- fuori dalla casa che non ci stancheremo di pretendere indietro (pende l’azione possessoria e quella di accertamento della nullità della vendita). Non ci fermeremo finché non avremo ottenuto giustizia. Andremo alla ricerca del leggendario giudice di Berlino. Dall’entrata in vigore della Conv. Europea dei diritti dell’Uomo, dovrebbe stare a Strasburgo, in realtà! Spero, nel mio caso, di trovarlo, un pò prima, nelle sedi italiane competenti e presso le quali sono, ancora, pendenti i giudizi. Mi farebbe piacere, però, se, intanto, il Commissario Straordinario dimostrasse, ancora una volta, la sua usuale gentilezza e rispondesse alle mie domande! Roberto Di Napoli 

Della vicenda "Di Napoli" si sono occupati, oltre a vari siti internet, anche i seguenti media: Il Giornale del 31 Marzo 2007; Il Meridiano del 1 Aprile 2007; radioincontri all’interno della trasmissione radiofonica del 20 Settembre 2007, ore 11, 30; Il Tempo del 25 e del 26 Settembre 2006; Telenorba con servizi mandati in onda il 19 Ottobre 2006, il 25 Settembre 2006 e il 21 Settembre 2005.

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Caspita, Commissario, complimenti per l’accordo!Grazie anche dalla mia famiglia per l’efficienza della struttura!

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 14 settembre 2007

così si combatte lOggi sono profondamente commosso per l’efficienza dello Stato nella lotta all’usura e all’estorsione. Ho letto su Lecce Prima.it (quotidiano on line), all’indirizzo http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3580, che il Commissario Straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, nella persona di Sua Eccellenza dott. Raffaele Lauro, ha inviato al Comune di Lecce un accordo tra il Ministero degli Interni e -addirittura, si badi bene!- la Banca d’Italia, l’Abi e altri soggetti istituzionali per ……. il sostegno alle vittime del racket e dell’usura. Ho manifestato una mia opinione commentando l’articolo (che spero Lecce Prima conservi e non faccia cancellare). Ho chiesto, in sostanza, al Commissario di domandare ai medesimi soggetti se sono disponibili a rinunciare ad una delle cause del dilagare dell’usura, ossia, la loro disponibilità a rinunciare alle azioni giudiziarie tese ad ottenere somme che la giurisprudenza ha riconosiuto non dovute (interessi anatocistici, mutui stipulati per coprire debiti su conti correnti, in realtà, giuridicamente inesistenti, ecc.). Ho chiesto, poi, cosa ha fatto, in un anno, il Comitato da lui presieduto a tutela di mio padre -e, quindi, della mia famiglia- che ha denunciato il racket e l’usura oltre dieci anni fa; cosa ha fatto per evitare che la mia famiglia fosse sbattuta fuori casa; ho chiesto di navigare un pò su internet o di far lavorare i suoi funzionari e leggere quale sia l’opinione delle vittime. Ho chiesto, poi, magari, anche di ……….. farmi sapere!!!Riporto il mio commento pubblicato su Lecce Prima.it.

"Il Commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura dovrebbe firmare un accordo coi medesimi soggetti affinchè questi ultimi si impegnino a rinunciare ad ogni azione giudiziaria tesa ad ottenere somme non dovute (per anatocismo ed altri oneri che la Cassazione riconosce non dovute) e a restituire quanto dovuto ai correntisti. Ci sono decine di migliaia di esecuzioni immobiliari, in Italia, instaurate dalle banche per ottenere importi che, invece, a loro non spettano. Lo sa o non lo sa (ma lo dovrebbe sapere quale esperto in usura e estorsione), dott. Lauro, che ci sono stati, nell’ultimo decennio, duemila suicidi per debiti (spesso solo apparenti)? Lo ha capito, Eccellenza, che mio padre ha denunciato l’estorsione oltre 10 anni fa e che le denunce, finora, hanno comportato la richiesta di rinvio a giudizio a carico dei denunciati e che, ciononostante, siamo stati sbattuti fuori casa? Lo sa, dott. Lauro, che la normativa richiede, per ottenere i benefici, la presentazione della sola denuncia penale e che, invece, nel caso che coinvolge la mia famiglia, a Roma si è richiesto pure il rinvio a giudizio degli imputati ma, malgrado sia stato richiesto sin dal 14 Febbraio 2006, la mia famiglia non ha ottenuto nemmeno la provvisionale??? Sin dal 15 Settembre 2006, prima dello sfratto, mio padre -tramite me quale legale- aveva richiesto formalmente di fare rispettare la sospensione a favore della quale avevano espresso parere conforme sia il Prefetto che il Presidente del Tribunale di Roma (dove, si ripete, pende il processo). Ed invece? Lo sa che il 19 Ottobre la mia casa è stata invasa da oltre una dozzina di poliziotti perfino nelle stanze da letto e che questi ultimi, considerato che i medici non volevano assumersi la responsabilità di trasportarlo, hanno strattonato la gamba spezzata in 2 da 18 anni fino a farlo urlare ed entrare in stato catatonico? Le sembrano modi civili di tutela delle vittime, questo? Non ci crede? Vuole vedere il filmato? E’ passato quasi 1 anno. Che cosa ha fatto il Comitato da Lei presieduto? Com’è la storia del fallimento??? Se la vittima è fallita non può ricevere 1 centesimo? Ma come!!!! A prescindere dalla giurisprudenza che mi pare abbia detto il contrario, quindi, se la vittima si rifiuta di sottostare al ricatto dell’usuraio o dell’estorsore che minaccia "se non mi paghi, intanto, Ti faccio fallire sia pure con titolo falsi (fai opposizione e tra dieci anni si vede!!), il Comitato calpesta la vittima non dando 1 centesimo??? Non le pare, questa tesi, a dir poco, assurda??? Lo sa che, a Lecce, il prossimo 24 Settembre, un giudice controparte della vittima in vari giudizi venderà altri beni in una procedura fallimentare i cui unici istanti sono gli stessi imputati di usura ed estorsione??? Tutto questo, Commissario Straordinario, le sembra conforme a legge, alla tutela delle vittime? E, poi, lo sa che quanto mi hanno riferito, tempo fa, -mi pare, al numero verde-, secondo cui il procedimento di accesso al Fondo sarebbe stato rigettato per cui, ora, sarebbe sospeso, non c’entra niente con quello tuttora pendente che, invece, si riferisce a diversi fatti estorsivi per i quali pende il processo a Roma??? Lo sa che, come c’è scritto nell’istanza di accesso e nelle note presentate anche al Suo Ufficio, la sospensione che chiedevamo di far rispettare e i benefici di cui non abbiamo visto nemmeno l’ombra si riferiscono a quest’ultimo procedimento e non a quell’altro per il quale deciderà il TAR Lecce o il Consiglio di Stato??? Commissario, insomma, navighi un pò su internet o faccia lavorare meglio i suoi funzionari!!! Si accorgerà, innanzitutto, della giurisprudenza che smentisce quanto, finora, sostenuto per negare ogni beneficio alla mia famiglia! Vedrà, poi, quante sono le vittime che hanno denunciato e quanto sono contente del trattamento loro riservato! Sarà Lei, poi, a valutare l’utilità e l’efficienza della struttura da Lei presieduta. Le vittime avranno, di certo, una loro opinione: io ho la mia e credo di avergliela già esposta!!! Nel frattempo, mi permetto di darLe un consiglio: chieda alle banche se sono disposte a rinunciare ad interessi anatocistici, interessi ultralegali mai pattuiti, mutui stipulati per coprire debiti su c/c in realtà inesistenti e a firmare un accordo con cui si impegano a rinunciare ad azioni esecutive instaurate per simili pretese. Magari, poi, se possibile,……. mi faccia sapere o renda pubblica la risposta!!!
Riporto una sintesi di quanto avvenuto a casa DI NAPOLI, a Gallipoli, il 19 Ottobre 2006:
Il 19 Ottobre 2006 la mia casa è stata invasa da circa una dozzina di poliziotti e carabinieri che hanno invaso, perfino, le stanze da letto per sbattere fuori la vittima di usura ed estorsione, cioè, mio padre. Credo che Bernardo Provenzano sia stato trattato con più umanità. Mio padre, invece, vittima di un attentato rimasto impunito e costretto, da 19 anni, a camminare con le stampelle, dopo circa sette ore di esecuzione e di indebite interferenze di agenti della Polizia di Gallipoli nell’attività degli ufficiali giudiziari (come, recentemente, testimoniato da uno degli avvocati presenti) e dei medici che si rifiutavano di trasportare fuori la vittima se non dopo avere effettuato degli accertamenti radiografici, è stato percosso dalle Forze dell’Ordine che gli hanno strattonato la gamba spezzata fino a farlo urlare e farlo entrare in stato catatonico (è disponibile un video). L’abitazione, insieme ad altri 52 lotti, era stata venduta -con una vendita, a dire della vittima, nulla ed oggetto di ricorso per cassazione- nell’ambito di una procedura fallimentare i cui istanti sono gli stessi imputati di usura ed estorsione. Mio padre, l’anno scorso, aveva ottenuto, da parte del Prefetto di Roma e del Presidente del Tribunale di Roma, i pareri concordi previsti dalla legge affinchè la vittima possa beneficiare della sospensione, ex art. 20 l. 44/99, per 300 giorni, di ogni esecuzione a suo carico. Sin dal 15 Settembre 2006, inoltre, avevamo formalmente invitato il Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura a far rispettare la sospensione già efficace ex lege avendo ottenuto i pareri conformi sia da parte dell’autorità giudiziaria che da quella amministrativa. Il parere del Prefetto e del Presidente del Tribunale sono stati ritenuti carta straccia e la vittima, con la sua famiglia, sbattuti fuori di casa. Cosa ha fatto, nel frattempo, il Comitato di solidarietà ed il Commissario Straordinario per la lotta all’usura ed all’estorsione? NULLA. La famiglia, a distanza di quasi un anno, non ha ottenuto nemmeno un centesimo dal Fondo. I Poliziotti ed i Carabinieri, dopo avere fatto le veci dei medici che si rifiutavano di trasportare la vittima, sono ancora al loro posto . Ho letto che altre vittime sono rimaste prive di ogni tutela. Tante si sono, perfino, suicidate. Viene pubblicizzato che denunciare l’usuraio conviene: ma a chi? Tra i tanti pretesti forniti, nel corso dell’anno, alla mia famiglia non è mancata la ridicola giustificazione -tra l’altro smentita dalla giurisprudenza- secondo cui chi ha a suo carico una sentenza di fallimento non può ottenere i benefici previsti dalla legge 44/99. A prescindere dai provvedimenti giurisprudenziali in senso contrario, cosa succederebbe, allora, se, come nel caso della mia famiglia, gli stessi istanti il fallimento sono gli estorsori e gli usurai? Le conseguenze di simile pretesa, assurda ed inconcepibile giustificazione sarebbero che denunciare l’usuraio conviene ma se quest’ultimo minaccia il fallimento lo si dovrebbe pagare per evitare di perdere i benefici. Mi pare che affermazioni simili si commentino da sole. Fino a quando, però, le vittime di usura ed estorsione devono essere umiliate o istigate al suicidio (Vedi mio post: http://www.robertodinapoli.splinder.com … a%2C+le+v?) E’ ammissibile in un Paese civile che una famiglia che ha ottenuto dall’autorità giudiziaria e da quella amministrativa competenti la sospensione per 300 giorni, prevista dalla legge, sia sbattuta fuori casa e lasciata priva di ogni tutela da chi, pubblicamente, stimola la gente a denunciare? Venti anni fa, Leonardo Sciascia scrisse un articolo che suscitò polemiche sui professionisti dell’antimafia: spero, ora, che non ci siano anche i "professionisti dell’antiusura" ". Roberto Di Napoli

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Ancora una volta, ricordiamoci degli eroi caduti a “causa di servizio” ma anche delle vittime di ingiustizie

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 5 settembre 2007

La morte di Gigi Sabani dovrebbe "fare ricordare" e fare riflettere i cittadini e gli immancabili “benpensanti”che, ancora una volta, di sicuro, si staranno chiedendo “che strano, come è potuto succedere?” o che staranno pontificando “poverino, non stava bene!”. Vorrei sapere, invece, quanti, soprattutto tra i giovani come me, conoscono o ricordano l’ingiusta vicenda giudiziaria di cui il presentatore fu vittima una decina d’anni fa. Ho letto alcuni commenti di vari personaggi del mondo dello spettacolo che, correttamente, hanno ricordato i dispiaceri da lui subiti e, ciononostante, celati dal sorriso e dalla voglia di ridere e fare ridere. Falcone, Borsellino, i Carabinieri morti a Nassirya, Dalla Chiesa, gli innocenti uomini delle loro scorte che, dopo avere lasciato le loro famiglie, non sono più tornati: per me sono tutti eroi che il Paese, giustamente, ricorda e deve continuare a ricordare!!! Quante sono, però, le vittime della malagiustizia in Italia? Quante sono le vittime di processi ingiustamente instaurati, dei soprusi e di ogni ingiustizia dolosamente, o con gravi colpe, insabbiate? Un cittadino che, ingiustamente, viene arrestato, infangato e poi assolto dovrebbe ricevere pubbliche scuse oltre al risarcimento dei danni: a maggior ragione quando risulta confermato che non vi erano indizi o che il calvario poteva o doveva essere impedito! Questo sì che sarebbe un Paese civile!!! Uno Stato in cui, invece, chi sbaglia viene promosso o, comunque, oltre a non risponderne, non sente il dovere di chiedere scusa a chi ha contribuito a far soffrire, è un Paese che sfrutta l’ignoranza, la paura o la stanchezza delle persone oneste. E’ uno Stato "impotente" che, a me, dà l’impressione che abbia paura dei suoi stessi funzionari che sbagliano e che legittima a continuare a sbagliare; è uno Stato, mi viene di pensare, che, di fatto, abbia rinunciato al rispetto dei principi costituzionali -come se fossero stati svenduti- e che, al di là di firme solenni, non dimostra di rispettare e di far sempre osservare la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo: uno Stato che, senza punire i responsabili, tollera gli sbagli, i soprusi, le ingiustizie da parte dei dipendenti e ai danni dei cittadini a cui appartiene la sovranità, per me, non è un Paese democraticoè un regime!Vent’anni fa moriva Enzo Tortora dopo essere stato calunniosamente accusato e, altrettanto ingiustamente, processato. Non mi pare che, ad ogni anniversario della sua morte, lo si sia ricordato alla stessa stregua di tanti altri eroi caduti "a causa di servizio" e nell’adempimento dei propri doveri!!! Oggi è morto Gigi Sabani, anche lui ingiustamente processato. Nel frattempo chissà quante vittime, in silenzio, sono morte, si sono ammazzate o, comunque, hanno sofferto per analoghe ingiustizie. Ricordiamo, con i più alti onori, con telefilm, con libri, con ampi servizi sui giornali o in appositi talk show (questi ultimi, spesso, sordi e ciechi quando si denunciano soprusi ai danni di chi è ancora in vita), i rappresentanti delle Istituzioni che hanno sacrificato la loro vita per il Paese!!! Credo sia doveroso ed educativo affinchè tutti possano conoscere le persone oneste che l’Italia ha avuto come rappresentanti o funzionari. Perché non si ricordano, però, con altrettanto frequenza, coloro i quali hanno sacrificato la loro vita, la loro famiglia, la loro impresa dopo essere stati trascinati con le manette o “colpiti” da ingiustificabili sbagli oppure dai pericolosi spari d’inchiostro da parte di chi, strumentalizzando le funzioni ricoperte, qualche volta, ha utilizzato la penna o il timbro come se fossero armi? Ho apprezzato moltissimo, ripeto, l’iniziativa dell’associazione Giustizia Giusta di Mauro Mellini di raccogliere le firme per la proclamazione della giornata dell’ingiustizia: ho già aderito! Spero lo faccia chiunque legga questo mio modesto blog: ho inserito il banner sotto a sinistra; basta ciccare sopra!!! Roberto Di Napoli 
post e commenti anche sul blog all’interno della sezione fai notizia del sito www.radioradicale.it nonchè su www.giustiziagiusta.info; www.legnostorto.com

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La “politica del nulla”? E la giustizia in Italia?

Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 24 agosto 2007

10-08-07_1906Apprezzo e condivido quasi sempre ciò che Beppe Grillo scrive nel suo blog. Non ritengo sempre indispensabile l’utilizzo di alcuni termini volgari che, se pur, a volte, necessari per fare comprendere meglio l’indecenza della situazione descritta, altre volte, possono svilire l’importanza di ciò che si rappresenta. Non condivido, inoltre, l’ulteriore "condanna" mediatica cui è sottoposto chi, ammesso che abbia commesso uno sbaglio, ha già scontato una pena e siede in Parlamento o in quaslivoglia ufficio. Penso che debba sempre mantenersi separato il giudizio etico-morale da quello fondato sulle norme giuridiche vigenti. Non si può, però, pretendere, al tempo stesso, il rispetto delle norme e, poi, dimenticarsi della ratio e del contenuto dell’art. 27 della Costituzione. Non comprendo, quindi, perchè ci si debba scandalizzare se in Parlamento sieda un condannato che ha già scontato la pena secondo le leggi vigenti quando lo stesso art. 27 della Costituzione non sancisce la condanna a vita, bensì, in conformità a tutti i Paesi civili, la rieducazione del condannato. A mio modesto avviso è più scandaloso vedere in Parlamento, al Governo o seduto sulla poltrona di qualsivoglia ufficio chi è sfuggito o cerca di sfuggire ad ogni giudizio confidando nell’impunità. Il post di Beppe Grillo di ieri è intitolato "La politica del nulla" (http://www.beppegrillo.it/cgi-bin/mt-tb.cgi/649. obfuscator(‘4dfd44dQrr’, ‘ibGqEatd8IALTKYsRDr0puNjJzOeF5BgSXZlxHPvUokCc2My3176WwmVhnQ49f’, ‘__MTTBLINK__’, ‘http://www.beppegrillo.it/cgi-bin/mt-tb.cgi/649.&#8217;, ”);1464114388) e ricorda i privilegi dei parlamentari. Beppe Grillo immagina il parlamentare che porta il figlio a fargli vedere il seggio che gli lascerà in eredità e il cittadino comune che, invece, lo porta in banca a fargli vedere il debito che gli ha riservato. Privilegi del genere, però, secondo me, non sono goduti soltanto dai parlamentari -la cui elezione – a mio avviso- trova sempre un fondamento nella volontà popolare (magari, forse, anche incosciente). Mando un mio personale commento al post di Beppe Grillo che pubblico qui sotto:

"Condivido quasi tutti i tuoi post compreso quello odierno.L’Italia,però,è il Paese delle caste e dei privilegi goduti non solo dai politici. Posso darTi un suggerimento manifestandoTi, forse, lo stesso desiderio di molti? Perchè non entri anche nei Tribunali? Perchè non vedi il cognome di molti giudici? Ti accorgeresti che, spesso, nello stesso luogo, operano magistrati figli, mogli, mariti, nipoti di un altro giudice. Comprendi i pericoli in tema di trasparenza e garanzia di imparzialità che possono derivare? Ti sembra giusto, poi, che debbano operare, nella stessa sede, il magistrato e il figlio avv.? Lo sai che, a Lecce, due anni fa, un Presidente della sezione fallimentare è stato oggetto di esposti dell’ordine degli avvocati poichè i colleghi affidavano importanti consulenze al figlio avv.? Sai come è finita?Il CSM ha sospeso il trasferimento in quanto il figlio, nel frattempo, aveva traferito l’iscrizione in altro Consiglio dell’ordine. Sai che ci sono magistrati che trattano cause in materia bancaria, che "giudicano" se il credito è legittimo, che valutano la sussistenza delle condizioni per fare fallire un’impresa in seguito ad iniziative dell’istituto di credito e, poi, loro stessi, sono debitori della stessa banca? Sai che, in casi simili, avrebbero l’obbligo di astenersi che, invece, disattendono? Immagino anch’io che ci sono politici che portano il figlio in aula per fare vedere il posto che gli lasceranno e cittadini comuni che portano il figlio in banca per fare vedere il debito che lasceranno in eredità. Non pensi, però, che si possa immaginare anche il giudice che porta il figlio in Trib. per presentargli il collega che gli affiderà le consulenze o in banca per "conoscere" chi ringraziare? Ci sono politici spregiudicati ma anche quelli onesti così come, insieme a magistr. senza scrupoli, ci sono quelli preparatissimi, imparziali, soggetti agli stessi sacrifici cui sono sottoposti i comuni mortali e, soprattutto, che, oltre ad essere onesti, lo appaiono". Roberto Di Napoli

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La fotografia pubblicata sopra rappresenta la trasparenza e limpidezza che non sempre si vede nelle Istituzioni

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