Quando si parla di usura ed estorsione, una affermazione che, costantemente, si legge o si ascolta da vari “soggetti” è l’insufficiente numero di denunce. Penso, invece, che le vittime denuncino e sarebbero, anzi, ancora, più numerose e pronte a denunciare se avessero la sicurezza di una tutela effettiva e in tempi ragionevoli! Penso che chi continui a sostenerne il numero esiguo rispetto alla vastità del fenomeno dovrebbe, innanzitutto, avviare delle indagini accertando il numero e la data di presentazione delle denunce -magari, anche leggendo le motivazioni di alcune ordinanze di archiviazione- e valutare la durata dei procedimenti finalizzati alla concessione dei benefici promessi dallo Stato; dovrebbe, poi, leggere sia le varie, disperate richieste d’aiuto inviate da quelle vittime che, denunciando e chiedendo i benefici di cui alla normativa antiusura ed antiracket, hanno creduto e vogliono continuare a credere allo Stato e alle Istituzioni sia, infine, le risposte (se ci sono) delle Prefetture o dell’ufficio del Commissario Straordinario del Governo e del Comitato di solidarietà. Ci sono stati casi (troppi, a mio avviso) nei quali le vittime (vd. caso “Orsini”, caso “Di Napoli”, caso “De Masi”) si sono dovuti rivolgere al giudice amministrativo per vedersi riconosciuto ciò che un Paese civile e un’apposita struttura -i cui costi gravano su tutti i contribuenti, tra cui, proprio le vittime- dovrebbero assicurare con la massima tempestività! Archive for the ‘solidarietà’ Category
Delara, l’ultima chiamata ai genitori: «Mi impiccano fra poco, aiutatemi»
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 4 Maggio 2009
Riporto la notizia che ho letto su Corriere.it . Penso che, di fronte a simili crudeltà ancora presenti su questo pianeta, ogni mio commento sia superfluo ed è immaginabile il dispiacere di tutto il mondo per questo ennesimo
SCHIFO!
Roberto Di Napoli
TEHERAN – Un’ultima disperata richiesta di aiuto alle persone più care. «Mi impiccano fra pochi secondi, aiutatemi!»: così, alle 06.00 di venerdì mattina Delara Darabi, la 23enne pittrice iraniana condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni, ha informato per telefono i genitori che la stavano portando sul patibolo. Poco dopo, è stata giustiziata. Ora, come ha raccontato il suo Leggi ancora…
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Iran, esecuzione rinviata per Delara
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 19 aprile 2009
La notizia del rinvio, di certo, conforta e lascia sperare che si eviti l’esecuzione della condanna a morte. E’, in ogni caso, assurda ed incivile la condizione affinchè sia salvata: un risarcimento in denaro! Spero che la donna sia salvata in quanto essere umano, senza condizioni. Roberto Di Napoli
TEHERAN – Condanna a morte temporaneamente sospesa per Delara Darabi, l’artista iraniana condannata a morte per un omicidio commesso a 17 anni. Il capo della magistratura di Teheran, l’ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ha rinviato l’impiccagione «per un periodo limitato di tempo», come spiega il quotidiano , per dare modo alla famiglia della vittima dell’omicidio di riflettere sulla richiesta Leggi ancora…
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La ragazza-pittrice al patibolo in Iran
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 17 aprile 2009
Leggere i rapporti sul numero di esecuzioni di condanne a morte nel mondo, di certo, fa riflettere. Leggere che ci sono Paesi che trascinano sul patibolo, perfino, minorenni, credo che faccia rabbrividire ed indignare ogni persona umana. Eppure sono convinto che se il governo di ogni Paese minacciasse di tagliare qualsiasi rapporto -soprattutto commerciale- con quello Stato che preveda la condanna a morte, …. probabilmente, verrebbe eliminata la più grave forma di inciviltà che una Nazione è capace di manifestare mascherandola sotto le sembianze di una sanzione giuridica. So bene, tuttavia, che la mia convinzione è solo un ingenuo desiderio e ci sono rapporti commerciali che nessun governo ha il coraggio di risolvere facilmente. Ho letto la notizia che riporto di seguito sulla ragazza iraniana di 17 anni che rischia, fra tre giorni, di finire sul patibolo pur essendo innocente. Su alcuni siti (ad esempio: sul sito dell’associazione Amnesty International; cliccare qui per leggere la storia e firmare sul sito dell’associazione) è possibile sottoscrivere l’appello per tentare di salvarla. Con un gesto di pochi secondi, ognuno può contribuire nel tentativo di salvare una persona: di certo, può unirsi nel grido contro una VERGOGNA! Roberto Di Napoli
Delara Darabi (a sinistra nella foto) è una iraniana di 23 anni con la passione per la pittura. Fra tre giorni sarà impiccata: nel 2003 aiutò il fidanzato in una rapina, Delara si dichiarò poi colpevole per difenderlo. Anche Roxana Saberi (a destra nella foto) è in carcere: giornalista americana-iraniana, è accusata di spionaggio. «Sai cosa significa essere prigioniero dei colori? Leggi ancora…
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Riforma della legge antiusura.Un passo in avanti ma non basta:le vittime vogliono tutela concreta e il rispetto delle sentenze!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 1 aprile 2009
L’approvazione, da parte del Senato, del disegno di legge di riforma della normativa antiusura ed antiracket (cliccare qui per leggere il testo), a prima vista, dovrebbe dare fiducia alle vittime finora non tutelate efficacemente dallo Stato ma, in realtà, appare poco idoneo a risolvere le reali difficoltà cui esse si trovano esposte fino al momento di erogazione dei benefici economici previsti dalla legge. Le vittime, una volta colto l’invito dello Stato -e, fra l’altro, il dovere morale di cittadini onesti, di denunciare l’usuraio e l’estorsore- non devono rimanere prive di tutela. Non basta promettere il mutuo o l’elargizione se, poi, non si consente alla vittime nemmeno di dormire per il terrore di vedersi sbattuti fuori casa dall’ufficiale giudiziario e dalle Forze dell’Ordine! La modifica dell’art. 20 della legge 44/99 o delle altre disposizioni riguardanti la concessione del mutuo o dell’elargizione, pur se positiva sotto alcuni aspetti, non risolve i veri problemi della vittima nè fa fronte alle esigenze che si rivelano immediate dopo aver denunciato l’usuraio o l’estorsore. Pur dopo la sentenza della Corte Costituzionale, sarebbe stato sufficiente lasciare la norma invariata, ossia, nel testo ritenuto corretto dalla Consulta e, al massimo, chiarire l’automaticità delle sospensioni delle esecuzioni in seguito -conditio sine qua non- al parere conforme del Presidente del Tribunale e del Prefetto. In difetto delle auspicate correzioni alla Camera, non si comprende quale sia l’agevolazione per la vittima che già potrebbe, attualmente, domandare la sospensione ex art. 624 cod. proc. civ."per gravi motivi". Col testo approvato al Senato, invece, il Presidente del Tribunale dovrebbe sentire il Prefetto e il Giudice dell’Esecuzione (o, meglio, come prevede la norma: "il giudice delegato per le procedure esecutive o concorsuali"). Basterebbe esaminare il tempo, finora, necessario, dalla domanda di sospensione da parte della vittima fino al provvedimento, per rendersi conto delle difficoltà. Quanto tempo comporterebbe, poi, l’acquisizione del parere del giudice dell’esecuzione (che sarà quello del luogo dove pende l’esecuzione) da parte del Presidente del Tribunale competente (che, invece, è quello del luogo dove pende il procedimento penale)? E, poi, ancora: la vittima, se riceve più di un precetto o di un atto di pignoramento, magari su beni mobili e immobili o situati in luoghi diversi (con giudici differenti), deve presentare diverse istanze che comportano l’esame da parte di Prefetto, Presidente del Tribunale e giudici delle esecuzioni diversi e sparsi in ogni parte d’Italia? Credo che il testo di legge, così come approvato dal Senato, necessiti di ulteriori emendamenti da parte della Camera. Andrebbe assicurata, poi, maggiore celerità nella definizione del procedimento volto a concedere i benefici economici e introdotti ulteriori requisiti per garantire la massima professionalità nella nomina a membro del Comitato di solidarietà o di Commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket. Ci sono stati, in questi anni, troppi casi di imprenditori-vittime che si sono dovuti rivolgere ai giudici amministrativi per vedersi riconosciuto quello che dovrebbe essere loro garantito con la massima celerità da parte di una struttura -costosa per l’erario- che, invece, più di una volta, ha sostenuto "teoremi" che si sono rivelati abnormi o, comunque, errati davanti ai giudici: ciò, però, non incentiva, di certo, gli imprenditori a denunciare! Si è giunti, perfino, a sostenere che se a carico della vittima pende un fallimento, quest’ultima non possa ottenere i benefici economici (cliccare qui per leggere il mio post e vedere il servizio del TG5 sul caso di una vittima di usura e … di tale "teoria" prima della sentenza del Tar che, ovviamente, l’ha riconosciuta errata) . Il TAR Puglia, ovviamente, ha smentito tale singolare teoria di un precedente Commissario del Governo (Ferrigno): l’imprenditore, intanto, non solo è stato sbattuto fuori casa insieme alla sua famiglia ma, tuttora, malgrado la sentenza del Tar gli abbia dato ragione ordinando al Commissario del Governo (quello attuale) e al Comitato di solidarietà di erogare i benefici economici richiesti, sebbene sia trascorso un anno dalla notifica della sentenza (non impugnata), non ha ricevuto un centesimo e rischia un secondo sfratto. Ha dovuto, perfino, notificare un precetto e un atto di pignoramento al Commissario del Governo e al Ministero degli Interni. Non è questa, però, la tutela che chiedono le vittime e gli imprenditori, soprattutto, se colui che è iscritto nel registro degli indagati è un rappresentante di un istituto di credito: ciò significa che l’imprenditore, in questi casi, non avrà nemmeno accesso al normale mercato creditizio ed è maggiormente esposto al rischi di doversi rivolgere ai cravattari!!! Auspico, pertanto, una correzione del testo da parte della Camera. Se si vuole tutelare davvero la vittima e consentirle, tra l’altro, la ripresa dell’attività economica è necessario, prima ancora, che siano previste misure immediate per permettergli, dopo avere denunciato, di vivere dignitosamente in attesa dei benefici economici previsti dalla legge ma per i quali, di fatto, le vittime attendono anni prima di ottenere (quando lo ottengono) un centesimo. Roberto Di Napoli
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Indifferenza e cortesia….. ad alta velocità!
Pubblicato da: Roberto Di Napoli su 14 ottobre 2008
Ci sono "soggetti" che non hanno la minima consapevolezza delle conseguenze che possono derivare, a volte, dalla propria arroganza e maleducazione. So bene che, a volte, è solo la fretta o la superficialità che, involontariamente, può fare sembrare una persona maleducata pur non essendolo. In alcuni casi, però, non può esistere alcuna giustificazione: specialmente quando, a causa del lavoro o delle funzioni ricoperte, non si può prescindere dalla cortesia necessaria nei confronti del pubblico o degli utenti! Sono noti i disagi derivanti a chiunque dal ritardo del treno o dell’aereo: si può perdere una coincidenza o, semplicemente, si può essere costretti a snervanti attese. E’ per questo che, in alcuni casi, si ha il diritto all’indennizzo o, addirittura, al risarcimento dei danni. Non avevo mai riflettuto, però, sui pregiudizi maggiori che possono derivare da un ritardo ma, soprattutto, dalla superficialità. So bene cosa si provi, quando si ha un problema grave da affrontare, nel ricevere e subire, piuttosto che un aiuto o un semplice sorriso od incoraggiamento, risposte frettolose o, peggio ancora, la totale indifferenza.
Giorni fa mi trovavo su un treno. Intento a scrivere al pc, ad un certo punto, sono stato colpito dalla disperazione della persona seduta di fronte a me e che, molto educata, distinta e riservata, non avevo considerato prima. Avevo visto che si era avvicinata al mio tavolino un’ "addetta all’assistenza" ma, intento a scrivere, non stavo prestando attenzione al dialogo col passeggero che mi sembrava si stesse lamentando solo del ritardo previsto nell’arrivo. Ad un certo punto, ho notato che quella persona, educatamente ma senza riuscire a nascondere la propria disperazione e sofferenza, non si stava lamentando del semplice ritardo. A causa del disservizio aveva perso la coincidenza e si sentiva offeso dalla risposta (a dir poco) superficiale che aveva ricevuto da un altro addetto cui aveva chiesto di poter salire sul primo treno Eurostar disponibile. Non stava facendo, purtroppo, un viaggio di piacere nè di lavoro! Quando ho sentito i seri motivi di salute e il tono della voce, ho alzato lo sguardo dalla tastiera: sono stato colpito dagli occhi lucidi e dall’insistenza con cui cercava di spiegare il problema e l’ovvia, più facile soluzione. Sottolineava, poi, anche la superficialità con cui gli si era risposto pur dopo avere evidenziato il suo dramma. Mi sono domandato, ancora una volta, se è possibile che una persona, pur quando sofferente, debba disperarsi, sprecare il fiato anche quando la soluzione dovrebbe essere semplice e scontata! Non sono riuscito a rimanere indifferente e continuare ciò che stavo facendo. Ho sentito il dovere di consigliare anch’io all’addetta di telefonare subito al suo "superiore" e far presente il "caso particolare" in modo da permettere al già sfortunato passeggero di prendere il treno immediatamente successivo a prescindere dalla prenotazione (visto che, tra l’altro, tutto ciò era derivato da un ritardo). A dire il vero è prevalso il buon senso. La telefonata….. è andata a buon fine e il passeggero si è tranquillizzato. Se l’addetto a cui si era rivolto prima fosse stato più efficiente, cortese e, soprattutto, paziente nell’ascoltare (quanto la sua collega), probabilmente, però, si sarebbe evitata ad una persona già con seri problemi di salute oltre mezz’ora di disperazione e gli si sarebbe consentito, almeno, di viaggiare più serenamente. Faccio a quel passeggero i miei più sinceri auguri di una pronta guarigione! Roberto Di Napoli
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